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La Roma di Daniele De Rossi non è un'illusione (e ha dimenticato in fretta José Mourinho)

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A Roma è una bella serata. Lo è, per motivi differenti, e con umori inversamente proporzionali, ovviamente, quando i colori che si riversano per le strade si tingono di giallorosso o di biancoceleste. Oggi lo è per il primo caso.

Cinquanta giorni fa, sicuramente, nessuno avrebbe speso più di una parola "ipotetica" sul cammino europeo della Roma con Daniele De Rossi in panchina.

Troppo "fresco", era, il ricordo del cammino della passata stagione in Europa League: persino quello dell'anno precedente in Conference League.

Dopo la partita col Brighton, però, tutto appare più chiaro: no, la Roma di DDR non è un'illusione. Non può esserlo: e, per i tifosi giallorossi, non vuole esserlo.

  • FAME IMPRESSIONANTE

    Ciò che colpisce, innanzitutto, della Roma di Daniele De Rossi è la fame con la quale approccia la partita: ritmi elevatissimi e gioco in verticale, sfruttando il palleggio.

    Roberto De Zerbi, suo grande amico, lo ha benedetto alla vigilia, dicendo che "è nato per fare l'allenatore". Sarà. De Rossi, intanto, a Sky Sport si affaccia a una dimensione nuova, impronosticabile. Non avrebbe mai potuto immaginare, forse, una partenza del genere.

    In termini statistici, sono solo due, al momento, e se si esclude il pari poi trasformatosi in vittoria ai rigori col Feyenoord, i passi "falsi" rispetto a un ruolino di marcia praticamente perfetto: contro l'Inter (Ruben Amorim, direbbe, "contro l'Inter ci perdono tutte") e contro gli olandesi, all'andata.

    Questo basta, forse, per capire anche il perché la Roma abbia mostrato tutta questa facilità a cambiare volto.

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  • LUKAKU TORNATO LUKAKU

    Un altro spunto è offerto dall'ennesima prova di Romelu Lukaku, in linea con quelle delle ultime settimane: ben al di là del rigore sbagliato col Feyenoord, l'attaccante belga sembra essere tornato nella sua forma migliore, sia dal punto di vista fisico che da quello mentale.

    Lo dimostrano gli strappi che, pur non essendo più "centrale" nel progetto tattico, applica alle azioni per permettere ai suoi di allungarsi: il resto lo fanno i goal. Un altro, in questa stagione europea. Dietro solo ad Aubameyang, che ispira l'Olympique Marsiglia, nella classifica marcatori generale.

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  • LA LECTIO DEL POST-PARTITA

    Poi c'è quello che Daniele De Rossi consegna dal punto di vista dialettico nel post-partita, ai microfoni di Sky Sport. Gli viene chiesto del telefono acceso, di una possibile chiamata notturna per una proposta di rinnovo. Lui spegne tutto.

    "Fai il bravo... una serata del genere non va sporcata con questi discorsi". Ha ragione, ma lo sanno tutti che ha ragione. Solo che viene lecito domandarsi, dopo le diverse benedizioni dei suoi giocatori (di Lorenzo Pellegrini in primis) se non sia davvero il caso di pensarci adesso.

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  • MOU DIMENTICATO

    In numeri, la Roma di Daniele De Rossi sta sorprendendo anche perché in una cinquantina di giorni ha trasformato una squadra con diverse difficoltà in manovra in una capace di creare pericoli da un momento all'altro.

    I giallorossi hanno segnato 46 goal con José Mourinho in 28 gare (tra tutte le competizioni) e 26 reti con De Rossi in 10 partite. Più di metà, in quasi un terzo di match.

    E poi, ancora: 13 vittorie in 28 gare con Mou, 8 in 10 per DDR: numeri che consacrano definitivamente il concetto di "trasformazione". E no, non è un'illusione: il passato è stato già dimenticato?

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