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Haiti squadraGetty Images

Haiti ha giocato la partita valsa i Mondiali all'estero: la capitale è nelle mani delle gang

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Nelle prime ore italiane del 19 novembre, Haiti ha giocato la partita calcistica più importante degli ultimi sessant'anni: una vittoria contro Nicaragua e un risultato favorevole da Costa Rica-Honduras hanno permesso un ritorno al Mondiale per la seconda volta nella sua storia. A cinquantuno anni dalla storica Coppa del Mondo 1974, terminata dopo sole tre partite, la rappresentativa del paese carabaico ha strappato il pass per i Mondiali come prima classificata del girone C della CONCACAF.

La particolarità? Haiti non gioca il match contro Nicaragua in patria, ma bensì nello stato di Curacao, tra l'altro anch'essa in lizza per un posto al Mondiale. Il motivo è da ricercare nella terribile situazione politica che il paese vive da anni: travolto dalla violenza, la nazionale haitiana è nelle mani delle gang dopo l'assassinio del presidente Jovenel Moïse avvenuto nel 2021.

Lo stadio nazionale di Haiti Stade Sylvio Cator, è stato invaso da bande criminali nel 2024, tanto che la federazione haitiana lo scorso anno annunciava di aver perso il possesso dell'impianto: le gang lo hanno vandalizzato, rendendo impossibile la disputa di eventi locali e internazionali, come le qualificazioni per la Coppa del Mondo. Haiti-Nicaragua (2-0) si è giocata così a Curacao, così come fuori dai confini si sono disputate tutte le altre partite per accedere al torneo 2026.

  • LA TERRIBILE SITUAZIONE DI HAITI

    Port-Au-Prince, capitale di Haiti è sotto controllo delle gang per l'85%, con un totale di 1,3 milioni di haitiani sfollati nell'intero paese.

    A ottobre un rapporto dell'Unicef annunciava che il numero di bambini sfollati è praticamente raddoppiato nell'ultimo anno: circa 680.000, ovvero la metà della popolazione che ha dovuto lasciare la propria casa.

    L'ultimo rapporto della Classificazione Integrata della Sicurezza Alimentare indica come 5,7 milioni di persone (più della metà del paese) vivono in condizioni di insicurezza alimentare acuta e due milioni soffrono la fame a livello di emergenza. Infine, 8.400 le persone che si troveranno a livelli catastrofici di fame, quello cioè "più critico di insicurezza alimentare, in cui le persone sperimentano un'estrema mancanza di cibo, grave malnutrizione acuta e il rischio di morire di fame".

    "La gente scappa dalle proprie case" ha raccontato l'attaccante haitiano Don Deedson Louicius, attualmente sotto contratto con il Dallas FC e autore di otto goal in ventidue partite con la propria rappresentativa.

    "Non riescono a vivere bene, tutti i posti sono chiusi a causa delle gang e la violenza è folle".

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  • HaitiGetty Images

    IL CALCIO PER CAMBIARE HAITI

    Il calcio è politica, è nella sua forma più interessante anche un modo per cambiare le cose all'interno di un paese. 

    Ne è sicuro anche lo stesso Louicius, sicuro di come la qualificazione al Mondiale possa contribuire ad aiutare il paese: "Ci sarà una nuova Haiti. Se riusciremo ad arrivare in cima, credo che alcune cose brutte che stanno accadendo nel Paese finiranno. È ciò in cui crediamo. Crediamo di poter essere il cambiamento per Haiti". 

    Dell stesso parere anche il difensore Garven Metusala, che come Louicius gioca negli Stati Uniti (Colorado Springs Switchbacks FC):

    "Parlandone con altri giocatori della squadra, sappiamo che potrebbe cambiare molto nel Paese" assicura il 25enne di Haiti. "Anche se è una questione politica, potrebbe strappare molti sorrisi, cambiare l'ambiente del Paese e dare molta speranza alla gente. Sappiamo che gli haitiani sono molto appassionati e seguono con passione la squadra. Vogliamo qualificarci non solo per noi stessi, ma anche per restituire qualcosa al popolo haitiano".

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  • IL RITORNO DEL CALCIO LOCALE

    Dopo aver inutilmente cercato di far giocare le proprie partite di qualificazione al Mondiale in una nazione con una nutrita presenza di emigrati haitiani, il calcio locale sta provando a riemergere.

    Detto dell'impossibilità di disputare le partite nello stadio principale del paese, l'unico in grado di ospitare quelle internazionali, nel corso dei primi mesi del 2025 la prima divisione per club è ricominciata, portando di fatto l'FC Juventus des Cayes alla vittoria della Ligue Haïtienne de Football.

    Il successo della locale Juventus è stato storico, il primo nella storia del campionato: “Per tutto quello che mi è successo, non ha prezzo" ha assicurato il giocatore Peterson Seïde al termine dell'ultima vittoria ottenuta ai rigori contro l'Association Sportive Capois.

    La violenza delle gang a Port-au-Prince ha interrotto il programma regolare del campionato dall'inizio del 2020 al 2024: per rilanciare il torneo, la Federazione calcistica haitiana ha organizzato un torneo nazionale speciale negli ultimi due anni, con 13 squadre di scena in quattro zone regionali.

    La finale del torneo è stata disputata a Cap-Haïtien, seconda città più popolosa del paese dopo la capitale.

  • DOVE GIOCANO I CALCIATORI DI HAITI

    La maggior parte dei giocatori convocati per le ultime, decisive, gare di qualificazione al Mondiale giocano negli Stati Uniti tra la MLS e altre leghe.

    Giocare negli Stati Uniti è decisamente particolare per i vari giocatori di Haiti, considerando il forte sentimento anti-americano di larga parte della popolazione haitiana in virtù degli interventi militari USA nel corso dell'ultimo secolo.

    I giocatori di Haiti militano però anche in Europa, tra cui il centrocampista della Triestina Christopher Attys: classe 2001, è cresciuto nell'Inter ma non mai giocato in prima squadra, riuscendo a farsi spazio in Italia tra Serie B e C.

    Duckens Nazon, miglior marcatore della rappresentativa, gioca in Iran (Esteghal), mentre Frantzdy Pierrot, decisivo nelle ultime partite, in Grecia con l'AEK Atene.

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  • IL CT NON HA MAI VISTO HAITI

    Dal 2024 il commissario tecnico di Haiti è Sébastien Migné, che nel corso di quasi due anni non ha mai metto piede nel paese caraibico.

    52enne francese, Migné non può recarsi ad Haiti per la terribile situazione che vive il paese: 

    "È impossibile perché è troppo pericoloso" ha raccontato a France Football. "Di solito vivo nei paesi in cui lavoro, ma stavolta non posso. Non ci sono più voli internazionali che atterrano lì".

    Ex ct di Guinea Equatoriale e Kenya, Migné si è affidato alle telefonate sui giocatori effettuate dai funzionari della federazione calcistica haitiana:

    "Mi hanno dato informazioni, e ho gestito la squadra da remoto".

    Migné ha lavorato per convincere diversi giocatori con origini haitiane a sposare la causa della rappresentativa, invece che per svariati paesi europei a americani.

    Ora quei calciatori hanno fatto la storia, nella speranza che la qualificazione al Mondiale possa contribuire a dare il via ad un cambiamento nel paese.