Trentatré anni. Trentatré anni senza ebbrezza tricolore, col volto di Diego stampato nei pensieri e sui muri della città.
Tanto era passato dall'ultimo Scudetto vinto dal Napoli, un tabù che Spalletti due stagioni e mezza or sono è riuscito a sfatare. Big Luciano sovrano azzurro, condottiero e capopopolo capace di scacciare i fantasmi di un digiuno di successi high profile, confezionando un'annata da sogno.
Ora però lo scenario risulta ribaltato, col tecnico di Certaldo che torna a sedersi su una panchina del Maradona ma al timone della Signora - calcisticamente, sia chiaro - più odiata da Partenope: la Juventus.
Una scelta seguita al disastro Nazionale e figlia di una voglia di riscatto probabilmente grande quanto la sete di vittorie covata dal 1990 dal popolo napoletano, che domenica sera si appresta a ritrovare il grande ex con addosso panni fino a pochi mesi fa impronosticabili.
Spalletti di nuovo al Maradona, sì, ma da avversario: una prima volta che alimenta curiosità e dibattiti su quella che sarà l'accoglienza riservata all'uomo del trionfo una volta varcate scalette e soglia della pista d'atletica che dalla Posillipo conduce al prato verde. Una mezza idea, respirando atmosfera e sensazioni della città, è possibile farsela.
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