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Giuseppe Marotta Inter 2025Getty Images

Marotta si tiene stretto Chivu: "Scelta coraggiosa, qualcuno evocava Mourinho"

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Giuseppe Marotta tra passato, stretta attualità e proiezione sul futuro.

Il presidente dell'Inter, ospite d'eccezione all'executive master 'Management dello Sport' organizzato dalla Rcs Academy Business School, durante l'intervista concessa a Daniele Dallera (caporedattore sport del Corriere della Sera) ha speso parole importanti nei confronti di Cristian Chivu.

Scelta difesa a spada tratta, con tanto di sassolino tolto riavvolgendo il nastro all'estate, passando poi per la confessione legata ai suoi trascorsi alla Juventus e ad una parentesi sulla questione stadio.

Di seguito, i passaggi salienti offerti da Marotta durante l'evento.

  • "MI MERAVIGLIO CHE CI SI SORPRENDA DELLA BRAVURA DI CHIVU"

    "Mi meraviglio che le persone si siano sorprese della bravura di Cristian - riporta la Gazzetta dello Sport - L’abbiamo scelto perché rappresenta valori importanti".

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  • "SCELTA CONTROCORRENTE, QUALCUNO EVOCAVA MOURINHO…"

    "C’è stato il coraggio di andare controcorrente anche a livello mediatico. Qualcuno addirittura evocava Mourinho, che con tutto il rispetto... Se non avessi avuto coraggio mi sarei pentito".

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  • "ALLA JUVE IL MIO CULMINE PROFESSIONALE"

    "Il mio culmine personale l’ho raggiunto alla Juve, avevo quasi 60 anni e una padronanza massima delle mie capacità professionali".

    "Ho appreso molto da Sergio Marchionne, anche se non c'entrava niente con la Juventus era fautore della politica del cambiamento. Il leader è coraggioso e perseverante, deve saper ascoltare".

  • "SAN SIRO NOSTALGICO, MA SERVE INNOVAZIONE"

    "Per i vecchi romantici, pensare all’abbattimento di San Siro porta amarezza e nostalgia. Io stesso, per la prima volta, ci sono entrato nel 1966… È stato un contenitore di enormi emozioni. Ma così non si tiene conto dell’innovazione, che passa anche dal concetto di modernità".

    "Bisogna rispettare i criteri che devono essere presenti all’interno di uno stadio: sicurezza, che non c’è, accoglienza, per poter stare allo stadio tutto il giorno con intrattenimento di ogni genere, e senso di appartenenza. Avere una propria casa".

    "Non era immaginabile una ristrutturazione, e così si è arrivati all’abbattimento. Ma bisogna farlo per forza. Lo stadio nuovo porta benefici diretti e indiretti, non avere più una cattedrale nel deserto ma un punto di riferimento anche in settimana, dare vita ad attività sociali. Noi oggi siamo fanalini di coda. Incassiamo 80 milioni l’anno dai matchday, l’obiettivo del Real è superare mezzo miliardo".

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