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3x3 GOAL

Conceicao scelta giusta per il Milan? Si può pensare all'esonero di Thiago Motta? Lukaku sposta ancora gli equilibri? Il 3X3 di GOAL

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  • Conceicao scelta giusta per il Milan?
  • Giusto pensare all'esonero di Thiago Motta?
  • Ma Lukaku sposta ancora gli equilibri?

Tre domande a tre giornalisti di GOAL sui temi del momento: il punto di vista sulla Serie A di Claudio D'Amato, Marco Trombetta e Stefano Silvestri nel nostro 3x3.

  • Sergio Conceicao Milan come gioca GFX desktopGOAL

    CONCEICAO SCELTA GIUSTA PER IL MILAN?

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  • Marco Trombetta: "Al Milan regna la più totale confusione"

    Puntare su Fonseca è stata una scelta sbagliata appena il portoghese è stato ufficializzato. Una scelta di ripiego, non un qualcosa di pienamente voluto. Una sensazione, quella di essersi accontentati, trasmessa inevitabilmente anche ai giocatori e riflessa nello spogliatoio, un ambiente ostile per Fonseca sin dal primo giorno.

    Con queste premesse, che a dicembre ci fossimo trovati in questa situazione era ampiamente preventivabile. Adesso è difficile dire se Conceicao sarà o meno l'uomo della scossa, l'unica certezza è che al Milan, post Maldini, regna la più totale confusione. Non ci sono riferimenti, non c'è equilibrio e il popolo rossonero è ormai in rotta totale con la società. Ibra, nonostante la sua sconfinata personalità, non si sta dimostrando all'altezza. Pensare che basti Conceicao a stravolgere il corso delle cose ci sembra pura utopia.

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  • Claudio D'Amato: "Sarebbe stato meglio qualcosa di più 'italico'"

    La dirigenza continua a prediligere scelte 'esotiche', ma probabilmente per ridare certezze alla squadra in ottica campionato sarebbe necessario qualcosa di più italico. Un profilo navigato nel nostro calcio insomma, nonostante la scelta di Conceicao intrighi parecchio.

    Da un portoghese all'altro, con Sergio che ha temperamento da vendere: la scossa ad un gruppo in difficoltà, uno come l'ex Lazio, soprattutto dal punto di vista mentale potrà sicuramente fornirla, ma bisognerà capire che impatto avranno le sue idee su una realtà esigente, ambiziosa e in subbuglio come quella rossonera nonché su un universo per lui inedito come quello della Serie A. Tra dubbi e feedback incoraggianti, parola al campo.

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  • Stefano Silvestri: “Sì, ma se non cambia tutto il resto...”

    Se Conceiçao si rivelerà effettivamente la scelta giusta oppure no, sarà come sempre il campo a dirlo. Già in Supercoppa, impegno importante e ravvicinatissimo. Intanto è innegabile che la sua nomina placherà parzialmente lo stato di tensione dell'ambiente: era lui uno dei preferiti nei sondaggi del tifo già in estate, prima che la scelta ricadesse su Fonseca, e dunque inizierà la propria avventura milanese senza i pregiudizi che hanno accompagnato i primi mesi del connazionale. Senza dimenticare che pure Sergio gioca con un 4-2-3-1 di stampo offensivo: in sostanza, niente strappi tattici.

    Insomma, a priori la scelta appare sensata se non azzeccata. Ma è chiaro come non possa bastare un “semplice” ribaltone in panchina per raddrizzare tutto quel che non è andato in questo primo scorcio di stagione. A partire da una società che latita, dalla disaffezione ormai totale della gente verso Cardinale e Ibra, da altre scelte francamente poco condivisibili.

    L'esonero di Fonseca, ad esempio, si è verificato in modo – come dire – poco convenzionale per un club di questo livello. L'accordo ormai prossimo con Conceiçao è venuto alla luce durante Milan-Roma (!), a prescindere dal risultato della partita. Paulo è stato regolarmente mandato in tv e poi in conferenza come un dead man talking, ribadendo che “sì, mi sento solido, perché non dovrei?”, salvo essere cacciato un'ora più tardi. Perché?

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  • Thiago Motta Juventus FiorentinaGetty Images

    SI PUO' PENSARE ALL'ESONERO DI THIAGO MOTTA?

  • Marco Trombetta: "10 punti in meno non bastano per pensarci?"

    Fino a quando Thiago Motta godrà del beneficio di essere Thiago Motta? Questo credito, in realtà, dovrebbe cominciare ad esaurirsi. Anche perché, classifica alla mano, la Juventus ha 10 punti in meno della passata stagione. Dieci punti, non uno o due. Con questo non dico che esonerarlo sia la scelta giusta, ma che non possa nemmeno essere messo in discussione mi sembra solo frutto di uno sproporzionato hype mediatico nei suoi confronti.

    Verissimo è il fatto che ci vuole tempo per cambiare la mentalità di una squadra e assemblarla nel modo migliore, ma sono passate 18 giornate e la Juventus è attualmente fuori dalla zona Champions, oltre che a nove punti dal primo posto. Ha vinto lo stesso numero di partite del Bologna, dell'Udinese e guarda caso proprio del Milan, che ha appena mandato via Fonseca. Allora la domanda è un'altra: la Juventus quanto è disposta ad aspettare per vedere una svolta che non sia soltanto teorica ma anche pratica?

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  • Claudio D'Amato: "Follia... la panchina di Thiago è ben salda"

    Assolutamente no. Giuntoli per strapparlo al Bologna ha fatto il diavolo a quattro e su di lui ha incentrato il rilancio, a prescindere da come stiano andando le cose. Motta, a meno di tracolli clamorosi, resterà alla Juve ancora per molto.

    Il mercato è figlio di richieste precise utili a sviluppare le idee dell'erede di Allegri e - seppur la sfilza di pareggi stia lasciando indietro Madama ed urge correggere difetti di gestione e di natura psicologica - immaginare un esonero a metà stagione appare folle. Poi si sa, nel calcio cambia tutto in un batter di ciglia, ma ad oggi la panchina di Thiago è ben salda.

  • Stefano Silvestri: “Serve tempo, ma alla Juve il tempo non c'è”

    Poche storie: i primi mesi di Thiago Motta alla Juventus non possono essere giudicati che deludenti. Lo dicono i risultati, lo dice quell'infinita serie di pareggi, lo dice una classifica che vede la Juve lontanissima dalla vetta. Oggi i bianconeri hanno 13 punti potenziali di ritardo dal primo posto, considerando come l'Inter abbia una partita in meno. Se il sogno Scudetto non è già svanito a dicembre, insomma, poco ci manca.

    Da qui a pensare all'esonero di Motta, però, ce ne passa. Per un semplice motivo: l'italo-brasiliano è stato strappato al Bologna per dare vita a una nuova era. O quantomeno per provarci. E i cambiamenti richiedono sempre tempo per essere implementati e completati. Basti pensare anche solo all'aspetto tattico: la Juve arrivava da anni con un certo sistema, con un certo stile di gioco, con una certa mentalità, e tutt'a un tratto ha dato vita alla rivoluzione. Tra infortuni in serie a complicare i piani e la presenza in rosa di giocatori – Vlahovic, ad esempio – che col mottismo non hanno moltissimo a che fare.

    La sensazione, insomma, è che giudizi veri e definitivi si potranno dare solo nella prossima stagione. Anche se, naturalmente, sarà cosa buona e giusta evitare che quella attuale si trasformi in un dramma sportivo. Perché la Juve è imbattuta, sì, ma se il campionato finisse oggi si ritroverebbe fuori dalla Champions League. E quanto sia relativo il tempo a Torino è testimoniato dalla vicenda Pirlo: un altro allenatore giovane, da presente e futuro, esonerato dopo un quarto posto e dopo aver portato a casa una Coppa Italia e una Supercoppa. Occhio.

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  • Romelu Lukaku NapoliGetty Images

    MA LUKAKU SPOSTA ANCORA GLI EQUILIBRI?

  • Marco Trombetta: "Lukaku non è più un top player"

    Siamo sinceri, qualcuno ha più rivisto in campo il Lukaku devastante dello Scudetto vinto con l'Inter? Quel Lukaku lì spostava veramente gli equilibri. Quel Lukaku lì vinceva veramente le partite da solo. Quel Lukaku lì era disarmante a livello fisico e praticamente immarcabile per le diverse avversarie.

    Il Lukaku di oggi non può essere considerato più un top player, né a livello europeo, né in Serie A. Non è questione soltanto di numeri, o di rigori sbagliati, ma di impatto complessivo all'interno delle partite. Lukaku può sicuramente essere una risorsa per il Napoli, ma non più un valore aggiunto. Non è Osimhen, per fare un esempio più vicino ai colori azzurri. Lukaku è utile, ma non più indispensabile.

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  • Claudio D'Amato: "Involuto, ma per Conte è una risorsa"

    Il prato verde - rispetto a quello ammirato negli anni d'oro - ormai mostra un Lukaku atleticamente involuto, ma per la filosofia di Conte rimane una risorsa preziosa e funzionale. Pur senza brillare, Big Rom lo si vede fare a sportellate coi difensori, far salire la squadra e offrire sponde utili agli inserimenti di mezzali ed esterni d'attacco, nonché spedire in fondo al sacco qualche goal pesante nell'economia di una stagione.

    Pazienza se il belga non sia bello da vedere o talvolta giri a vuoto: in questo Napoli work in progress che comanda il campionato, c'è anche il suo zampino. E questo significa essere ancora in grado di spostare gli equilibri.

  • Stefano Silvestri: “Non li sposta dai tempi del biennio interista”

    Se non è da un calcio di rigore sbagliato che si giudica un giocatore, chi siamo noi per mettere in croce Romelu Lukaku? Conta il quadro generale, la visione complessiva delle cose, non il singolo episodio di una partita in cui, peraltro, il belga si è fatto apprezzare per altro pur non segnando.

    Il quadro generale dice però che il Lukaku dominante dei tempi interisti non c'è più da un pezzo. Al suo posto c'è un centravanti di alto livello, sì. Probabilmente il migliore che il Napoli potesse permettersi dopo la rottura con Osimhen, senza dimenticare il ben noto feeling con Antonio Conte. Ma da qui a definirlo un elemento che possa rompere gli equilibri ce ne passa.

    I dati realizzativi sono eloquenti: lo strepitoso score di 24 e 23 reti nel biennio 2019/2021 non è mai più stato non solo eguagliato, ma neppure avvicinato. Il rendimento di Lukaku si è trasformato da colossale a “normale”. Big Rom lavora per la squadra, è prezioso, apre spazi, tenta sempre di tener su palla col suo fisicone, ed in effetti Conte gli chiede anche questo. Ma da anni ormai segna il giusto, e non certo ai livelli di un capocannoniere come faceva a Milano: spostare gli equilibri è tutta un'altra cosa.

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