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Valerenga dopingGetty Images

Caso doping in Norvegia: ma è colpa dei granuli del campo sintetico

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Scagionata da qualsiasi llecito in seguito all'indagine antidoping che l'ha visto protagonista, suo malgrado. Il motivo? Aveva accidentalmente ingerito una sostanza vietata contenuta... nei granuli di gomma del sintetico.

Ha dell'incredibile la storia proveniente dalla Norvegia e in particolare dal Valerenga, uno dei migliori club femminili locali, più volte impegnato nella Women's Champions League (nel 2024/2025 ha affrontato la Juventus nel massimo torneo europeo). Per fortuna della giocatrice, rimasta anonima, l'Agenzia Antidoping norvegese è riuscita ad individuare la provenienza della sostanza, ingerita durante una partita.

I granuli di gomma sono composti triturati e riciclati (spesso da pneumatici), che di fatto si trovano sotto i campi da calcio sintetici categoria 3G e 4G, diffusi in tutta Europa a livello amatoriale e professionale.

  • LA PARTITA E IL COMUNICATO

    Lo scorso 22 aprile il Valerenga ha ospitato l'LSK Kvinner nell’arena indoor di LSK-Hallen a Lillestrom, nei dintorni di Oslo. 

    In seguito alla partita otto giocatrici erano risultati positivi al 1,3-dimetilbutilammina (DMBA), mentre una superava la soglia fissata dall'Agenzia mondiale antidoping.

    L'indagine è stata portata avanti dal club e dalla locale anti-doping ADNO, la prima a capire il perché della soglia troppo alta. 

    “Dopo un’indagine approfondita da parte dell'ADNO, il caso è stato presentato al comitato per l’accusa indipendente di ADNO" il comunicato. "Ora hanno raggiunto la loro decisione, il che significa che l'atleta non sarà sospesa. È anche chiaro che né la WADA né nessun altro organismo con il diritto di ricorrere in appello eserciteranno tale opzione"

    "Sulla base dei risultati dell’indagine di ADNO, e delle informazioni aggiuntive raccolte, la WADA ha tutte le ragioni per cui credere che una tale situazione sia limitata a determinati campi di erba artificiale in Norvegia” le parole della WADA al New York Times.

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  • LE PAROLE DELLA GIOCATRICE

    "Sono così fortunata che ho un grande gruppo di persone pienamente di supporto intorno a me” le parole della giocatrice anonima al New York Times. Anonima, di fatto, perchè ha potuto continuare a giocare in attesa della decisione dell'agenzia. 

    “Il mio club ha gestito la situazione professionalmente e mi ha aiutato molto. Spero sinceramente che i giocatori saranno protetti meglio in futuro. Bisogna credere nel processo e che è giusto, giusto e per il bene dello sport".

    Dal Valerenga, però, arrivano forti dubbi:

    “Le regole per come sono strutturate oggi possono portare a sospendere per anni un atleta innocente.

    “Il processo – e il risultato – sembrano alquanto arbitrari: se l’ADNO non fosse stato in grado di identificare il granulato come fonte la mia situazione sarebbe stata molto più difficile. Sei estremamente attento, segui tutte le regole e finisci comunque per essere trascinato in un caso come questo. Mostra quanto sei vulnerabile come atleta".

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  • PARTITE ALL'ESTERNO

    A questo punto la Federcalcio norvegese ha raccomandato che le partite competitive indoor vengano spostate all’esterno per ridurre il rischio di una situazione simile e soprattutto per evitare danni causati da sostanze tossiche e proibite.

    Rudd, CEO dl Valerenga, spera che atleti ed atlete possano avere maggiori diritti qualora avvengano casi come quello della giocatrice, che ha rischiato un lungo stop:

    “Capiamo che si debba avere competizioni al sicuro e senza doping, ma allo stesso tempo è molto importante che le normative antidoping e i processi facciano in modo che gli atleti abbiano i loro diritti e un processo giusto".