Pubblicità
Pubblicità
Questa pagina contiene link di affiliazione. Quando acquisti tramite i link forniti, potremmo guadagnare una commissione.
InterGetty

Dove può arrivare l'Inter di Simone Inzaghi: perché la Champions League non può essere solo un sogno

Pubblicità

Al 45' di Roma-Inter, i social sono una trincea. I tifosi di Juventus e Milan sostengono, sulla scorta di quanto affermato da Daniele De Rossi alla vigilia, che effettivamente i nerazzurri possono essere sconfitti. Qualcun altro, tra i tifosi dell'Inter, accusa Simone Inzaghi di aver preparato male la partita: c'è chi dice che Marcus Thuram è "cotto". Che Denzel Dumfries lasciato in panchina per motivi che, stando ai social, sarebbero riconducibili al rinnovo, è una follia.

Se non si comprende la reale dimensione del primo tempo dei giallorossi, forse conviene rileggere queste righe diverse volte: perché per il resto, riguardo tutto ciò che succede al rientro dagli spogliatoi, c'è una sola spiegazione possibile. Questa Inter, quella vista nella seconda frazione, non è "battibile". Al netto di quello che sostiene De Rossi.

E allora viene lecito chiedersi dove possa arrivare la formazione di Simone Inzaghi, all'Olimpico rappresentata in panchina da Massimiliano Farris. A costa, insomma, può ambire ancora, oltre a uno Scudetto che si sta cucendo, giornata dopo giornata, sul petto.

  • TUTTI SUL CARRO DELL'INTER

    Al triplice fischio di Marco Guida, il carro dell'Inter è stracolmo: i sostenitori del progetto di Simone Inzaghi quasi non ci stanno più. Molti sono gli stessi che appena quarantacinque minuti prima avevano messo in discussione la preparazione della gara da parte del "Demone di Piacenza".

    Che, poi, sono anche quelli che in primavera avrebbero voluto un suo esonero, dopo la sconfitta dei nerazzurri a San Siro per mano di Giacomo Bonaventura, salvo poi risalire sul carro, quello di prima, alla vigilia di Istanbul.

    Ora: è da quando Inzaghi è subentrato ad Antonio Conte che va così. Lo scetticismo legato alla stagione post-Scudetto ha alimentato un "saliscendi" che, alla terza stagione del tecnico piacentino, scivola sui corpi dei giocatori dell'Inter come se nulla fosse. Al resto ci pensa il campo.

  • Pubblicità
  • CONTRO IL PASSATO

    La partita contro la Roma è stata anche l'ennesima prova superata contro il recente passato: "Not in my house" non è solo un post simpatico, nella sua ironia, pubblicato sui social dall'Inter. È un vero e proprio manifesto.

    Romelu Lukaku non esiste più da mesi: rimane solo qualche immagine della finale dell'Ataturk, nella mente dei tifosi nerazzurri. Quel che è accaduto in estate, il "voltafaccia" e tutto ciò che a esso è legato, non pesa.

    I fischietti di San Siro, della sfida d'andata, hanno lasciato spazio all'indifferenza: questa pesa molto più di ogni altra cosa. Il dribbling di Yann Sommer dopo che lo stesso svizzero ha strappato il pallone dai piedi del belga racconta tutto il resto. Non sembrano esserci scorie nei pensieri della formazione di Inzaghi: solo mentalità.

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • THURAM, UN UPGRADE ESAGERATO

    E, a proposito di Lukaku, poi c'è l'icona: Marcus Thuram. "Tikus" al momento è forse il più grande upgrade inconsapevole della storia recente dell'Inter.

    Viene da chiedersi cosa sarebbe stato di lui se il belga avesse effettivamente tenuto fede alle promesse fatte alla dirigenza: a Beppe Marotta e Piero Ausilio. A Inzaghi, pure. Ai compagni: a Lautaro Martinez.

    Cosa sarebbe stato della "Lu-La", in questa stagione, se Lukaku fosse realmente rimasto a Milano? E la stagione dell'Inter sarebbe stata diversa?

    Il "karma" ha premiato i nerazzurri: Thuram ha fatto il resto. "Cotto", alla fine, non lo è stato: Gianluca Mancini non lo vede neanche partire, prima di venir bruciato. Angelino fa capire che un attaccante può propiziare autogoal senza dover chiamare in causa la fortuna. Due autoreti su due, nelle ultime due. Nove goal in Serie A, dieci assist. Alla faccia del caso.

  • LA FINALE CHE HA CAMBIATO L'INTER

    C'è una sorta di precedente, se si vuole considerare bene il caso delle ambizioni dell'Inter, e riguarda il Bayern Monaco.

    Nel 2012 i bavaresi giocano una finale di Champions League "sanguinosa" all'Allianz Arena: davanti al proprio pubblico, da favoriti assoluti contro un Chelsea, quello di Roberto Di Matteo, frutto del caso e della fortuna.

    Le lacrime al triplice fischio hanno rafforzato le intenzioni del gruppo guidato da Jupp Heynckes, forgiando il carattere di ciascun giocatore e preparando gli animi di quella che verrà consegnata alla storia come una delle squadre più complete di sempre. Il Bayern campione d'Europa del 2013. Solo un anno più tardi (in finale col Borussia Dortmund).

    Non è possibile sapere se questo possa essere o meno il caso dell'Inter, ma resta il fatto che da Istanbul, dall'Ataturk, dalla gara contro il Manchester City i nerazzurri ne sono usciti rafforzati, come ha ammesso lo stesso Marotta a DAZN, di recente.

    "Oggi siamo una squadra, una società con una mentalità vincente fatta di percorsi di crescita: tanti dicono che questa mentalità vincente è stata consacrata nella finale di Istanbul. Devo dire di sì: i giocatori si sono allenati a capire cosa vuol dire vincere. Lì perdemmo, ma nella sconfitta abbiamo capito che ci sono dei margini di miglioramento".

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • DOVE PUÒ ARRIVARE QUESTA INTER

    In termini pratici, c'è da analizzare anche le dichiarazioni dei vari interpreti di questa Inter: tutti, nessuno escluso, hanno ribadito nel tempo che in finale di Champions League vogliono arrivarci di nuovo.

    Ed effettivamente, anche a livello europeo, la considerazione della formazione nerazzurra è cambiata: l'ostacolo Atletico Madrid, in questo senso, è fondamentale.

    Superarlo vuol dire accedere a una fase in cui la consapevolezza nei propri mezzi cresce ulteriormente: l'obiettivo primario, comunque, resta lo Scudetto. La perfetta chiusura del cerchio della prima parte del ciclo di Inzaghi. Ecco, una buona parte del Tricolore è già stata cucita sul petto. L'Inter è "pazza", vero, ma per quanto visto nel secondo tempo contro la Roma non fino a questo punto.