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Sanchez Benfica InterGetty

Insieme horribilis e dominante: l'Inter è tornata "pazza" a Lisbona

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Un Deja Vu. Qualcosa del genere: memorie del Camp Nou, uno stadio che non c'è più. Memorie di una sfida che ha radicalmente cambiato il destino della formazione di Simone Inzaghi: solo che il Benfica non è il Barcellona. E il Barcellona non è il Benfica.

L'Inter, però, è sempre l'Inter: tornata "pazza", a Lisbona, come un anno fa al Camp Nou, proprio quando sembrava a pezzi. "Smontata" nelle certezze: anche nelle idee di un turnover che, dopo 45 minuti, è sembrato eccessivo.

Ma, alla fine, Inzaghi ha avuto ragione? E cosa sarà di questa Inter, dopo la notte del Da Luz, e della sua consapevolezza di poter rimontare anche partite segnate?

  • UNA SCELTA CORAGGIOSA... O NO?

    Partiamo dall'inizio. Simone Inzaghi si presenta a Lisbona con un massiccio turnover annunciato già alla vigilia: in porta gioca Audero, in difesa gioca Bisseck. In mediana Klaassen e Asllani. In attacco Sanchez e Arnautovic.

    Il resto, ovvero de Vrij, Acerbi, Darmian, Frattesi e Carlos Augusto, sono comunque nomi che l'Inter ha schierato con continuità in questa stagione.

    Una scelta senza dubbio coraggiosa, ma rischiosa: a metà tra il "segnale" e la "prova di forza" annunciata. Ma non mantenuta, almeno all'inizio.

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  • UN PRIMO TEMPO DISASTROSO

    Il terzo goal siglato dal Benfica restituisce l'idea di quel che è stato il primo tempo dell'Inter: bruttissimo, disastroso a tratti. Una difesa immobile e un ex, Joao Mario, che segna di fianco.

    Un cross innocuo, pure: possiamo soffermarci su diversi aspetti, in verità, ma la sostanza non cambia. Bisseck sbaglia tutto, Asllani perde palloni semplici che, in pochi minuti, fanno "a botte" con la maturità effettivamente raggiunta (e dimostrata nel recente passato dallo stesso albanese).

    Klaassen rimane un oggetto misterioso, almeno per ora. Trame difficili, tanti distrazioni. Poca concentrazione: il 3-0 dice tutto.

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  • INZAGHI CAMBIA TUTTO? NO

    Il vero e proprio segnale lanciato da Simone Inzaghi, però, non è il turnover definito all'inizio della sfida, ma la decisione di continuare con la stessa formazione anche nel secondo tempo.

    Nonostante il 3-0 all'intervallo, nonostante quella prestazione: il tecnico dell'Inter insiste e, alla fine, ha ragione. Perché quella che rientra dagli spogliatoi è un'altra squadra.

    Più volte, in telecronaca, Beppe Bergomi a Sky ha sottolineato l'assenza dei giocatori "grandi" (non i giovani, per intenderci) sul prato verde all'intervallo. Non è casuale.

    Il "confronto", che nella passata stagione è stato fondamentale in più circostanze, a Lisbona è stato determinante.

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  • UNA RIMONTA DA "PAZZA INTER"

    E, infatti: rete di Arnautovic, poi goal di Frattesi. Il Benfica si innervosisce, l'Inter cresce e ritorna a essere "grande". Entra pure Thuram e guadagna un calcio di rigore, al primo spunto.

    Tutto torna a girare, come il mondo nerazzurro, e la rimonta è compiuta. Da "pazza Inter", nonostante il turnover.

    Nonostante una debacle annunciata che ben si sposava, ai danni dei nerazzurri, con il concetto di "tracotanza": alla fine, comunque, l'ideale di fondo di Inzaghi non è stato "tracotante", ma semplicemente "rischioso". E si è trasformata in "prova di forza", una volta in più.

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