L'urlo di Al-Shehri dice tutto: corre, scivola sulle ginocchia. Poi sì, urla: urla perché sa di aver scritto un pezzo di storia importantissimo, nel calcio arabo. Nel calcio saudita.
All'83' Scaloni passeggia nervosamente e gesticola, chiedendo ai suoi cambi di posizione su cambi di posizione: la verità è che l'Argentina è nel pallone. Non esiste più: va avanti per inerzia, crea occasioni per la superiorità del tasso tecnico, ma il risultato dice 1-2. E non c'è nulla da fare.
Merito dell'Arabia Saudita schierata da Renard, insuperabile. Un muro: aggressività e concretezza, anche dopo essere passata in svantaggio al 10' con il rigore siglato di Lionel Messi. Poi succede qualcosa: tre goal annullati all'Albiceleste. La tattica funziona: la Seleccion perde fiducia, l'Arabia Saudita l'acquisisce.
In apertura di ripresa si vede, quanto appena scritto: lancio lungo apparentemente innocuo di Al-Buraikan, dormita della difesa dell'Argentina, e di Romero. Ne approfitto Al-Shehri che con il mancino, dopo essere entrato in area, trafigge Martinez. La partita cambia.
Cinque minuti dopo Al-Dawsari scherza sul versante alto dell'area di rigore argentina: finta, si accentra e fa partire un tiro a giro da favola. Perché questa, è stata, Argentina-Arabia per i sauditi: una favola.
Una di quelle da raccontare ai nipoti e tramandare di generazione in generazione: è in cima al Gruppo C, Scaloni, Messi e compagni sono in fondo, a zero punti. La prima vera sorpresa di Qatar 2022 è servita.
