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Poulsen JuventusGetty Images

"Avete preso un altro bidone": quando la Juventus preferì Poulsen a Xabi Alonso

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"Siete ridicoli, avete preso un altro bidone". Quello riservato a Christian Poulsen dai tifosi della Juventus con uno striscione esposto nel ritiro di Pinzolo non è esattamente un benvenuto.

Corre l'estate 2008, i bianconeri sono appena usciti dal terremoto di Calciopoli e hanno riconquistato sul campo il diritto di giocare in Champions League. La società, guidata allora da Jean Claude Blanc nel ruolo di amministratore delegato, è alle prese con la costruzione di una squadra che possa tornare a competere ad altissimi livelli.

Il grande colpo è Amauri, attaccante italo-brasiliano che viene acquistato dal Palermo dopo una stagione brillante in rosanero. La Juventus, però, ha bisogno anche di innalzare il livello di qualità a centrocampo. A gennaio 2007 i bianconeri, ancora in Serie B, chiudono di fatto l'acquisto di Javier Mascherano dal West Ham in prestito con diritto di riscatto fissato a 17 milioni. Un vero affare che salta proprio sul più bello, come racconterà l'allora direttore sportivo Alessio Secco.

"Non fu una trattativa complicata,il giocatore manifestò subito la propria disponibilità, era pronto a venire anche in Serie Bma l’ultima sera si fece tardi per discutere i dettagli. Poi sorsero delle complicazioni circa i diritti del giocatore ela società scelse di rispettare il proprio codice etico. Mi dissero che non si poteva perché la proprietà del cartellino era un mix tra società e privati… Eravamo nello stesso albergo. Gli dissi che l’operazione non era più possibile. Lui fu molto amareggiato, molto triste, si vedeva già con la maglia bianconera. Quei giorni stressarono tutti".

Nell'estate successiva la Juve prova a correre ai ripari acquistando Sergio Almiron dall'Empoli e il portoghese Tiago dal Lione per un totale di 22 milioni di euro. Risultati? Scarsi. Così nel 2008 la Signora corteggia per settimane Xabi Alonso.

Lo spagnolo, in rotta con Benitez, sta per lasciare Liverpool e pare l'uomo perfetto al quale affidare le chiavi del nuovo corso bianconero. Tutto sembra apparecchiato per il matrimonio ma i Reds chiedono almeno 20 milioni di euro. Troppo per le casse della Juventus, come racconterà lo stesso Xabi Alonso qualche tempo dopo.

"Benitez aveva deciso di vendermi e sostituirmi con Gareth Barry, che allora giocava nell’Aston Villa. Io gli dissi: ‘Ok Rafa, sei tu che l’hai deciso, accetto la tua decisione’. Alla fine, però, non è successo nulla. Questo è il calcio, non ho avuto alcun problema con lui. Non me l’aspettavo, ma tant’è. Sono stato molto vicino all’Arsenal e alla Juventus, ma il Liverpool chiedeva 20 milioni di euro ed entrambe non volevano andare oltre i 17 milioni. Ecco perché poi non me ne sono andato“.

Una versione confermata da Claudio Ranieri, allora tecnico bianconero, che aveva indicato in Xabi Alonso il profilo ideale per la sua Juventus dopo aver perso Flamini, andato al Milan a parametro zero.

"Dovevamo prendere un centrocampista e sembrava fatta per Flamini poi però è andato al Milan. A quel punto la scelta era tra Poulsen e Xabi Alonso.  Blanc venne da me a chiedermi chi preferissi e io dissi per 20 volte Xabi Alonso, ma nei giorni successivi lui mi fece capire che non c’erano abbastanza soldi per lo spagnolo. A quel punto dissi che Poulsen poteva andare…”

Il centrocampista danese, noto fino a quel giorno in Italia soprattutto per lo sputo ricevuto da Totti a Euro 2004 e per un epico scontro con l'altro combattente Gattuso durante Milan-Schalke del 2005, sbarca a Torino tramite il pagamento della clausola rescissoria da circa 10 milioni di euro, che viene versata per intero al Siviglia, dove Poulsen in due stagioni ha vinto ben quattro trofei: Coppa UEFA, Supercoppa Europea, Coppa del Re e Supercoppa di Spagna.

A 28 anni, nel pieno della maturità calcistica, Poulsen firma così per la Juventus e promette di fare ricredere i tifosi bianconeri.

"Sono un centrocampista difensivo ma sono anche capace di giocare in posizione più avanzata. La mia speranza è di riuscire a regalare una sorpresa al pubblico italiano, che mi considera un giocatore rude, mostrando di avere anche una buona tecnica. Avrò tempo per dimostrarlo e per dare un' altra immagine di me".

Mentre il tecnico Ranieri difende la scelta di puntare sul danese, ritenuto addirittura più forte di un giocatore che in pochi mesi ha già conquistato l'ambiente, ovvero Momo Sissoko.

"E' l'uomo che volevo. E' una scelta mia, dei miei collaboratori, di Secco e di Blanc. Uno fuori dalla media c' era: Aquilani. Ma visto che la Roma non ce lo vendeva, abbiamo scremato la lista fino a lasciare Xabi Alonso e Poulsen, che avrei voluto già a gennaio se non avessimo preso Sissoko. Non è stato un acquisto low cost, ma mirato. Non abbiamo pensato ai soldi, ma alle necessità. Forse non lo sapete, ma oltre alla forza e all'esperienza ha anche i piedi buoni. I tifosi sono perplessi? So che sono innamorati di Sissoko, e allora vi dico che questo danese è più forte di Sissoko, che magari crescerà e lo supererà. Ma per adesso Poulsen è meglio, sono convinto che diventerà un idolo della gente: diamo soltanto tempo al tempo. In quanto al suo carattere, non mi sembra che ci siano tante verginelle in giro".

Gli inizi in bianconero, peraltro, sembrano dare ragione a Ranieri. Debutta due giorni prima di Ferragosto nei preliminari di Champions League contro l'Artmedia Bratislava mentre la prima in Serie A arriva a fine agosto contro la Fiorentina.

Le prestazioni offerte da Poulsen sono convincenti: contro l'Udinese fornisce un assist ad Amauri e colpisce in pieno il palo con un tiro dalla distanza. A metà ottobre però la sua stagione si interrompe bruscamente: stiramento e stop di due mesi.

Torna in campo a gennaio 2009 e un mese dopo firma quello che resterà il suo primo e unico goal con la Juventus a Catania, il tutto pochi minuti dopo essere subentrato a Tiago e regalando tre punti pesantissimi ai bianconeri. Il finale di stagione deludente di tutta la squadra, intanto, costa la panchina a Ranieri che viene sostituito da Ciro Ferrara.

L'estate successiva la società, evidentemente non troppo soddisfatta del rendimento di Poulsen, investe 25 milioni di euro per strappare Felipe Melo alla Fiorentina e il danese inizia la sua seconda stagione a Torino da riserva. Alla fine, complice un'incredibile serie di infortuni che colpisce la Juventus, collezionerà addirittura due presenze in più rispetto all'annata precedente nonostante la frattura composta del perone rimediata proprio in un contrasto con Gattuso che lo tiene fuori per due mesi da gennaio a marzo.

I bianconeri, dopo l'esonero di Ferrara e l'arrivo di Zaccheroni, chiuderanno al settimo posto in campionato e verranno eliminati agli ottavi di finale dell'Europa League dal Fulham subendo un pesantissimo 4-1 a Londra.

In estate, quindi, è di nuovo tempo di rivoluzioni a tutti i livelli: Andrea Agnelli, appena nominato presidente, chiama al suo fianco Giuseppe Marotta e Fabio Paratici a cui vengono assegnati rispettivamente i ruoli di amministratore delegato e direttore sportivo. Mentre la panchina viene affidata a Luigi Delneri. Dopo un altro settimo posto, con l'avvento di Antonio Conte, inizierà così un incredibile ciclo di vittorie. Ciclo di cui Poulsen non farà parte.

Il danese infatti, per uno strano scherzo del destino, viene ceduto senza troppi rimpianti proprio al Liverpool. Ovvero la società da cui un paio di anni prima sarebbe dovuto arrivare Xabi Alonso, che intanto si è trasferito al Real Madrid. La sua esperienza alla Juventus si chiude così con 60 presenze, un goal realizzato e zero trofei.

La carriera di Poulsen, intanto, ha ormai imboccato una parabola discendente. Dopo una sola stagione lascia Liverpool e si trasferisce all'Evian, club neopromosso in Ligue 1, diventando così uno dei pochissimi giocatori ad aver calcato i campi di tutte i cinque maggiori campionati europei prima di indossare la maglia dell'Ajax, con cui vincerà due volte l'Eredivisie, e ritornare nella sua Copenaghen dove appende gli scarpini al chiodo.

Poulsen, che attualmente occupa il ruolo di vice del CT della Danimarca Hjulmand dopo aver affiancato anche Ten Hag all'Ajax, non ha lasciato sicuramente un ricordo indelebile nella storia bianconera. Ma l'ex centrocampista, intervistato qualche tempo fa da 'Tuttojuve', non ha rimpianti.

"Erano anni difficili. Non era un bel periodo per la Juventus, ma personalmente sono stato bene e la mia famiglia era felice a Torino. Speravo di fare meglio, ma sono orgoglioso di essere stato parte della famiglia bianconera e conservo dei bei ricordi. La Juve era in un periodo in cui doveva lavorare su sé stessa e doveva risistemarsi. I bianconeri erano stati in Serie B e avevano perso dei calciatori chiave come Cannavaro e Ibrahimovic. Era una squadra diversa quando ero un loro calciatore, ma guardandomi indietro ricordo quel periodo con felicità anche se non abbiamo vinto la Serie A. In quel periodo, si parlava anche di un mio approdo al Barcellona. Come ho detto sono stato fortunato ad aver fatto parte della Juventus, non puoi cambiare la storia. Sono felice di aver indossato quei colori e di aver vissuto quell'ambiente, poteva andare meglio e speravo di essere più importante ma non ero un giocatore chiave. Affermare questo sarebbe una bugia".
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