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Mauricio Pochettino USMNTGetty/GOAL

"Una lezione enorme per noi", gli Stati Uniti di Pochettino sono un cantiere aperto: dalla cultura e la qualità alla fiducia, il CT sta imparando

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Fin dall'inizio, Pochettino e i giocatori della Nazionale statunitense avevano dichiarato che l’obiettivo principale per l’estate era vincere la Gold Cup. E, per quanto fosse vero, non raccontava tutta la storia. La Gold Cup, sotto molti aspetti, era solo un mezzo per raggiungere un fine.

La USMNT non ha sollevato il trofeo. Ma ecco cosa ha fatto la squadra americana, costruita con pezzi sparsi e tanto lavoro: ha imparato. Sono arrivate lezioni facili e altre più dure da digerire, esperienze dolorose e momenti di crescita – tutto materiale prezioso per prepararsi al vero traguardo: il Mondiale del 2026.

Alla fine, gli Stati Uniti si sono dovuti arrendere in finale, sconfitti 2-1 dal Messico. Ma, in prospettiva, potrebbe non essere affatto un dramma.

Molto dipenderà da cosa accadrà ora. Gli Stati Uniti sapranno trasformare quanto appreso in concretezza sul campo? Oppure le difficoltà vissute continueranno a pesare nel cammino verso il Mondiale? L’estate appena trascorsa ha rappresentato in egual misura una base su cui costruire e un banco di prova emotivo. Ma quale delle due componenti prevarrà?

«Credo sia stata una lezione enorme per noi, e questo non ha prezzo», ha dichiarato Pochettino dopo la finale. «È stato un torneo straordinario per capire in che direzione vogliamo crescere. Questa è la strada per diventare sempre più competitivi, come vogliamo esserlo. È una serata dolorosa, perché perdere una finale o un trofeo fa sempre male.

"Ma la cosa più importante è tenere la testa alta. Questo torneo è stato fantastico e ci dà la spinta per andare avanti. È così che si costruisce il nostro percorso verso il Mondiale. E non ho dubbi: saremo davvero, davvero competitivi".

Pochettino, con le lezioni di questa Gold Cup, potrebbe davvero scrivere un manuale. GOAL analizza i cinque insegnamenti principali.

  • Mauricio Pochettino Christian Pulisic USMNTGetty Images

    LA CULTURA È ANCORA UN CANTIERE APERTO

    Una delle parole chiave dell’estate è stata “cultura”. Dal momento in cui gli Stati Uniti sono stati eliminati dal Panama in semifinale di Nations League, la questione culturale è diventata centrale. E in questa Gold Cup, più che in passato, Mauricio Pochettino si è trovato in prima linea di fronte a un’esperienza culturale che, per un argentino, dev’essere sembrata quanto meno estraniante.

    Tutto è iniziato con la decisione di Christian Pulisic di saltare la Gold Cup, una scelta che ha scatenato polemiche immediate. La vicenda ha tenuto banco per tutta l’estate tra titoli, podcast e talk show, spesso più attenti al contorno che al calcio giocato. Quella scelta – e le sue conseguenze – lascerà un segno duraturo. E se Pochettino non l’ha mai citata apertamente, ha comunque lanciato messaggi chiari durante tutto il torneo.

    "I giocatori devono ascoltare e attenersi al nostro piano», aveva dichiarato all’inizio della competizione. «Non possono essere loro a dettare le regole. La cosa più importante è spiegare perché abbiamo deciso di non includerlo nelle due amichevoli. Se poi qualcuno ha un problema, non è mio compito capirlo. Quando ho firmato con la federazione, sono diventato il CT. Non sono un manichino".

    Un messaggio ribadito per tutta l’estate. Pochettino ha chiarito che la Nazionale non è una vacanza o un’escursione sul green, ma un onore e una responsabilità. L’esclusione di volti noti è stata letta come un avviso per i veterani, ma anche come un’opportunità per i nuovi arrivati. Il concetto era chiaro: nessuno è più importante della squadra.

    I 26 convocati l’hanno recepito. Tutti hanno parlato di un gruppo unito, formato grazie all’esperienza condivisa. Dopo mesi di critiche sulla mancanza di carattere, gli Stati Uniti hanno mostrato spirito e determinazione. Ora spetterà a questi giocatori trasmettere quella cultura anche a chi non c’era. E sarà proprio questo a definire l’identità del gruppo in vista del futuro.

    "O si allineano subito, oppure penso che Mauricio semplicemente non li convocherà più», ha dichiarato Tyler Adams. «Perché la cultura che abbiamo creato non fa distinzioni. Che tu sia stato tra i protagonisti, o stia rientrando da un infortunio, o abbia avuto un ruolo minore… quello che conta, prima di tutto, è l’atteggiamento. Ed è da lì che arriveranno i risultati".

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  • United States v Costa Rica - Gold Cup 2025: Quarter FinalsGetty Images Sport

    LIVELLO INTERNAZIONALE: CHI È DAVVERO PRONTO?

    La fiducia è fondamentale – e la sua assenza è un campanello d’allarme. Lo si è visto chiaramente nell’amichevole pre-Gold Cup contro la Svizzera, una gara che ha subito mostrato a Pochettino dove si trova realmente il confine tra chi può far parte del gruppo e chi è pronto a dare un contributo concreto.

    Quella partita, terminata con un passivo pesante già nel primo tempo, ha rappresentato uno spartiacque. Da lì in poi, Pochettino ha cambiato registro: basta esperimenti, spazio solo a chi dà garanzie. Durante la Gold Cup, ha utilizzato appena 14 titolari in sei gare, schierando lo stesso undici iniziale in tutte e tre le sfide a eliminazione diretta. Una scelta chiara: c’è una linea netta tra chi è pronto e chi no.

    La finale contro il Messico ha rafforzato ulteriormente questa consapevolezza. Il gruppo ha raggiunto l’ultimo atto con merito, ma quella sfida ha messo in luce il divario tra la prima e la seconda fascia internazionale. Gli USA hanno affrontato tre squadre tra le prime 30 del ranking mondiale – e hanno perso con tutte. Giocatori come Alex Freeman, Max Arfsten, Patrick Agyemang o Sebastian Berhalter hanno fatto il loro, ma al momento non sono ancora al livello di elementi come Dest, Robinson, Pepi o McKennie.

    Non è una sorpresa: è un percorso naturale. Ma è una lezione importante. Ad oggi, forse sono una quindicina i giocatori su cui Pochettino può contare ciecamente in ottica Mondiale. Alcuni si sono aggiunti a quella lista durante l’estate. Ma la verità è che la maggior parte dei convocati per questa Gold Cup non è ancora pronta per i massimi palcoscenici.

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  • Saudi Arabia v United States - Gold Cup 2025Getty Images Sport

    TILLMAN E RICHARDS, CERTEZZE PER IL FUTURO

    C’è chi, però, ha fatto il salto. Due nomi su tutti: Malik Tillman e Chris Richards. Da semplici convocati, sono diventati protagonisti.

    Richards, in particolare, aveva un obiettivo: affermarsi come leader. E ci è riuscito. Partito da titolare fisso come centrale, ha assunto via via un ruolo sempre più di riferimento. Ora è a tutti gli effetti uno dei pilastri dello spogliatoio, al pari di Adams o Ream. È pronto per la fascia da capitano – e in un gruppo che sta costruendo la sua cultura, questo è oro puro.

    Tillman, invece, è l’opposto: non guida con le parole, ma con il talento. Riservato fuori dal campo, esplosivo con la palla tra i piedi. Aveva avuto poche chance con la maglia della Nazionale, ma questa estate si è guadagnato un posto da titolare per il 2026.

    "La cosa più positiva è che alcuni ragazzi hanno fatto un passo in avanti, dopo essere rimasti un po’ nell’ombra», ha detto Tim Ream. «Prendete Richards: è diventato molto più vocale, guida la squadra in campo. Tillman è l’opposto, silenzioso ma trascinante. Scoprire questo tipo di leadership nel gruppo è stato un grande valore aggiunto".

  • Panama v United StatesGetty Images Sport

    PROBLEMI NEL CREARE SPAZI

    Senza Pulisic, Weah e Balogun, era prevedibile che gli USA avrebbero faticato in fase offensiva. Ma è andata anche peggio del previsto. L’assenza di esterni capaci di allungare la difesa avversaria – unita a quella dei terzini offensivi come Dest e Robinson – ha lasciato la squadra senza soluzioni.

    A quel punto, Pochettino ha dovuto scegliere: cercare spazi nel traffico centrale o lanciare lungo su Agyemang. Né l’uno né l’altro ha dato frutti consistenti. Tillman e Diego Luna, pur talentuosi, non sono il tipo di giocatori che possono allargare il campo. Così, Agyemang è rimasto spesso isolato, con pochi palloni giocabili. Non è una formula sostenibile.

    Serve qualità sulle corsie. E serve che i big siano sani. Altrimenti, contro squadre di livello, le difficoltà viste in questa Gold Cup rischiano di aumentare.

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  • Mauricio Pochettino USMNTGetty Images

    C'È ANCORA TANTO DA FARE

    Nelle fasi finali del torneo, Pochettino ha spesso sottolineato un punto: il sostegno dei tifosi. Gli USA hanno giocato in ambienti ostili, come Minneapolis contro il Guatemala o Houston contro il Messico. Stadi pieni, ma non per loro. Per un allenatore abituato all’atmosfera sudamericana, è stato un impatto forte.

    A un anno dal Mondiale, Pochettino sa bene che non può cambiare tutto con uno schiocco di dita. Ma ha capito anche che serve un cambio di passo nel rapporto con la tifoseria. Prezzi, assenza di stelle, concorrenza di altri eventi e il tifo per le nazionali d’origine: le cause sono molte. Ma serve ottimismo. E va portato negli stadi.

    "Abbiamo bisogno dei nostri tifosi», ha detto. «Serve che capiscano quanto sono importanti per il calcio. La finale, come la partita con il Guatemala, ci ha dimostrato cosa significa avere i tifosi vicini. Non basta seguirci su Instagram o in TV. Serve presenza, energia. Il calcio senza tifosi non esiste".

    "Mi auguro – ha aggiunto – che la prossima volta giocheremo in uno stadio pieno, con la nostra gente a spingerci. Solo così possiamo costruire qualcosa di importante".

    Pochettino lo sa: bisogna guadagnarselo. I risultati degli ultimi mesi non hanno acceso l’entusiasmo. Vincere può cambiare tutto – e da qui al 2026 ci saranno ancora occasioni per farlo, anche se fuori dalle competizioni ufficiali. La Gold Cup è stato un piccolo passo avanti, ma non ancora quello decisivo.