GOALSe chiedete ad un tifoso dell'Inter qual è l'immagine che più di tutte descrive al meglio e in ogni sfumatura l'avventura nerazzurra di Ronaldo 'Il Fenomeno', probabilmente riceverete questa risposta: il doppio passo con cui umiliò Marchegiani nella finale di Coppa UEFA del 6 maggio 1998.
Quella fu la soddisfazione più grande per la squadra allora allenata dall'amatissimo Gigi Simoni, arrivata dopo la cocente delusione per la mancata conquista dello Scudetto dopo un lungo testa a testa con la Juventus, che ebbe la meglio nello scontro diretto del 'Delle Alpi' caratterizzato da roventi polemiche arbitrali, ancora attuali.
La vetrina europea fu il modo ideale di dare un altro senso ad una stagione comunque positiva: quelli erano i tempi del dominio del calcio italiano, quando una finale tra due squadre nostrane era quasi una normalità. Da una parte la Lazio, dall'altra l'Inter, nella prestigiosa cornice del 'Parco dei Principi' di Parigi.
Getty ImagesRonaldo arrivò a quella sfida da trascinatore indiscusso del 'Biscione': celebre la doppietta realizzata nel gelo di Mosca nella semifinale di ritorno, tra cui spicca lo slalom degno del miglior Alberto Tomba tra una miriade di avversari, superati come birilli in un contesto climatico proibitivo per chiunque, ma non per lui.
E' lui l'uomo più atteso, l'avversario più temuto dai giocatori della Lazio: in particolare da Alessandro Nesta che uscirà da quell'incontro con il 'mal di testa', quasi ridicolizzato a più riprese dal brasiliano con numeri da giocoliere che solitamente si ammirano in spiaggia e non in un'importante finale europea dove la tensione è alle stelle.
Non per Ronaldo che gioca con una naturalezza da far spavento: l'Inter passa subito in vantaggio con Zamorano, la Lazio tenta una timida reazione che però si rivela insufficiente ed anzi rischia di subire il raddoppio che non arriva per questioni di centimetri, con l'esterno del 'Fenomeno' scoccato da fuori area che si stampa sulla traversa a Marchegiani battuto.
Un piccolo antipasto di quello che sarebbe accaduto nella ripresa, quando la Lazio si scioglie come ghiaccio al sole: Zanetti fa 2-0 con un siluro di rara potenza, preludio al tris che giunge puntuale poco dopo. E chi poteva segnarlo se non Ronaldo? Il passaggio di Moriero è coi tempi giusti, 'Ronie' parte sul filo del fuorigioco e si ritrova tutto solo davanti a Marchegiani. E' qui che scatta il genio del campione, che nasce una delle istantanee preferite dal popolo interista: doppio passo, portiere a terra e conclusione a porta vuota. Un goal 'alla Ronaldo'.
Getty ImagesUn gesto tecnico divenuto iconico, il simbolo della classe sopraffina di un giocatore martoriato dagli infortuni e che, probabilmente, andava ad una velocità troppo elevata anche per le sue ginocchia, punto debole di un fisico tanto potente quanto imperfetto. Scherzo crudele del destino, due anni più tardi, quel doppio passo si rivelerà fatale sempre contro la Lazio: ma questa è un'altra (triste) storia.
La Coppa UEFA 1997/98 fu l'unico trofeo conquistato da Ronaldo con la maglia dell'Inter, una delle poche gioie precedenti agli anni infernali passati in riabilitazione con la speranza di tornare a camminare, ancor prima che giocare come da lui stesso affermato in più occasioni. E chissà, forse senza i problemi fisici e il dualismo con Hector Cuper sarebbe rimasto a Milano dove sarebbe stato trattato alla pari di un re: proprio come in quella notte parigina che, quasi prosaicamente, potremmo considerare la sintesi perfetta dell'estro di uno dei migliori interpreti che si siano visti su un campo da calcio.


