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3x3 11a giornata

Conte, giocatori, società: di chi è la colpa della crisi Napoli? La Roma può davvero lottare per lo Scudetto? L’Inter di Chivu è già superiore all’Inter di Inzaghi?

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  • Conte, giocatori, società: di chi è la colpa della crisi Napoli?
  • La Roma può davvero lottare per lo Scudetto?
  • L’Inter di Chivu è già superiore all’Inter di Inzaghi? 

Tre domande a tre giornalisti di GOAL sulla decima giornata di Serie A: le risposte di Antonio Torrisi, Marco Trombetta e Stefano Silvestri nel nostro 3X3.

  • Politano NapoliGetty Images

    DI CHI È LA COLPA DELLA CRISI DEL NAPOLI?

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  • “E alla fine Antonio Conte se la prese… con se stesso. E forse ci ha azzeccato”

    Antonio Torrisi - E venne il giorno. Anche perché la lista dei potenziali colpevoli è finita: se l’era presa per il mercato, per i tanti acquisti. Troppi evidentemente, nove, per un allenatore che quando ne riceve tre dice che tre sono pochi. Ma il mercato chi lo fa? Se se la prende per quello non lui, forse: quindi la società. E allora, dopo questa deduzione semplice, ricominciamo il giro. Se l’era presa con la società. Poi con il sistema. Gli arbitri, le “pressioni” spinte dagli altri. Ah, questi altri… sempre in agguato, sempre pronti a danneggiare il Napoli. A detta sua.

    Cos’è che aveva detto? Ah, sì: che “Napoli lì dà fastidio”. Ma a chi? Napoli e il Napoli sono tante cose, anche belle simbolicamente: il gesto di rivalsa di una parte d’Italia che calcisticamente fa fatica ad arrivare ai vertici (chi vi scrive è del Sud e questa materia la conosce) e che quando ci arriva gode il doppio dei successi. A chi dovrebbe dar fastidio?

    E quindi, ricominciamo: se l’è presa per le strategie di mercato, quindi con la società, poi con gli arbitri, con il sistema, poi ancora con i dirigenti avversari (Marotta su tutti). A un certo punto pure con gli avversari, in campo, colpevoli di aver fatto catenaccio, come nel caso dell’Eintracht Francoforte. E dopo aver chiesto alla piazza di stare vicina alla squadra perché “tutti devono sapere che troveranno un gruppo compatto e forte” perde con il Bologna e dice che non sente la stessa energia dello scorso anno e che o non sta facendo lui “un buon lavoro, o qualcuno non vuole sentire”. Ah, quindi ce l’ha con lo stesso “gruppo compatto e forte” di cui parlava? Alla faccia.

    Su una cosa, forse, ha ragione: quando si riconosce una buona parte di colpe nel difficile momento del Napoli (che non è una “crisi”, per quanto mi riguarda, perché la stagione è lunghissima). Perché a giocare troppo a fare i piccoli fiammiferai poi si rischia di bruciare tutto. Miracoli sportivi, come quello dello scorso anno, compresi.

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  • ROMA DAVVERO DA SCUDETTO?

  • “Risposta secca: no. Il campionato non è di 11 giornate”

    Stefano Silvestri - Non iniziamo a parlare di Scudetto, per carità. Che la Roma stia facendo bene è sotto gli occhi di tutti, che la classifica sia ottima e che il primo posto sia un bel vedere pure, ma da qui a pensare che i giallorossi possano tagliare il traguardo prima di tutte le altre ce ne passa. Dopo la partita contro l’Udinese, Gian Piero Gasperini ha sorriso spiegando che “è giusto che la gente sogni, arriviamo a questa sosta da primi, ma le percentuali di chi lotta per lo Scudetto le vedremo più avanti”. Insomma, la porta non può essere chiusa perché di certo nel calcio non c’è proprio nulla, ma intanto è lui il primo a tenere i piedi per terra: il tifoso è tifoso e può sognare, ma poi i sogni fanno i conti con la realtà.

    Qual è la realtà della Roma? Quella di una squadra che Gasperini sta pian piano plasmando a proprio piacimento, che ha un’organizzazione e un’identità, che subisce pochissimo e che spesso tiene la porta inviolata (ha la miglior difesa d’Europa assieme all’Arsenal). Ma anche la realtà di una squadra che negli undici titolari non è quasi cambiata rispetto allo scorso anno, chiuso al quarto posto dopo un’eccellente rimonta. Una squadra il cui livello è più che buono, ma lo stesso inferiore a quello di un’Inter, di un Napoli, persino di un Milan. Una squadra poco abituata a respirare quest’aria. La riprova? Dybala e compagni hanno giocato due scontri diretti fino a questo momento e li hanno persi entrambi: uno contro i nerazzurri e l’altro contro i rossoneri. Gara, quest’ultima, in cui hanno fatto il bello e il cattivo tempo per una mezz’ora abbondante prima di spegnere clamorosamente la luce.

    Roma, del resto, non è stata costruita in un giorno. E non si possono chiedere troppi miracoli neppure alla Roma di Gasperini, che dal mercato si sarebbe atteso di più ma che alla fine si è rimboccato le maniche, lavorando (bene) con ciò che gli è stato messo a disposizione. Compreso un attacco che segna col contagocce, tra le note difficoltà di Dovbyk e il digiuno ormai annuale - con i club e nei campionati nazionali - di Ferguson. Gennaio è lontano, una punta più prolifica potrebbe eventualmente arrivare solo tra due mesi. E l’infortunio di Dybala complica ulteriormente i piani. Insomma, difficilmente si potrà andare avanti a suon di 1-0 o massimo 2-0. Così come difficilmente i nodi tarderanno a venire al pettine: il campionato è fatto di 38 giornate, non di 11.

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  • FBL-ITA-SERIEA-INTER-LAZIOAFP

    L'INTER DI CHIVU GIÁ SUPERIORE A QUELLA DI INZAGHI?

  • "Non è superiore, ma più completa: è una nuova Inter"

    Marco Trombetta - Diciamolo chiaramente, chi non ha storto il naso quando l'Inter ha deciso di sostituire Simone Inzaghi con Chivu? Chi non ha pensato a un downgrade? A un ridimensionamento?

    Eppure, l'arrivo di Chivu, con il suo equilibrio tra il non stravolgere e il rinnovare, era proprio quello che serviva a un'Inter ridotta in pezzi dopo la finale di Champions persa contro il PSG.

    L'Inter di Chivu non è superiore a quella di Inzaghi, non può esserlo ancora. Sarebbe ingiusto anche solo pensarlo, considerando che l'Inter con Inzaghi ha raggiunto una consapevolezza e una mentalità europea che non si vedeva forse dai tempi di Herrera.

    Quindi no, non è superiore, ma più completa. Perché non possiamo non considerare che Inzaghi aveva a disposizione Correa e Arnautovic come alternative a Lautaro e Thuram, mentre Chivu si ritrova con Pio Esposito e soprattutto Bonny. E questo fa già tutta la differenza, come dimostrato nelle ultime settimane.

    Non è superiore, ma è una nuova Inter. Libera da certi limiti imposti da Inzaghi, come quello dei cartellini o quello del 'timer' per Dimarco. Un'Inter più leggera, che ha riportato verve a giocatori che sembravano ormai a fine ciclo come Calhanoglu e Mkhitaryan. E che ha permesso a un giocatore come Zielinski, a mio parere una risorsa non sfruttata da Inzaghi, di tornare utile e influente nel progetto.

    L'Inter di Inzaghi ha fatto storia e rimane un esempio, che lo stesso Chivu sta seguendo. Non è questione di superiorità, dunque, ma di rinnovamento di una squadra che da anni è la più forte in Italia e che non sempre è riuscita a dimostrarlo.

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