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Chivu Unpopular Opinion

Unpopular Opinion - Chivu non è Inzaghi, ma l'Inter di Monaco era un palazzo abbattuto che sta ricostruendo

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La nostra Unpopular Opinion vi porterà a dibattere, discutere, polemizzare e riflettere su concetti, idee e punti di vista che il calcio di oggi ha ormai forse esasperato. 

  • CHIVU HA RACCOLTO UNA GRANDE MA DEMOLITA INTER

    Partiamo da un presupposto: quello che ha fatto Simone Inzaghi sulla panchina dell'Inter è un qualcosa di probabilmente ineguagliabile. Non tanto in termini di trofei, ma di crescita e consapevolezza di una squadra che si è stabilmente iscritta al club dei top club europei. 

    Un qualcosa che, con questa costanza, non si vedeva dai tempi di Helenio Herrera. L'Inter è diventata una realtà, un modello di gioco. Una macchina quasi perfetta che ha raggiunto il suo apice a Monaco, prima della storica debacle col PSG che si è travestito da palla demolitrice lasciando praticamente solo le ceneri.

    L'addio di Inzaghi, i malumori di Thuram e Calhanoglu, un mercato mai decollato. In un contesto del genere è arrivato Cristian Chivu, reduce da appena mezza stagione da allenatore 'senior' con il Parma. É  arrivato tra lo scetticismo e le paranoie dei tifosi nerazzurri. É arrivato con un'etichetta appiccicata addosso con su scritto ridimensionamento.

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    RICOSTRUIRE SENZA RIVOLUZIONARE

    Per questo motivo ha deciso di partire dalle basi. Senza farsi prendere da smanie rivoluzionarie o desideri di protagonismo. É partito dalle fondamenta, quelle messe in piedi da Inzaghi, per ricostruire non una nuova Inter, ma un'Inter rinnovata. Perché certe cose non vanno rifatte da capo, ma semplicemente ristrutturate, mettendo nuovamente in evidenza quei lati migliori che il tempo aveva scolorito.

    Mkhitaryan e Calhanoglu sembravano a fine ciclo, Dimarco era ormai col 'timer', Zielinski un corpo estraneo. Pavard è andato via, ma Akanji sta facendo persino meglio. Per molti Bonny non era pronto per l'Inter, ma lui lo conosceva bene dai tempi di Parma e oggi è diventato molto più che una semplice alternativa a Thuram e Lautaro. 

    Chivu ha rimesso insieme i pezzi. Ma stiamo pur sempre parlando di una ricostruzione. Che ha bisogno di tempo, pazienza. E ha bisogno anche di errori, di battute d'arresto. 

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  • CERCHIAMO DI ESSERE EQUILIBRATI

    Siamo passati da paragonare l'Inter di Chivu a quella di Gasperini a considerarla addirittura superiore a quella di Inzaghi. Valutazioni figlie ormai di un calcio che ha raggiunto livelli di frenesia al limite del grottesco.

    Si parla oggi di un'Inter che ha perso tutti i big match, ma in pochi si soffermano sul come li ha persi. Sul fatto che contro Juventus, Napoli, Milan e Atletico, i nerazzurri non avrebbero assolutamente meritato di perdere e che gli episodi l'abbiano fatta da padrone. Poi, certo, nello sport contano i risultati e non le prestazioni, ma questa Inter è viva e non ha mai demeritato. Ed è un fattore che alla lunga non va sottovalutato. Perché le partite e i campionati girano.

    L'Inter è comunque a -3 dalla vetta in Serie A e tra le prime quattro in Champions League. Questo nonostante un Lautaro troppo spesso incostante, un Barella lontano dai suoi standard e un Dumfries a mezzo servizio che non si vede in campo da quasi un mese. Nonostante, per carità, gli errori di valutazione di Chivu nei cambi, specialmente nel derby e contro l'Atletico.

    Ma ricordiamo tutto quanto scritto prima: che Chivu è arrivato dopo Inzaghi, con tutto lo scetticismo attaccato addosso, in un'Inter distrutta e demotivata, per molti destinata a un'annata di transizione stile Napoli post Scudetto di Spalletti. Eppure Chivu è lì. L'Inter è lì. Si sta riscostruendo, sta sbagliando ma anche imparando. Noi, invece, dovremmo imparare ad essere equilibrati. Nei giudizi, nelle critiche. E fare i conti alla fine.