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Jeremy Doku Manchester City GFXGetty/GOAL

Da diamante grezzo del Manchester City a talento “inarrestabile”: come Doku è diventato l’esterno più devastante della Premier League

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Jérémy Doku ha sempre avuto il talento per fare cose straordinarie in campo, ma per anni gli era mancato il senso del momento e del modo in cui mettere in mostra la sua magia. Già a 15 anni era considerato un prodigio, ma è stato solo contro il Liverpool, la squadra che lo corteggiava prima dei suoi 16 anni, che Doku si è finalmente rivelato per ciò che molti credevano potesse diventare.

La sua prestazione scintillante nel 3-0 del Manchester City sui Reds è stata una di quelle rare esibizioni in cui un singolo giocatore domina completamente una partita di alto livello. Non un lampo isolato di genio, ma una sequenza continua di magie, dribbling e invenzioni capaci di creare panico ogni volta che toccava il pallone.

Una performance da incorniciare, paragonabile ai capolavori di Thierry Henry contro il Liverpool nel 2003-04, di David Silva nel 6-1 sullo United del 2011-12 o del leggendario Mark Viduka con il Leeds nel 2001.

  • Manchester City v Liverpool - Premier LeagueGetty Images Sport

    SULLE ORME DI HAZARD

    Dal punto di vista statistico, nessuno aveva inciso così tanto in una partita di Premier League dai tempi di Eden Hazard nel 2019. L’ex stella del Chelsea fu l’ultimo a vincere almeno sette duelli, completare sette dribbling, creare tre occasioni e tirare tre volte nello specchio in una singola gara — ma contro il West Ham di metà classifica, non contro i campioni in carica reduci da una vittoria sul Real Madrid.

    Quando molti si paralizzano sotto i riflettori, Doku si esalta.

    “Nelle grandi partite c’è più esposizione, ma anche più bellezza,” ha dichiarato a Sky Sports.

    L’ex talento dell’Anderlecht aveva già mostrato segnali del suo potenziale: brillante nel 3-0 contro il Manchester United a settembre, devastante col Burnley, e decisivo contro il Borussia Dortmund pochi giorni prima del big match con il Liverpool.

    Oggi sta ripagando fino all’ultimo centesimo dei 55,5 milioni di sterline spesi dal City per strapparlo al Rennes nel 2023. Se continuerà così, sembrerà addirittura un affare. E pensare che, fino a poco tempo fa, in molti dubitavano della cifra investita e della sua compatibilità con un sistema di gioco così rigido e collettivo come quello di Guardiola.

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  • Manchester City v West Ham United - Premier LeagueGetty Images Sport

    DA RISERVA SUPER A TITOLARE IMPRESCINDIBILE

    Doku non ha impiegato molto per conquistare i tifosi dell’Etihad. Alla sua prima in casa, contro il Fulham, ha subito acceso gli spalti, poi ha segnato contro il West Ham. Ma il vero exploit è arrivato nel 6-1 al Bournemouth, quando ha scritto la storia diventando il più giovane di sempre con cinque partecipazioni a goal in una singola partita di Premier League (quattro assist e una rete).

    Subito dopo, però, una lesione muscolare lo ha tenuto fuori sei settimane, interrompendo la sua ascesa. Dieci partite senza goal né assist, e solo una presenza da titolare in Champions League.

    Era visto più come arma dalla panchina, come dimostrano i suoi ingressi decisivi: l’assist per De Bruyne contro il Real Madrid e la giocata che ha portato al goal di Bernardo Silva nella semifinale di FA Cup contro il Chelsea.

    Nelle sue prime due stagioni in Inghilterra, Doku ha chiuso con una media di 3 goal e 7 assist, numeri modesti per un giocatore costato oltre 50 milioni.

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  • Manchester City v Tottenham Hotspur - Premier LeagueGetty Images Sport

    CONQUISTARE LA FIDUCIA DI PEP

    Doku, però, non è mai stato un giocatore da statistiche. Anche al Rennes, il suo massimo era stato 6 goal e 2 assist. Guardiola lo ha ricordato dopo la vittoria sul Liverpool:

    “Non diventerà mai un grande goleador, credo. Ma si sta impegnando per migliorare, ascolta, e ha qualità speciali nel dribbling. Oggi è stato aggressivo con e senza palla, ha fatto una partita eccezionale.”

    Non sempre Pep è stato così indulgente. Dopo il 4-0 al Brighton nel 2024, lo rimproverò pubblicamente per aver perso un paio di palloni. Criticò anche la sua prestazione all’Old Trafford, salvo poi ammettere — dopo una buona prova a Goodison Park — di essere stato “ingiusto” nel non averlo utilizzato di più.

    A un certo punto, Doku rischiava persino di essere escluso dai piani tattici, con Guardiola che preferiva ampiezza dai terzini (come O’Reilly o Nunes). Ma oggi è uno dei titolari fissi, con 16 presenze su 17 gare stagionali e 11 partenze dal primo minuto, comprese tutte le partite di Champions League.

  • Manchester City v Borussia Dortmund - UEFA Champions League 2025/26 League Phase MD4Getty Images Sport

    CAPIRE IL GIOCO

    Molti giocatori hanno bisogno di tempo per adattarsi al metodo Guardiola — da Grealish a Gvardiol, fino a Nico González. Doku ne ha impiegati due, ma ora ha trovato l’equilibrio perfetto: ha capito come inserirsi nel sistema senza perdere la sua imprevedibilità.

    “Io non insegno a Doku come dribblare, quello è talento naturale,” ha spiegato Pep. “Il merito è suo: noi creiamo l’ambiente, ma sono i giocatori che si costruiscono da soli.”

    Guardando i video della sua infanzia ad Anversa, si riconosce subito lo stesso stile di dribbling: fluido, rapido, istintivo. Passava ore a giocare su un campo in cemento con suo fratello Jefferson. Entrato nell’accademia dell’Anderlecht a 10 anni, non ha mai perso la tendenza a cercare la giocata personale.

    Thierry Henry, che lo allenò come vice di Martinez nel Belgio, lo elogiò già ai tempi del Rennes per la sua tecnica, ma la scorsa settimana ha aggiunto un consiglio cruciale:

    “Ha potenziale infinito, ma serve guida. Deve imparare a rallentare, osservare e poi accelerare di nuovo. È l’unico modo per vedere il quadro d’insieme.”

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  • Manchester City v Liverpool - Premier LeagueGetty Images Sport

    IL SALTO DI QUALITÀ

    La prova contro il Liverpool, e in particolare il suo goal, è stata così impressionante da strappare un sorriso persino a Roy Keane.

    “Lo guarderei tutto il giorno,” ha detto a Sky Sports. “Calcio sexy, fantastico. Un capolavoro di tecnica.”

    “Ha portato il suo gioco a un altro livello,” ha aggiunto Micah Richards. “Prima finiva spesso in vicoli ciechi. Ora ha fiducia e lucidità.”

    Anche Daniel Sturridge, ex City e Liverpool, è rimasto senza parole davanti al suo marchio di fabbrica: “la bacchetta magica”, una finta di piede sopra la palla seguita da uno scatto esplosivo nella direzione opposta.

    “Quel gesto funziona sempre per lui,” ha spiegato. “Nessuno riesce a leggerlo. Ha una potenza che i difensori non possono eguagliare. Quando decide di partire, è semplicemente inarrestabile.”

  • FBL-ENG-PR-MAN CITY-LIVERPOOLAFP

    UN GIOCATORE TRASFORMATO

    Secondo Sturridge, la chiave è nella testa:

    “Ora gioca con un piano preciso. Non improvvisa più. È diretto, e contro chiunque giochi, crea sempre problemi.”

    Doku ha riassunto così il suo cambiamento:

    “La differenza è che ora ho Dio nella mia vita. Dopo il derby con lo United mi sono battezzato. Voglio giocare senza paura né dubbi.”

    Poi ha aggiunto:

    “Ho compagni straordinari che credono in me e mi spingono a migliorare ogni giorno. Questo mi dà fiducia e mi fa dare sempre di più.”

    E i suoi compagni, oggi, direbbero lo stesso: avere un Doku in questa forma rende tutto molto più facile.

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