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Totti Roma 1996 1997Wikipedia

Rimpianto Cagliari: quando Totti poteva diventare rossoblù

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Provate per un attimo a chiudere gli occhi e a togliere a Francesco Totti la maglia della Roma. Complicato, vero? Eppure è un'impresa possibile. Perché più di una volta il Capitano ha rischiato di cambiare squadra nel corso della propria carriera. Prima quand'era un ragazzino alle prime armi, quindi negli anni della maturità, quando mezza Europa avrebbe voluto portarlo via dal nido giallorosso. La Sampdoria era quasi realtà, il Real Madrid l'Eldorado luccicante rifiutato per amore della patria. E poi c'è il Cagliari. Che quasi 25 anni fa avrebbe potuto mettere a segno il colpo della vita, ma se l'è visto annullare sul più bello.

Sì, all'inizio del 1997 Totti è quasi rossoblù. Ha un piede e mezzo fuori dalla Roma, perché in panchina è arrivato Carlos Bianchi che proprio non lo vede. In campionato ha pure segnato un goal strepitoso al Milan con un lob d'esterno, ma il feeling con l'argentino è pari a zero. E così a gennaio la Sampdoria prova ad approfittarne, imbastendo una trattativa per un prestito fino al termine della stagione. Strada in discesa? No, perché a un certo punto si inserisce Carletto Mazzone, che Francesco lo ha allenato a Roma e che da poco ha rimpiazzato Gregorio Perez al Cagliari, da lui storicamente condotto alla qualificazione in Coppa UEFA solo qualche anno prima.

Sapendo delle difficoltà del proprio pupillo, tra Natale '96 e Capodanno '97 Mazzone prende coraggio e osa: telefona al suo ex presidente Franco Sensi e prova a convincerlo a darlo a lui, Totti, e non alla Sampdoria, con la quale l'accordo sembra essere ormai vicino. Tutto vero, tutto confermato dall'ex allenatore nella propria autobiografia, 'Una vita in campo', pubblicata nel 2010.

“Senta, le volevo di', ma cosa c'è di vero su 'sta cosa de Totti alla Sampdoria?”.

“C'è di vero che la trattativa è in corso, per un prestito...”.

“Allora gli dissi: 'Preside', mi scusi, se Totti se ne deve proprio anda' via da Roma, perché non lo dà a me? Lo porto a Cagliari, glielo seguo io. Stia tranquillo, glielo curo come si deve, perché l'ho cresciuto e so come gestirlo. Totti c'ha talento, non lo possiamo spreca'. Poi, quando lei mi chiama, glielo rimando'...”.

Totti Okon Roma Lazio 1996 1997

Totti alla Sampdoria non ci va. A gennaio resta alla Roma, ma i blucerchiati non demordono e provano nuovamente a strappare un prestito per la stagione successiva. Ma non demorde nemmeno Mazzone, che a inizio febbraio ci riprova. E organizza un incontro tra Sensi e Massimo Cellino, il patron del Cagliari, prima del triangolare Trofeo Internazionale Ina-Assitalia 'Città di Roma', di scena all'Olimpico. In campo anche il Borussia Mönchengladbach e l'Ajax di Jari Litmanen, colui che nei piani della dirigenza giallorossa dovrebbe prendere il posto proprio di Totti. Si gioca il 9 febbraio, approfittando della pausa per gli impegni delle nazionali. Nessuno può ancora sospettarlo, ma diventerà la serata della svolta. Per il Cagliari, per la Roma e per la carriera di Totti

La Roma si porta a casa quel torneo superando per 3-0 il Gladbach e per 2-1 l'Ajax, e il vero protagonista di quella serata è proprio Francesco. Oggetto di qualche fischio prima dell'inizio delle gare, perché se è vero che nemo propheta in patria nemmeno lui all'epoca fa eccezione, e poi applauditissimo alla fine. Nel tabellino ci sono due sue prodezze: un morbido pallonetto contro i tedeschi dopo averne fatti fuori tre e una sassata sotto l'incrocio di Edwin Van der Sar, che punirà anche qualche anno più tardi con un cucchiaio entrato nella leggenda del nostro calcio.

Il giorno dopo, la 'Gazzetta dello Sport' celebra le gesta tecniche di Totti dipingendo il ritratto di un ragazzo ancora discontinuo, ma che le potenzialità per sfondare sembra proprio avercele:

“Totti, per chi non lo sapesse, ha fatto il fenomeno. È un giovanottello con i suoi vizi. Ma le virtù sono comunque tali da tenerselo stretto. E magari da educarlo. Le amichevoli, genere di partita quasi in via d'estinzione, agosto a parte, valgono la pena d'essere vissute quando a nobilitarle c'è il grande gesto atletico, il colpo di classe. Le tipiche cose che valgono da sole il prezzo del biglietto”.

Il problema è che una prestazione del genere fa suonare un campanello d'allarme alla Roma. Forse lasciar partire Totti a cuor leggero non è poi questa grande idea, pensano in società. Un bel guaio per Mazzone, che dopo le partite è costretto a incassare un doloroso dietrofront da Sensi.

"Totti è più forte di Litmanen, non lo cedo più. Carle', mi dispiace per te, ma Totti resta qui...".

“No, no, meno male. Io so' felice per lei, preside'. E per Francesco...”.

Mazzone e Totti, fallita l'occasione di ritrovarsi, non si incontreranno più. Non nella stessa squadra, almeno. Da avversari sì, più di una volta. Sempre con rispetto e affetto. Come quando la Roma va a Brescia e verso il 90' Totti si accascia con i crampi vicino alla panchina del proprio ex allenatore, che prontamente lo aiuta a ristabilirsi. La prefazione dell'autobiografia di Mazzone, per dire, è firmata proprio da Totti. Secondo cui Carletto “è stato qualcosa di più di un allenatore. È stato quasi un secondo padre perché mi ha insegnato tanto, in campo e fuori”.

Quanto al Cagliari, beh, il rimpianto rimane. Totti in Sardegna, degno erede di Re Gigi Riva: ci pensate? Così come qualche anno prima sull'isola poteva sbarcare George Weah: in quell'occasione era stato proprio Mazzone a impuntarsi perché il liberiano non diventasse un giocatore rossoblù, costringendo Cellino a virare su Lulù Oliveira. Fatti, aneddoti, episodi che – nel bene e nel male – fanno parte a pieno titolo dei 100 anni del Cagliari.

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