Poche storie: i primi mesi di Thiago Motta alla Juventus non possono essere giudicati che deludenti. Lo dicono i risultati, lo dice quell'infinita serie di pareggi, lo dice una classifica che vede la Juve lontanissima dalla vetta. Oggi i bianconeri hanno 13 punti potenziali di ritardo dal primo posto, considerando come l'Inter abbia una partita in meno. Se il sogno Scudetto non è già svanito a dicembre, insomma, poco ci manca.
Da qui a pensare all'esonero di Motta, però, ce ne passa. Per un semplice motivo: l'italo-brasiliano è stato strappato al Bologna per dare vita a una nuova era. O quantomeno per provarci. E i cambiamenti richiedono sempre tempo per essere implementati e completati. Basti pensare anche solo all'aspetto tattico: la Juve arrivava da anni con un certo sistema, con un certo stile di gioco, con una certa mentalità, e tutt'a un tratto ha dato vita alla rivoluzione. Tra infortuni in serie a complicare i piani e la presenza in rosa di giocatori – Vlahovic, ad esempio – che col mottismo non hanno moltissimo a che fare.
La sensazione, insomma, è che giudizi veri e definitivi si potranno dare solo nella prossima stagione. Anche se, naturalmente, sarà cosa buona e giusta evitare che quella attuale si trasformi in un dramma sportivo. Perché la Juve è imbattuta, sì, ma se il campionato finisse oggi si ritroverebbe fuori dalla Champions League. E quanto sia relativo il tempo a Torino è testimoniato dalla vicenda Pirlo: un altro allenatore giovane, da presente e futuro, esonerato dopo un quarto posto e dopo aver portato a casa una Coppa Italia e una Supercoppa. Occhio.