Che non fosse propriamente corretto parlare di "effetto Spalletti" era chiaro sin da subito, dalla trasferta vincente di Cremona. Semplicemente perché un allenatore non può portare un effetto immediato in una squadra, come la Juventus, che ha problemi endemici e strutturali indipendenti dall'allenatore di turno.
Incapace di avvicinarsi in maniera sostanziale al primo posto, sogno neppure troppo nascosto dell'ex commissario tecnico della Nazionale come lui stesso ha svelato nella conferenza di presentazione, la Juve si è inceppata nuovamente. Questa volta contro la Fiorentina di un altro volto nuovo della panchina, ovvero Paolo Vanoli, sostituto di Stefano Pioli chiamato a mettere mano a una situazione ben più drammatica.
“Siamo stati scelti per fare di più e dobbiamo alzare il nostro livello”, ha detto Spalletti dopo l'1-1 del Franchi, senza troppi giri di parole. E poi: "Io penso di riuscire a far dare di più di quello che abbiamo fatto vedere oggi. Il silenzio dei giocatori al rientro negli spogliatoi evidenzia che neanche loro sono contenti della prestazione ed è una cosa che mi fa piacere. Ma dobbiamo andare in campo e giocare un calcio differente”.
Non ha giocato bene la Juventus, se non per qualche sprazzo della gara, e ancora una volta si è palesato il problema forse più evidenti di questa squadra: un attacco che non gira come dovrebbe. E che, come già nei primi mesi stagionali, continua a palesare un equivoco dietro l'altro di non facile soluzione.
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