
I più giovani magari non lo ricorderanno, ma Andrea Gasbarroni nei primi anni del nuovo millennio ha illuminato, seppur a sprazzi, i campi di Serie A e Serie B del calcio italiano. Sia chiaro: Gasbarroni, 42 anni oggi, ha smesso di giocare nel 2019 dopo aver disputato l'ultima stagione in Serie D con la maglia del Pinerolo.
Ma la sua carriera, e questo è certo, non ha rispettato le aspettative dei primi anni. Attese create esclusivamente dal suo enorme talento con la palla tra i piedi. Dal punto di vista strettamente tecnico (i suoi dribbling li ricordiamo ancora), Gasbarroni è stato secondo davvero a pochi altri calciatori. E allora perché non ha mai giocato in una grande squadra e la sua carriera è stata costellata da alti e bassi?
La risposta a questa domanda (che ha tormentato Gasbarroni per anni) l'ha fornita Luciano Spalletti, proprio al diretto interessato. Il classe 1981 ha infatti rivelato in un'intervista a 'Toro News' il discorso dell'ex allenatore giallorosso dopo un Parma-Roma.
"Ogni volta che gioco contro di te, tu sei il migliore in campo. Però ogni anno ti ritrovo sempre in queste squadre qua. Tu hai qualcosa dentro che devi capire e risolvere perché chiunque ti veda in campo, anche solo una volta, pensa 'questo non può non giocare a livelli superiori'."
Spalletti aveva pienamente ragione, ma Gasbarroni, nonostante un percorso totale nelle giovanili della Juventus (che lo portò fino ad essere protagonista con la Primavera), non riuscì mai a giocare in una grandissima squadra.
Proprio ai tempi della Juventus, nella stagione 2000/2001, fu aggregato in prima squadra, andò in panchina, ma senza giocare mai un minuto. A quei tempi l'allenatore bianconero era Carlo Ancelotti. Rimase la 'consolazione' di essersi allenato con campioni del calibro di Zidane e di aver ricevuto perfino le scuse del francese. Lo racconta lui stesso a 'Radio Bianconera' in una intervista del 2019.
"Speravo nel debutto perché venivo da 15 anni di Juventus, sono stato di loro proprietà fino a 26 anni. Speravo sempre che Ancelotti mi dicesse 'È il tuo turno', ma non è arrivato. Inutile negare che mi sarebbe piaciuto. Ricordo che era una squadra con grandi campioni, Zidane su tutti. Ci fu un allenamento dove feci un uno-due con lui, gli ho dato il pallone lungo e gli ho chiesto scusa, lui mi ha detto 'No scusami tu, dovevo andare prima'. Quasi mi ha chiesto scusa lui. Questo ricordo me lo sono portato dietro, aveva una classe e un’umiltà pazzesca".
Eppure, nonostante questo ambiente, nonostante le sue innate doti tecniche, Gasbarroni viaggiò sempre in squadre di metà classifica. Le cose migliori le mise in mostra tra Palermo, Sampdoria e Parma. In totale per lui sono stati soltanto 16 i goal in Serie A, anche per 'colpa' di qualche infortunio di troppo.
Di lui molti ricordano anche 'colpi di genio' fuori dal campo: come ad esempio quando ai tempi del Palermo suonò la chitarra in un concerto eseguito nella Curva Nord dello Stadio Renzo Barbera insieme ai gemelli Antonio ed Emanuele Filippini (grandi appassionati di musica rock come lui).
'Gasbadona' (sì, il soprannome è ispirato a Maradona) ha una scuola calcio per ragazzi, insieme ad un'altra ex promessa della Juventus, ovvero Vito Redavid. I due ai tempi della Vecchia Signora erano i più talentuosi delle giovanili allenate da Gian Piero Gasperini.
Il calcio però poi, oltre al talento, è fatto anche di molte altre cose, che fanno la differenza a certi livelli. Ma una cosa è certa: la classe, i dribbling ed i colpi di Gasbarroni resteranno impressi nella memoria di chi lo ha visto giocare, a prescindere dai trofei vinti o dalle maglie indossate.
