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Bellinazzo a GOAL: "Torta dei ricavi in Serie A si restringe, All Star Game italiano impossibile"

Gli ultimi dati pubblicati dalla Premier League sono emblematici: il Norwich, retrocesso, nell'ultima stagione ha incassato più di 100 milioni di sterline. E non ci sarebbe neanche tanto altro da aggiungere.

Come ogni anno il massimo campionato inglese ha reso pubblici gli introiti delle squadre partecipanti: se le Top 4 hanno preso da 153 milioni a 146 milioni, a colpire, come detto, sono le ultime.

Numeri, tra l'altro, che messi a confronto con quelli della Serie A fanno paura, se si pensa che in Italia chi vince lo Scudetto guadagna un totale di 33,4 milioni di euro tra la vittoria del campionato e la qualificazione in Champions League. Un abisso.

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Abbiamo provato ad andare oltre i freddi numeri analizzandoli insieme a Marco Bellinazzo, giornalista de 'Il Sole 24 Ore', nel corso dell'ultima puntata di "Popcast" andata in onda sul nostro canale Twitch.

"I numeri non fanno ormai più notizia: la Premier l'anno prossimo potrebbe fatturare 7 miliardi, ovvero più di Bundesliga e Liga messe insieme, e il triplo della Serie A. Ormai viaggia in un'altra dimensione e la parte dei diritti TV lo dimostra: durante le settimane critiche dell'inizio della pandemia hanno fatto un'operazione con il consenso del Governo inglese, molto prudente, che ha allungato di altri 3 anni i contratti televisivi domestici, che valevano circa 5 miliardi sul triennio, per non perdere nulla, pur non guadagnando nulla, ma salvaguardando l'introito domestico durante la tempesta Covid".

Una mossa intelligente, come spiega Bellinazzo: solo per il territorio britannico, come si evince dalla tabella pubblicata dalla Premier League, sono stati distribuiti più di 354 milioni di proventi dai diritti TV ("Facility Fees").

"Dopo qualche mese poi è iniziata la vendita dei diritti internazionali e per la prima volta sul ciclo 2021/24 hanno portato più soldi di quelli interni, 5,4 miliardi. Sono cifre che si avvicinano agli sport americani di punta e non al resto delle leghe. E' molto interessante capire quali sono i criteri di distribuzione e perché questi creano e hanno creato questi 30 anni la Premier: è un modello che risente della filosofia americana e del concetto di 'Competitive balance', di una distribuzione etica e democratica dei diritti televisivi, in modo tale che la prima non prenda mai più del doppio dell'ultima".
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Il massimo campionato italiano, al contrario, nell'ultima vendite dei diritti internazionali ha incassato molto, ma molto meno.

"La Serie A a questo giro dai diritti TV internazionali ha incassato poco più di 200 milioni e in Premier viaggiamo 10 volte tanto: la Premier è diventato il campionato del mondo per club. Risente, come detto, di una sorta di socialismo economico degli sport americani che punta al fatto che tutti i club abbiano entrate sufficienti per acquistare giocatori importanti e da tutto il mondo, così da andare a conquistare altri mercati".

La differenza, insomma, è netta e marcata: ma come si può migliorare il prodotto Serie A per renderlo più appetibile? E' possibile? Abbiamo provato a dare una risposta.

"Si migliora ponendo le basi per far crescere la torta dei ricavi: in questo momento è in via di restrizione ed è difficile convincere squadre come Inter o Juventus a cedere delle quote di diritti TV a squadre come Lecce, Salernitana o Monza. Viceversa facendo modo che i club siano molto meno dipendenti dai diritti tv si può aumentare il livello di 'Competitive balance'. A proposito di diritti TV c'è una norma che avrebbe dovuto consentire la distribuzione di una piccola quota percentuale dei diritti TV a chi utilizzava più giovani: è stata approvata in una finanziaria, sarebbe dovuta entrare in vigore nella scorsa stagione, ma il decreto attuativo non è stato mai emanato, né i club di Serie A lo hanno mai sollecitato perché considerando il livello di giovani formati in casa, molti avrebbero preso più soldi. Sarebbe, invece, molto funzionale, considerando anche i lamenti del CT Mancini sui giocatori da convocare. Sono queste 'non scelte' che penalizzano il sistema Italia".

Si è a lungo discusso di altri "escamotage" per vendere il pacchetto Serie A: tra questi, nelle ultime settimane, quello che segue l'idea del patron del Chelsea, Todd Boehly, pronto a promuovere un All Star Game in Premier.

"L'All Star Game italiano? E' una cretinata: è una bell'idea, ma può aver senso in un campionato pieno di stelle come la Premier League. Diciamo che si potrebbe fare un All Star Game tra Premier League e il resto del mondo. Non credo che l'Italia possa permettersi un All Star Game".
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