Fin dall'inizio, Pochettino e i giocatori della Nazionale statunitense avevano dichiarato che l’obiettivo principale per l’estate era vincere la Gold Cup. E, per quanto fosse vero, non raccontava tutta la storia. La Gold Cup, sotto molti aspetti, era solo un mezzo per raggiungere un fine.
La USMNT non ha sollevato il trofeo. Ma ecco cosa ha fatto la squadra americana, costruita con pezzi sparsi e tanto lavoro: ha imparato. Sono arrivate lezioni facili e altre più dure da digerire, esperienze dolorose e momenti di crescita – tutto materiale prezioso per prepararsi al vero traguardo: il Mondiale del 2026.
Alla fine, gli Stati Uniti si sono dovuti arrendere in finale, sconfitti 2-1 dal Messico. Ma, in prospettiva, potrebbe non essere affatto un dramma.
Molto dipenderà da cosa accadrà ora. Gli Stati Uniti sapranno trasformare quanto appreso in concretezza sul campo? Oppure le difficoltà vissute continueranno a pesare nel cammino verso il Mondiale? L’estate appena trascorsa ha rappresentato in egual misura una base su cui costruire e un banco di prova emotivo. Ma quale delle due componenti prevarrà?
«Credo sia stata una lezione enorme per noi, e questo non ha prezzo», ha dichiarato Pochettino dopo la finale. «È stato un torneo straordinario per capire in che direzione vogliamo crescere. Questa è la strada per diventare sempre più competitivi, come vogliamo esserlo. È una serata dolorosa, perché perdere una finale o un trofeo fa sempre male.
"Ma la cosa più importante è tenere la testa alta. Questo torneo è stato fantastico e ci dà la spinta per andare avanti. È così che si costruisce il nostro percorso verso il Mondiale. E non ho dubbi: saremo davvero, davvero competitivi".
Pochettino, con le lezioni di questa Gold Cup, potrebbe davvero scrivere un manuale. GOAL analizza i cinque insegnamenti principali.





