Antonio Torrisi - E venne il giorno. Anche perché la lista dei potenziali colpevoli è finita: se l’era presa per il mercato, per i tanti acquisti. Troppi evidentemente, nove, per un allenatore che quando ne riceve tre dice che tre sono pochi. Ma il mercato chi lo fa? Se se la prende per quello non lui, forse: quindi la società. E allora, dopo questa deduzione semplice, ricominciamo il giro. Se l’era presa con la società. Poi con il sistema. Gli arbitri, le “pressioni” spinte dagli altri. Ah, questi altri… sempre in agguato, sempre pronti a danneggiare il Napoli. A detta sua.
Cos’è che aveva detto? Ah, sì: che “Napoli lì dà fastidio”. Ma a chi? Napoli e il Napoli sono tante cose, anche belle simbolicamente: il gesto di rivalsa di una parte d’Italia che calcisticamente fa fatica ad arrivare ai vertici (chi vi scrive è del Sud e questa materia la conosce) e che quando ci arriva gode il doppio dei successi. A chi dovrebbe dar fastidio?
E quindi, ricominciamo: se l’è presa per le strategie di mercato, quindi con la società, poi con gli arbitri, con il sistema, poi ancora con i dirigenti avversari (Marotta su tutti). A un certo punto pure con gli avversari, in campo, colpevoli di aver fatto catenaccio, come nel caso dell’Eintracht Francoforte. E dopo aver chiesto alla piazza di stare vicina alla squadra perché “tutti devono sapere che troveranno un gruppo compatto e forte” perde con il Bologna e dice che non sente la stessa energia dello scorso anno e che o non sta facendo lui “un buon lavoro, o qualcuno non vuole sentire”. Ah, quindi ce l’ha con lo stesso “gruppo compatto e forte” di cui parlava? Alla faccia.
Su una cosa, forse, ha ragione: quando si riconosce una buona parte di colpe nel difficile momento del Napoli (che non è una “crisi”, per quanto mi riguarda, perché la stagione è lunghissima). Perché a giocare troppo a fare i piccoli fiammiferai poi si rischia di bruciare tutto. Miracoli sportivi, come quello dello scorso anno, compresi.