Pubblicità
Pubblicità
Leeds United v Tottenham Hotspur - Premier LeagueGetty Images Sport

Parla Paratici: "La squalifica? Avevo vergogna di difendermi. Non so nemmeno io perché il Milan non mi abbia preso"

Pubblicità

Dalla squalifica al mancato approdo al Milan negli scorsi mesi, passando per la Juventus: di questo e altro ha parlato Fabio Paratici, intervistato da Sky.

L'ex dirigente bianconero ha affrontato in particolare l'argomento più doloroso della propria vita e carriera recente: la squalifica per il caso plusvalenze, che gli ha impedito di svolgere il proprio lavoro al Tottenham.

Ecco dunque le risposte più interessanti di Paratici nell'intervista andata in onda nel pomeriggio a Sky.

  • "AVEVO VERGOGNA DI DIFENDERMI"

    “Per il mio carattere, quando ho affrontato questa situazione avevo vergogna di difendermi. Perché ci si difende quando si fa qualcosa di male: io dentro di me ho sempre sentito che non avevo fatto nulla. Ho vissuto per 11 anni pensando 24 ore al giorno alla Juventus e a come fare il meglio possibile, in termini sportivi e di relazioni. Quindi addirittura percepivo quasi la vergogna di dover dire che non avevo fatto nulla di male.

    È stata una vicenda molto lunga. All’inizio ti senti spaesato, non capisci cosa sta succedendo perché non sei abituato: ti devi confrontare con argomenti mai affrontanti, con situazioni che non avresti mai pensato di dover affrontare. Alla fine, ti senti quasi migliorato come persona. Come dirigente hai l’opportunità di conoscere una vita che non conoscevi: ho visto giocare i miei figli, ho rinfrescato la mente studiando ancora meglio i settori giovanili. Nessuno ha mai spiegato che la Juventus, io e le persone coinvolte siamo stati condannati non per la valutazione ‘artificiale’ o distorta dei calciatori, ma per un principio contabile che non è mai stato utilizzato prima. E neanche dopo”.

  • Pubblicità
  • IL PRINCIPIO "CONTABILE"

    "Colmavamo le esigenze del bilancio con le plusvalenze? “Questo non è assolutamente corretto perché non è mai stato oggetto di discussione. Se ne è parlato molto perché è la cosa più popolare: ci sono decine di criteri per cui la valutazione dei giocatori cambi. Altrimenti non staremmo a parlare di occasioni di mercato. Un range logico ci deve essere per gli operatori di mercato. Ma poi si entra in una situazione di soggettività assoluta”.

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • LA SCELTA DI PATTEGGIARE

    “È stata una scelta responsabile: questa vicenda è durata 4 anni e mezzo… La squalifica sportiva era già stata scontata e il processo penale era solo all’udienza preliminare. Per gli anni a venire non avremmo avuto nessuna certezza di come si sarebbe conclusa. La vicenda è diventata anche molto mediatica. Anche dal punto di vista lavorativo, va a inficiare delle possibilità. E quindi si decide in maniera responsabile di fare questa richiesta di applicazione della pena e abbiamo chiuso la vicenda”.

  • PERCHÉ NON È ANDATO AL MILAN

    “Non lo so nemmeno io. Siamo stati molto vicini, poi se il matrimonio non si è concluso non sto qui a chiedermi perché. Non sono diplomatico e non miglioro in questo. Ma non posso stare a chiedermi il perché e se questo abbia influito sulle decisioni di un club”.

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • "AL TOTTENHAM MI SENTO A CASA"

    “Qui mi sento a casa perché loro mi hanno fatto sentire a casa. Quando sei in un posto in cui ti conoscono parzialmente hai paura che ti giudichino. Ma qui non l’hanno mai fatto. Non mi hanno mai fatto sentire in dubbio, mi hanno sempre aiutato, non c’è mai stato un momento in cui abbia sentito: “Ah, però forse Fabio…”. Sono stato sanzionato, squalificato, ho dato le dimissioni per rispetto di questo club ma mi hanno comunque voluto tenere come consulente. E alla fine della squalifica ho ripreso esattamente il mio lavoro e la mia posizione. Devo ringraziare tutti”.

  • I PROBLEMI DELLA JUVENTUS

    “Perché la Juve non si è ancora risollevata? Facevo fatica io a capire il problema quand’ero dentro… Ora sono dentro al Tottenham e faccio fatica a risolvere i miei. Se ci lavori tutti i giorni hai diritto di parlare, altrimenti no. Spalletti? Intanto mi dispiace moltissimo per Tudor, a cui sono legato. Luciano è un grandissimo allenatore e auguro tutti i successi a lui e alla Juventus”.

  • Pubblicità
    Pubblicità