Lo spogliatoio, il sacro tempio per una squadra di calcio. Un generatore di emozioni che puoi provare solo se lo vivi.Il raccoglitore di attimi che saranno quelli che più mancheranno a chi, un domani, non potrà più entrarci per indossare gli scarpini e la maglietta della propria squadra.
Cosa si vive tra i locali dello spogliatoio prima, durante e dopo una partita?
Proverò a raccontarvelo, pur mantenendo un velo di riservatezza, per quelli che sono i momenti più profondi e celati di una squadra di calcio. Proprio lì infatti, nascono i particolari che creano il carattere di una squadra, e ne determinano l’umore e l’identità.
Si potrebbe pensare che si crei un comune rapporto tra colleghi, ma stiamo parlando di calcio, e il mestiere del calciatore, lo sappiamo, è una cosa a sé. Ogni relazione, all’interno di un gruppo squadra, ha una forza diversa, che crea un particolare legame, differente da tutti gli altri che viviamo negli altri ambienti. Sto parlando di quell’unione d’intenti nel dover raggiungere tutti lo stesso obiettivo.
Io ho bisogno di ogni mio compagno per giungere alla destinazione comune, ogni mio compagno ha bisogno di me, e di tutti gli altri, per arrivare dove ci siamo prefissati. Questa connessione di obiettivi non può far altro che legare tante persone diverse in un rapporto unico e fuori dal comune. Ogni mio compagno di squadra rema nella mia stessa direzione, come potrebbe non generarsi qualcosa di speciale?
Il lottare individualmente per un obiettivo collettivo porterà anche alla soddisfazione personale di tutti i membri del gruppo, in quanto vincendo a livello di gruppo sarà più facile conseguire i vari scopi personali.
Quanti bomber, infatti, possono permettersi di diventare capocannonieri senza chi crossa correttamente Senza chi fa loro l’assist giusto? Quanti portieri possono permettersi un clean sheet senza una difesa che li aiuta?
Chiaro, nasce inoltre anche la semplice amicizia, dettata da interessi comuni extra calcistici, da vari hobby o affinità comuni. Sarei ipocrita, comunque, se dicessi che in uno spogliatoio tutti sono amici di tutti.
Succede di vivere spogliatoi in cui difficilmente ci si sopporta, ma che comunque dentro al campo ci si sacrifica per il compagno e quella, alla fine, è la cosa più determinante di tutte.
Personalmente mi sento dire però, che le esperienze migliori, e che ricordo ancora con immenso piacere, sono quelle in cui si è creato qualcosa anche fuori dal campo.
A Cittadella, nel famoso “Citta dei Visionari”, era scoppiato qualcosa di straordinario tra noi ragazzi, ma anche tra le famiglie di ognuno di noi, tutto dovuto all’altissima qualità delle persone di tutto l’ambiente, dello spogliatoio e del contesto generale.
Condividevamo parecchi momenti extra campo: pranzi, cene, colazioni, aperitivi, momenti di relax e svago. Quello che si era creato ce lo portavamo anche dentro il campo, e spinti a dare ancora quel qualcosa in più per i nostri amici, vincemmo un campionato e sfiorammo due volte la Serie A tramite i playoff.
I risultati importanti che ho ottenuto a livello collettivo nella mia carriera hanno sempre creato rapporti duraturi e che mi porto avanti nel tempo, o è forse il contrario? Sono portato a pensare che i rapporti non siano indispensabili per raggiungere le mete di squadra, ma che influenzino notevolmente il risultato.
Si vince quando si è disposti a fare qualsiasi cosa sia necessaria per vincere, ma se siamo circondati da persone che stimiamo e a cui vogliamo bene, forse si può arrivare a dare anche un 1% in più da sommare al, sempre necessario, 100%.
Il rapporto con gli allenatori invece esiste nella misura in cui loro permettono che esista. In base al metodo comunicativo che utilizzano, qualcuno può essere più aperto al confronto e alla condivisione, altri magari preferiscono rimanere per le loro.
Difficilmente questo crea problemi, alla fine per noi è quasi come se fossero i nostri datori di lavoro e ci adattiamo quindi a quella che è la loro metodologia. Ho avuto allenatori che hanno fatto aperitivi col gruppo e altri che sapevo che non li avrei mai incrociati in ambienti esterni al centro sportivo.
Il rapporto con un allenatore è chiaramente una cosa diversa rispetto a quello con i compagni, ma l’alchimia necessaria si può, e si deve, creare a prescindere dal rapporto extra campo tra le due parti.