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Gullit e lo scambio con Melli: quando Ruud tornò dal Milan alla Sampdoria

È il 1993 e Ruud Gullit percuote la testa pelata di Attilio Lombardo, entrambi a petto nudo, come fosse un rito tribale. Per gioco, naturalmente. E per aggiungere un tocco di epicità alla storia della televisione italiana, arricchita e impreziosita dalla sigla di Mai Dire Gol edizione '93, firmata da Elio e le Storie Tese. Gullit e Lombardo sono compagni di squadra in una Sampdoria grandi firme. Vialli non c'è più, ma restano Mancini, Pagliuca, lo Zar Vierchowod. Con Svengo Eriksson in panchina. Chiuderà terza in campionato, quella Samp. Dietro a Milan e Juventus, parecchio davanti all'Inter. L'ultimo sussulto di gloria della luccicante gestione Mantovani.

Un anno dopo, gli equilibri tra Gullit e la Sampdoria si sono complicati un pochino. In quei mesi ne è passata di acqua sotto i ponti. Nell'estate del 1994 Ruud se n'è andato per rientrare al Milan, poi ha fatto ritorno a Genova a novembre. Il tutto in pochissimi mesi. Una spola che ha del clamoroso e che nell'ambiente blucerchiato non viene accolta nel migliore dei modi. Non tanto nella dirigenza, dove comunque non c'è più Paolo Mantovani, scomparso un anno prima, quanto all'interno della tifoseria e forse anche della squadra.

Breve riassunto delle puntate precedenti. Al Milan, Gullit ha vinto tutto. Poi, però, le manie ossessive di Arrigo Sacchi e il rigore del sergente di ferro Fabio Capello lo hanno convinto a cambiare aria. Niente di meglio di un ambiente così sereno, addirittura bambinesco nella sua professionalità, com'è la Genova blucerchiata di quegli anni. E i fatti hanno dato ragione a Ruud, che ha chiuso il 1993/94 con 15 reti togliendosi la soddisfazione di realizzare, da ex, la rete decisiva per rimontare il Milan dallo 0-2 al 3-2. Con tanto di esultanza sfrenata, in barba ai benpensanti.

Alla Sampdoria, Gullit ha trascorso appena 12 mesi. Belli, intensi, ma sempre con quel pizzico di nostalgia verso il passato. Se n'era andato per dissapori con Capello e pure con Silvio Berlusconi, ma il richiamo del Milan è troppo forte. E così, dopo i Mondiali americani, Ruud fa rientro a casa. Tutto dimenticato. Il problema è che è un'annata particolare per il Diavolo, reduce dalla sbornia del 4-0 ateniese al Barcellona. E lo è anche per Gullit, che a parte un'altra rete decisiva da ex in Supercoppa e una doppietta alla Lazio non ingrana. Si lamenta coi compagni, che gli rispondono pubblicamente. E viene addirittura fischiato da San Siro in uno 0-0 proprio contro la Samp, senza essere particolarmente difeso da Capello.

“Il pubblico può fare quello che vuole. Gullit ha giocato più di tutti ed è poco fresco, e se sei poco fresco diventi poco pericoloso in attacco. Specialmente quando devi vedertela con difensori come Vierchowod e Ferri”.

Così, verso la metà di novembre, dopo un ko in casa della Juventus e agli sgoccioli del vecchio mercato di riparazione autunnale, prende sempre più corpo un'ipotesi da fantascienza: Gullit di nuovo alla Sampdoria. Questa volta, diversamente da quanto accaduto poco più di 12 mesi prima, attraverso uno scambio. Si parla anche di un'operazione da fantamercato: Ruud all'Inter, il connazionale Dennis Berkgamp al Milan. Ma alla fine è proprio il Doria a spuntarla. Il prescelto per compiere il percorso opposto è Alessandro Melli, quasi 26 anni. Di professione attaccante, nato e cresciuto nel Parma, chiaro accento emiliano.

“Sabato Gullit mi ha detto di voler andare via, spiegando di non sentirsi sereno – annuncia l'amministratore delegato rossonero Adriano GallianiIo ho provato a convincerlo, ma ho capito che non c'era verso. Abbiamo subito chiamato la Sampdoria, perché erano anni che stavamo inseguendo Melli, un nostro vecchio pallino”.

C'è un solo problema: sia Melli che Gullit sono già scesi in campo in Europa, rispettivamente in Coppa delle Coppe e in Champions League, e quindi potrebbero giocare solo in campionato. I due club non se ne accorgono subito, perché la regola è recente, ma chiudono lo stesso. Lombardo, quello che faceva il tamburo umano sotto i colpi di Gullit, è perplesso: “Mi dispiace per Melli, lo stavo ammirando. Anche se sono contento per il ritorno di Ruud”. E poi: “Giocheremo gli ottavi di Coppa con una sola punta, non capisco. E se per combinazione anche Mancini non dovesse star bene?”.

E così Gullit torna a Genova, mentre Melli si trasferisce a Milano. Terza squadra in pochi mesi, dopo aver lasciato il Parma in estate. Alla Sampdoria, dov'è arrivato in comproprietà, si trova benissimo. Ha legato coi compagni, è andato a segno all'esordio in campionato nel 5-0 al Padova. Ma, suo malgrado, deve fare le valigie in direzione Milano. Tocca a lui far svanire la nostalgia per Marco van Basten, destinato a chiudere la carriera al termine di quella stagione.

“Si vede che il mio destino è quello di sostituire Gullit... – dice una volta concluso l'affare – Quando sono andato a Genova avevo progetti e speranze diversi. Se avessi segnato come Batistuta, forse sarei ancora lì”.

Melli ancora non lo sa, ma quei mesi segneranno lo spartiacque della sua carriera. In negativo, però. Negli anni ruggenti di Parma, portato dalla B al tetto d'Europa, aveva segnato quasi 50 reti nella massima serie. Al Milan, “la squadra più forte del mondo”, è chiuso da “Provvidenza” Massaro e soprattutto da Marco Simone. Scende in campo appena 6 volte ed eguaglia il bottino collezionato alla Sampdoria, ovvero un solo golletto: una staffilata in diagonale in un 2-2 a Firenze sul finire del campionato.

“Un’esperienza bellissima in una squadra di super campioni – ha ricordato qualche tempo fa al sito 'milanlive.it' – Ho avuto un paio di infortuni molto seri che mi hanno limitato. Però quell’anno mi ha insegnato tantissimo. Ho avuto un allenatore straordinario (Fabio Capello, ndr), uno dei più competenti della storia del calcio. Purtroppo i successi non sono stati tantissimi: vincemmo solo la Supercoppa europea, perdemmo la Champions League contro l’Ajax in finale. Ma fu un'esperienza fantastica: c’era un gruppo di campioni e professionisti con una mentalità incredibile. C’era il meglio del meglio“.

E Gullit? Alla Sampdoria si prende subito il posto da titolare, e non potrebbe essere altrimenti. Gioca col 4 sulle spalle, da tempo ha arretrato la propria posizione in campo rispetto agli esordi. Segna 9 volte in 22 presenze, non male. Ma la Sampdoro, geniale appellativo affibbiatole in quegli anni dal Guerin Sportivo, è al crepuscolo della propria epoca vincente. Arriva ottava in campionato, fuori dalle coppe. E Ruud fa le valigie: a inizio giugno vola in Inghilterra dal Chelsea di Glenn Hoddle, che gli offre l'opportunità di giocare da libero, “ruolo che mi riporta all'inizio della mia carriera”. Vi resterà fino al 1998, anche come giocatore-allenatore.

Quanto a Melli, la carriera gli offrirà in seguito la possibilità di un ritorno a Parma. 1995, le strade si incrociano nuovamente. Ma nulla è più come prima e i 4 goal in un paio di stagioni lo certificano. Quindi il Perugia e la chiusura ad Ancona nel 2001. In Umbria trova Vujadin Boskov, che qualche anno prima aveva coniato per Gullit una delle definizioni più celebri: “Cervo che esce di foresta”. Pur senza aver mai avuto l'onore di allenarlo.

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