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Loracconto io ep.5: pagelle, fantacalcio e socialGOAL

Loracconto io - Il calcio raccontato da un calciatore. Ep. 5: le pagelle, il fantacalcio e i social

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Un altro punto di vista. Siamo abituati a vedere i calciatori dentro ad un rettangolo verde, con indosso maglia e scarpini, circondati da uno stadio che fa da teatro allo spettacolo del calcio giocato. Cercate ora di immaginarvi uno di questi attori, di fronte ad una tastiera, che prova a tramutare in parole alcuni aspetti dell’esperienza calcistica vissuta in prima persona.

Mi chiamo Filippo Lora, centrocampista della Torres, e su GOAL proverò a portarvi nel nostro mondo: non sarà un tema autobiografico, bensì un racconto di quello che il calcio è per noi calciatori, o almeno, per tanti di noi, in quanto il calcio essendo uno sport formato da una complessità infinita di fattori, è per ognuno qualcosa di diverso.

Vi svelerò come un calciatore vive il suo mestiere, troppe volte erroneamente ridotto a “tirare due calci ad un pallone”, descritto da chi per il calcio ha dato tutto, facendone la principale ragione di vita. Da chi per esso ha sofferto abbastanza da arrivare ad odiarlo in alcuni momenti, per poi tornare ad amarlo non appena provata una di quelle emozioni che solo il calcio regala. Trasformerò tiri, passaggi e contrasti in parole, per guardare e raccontare il calcio da un’angolazione del tutto inedita.

RILEGGI L'EPISODIO 1: Come diventare un calciatore

RILEGGI L'EPISODIO 2: La settimana-tipo di un calciatore

RILEGGI L'EPISODIO 3: Cosa succede dentro uno spogliatoio

RILEGGI L'EPISODIO 4: Il calciomercato

  • L'ITALIA E I SUOI 60 MILIONI DI ALLENATORI

    Il calcio, le sue dinamiche ed i suoi interpreti sono oggetto di discussione in tantissimi ambienti, dove le opinioni di tifosi e appassionati portano questo sport ad essere il più seguito, amato e discusso tra tutti gli altri.

    Non so voi, ma io vado dal barbiere e sento parlare di calcio, vado a fare la spesa e sento discussioni tattiche, bevo il caffè la mattina in mezzo a commenti e consigli tecnici, passeggiando col cane spesso e volentieri incontro il tifoso di turno che non si perde d’animo ad incitare ed a incoraggiare in vista della prossima partita.

    Chiaro, in questo momento vivo il calcio in una piazza calcistica calda e passionale, ma queste circostanze si sono sempre ricreate, in tutte le mie esperienze calcistiche, e penso che sia così anche per tutti i miei colleghi.

    In Italia il calcio è vissuto in questa maniera, De Zerbi ha detto poche settimane fa che nel nostro paese ci sono 60 milioni di allenatori, ci saranno sicuramente differenze dalle altre culture calcistiche d’europa e del mondo, ma anche questa forma di interesse da parte degli appassionati porta a far accrescere il movimento calcistico italiano: se non ci fosse interesse, la gente non lo seguirebbe, e sarebbe destinato a scomparire.

    E noi calciatori quindi, come ci comportiamo in relazione a queste dinamiche? La prima cosa che impariamo è la convivenza.

    L’epoca attuale, inoltre, vede lo scoppio di diversi canali di comunicazione: social network, nuove trasmissioni e podcast si aggiungono alle pagine di giornale e alle discussioni tra tifosi che creavano la cornice attorno al pallone fino a pochi anni fa.

    Calciatori, e soprattutto allenatori, sono inevitabilmente presi in causa in questi raccoglitori di opinioni, giudizi e indicazioni, sono mira di accorgimenti tecnici e tutto quello che esprimono dentro il terreno di gioco sarà argomento degli addetti ai lavori per la settimana che arriva, in attesa della prossima prestazione.

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  • GFX Rassegna Stampa

    LE PAGELLE

    Lora: 4,5

    Sarebbe stata buona la prestazione ma solo fino 5’ dalla fine, quando con quell’errore imperdonabile offre agli avversari la possibilità di ribaltare il risultato e Lecco che raccoglie per la secondo volta consecutiva 0 punti in casa”.

    Recitava così la pagella post Lecco-Renate della scorsa stagione, e fin qui, cosa ci potrà mai essere di strano?

    Un dettaglio: il giornalista che la scrisse, che incrociavo tutte le mattine in palestra, mi aveva scambiato con un mio compagno, eppure aveva ben presente come fossi fatto.

    Lo incontrai tutte le successive mattine ad allenarsi, senza mai dire niente ovviamente, fino a quando alla successiva conferenza stampa, venne a scoprire che non ero stato io il protagonista del fatto.

    “Ma non mi dici niente che ti ho dato un votaccio che non era per te?”

    Non mi feci attendere, scherzando su un banalissimo errore e ridendoci sopra: “M.V. Da rivedere l’attenzione e la concentrazione sotto scrivania, rimandato alla prossima gara!”

    Finite le gare sono di ordinaria frequenza le pagelle degli addetti ai lavori, di pagine social e altri canali. Non finisce partita in cui non ci sia poi un giudizio tecnico su quanto abbiamo espresso durante la gara.

    E questo come influenza noi calciatori?

    Mentirei se dicessi che viviamo questo aspetto tutti nello stesso modo, ognuno la interpreta alla propria maniera.

    Dividerei comunque la categoria in 2 parti: chi si interessa alla questione e chi no.

    I primi, leggono la pagella magari per farsi un’idea della prestazione, per sentire un ulteriore parere esterno sull’operato in campo, oppure per semplice curiosità.

    I secondi se ne disinteressano totalmente, forse per non farsi influenzare, forse perché la cosa non coinvolge personalmente o forse perchè non c’è il desiderio di conoscere le opinioni altrui.

    Io ho fatto parte della prima categoria all’inizio della mia carriera, per poi traslocare nella seconda, verso gli ultimi anni. Dal passare a rassegna ogni testata giornalistica o sito per vedere cosa dicessero di me, sono passato a non provarne più interesse, arrivando a svincolarmi da quella che è l’opinione esterna su me stesso.

    Frutto di un lavoro durato anni, ho sistemato parti di me che mi condizionavano in negativo, eliminando il peso che queste, ed altre, interferenze esterne esercitavano sulle mie prestazioni.

    Altri magari non hanno questa esigenza, o ancora non si sono resi conto che potrebbe giovare loro.

    Infatti c’è chi si mangia il fegato per un 5.5 in pagella quando magari meritava la sufficienza abbondante. C’è chi soffre da matti quell’addetto ai lavori che magari lo ha preso di mira. Chi rosica per una “bocciatura” sui giornali, soprattutto se è consapevole di non essere riuscito ad esprimersi al meglio, e l’ultima cosa di cui avrebbe bisogno è di sentirselo dire un’altra volta, rosicata doppia!

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  • I SOCIAL

    “Neanche Gesù piaceva a tutti, figuriamoci io”.

    Josè Mourinho

    Lo stesso discorso sui giudizi delle pagelle, vale per i social network. Forse è una questione ancora più ampia, in quanto i social vengono utilizzati praticamente da tutti, e chiunque si interessi ad un argomento ora utilizza questi canali per informarsi e darne sfogo.

    Aggiungiamo inoltre il fatto che ormai questi portali, in molti casi, sembra che diano diritto a chiunque, di dire qualsiasi cosa, a qualsiasi persona, in qualsiasi modo.

    Ci sono profili seguitissimi, soprattutto dei campioni di Serie A, dove è impensabile pensare che il diretto interessato riesca a leggere migliaia di commenti ad ogni pubblicazione, sarà difficile per lui riuscire a compiacersi di eventuali complimenti, o leggere delle varie arrabbiature del caso.

    Noi calciatori non potremo mai piacere a tutte le persone che seguono il calcio, a tutti i tifosi della squadra e tutti gli appassionati. Come a noi vanno a genio determinate persone e altre meno, figuriamoci se questo non succede per chi ci guarda.

    È la cosa più normale che possa esistere.

    I commenti delle persone esterne allo spogliatoio poi, nel 99% dei casi, non possono tenere conto di tutto quello che c’è dietro ad una semplice prestazione, proprio perchè sono esterni e non conoscono tutte le dinamiche e i fatti che accadono prima, o anche durante, i 90 minuti della gara.

    Mi è capitato di vedere compagni criticati sui social per prestazioni opache, ma queste persone per esempio non potevano sapere del reale apporto morale che questi giocatori davano allo spogliatoio, cosa probabilmente anche più importante della prestazione stessa.

    L’importante però, credo che stia nel non permettere che questo ci influenzi e ci condizioni, sia nel bene che nel male.

    Si tratta di interferenze, positive e negative che siano, a cui possiamo benissimo fare a meno. Quando si vince e si gioca bene si sprecano complimenti e applausi virtuali, ma non ci si può adagiare ai festeggiamenti, si deve andare avanti. Altre volte regna l’equilibrio. Quando invece si perde e si gioca male si può essere presi di mira, ma anche quello dobbiamo considerarlo un aspetto ordinario.

    Ai miei figli non posso dire “bravi” se mi colorano coi pennarelli il divano di casa, glielo dico quando colorano su un foglio.

    Sta a noi calciatori, convivere con questo aspetto, consapevoli che fa parte del nostro lavoro. I social esistono e probabilmente esisteranno sempre, è giusto prenderli in considerazione, ma dando loro la corretta importanza. Significa dar loro il giusto peso, che ci permette di utilizzarli in maniera funzionale e che non ci condizionino, nel bene e nel male.

    Possiamo prendere spunto da alcuni consigli, prenderci un’incazzatura positiva per altri commenti, raccogliere un complimento se capita, ma poi tornare a ragionare con la nostra testa e ricominciare ad allenarci al meglio per migliorarci sempre, per fare il nostro lavoro nel miglior modo possibile.

    Io cerco di utilizzare in questo modo i social, leggo e ascolto il meno possibile, ma so benissimo di avere, e di avere avuto, compagni che non si perdono un commento su Facebook o su Instagram.Ognuno, come detto prima, la vive a suo modo.

    C’è chi, infine, utilizza questi canali sfruttando il loro infinito potenziale, per sponsorizzare o crearsi un futuro anche nel mondo digitale, che sta prendendo sempre più piede in questi ultimi anni.

    A me per esempio piacerebbe diventare un nomade digitale, piacerebbe poter lavorare con un computer sulle mie passioni, e nel frattempo crearmi la possibilità di vedere il mondo.

    I social possono permettere questo e molto altro, tanti miei colleghi infatti li usano per sponsorizzare i loro brand o le loro attività.

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  • Ciro Immobile Alberto Paloschi 2013/14Getty

    IL FANTACALCIO

    Arriva ora, un argomento capace di creare (ironicamente parlando) alcune tra le peggiori incazzature, all’interno di uno spogliatoio.

    Intanto, non ho mai passato una stagione senza almeno un Fantacalcio all’interno dello spogliatoio. Alla fine è un momento in cui ci si riunisce, ci si gode l’asta o le partite live, e tutto ciò permette di legare maggiormente, e… si regalano i soldi a quello che avrà più bravura (fortuna) della stagione.

    Ho visto tantissime rosicate tra compagni di squadra, gente che non si salutava per giorni, alcuni che esageravano nelle prese per il culo...

    Personalmente, dopo un esordio fantacalcistico che mi vide vincitore, alla mia prima stagione tra i professionisti a Cittadella, fino a quest’anno non mi sono mai allontanato dal penultimo posto.

    E ovviamente, ero tra i più bersagliati per quanto riguarda le prese in giro.

    Quest’anno ho deciso di prenderla di petto, mi sono iscritto a tre diversi campionati, con l’intento di fare tre rose diverse, almeno in una dovevo pur azzeccare qualcosa no?

    Sta andando incredibilmente bene, per i miei standard: terzultimo in uno, terzo in un altro, e secondo nel Fanta Torres, dove i primi in classifica, Dametto e Antonelli prendono bonus impensabili e potete giurare che la squadra che affrontano non supera mai il 65.5! Le quote, sono già state versate pochi giorni dopo l’asta sul conto di Dametto, ci avevamo visto lungo!

    Il mio primo anno di Fantacalcio, nello spogliatoio del Citta, invece, andò in maniera straordinaria. Stagione 2013/14, all’asta portai a casa Carlos Tevez (19 goal), Cerci (13 goal), Vidal e Cuadrado (entrambi 11 goal), ma la giocata clamorosa la forzò il mio avversario, Giovanni La Camera, compagno di reparto in quel Cittadella.

    Insisteva perché gli cedessi Paloschi, in cambio mi avrebbe dato Immobile. All’inizio non ne volevo sapere, mi andava bene la mia rosa, ma insistette. Feci lo scambio, Immobile divenne capocannoniere con 22 goal, io vincitore del Fanta, e con la quota volai una settimana in Sardegna, spesato!

    È anche questo, un momento che caratterizza lo spogliatoio e la vita di noi calciatori, come quella di ogni appassionato di calcio. E la cosa bella è che per una volta, ci mettiamo anche noi nei panni del tifoso, e viviamo il calcio in maniera diversa rispetto a quella a cui siamo abituati solitamente.

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