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Chiellini Italy England EuroGetty

Nove anni dopo, la rivincita di Chiellini agli Europei: "Abbiamo fatto la storia"

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Quando Giorgio Chiellini, l'1 luglio del 2012, entra in campo allo stadio olimpico Kiev sa bene due cose: la prima è che arrivare alla finale degli Europei non capita tutti i giorni, anzi. L'altra è che pur non stando benissimo quella finale lì tra Italia e Spagna vuole giocarla a tutti i costi. Anche zoppicando.

Al momento dell'uscita dal rettangolo verde per infortunio, con un risultato già compromesso e una squadra, quella spagnola, troppo forte per chiunque, deve aver pensato che l'opportunità di entrare nella storia della Nazionale fosse passata come un treno ad alta velocità, troppo rapido per prenderlo al volo.

La storia ti ripaga sempre, anche a un decennio di distanza, o quasi. Ti ripaga se sai lottare con cuore, che ben si sposa con il concetto di capitano: bisognerebbe tornare indietro di quache settimana, giusto per ascoltare le critiche mosse nei suoi confronti. Troppo vecchio per alcuni, un'incognita per altri, per la stagione passata, non al meglio: non ha avuto bisogno di troppe occasioni per dimostrare il suo valore.

Persino dopo l'infortunio rimediato contro la Svizzera, che gli ha fatto saltare Galles e Austria: contro il Belgio è tornato al solito posto. Lì, con Leonardo Bonucci e davanti a Gigio Donnarumma: lì, a costruire un muro invalicabile. Lì, a fare la storia.

"Abbiamo vinto credo anche meritatamente. Sentivamo ci fosse qualcosa di magico, da maggio. Ce lo meritiamo e se lo merita tutta l'Italia".

Cuore da capitano: o, se volete, "capitano, mio capitano". Entrato in campo a Wembley nella finale contro l'Inghilterra, così come contro la Spagna in semifinale, sorride a testa alta. E' svincolato, ma per questo ci sarà tempo e modo. Sorride anche durante i fischi che hanno provato a coprire l'inno dell'Italia, lanciando l'ennesimo messaggio della sua carriera.

"Nonostante abbiamo preso un goal dopo due minuti, un cazzotto così, l'abbiamo voluta in tutti i modi: abbiamo fatto la storia".

E la storia, per essere compiuta, ha bisogno di pagine bianche: quelle scritte con l'inchiostro dell'anima. Il coraggio prima di ogni cosa: dei confronti diretti con gli avversari (nella serata di Wembley Kane annullato), delle avversità. Alla vigilia lo aveva spiegato in maniera chiara: "Partite come quella di domani sono partite che potrebbero non ricapitare più nella carriera di un giocatore". Valeva lo stesso per la partita di nove anni fa.

Questa volta, però, Chiellini è riuscito a vincerla, a sollevare la coppa, con la fascia al braccio. Battendo la storia ed entrandoci: al domani si penserà con calma. Il presente e il recente passato raccontano le vicende di un giocatore, il difensore della Nazionale, tra i migliori interpreti del ruolo. "Era giusto così e non vediamo l'ora di festeggiare con tutti gli italiani": che riconosceranno ancora una volta di essersi sbagliati. Di aver dubitato ingiustamente di un giocatore che non può essere discusso: una roccia. Capitano e leader: e molto di più.

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