GOALNemo propheta in patria. Nessuno è profeta nella sua patria. Una locuzione vecchia di dieci secoli, di cui ogni giorno, ogni ora, il popolo del web cerca l'autore. Dai Vangeli all'uso comune, ogni qual volta una donna o un uomo sono costretti ad emigrare per trovare proseliti, seguaci che possano seguire il talento. Spesso è così. Altre volte, no. Ma vah? Da caso a caso, la città in cui si è nati può essere limitazione eterna o opportunità ottenuta con le unghie e con i denti. Con il talento. A proposito di eterno, prendiamo la città a cui è accostato un giorno sì e l'altro pure tal aggettivo. Roma. I ragazzi che hanno trovato fortuna calcistica nella propria patria (e dintorni) ci sono eccome. De Rossi. Totti. Bruno Conti. Esempi da una parte, come quelli dall'altra. Perchè non ci citare, per dirne uno, Stefano Napoleoni?
Doppiamente mancato profeta in patria, Napoleoni. Troppo limitato il periodo nelle giovanili cittadine con il Tor di Quinto, scelto dalla prima zona di Roma per difendere la squadra del 18esimo quartiere capitolino. Numeri di un passato che non hanno regalato il sogno giallorosso al ragazzo, cresciuto nel mito di Roberto Baggio e dei numeri dieci mondiali. Un numero verso cui guarderà con interesse un vecchio baffuto attaccante transitato a Roma come Zibi Boniek, colui che ha cambiato la vita del ventenne.
Chi può dire come sarebbe finita senza l'interessamento di Boniek? Nessuno, quel che è stato è stato. Come il mancato passaggio nelle giovanili della Magica, sfumato per un infortunio. Forse Napoleoni sarebbe diventato un giocatore di Serie A, forse non sarebbe mai arrivato a giocare tra i professonisti. Le giocate della stagione 2005/2006, come trequartista dai piedi sopraffini e istinto killer, faranno innamorare chi Roma l'ha conosciuta, guarda un po', quando Stefano veniva al mondo, nel 1986. Pianeti allineati, sorriso sotto e sopra i baffi. Quel ragazzo mi piace. Sì.
DALLA PROMOZIONE ALLA POLONIA
Napoleoni ha quasi vent'anni quando Boniek si invaghisce delle sue giocate. Non ha mai fatto parte del grande calcio da adolescente, gioca in Promozione. Il bivio si avvicina:
"Era venuto a vedermi a una partita, giocavo in Promozione. Segnai una tripletta. Poi tornò anche per la finale e mi fece la proposta. Ho accettato subito. Da ragazzetto di periferia sono diventato un professionista"
Grazie agli anni vissuti in Italia, con chiusura della carriera a Roma nel 1988 - l'ultimo delle sue tre stagioni giallorosse - Zbigniew Boniek non ha avuto problemi a farsi strada nella natia Polonia. Un proseguo di carriera che lo porterà a ricoprire il ruolo di presidente federale, non prima di aver lavorato come osservatore e dirigente del Widzew Lodz, squadra da cui la Juventus lo prelevò nel 1975.
La chance di giocare nel massimo campionato polacco è da cogliere al volo. Per la Serie A, magari con la Roma, ci sarà tempo, ma intanto serve staccarsi dalla sesta serie. Non è facile, ma la scintilla deve far svolare Napoleoni. Lodz non sarà Cracovia, nè la capitale Varsavia, ma diventare professionista significa anche accettare destinazioni che mai qualcuno avrebbe pensato possibili.
E Napoleoni sa tuffarsi nel mondo del professionismo con abilità immediata. Come definire un ragazzo ventenne da quattro mesi che all'esordio diventa il primo giocatore italiano in Polonia e trova il goal in men che non si dica. Buttarsi in una nuova realtà non è facile una volta lasciato lo spogliatoio per passare del tempo libero, la lingua e le temperature sono ostiche. All'interno del rettangolo di gioco, però, sa parlare l'idioma del goal, bollente in zona realizzativa.
Sono cinque reti il primo anno e sette il secondo per Napoleoni, che a metà del terzo sa come muoversi lontano dalla patria, decidendo di provare ad essere profeta anche lontano da Lodz, a metà della stagione 2008/2009, che per il Widzew farà rima con seconda serie. Una caduta che il ragazzo di Val Melaina non è riuscito ad evitare. Nessuna colpa, nessuna condanna.
DI NUOVO MEDITERRANEO: LA GRECIA
La Grecia, è una via di mezzo. Un passo in avanti nella lista dei campionati più importanti d'Europa. Diversi gradi in più nel termometro. A Lodz avrebbe preferito andarsene da eroe, ma il presidente è intenzionato a risalire con una squadra di soli locali. Valigia in una mano e biglietto aereo nell'altro verso la Grecia, per sposare una squadra lontana dall'elite ellenica: il Levadiakos.
A Livadeia non ci sono siti UNESCO o file infinite per visitare le meraviglie dell'antichità. La vita scorre normale e nessuno fa caso a Napoleoni, mediterraneo tra i mediterranei. Ci metterà poco, però, per diventare un volto ben distinguibile in città. Sfiora continuamente la doppia cifra, risultando essenziale per la permanenza nella Super League ellenica e a metà del suo periodo verde-blu, per ritornarci.
"Direi che l'intenzione di tutte le squadre è quella di affidarsi prevalentemente alle qualità tecniche dei calciatori, non è così aggressivo come tutti lo dipingono, si tende a giocare il pallone e a garantire lo spettacolo" racconterà Napoleoni durante i suoi anni a Livadeia.
Spettacolo? Questione soggettiva, come non lo è un segno particolare di Napoleoni. Quello sì, è spettacolare per tutti: la maglia dietro la schiena mentre offre assist e gonfia reti è quello del portiere, il primo della lista. Il dieci che Stefano ama tanto non può essere assegnato, riservato al presidente del Levadiakos. Il numero uno col numero dieci rende il giocatore romano capace di giocare con il sottosopra. Il numero dieci col numero uno. Perfettamente bilanciato.
Gli anni passano e Napoleoni continua a scoprire lingue e mondi più grandi. Senza nasconderlo troppo, però, vorrebbe provarci anche in patria, in Italia, per dimostrare di non essere solo un emigrante capace di brillare in campionati minori. La prima vera opportunità ad Ovest, col prefisso +39, sfuma: il trasferimento a Siena non si concretizza.
"Ho passato diversi giorni a Siena, allenandomi con la squadra. Tutto sembrava fatto, il mister e lo staff tecnico erano contenti delle mie prestazioni. Poi, verso la fine del mercato, sono sorti alcuni problemi fra di noi e tutto è saltato".
Il telefono squilla timidamente, solamente con richiami dalla Serie B e nulla più. Meglio la prima serie del campionato ellenico, divenuto la sua casa.
Dopo il Levadiakos arrivano le quattro stagioni all'Atromitos. Il suo nome diventa sinonimo di emigranti in Grecia, a gustare Xoriatiki e Moussaka. Supera i 60 goal tra Super League e seconda serie ellenica, ogni volta indicando il Colosseo tatuato sul fianco destro. Ricordatevi da dove vengo, vecchi avversari dell'era antica. Non sarò in Serie A ma guardatemi, sono riuscito a giocare anche in Europa League. Possono dirlo tutti i ragazzi nati all'ombra del Pantheon che mettono per iscritto i propri sogni? No.
Un messaggio alla sua amata Roma, che non avrà mai modo di richiamarlo in città. Napoleoni la sogna la notte, la desidera, dedica il raggiungimento dei suoi obiettivi all'amore eterno. Niente, nonostante i tentativi di incamminarsi da Peristeri, sobborgo di Atene in cui milita fino al gennaio 2016, per 1200 km verso l'altra Capitale:
"Andrei alla Roma anche a piedi".
Napoleoni, invece, si ritrova a camminare a piedi solamente per esplorare un'altra nazione. La Turchia.
TRIS ESTERO: LA LUNA TURCA
Passati dieci anni all'estero, nel 2016 Napoleoni è ormai qualcuno abituato a sentire i discorsi lontani dalla sua lingua madre. L'Italiano è lontano una decade, reminescenza del passato solamente in vacanza. Per sei anni, fino alla primavera 2022, si gode le meraviglie di un'altra nazione ricca di storia. Cominciando dalla megalopoli crocevia di popoli che ha significato tanto per la storia del mondo: Istanbul.
Il Basaksehir la sua casa, ma non la sua gloria eterna. Sfiorerà per poco il successo leggendario del club, lasciandolo guarda caso a meno di un anno dal primo e unico titolo nazionale. Quel che è peggio, per Napoleoni l'arte di sfiorare i sogni senza agguantarli raggiungerà il picco più alto. Verrà ceduto nel settembre 2019 al Goztepe, proprio dopo il sorteggio di Europa League. Roma contro Istanbul Basaksehir. E vabbè destino, allora lo fai proprio apposta.
"Il giorno del sorteggio ancora non avevo firmato il nuovo contratto con il Göztepe, ma ormai eravamo d’accordo su tutto e non potevo certo tornare indietro, ma giuro ho ricevuto messaggi da mezza Roma. L'avevo scritto a tutti, guardate se la Roma non capita proprio con la mia ex squadra...".
Il biennio al Goztepe passa senza troppi lustrini, con la consapevolezza di aver sfiorato la possibilità di giocare all'Olimpico, seppur da avversario. Anche l'ultima stagione turca, all'Ümraniye Spor Kulübü, si è chiusa in silenzio. A 36 anni, svincolatosi a giugno 2022 dalla formazione di Ümraniye, Napoleoni ha cercato squadra fino a novembre. Il treno della Roma è passato da un ventennio e giorno dopo giorno la consapevolezza di essere simbolo dei profeti mancati in patria è divenuta totale.
Ha sempre dimostrato di sapersi adattare - con le dovute iniziali difficoltà di lingua ed esplosione di differenze - divenendo il simbolo degli italiani all'estero, mai in Serie A, B o C. In Europa come continente e competizione. In Europa per aggiungere un tassello alla cintura di chi per una serie di motivi non è profeta in patria. I 36 sono i nuovi 32. Perché limitare il tempo e dare spazio agli 'ormai non c'è più tempo'? L'ultima curva, destinazione Italia. Di nuovo Roma, il 26 novembre 2022. Non la sua Roma, certo, ma la Roma City FC:
"Dopo 16 anni nei professionisti tra Polonia, Grecia e Turchia, Stefano Napoleoni torna a casa e torna a giocare nella sua città. L'attaccante romano classe 1986 è un nuovo calciatore del Roma City FC, ed è già a disposizione di mister Francesco Statuto. A Stefano un caloroso benvenuto nella nostra famiglia, con l'auspicio di poter raggiungere insieme gli obiettivi prefissati. Forza Stefano! ".
Comunque Roma.
