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Loracconto io - Il calciomercatoGOAL

Loracconto io - Il calcio raccontato da un calciatore. Ep. 4: il calciomercato, i trasferimenti e l'impatto sulla famiglia

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Un altro punto di vista. Siamo abituati a vedere i calciatori dentro ad un rettangolo verde, con indosso maglia e scarpini, circondati da uno stadio che fa da teatro allo spettacolo del calcio giocato. Cercate ora di immaginarvi uno di questi attori, di fronte ad una tastiera, che prova a tramutare in parole alcuni aspetti dell’esperienza calcistica vissuta in prima persona.

Mi chiamo Filippo Lora, centrocampista della Torres, e su GOAL proverò a portarvi nel nostro mondo: non sarà un tema autobiografico, bensì un racconto di quello che il calcio è per noi calciatori, o almeno, per tanti di noi, in quanto il calcio essendo uno sport formato da una complessità infinita di fattori, è per ognuno qualcosa di diverso.

Vi svelerò come un calciatore vive il suo mestiere, troppe volte erroneamente ridotto a “tirare due calci ad un pallone”, descritto da chi per il calcio ha dato tutto, facendone la principale ragione di vita. Da chi per esso ha sofferto abbastanza da arrivare ad odiarlo in alcuni momenti, per poi tornare ad amarlo non appena provata una di quelle emozioni che solo il calcio regala. Trasformerò tiri, passaggi e contrasti in parole, per guardare e raccontare il calcio da un’angolazione del tutto inedita.

RILEGGI L'EPISODIO 1: Come diventare un calciatore

RILEGGI L'EPISODIO 2: La settimana-tipo di un calciatore

RILEGGI L'EPISODIO 3: Cosa succede dentro uno spogliatoio

  • Calciomercato

    IL CALCIOMERCATO O "CALCIO TELEFONATO"

    Esiste un momento in cui noi calciatori ci sediamo, come tifosi in tribuna, a guardare una fase di partita che non ci vede più protagonisti di quanto sta accadendo.Spettatori del nostro futuro, e consapevoli che non possiamo più incidere nelle decisioni che si prenderanno, vediamo la palla passare dai nostri piedi alle mani degli addetti ai lavori.

    È il calciomercato, il momento in cui scendono in campo, direttori, presidenti, procuratori, scout e le altre figure che gravitano attorno alle decisioni societarie. I tempi in cui noi protagonisti del calcio giocato potevamo influenzare l’esito della stagione, condita da risultati collettivi e personali, è terminato. Ora è il momento del “calcio telefonato”.

    Alle scuole medie, un professore chiese alla classe cosa apprezzasse leggere al di fuori del materiale scolastico. E io non potei che dire: “La Gazzetta dello Sport!” La risposta, ironica e pungente del Prof fu: "Sì, bellissima, soprattutto d’estate deve essere bellissima.”

    Ed effettivamente, viene da pensare che per un amante del calcio, d’estate ci sia veramente poco di cui leggere, campionati fermi, tornei finiti, calciatori in vacanza… eppure proprio in quel periodo ci sono una mole di operazioni esorbitanti da parte degli addetti ai lavori, movimenti che hanno cominciato ad appassionare a loro modo anche i tifosi.

    E quindi come si muovono, in questa fase calcistica, agenti, ds e chi prende le decisioni sulla formazione o sul ritocco delle rose?

    Si sa che nella finestra del calciomercato estivo si tratta perlopiù di creare una rosa, man mano che si scende di categoria c’è solitamente maggior lavoro da fare, nella finestra invernale invece le operazioni più frequenti sono di ritocco, piccoli aggiustamenti.

    Il lavoro viene svolto da entrambe le parti: calciatore e squadre.

    Il 99% dei giocatori ha un agente sportivo, che alza la cornetta e chiede se il suo assistito possa interessare ad una o l’altra squadra. Alcuni si arrangiano, senza l’aiuto di alcuna figura, ma solitamente i procuratori si occupano di proporre il proprio giocatore a quelle squadre che cercano in quello specifico ruolo, e che potrebbero esserne interessate. Chiaramente seguendo parametri logici: Pippo Lora non viene proposto a Giuntoli del Napoli, sarebbe curioso, ma si evitano perdite di tempo per tutte le parti.

    Se c’è una cosa comunque che ho imparato in questi anni è che il tempo è un fattore che incide clamorosamente nel calciomercato. Durante questi mesi “non si ha tempo per sprecare tempo”, una telefonata fatta anche mezza giornata in ritardo, può significare anche arrivare tardi a quello che poteva essere un affare per tutti, in quanto magari poco prima è stato chiuso un altro accordo. Mi è successo, succede e continuerà a capitare.

    L’altra parte del lavoro lo svolgono le società, attraverso direttori sportivi, allenatori, scout, match analisti, osservatori. Un allenatore magari vede un particolare giocatore come perfetto per il suo sistema di gioco, per la sua idea di calcio. Un direttore magari apprezza un tipo di giocatore e ne valutano l’ingaggio.

    Viene avviata una trattativa con l’agente dell’interessato e ci si accorda sulle questioni contrattuali nel caso in cui ci sia la volontà di entrambi di iniziare questo percorso.

    Se il giocatore è svincolato non ci sarà altro da sistemare, se invece è contrattualizzato bisognerà fare un passaggio presso la società di appartenenza e qui l’intermediazione dei procuratori diventa ancor più importante.

    Comunque prima di acquistare un giocatore, a qualsiasi livello, c’è una quantità enorme di informazioni che le società raccolgono sul diretto interessato. Vengono poste domande agli allenatori avuti in precedenza, ascoltati i preparatori atletici e sentite persone fidate che conoscono il calciatore.

    “Come sta fisicamente?”

    “Ma può fare il mediano nel 3-4-2-1?”

    Ma la domanda che la fa da padrone è sempre una: “Che persona è?”

    L’aspetto umano, è giustamente, la preoccupazione principale degli addetti ai lavori.“Possiamo sbagliare il giocatore, ma mai la persona!”

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  • COME VIENE VISSUTO IL CALCIOMERCATO DAI GIOCATORI

    Ma noi calciatori, come viviamo questo periodo?

    Alla base di tutto per noi calciatori, e mi sento ti racchiudere il 100% dei miei colleghi, la cosa fondamentale sta nell’affidarsi a persone con cui riusciamo ad entrare in sintonia, a quegli agenti sui quali possiamo scommettere che faranno i nostri interessi, dato che porremo nelle loro mani il nostro futuro calcistico.

    Per “nostri interessi” non intendo per forza guadagnare milioni di euro o giocare nei migliori club possibili ed immaginabili, questi sono meriti e fortune che spettano a pochi.

    Intendo, soprattutto quando si scende di categoria, anche il semplice “trovare sistemazione” come dicono molti di loro, perché da questo, oltre da quello che si riesce ad esprimere nel rettangolo verde, dipenderà il poter continuare ad esercitare questa professione.

    Viviamo un periodo storico in cui, come in tanti altri contesti lavorativi, anche il calcio (in particolar modo nelle categorie inferiori) ha risentito di quella crisi globale che ha investito diversi settori.I posti disponibili per fare il calciatore professionista sono sempre meno, e l’esubero di calciatori (ma anche di allenatori e addetti ai lavori) sempre di più.

    Ecco che a nostra volta prima di porre fiducia nelle persone con cui lavoreremo, ci ritroviamo a fare gli stessi ragionamenti che gli addetti ai lavori fanno su noi giocatori: “com’è come persona?”

    La qualità della persona, anche qui, viene prima di tutto.

    Ho avuto diversi procuratori nella mia carriera, i percorsi lavorativi si sa, possono essere influenzati da diversi fattori, possono cambiare nel tempo. Per esempio so benissimo che se non mi fossi rotto il crociato 3 volte, per i primissimi procuratori che ho avuto sarebbe stato ben più semplice trovarmi squadra.

    Ho avuto un agente che è stato ed è tuttora un amico, Fabio Ionà, e che nonostante non siamo stati in grado di far quadrare le cose rimane una persona che stimo e a cui voglio bene.

    Ci sono stati agenti, persone splendide, che in passato lungo questa carriera di 10 anni, si sono interessati alle mie questioni senza pretendere mai niente, come Alessandro Greco e Luigi Romano.

    Il mio percorso mi ha poi portato a conoscere quest’estate il mio attuale procuratore, Gianfranco Cicchetti, persona d’oro che augurerei a chiunque, che devo ringraziare infinitamente, e che al quale affiderei anche mio figlio. È stato lui, insieme alle persone che mi hanno valutato e scelto, a farmi vivere questa esperienza meravigliosa alla Torres.

    È ovvio che non sempre mi sono trovato bene con tutti, non sono sempre entrato in armonia con tutte le persone con cui ho lavorato, ma penso sia normale.

    Penso che per noi calciatori, comunque, vedere che non siamo gestiti come semplici pedine, ma che qualcuno ha a cuore i nostri interessi (grandi e piccoli che siano) faccia la differenza.

    Il calciomercato è vissuto in maniera soggettiva da ognuno di noi. Per alcuni si stacca semplicemente la spina in attesa di sapere dove si riprenderà la stagione o se rimane tutto regolare come previsto. Per altri la questione è più delicata, e quindi vissuta in maniera più elettrica ed ansiosa. Magari il desiderio di cambiare la propria situazione porta a vivere questa fase in maniera stressante in alcuni casi, stimolante in altri.

    Io per esempio, ho sempre vissuto in maniera estremamente ansiosa il calciomercato estivo, forse per qualche bruciatura presa nei miei primi anni di carriera, tanto che mia moglie preferiva lavorassi mattina, pomeriggio e sera, piuttosto che avermi a casa in quelle condizioni.

    Ora ho imparato a lasciare andare questo stress e la vivo più serenamente, consapevole che le uniche cose che posso fare io riguardano il terreno di gioco, quello e solo quello è sotto il controllo di noi calciatori.

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  • I TRASFERIMENTI E L'IMPATTO SULLA FAMIGLIA

    Una domanda curiosa che mi è stata posta da una coppia italiana conosciuta in vacanza anni fa è stata: “come siete influenzati voi calciatori dalle trattative?”

    Si, me l’ha chiesta perchè anche in quel momento probabilmente trasparivo qualche preoccupazione, ma evidenzia un argomento interessante. Soprattutto per chi ha famiglia, trovarsi a dover cambiare da un giorno all’altro, squadra, città, abitudini e molto altro non è sempre poi così semplice.

    Il calciomercato è spietato, un momento sei tranquillo nella città della squadra in cui ti sei stabilito con mogli e figli, un’ora dopo stai facendo i bagagli perchè devi essere da tutt’altra parte per l’indomani mattina, e presentarti all’allenamento.

    Avete mai pensato alle complicazioni di dover fare questo quando hai famiglia? Quando hai bambini che frequentano una scuola di quel paese? Quando comunque genitori e nonni abitano nella tua città natale, quindi spesso e volentieri, da tutt’altra parte? Non è semplice, e questi fattori, incidono anche in maniera sostanziale in parecchie trattative.

    L’anno scorso sembrava che da Lecco, ci fosse la possibilità di andare a Mantova, possibilità portata avanti, e poi svanita, fino alle 17:00 dell’ultimo giorno della finestra del mercato invernale, in quel momento ero in trasferta con la mia squadra in quanto l’indomani avremmo giocato fuori casa.

    Il contesto si chiudeva con la mia famiglia a Lecco, dove mia moglie lavorava (fortunatamente da remoto), mio figlio frequentava la scuola, e mia figlia aveva meno di un anno.

    E come me, tanti altri sono soggetti a queste circostanze. Questi eventi rischiano di verificarsi anche ad ogni apertura del calciomercato, quindi ogni 6 mesi circa.

    Ho avuto compagni che, nelle mie condizioni, hanno cambiato anche 2 squadre a stagione. Altri si vincolano territorialmente per non distanziarsi dalla famiglia, che magari è giustamente legata ad una città o ad un paese.

    Rende l’idea di quanto sia destabilizzante, a volte, il calciomercato?

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  • SCELTE E OSTACOLI

    In questa fase servirebbe, spesso e volentieri, la sfera di cristallo per capire che scelta fare e sciogliere le riserve su alcune decisioni “delicate” che si devono prendere.

    Il paradosso è che le peggiori notizie possono rivelarsi, pochi mesi dopo, le migliori, colme di condizioni ideali che mai avresti pensato precedentemente. È successo non personalmente, ma mi è stato raccontato spesso, di trovarsi ad andare di malavoglia a giocare per una squadra, ipotizzando cattive previsioni, quando invece la realtà si è dimostrata tutt’altro.

    È vero anche il contrario, quelle che sembravano scelte scontate e sensate, sono state ribaltate dal corso degli eventi, che non possiamo mai sapere cosa ci riservano.

    Ho visto, purtroppo spesso e volentieri, amici e compagni di squadra infortunarsi gravemente nel momento peggiore che potesse capitar loro, in scadenza di contratto o quando avevano un’età che difficilmente consentiva loro di rimettersi al top fisicamente, e in quelle occasioni, è dura trovare squadra e continuare a giocare.

    Io, terminato il contratto a Cittadella, a mercato inoltrato andai a Livorno, anch’esso in Serie B quell’anno, pronto alla firma. Il tesseramento poi slittò, e non avevo buonissime sensazioni a riguardo. Decisi di tornare a casa, svincolato, e continuare ad allenarmi da solo.

    Giorni e settimane ad allenarmi tra campi da calcio, palestre e corse in montagna con Toni Crocco, mio grande amico, preparatore atletico, cuoco (e in alcuni casi con me pure psicoterapeuta) e Christian, detto Cic, il mio più vecchio amico d’infanzia con cui ho giocato la mia prima partita di pallone, entrambi amici meravigliosi.

    Era comunque difficile? Frustrante? Si, durissima. Ma quella sofferenza di qualche mese mi ha portato poi alla miglior firma della mia vita, nel nuovo Monza di Berlusconi e Galliani, allenato da Cristian Brocchi, a vivere un’esperienza intensissima e a lottare per obiettivi ambiziosi.

    Come detto prima, in particolar modo per il periodo storico che questo sport sta vivendo, le varie fasi del calciomercato, anche se pur sempre dettate dal più grande giudice del mondo del calcio che è il rettangolo verde, possono creare momenti di difficoltà in noi calciatori. Situazioni che non si incastrano, sfortune che capitano, infortuni al momento sbagliato o meriti che possono non venir colti.

    Ma la differenza sta nel prendere questi eventi, non tanto come fortune o sciagure che siano, bensì in quanto sfide, nè buone nè cattive, soltanto sfide da superare. Imparando quello che ancora non si è appreso, e sapendo che queste portano con loro il seme di qualcosa di più grande e potente delle attuali circostanze.

    Chiudo, sostenendo che alla fine, noi calciatori non vediamo mai l’ora che termini questo periodo, in modo che riprenda la stagione, navigando quindi con quel minimo di stabilità nel mare della precarietà del mondo del calcio.

    Una grande persona con cui mi confronto quando devo sistemare qualcosa dentro di me mi ha insegnato l’importanza del vivere il calcio, quindi il mio lavoro, con l’entusiasmo delle prime volte e la fame delle ultime.

    E allora non vediamo l'ora che finisca questa fase, cosicché possa ricominciare lo spettacolo vero e proprio, fatto di partite, adrenalina, stadi pieni, perchè si sa, tutti i calciatori alla fine sono un pò animali da palcoscenico.

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