Bisogna crescere e farlo alla svelta, perchè in poche settimane ci si trova in piazze calcistiche totalmente diverse e bisogna cercare di capirne il prima possibile le dinamiche. I giovani uscenti dai settori giovanili vanno principalmente ad inserirsi nelle rose di Serie B o ancor di più in Lega Pro, dove si vivono pressioni indubbiamente più rilevanti rispetto a quelle che si vivevano nel campionato precedente. Da poco infatti, in Primavera esistono promozioni e retrocessioni, ma nulla hanno a che vedere rispetto alla posta in gioco per esempio in una Lega Pro. E vi spiego il motivo, come spesso mi sono trovato a fare con qualche giovane in spogliatoio. Il risultato se prima era importante, ora diventa fondamentale, in quanto da quello dipendono tantissimi fattori che determinano il lavoro vero e proprio del calciatore. Una retrocessione dalla Lega Pro determina l’annullamento di qualsiasi contratto, giocatori quindi, per esempio con famiglie, svincolati. Tantissime questioni societarie da risolvere.
Il nostro lavoro comprende anche questo, non solo quel rettangolo verde, per cui serve calarsi in fretta nella realtà in cui ci si trova e maturare, il prima possibile. Questi discorsi più si scende di categoria più si accentuano. Un “under” che si cala in un realtà di Lega Pro il più delle volte ha quella sana sfrontatezza che permette loro di rendere al meglio nonostante possano esistere momenti di difficoltà, sono giovani e hanno più facilità nel farsi meno problemi di altri. Da una parte quella spensieratezza dei più giovani, noi ”vecchi” la invidiamo, ed è giusto che cerchino di mantenerla il più possibile, pur sempre in maniera responsabile.
Spensieratezza per alcuni, per altri invece buona spregiudicatezza. Ho avuto compagni che già a 16 anni non avevamo bisogno che gli si insegnasse come diventare calciatori, lo erano già! Bryan Cristante, al di là della sicurezza nelle sue capacità, aveva la convinzione che avrebbe spaccato tutto di lì a poco. Non a caso è diventato Campione d’Europa, queste cose non accadono mai per caso. De Sciglio e Verdi per esempio avevano un comportamento esemplare in qualsiasi ambito, calcistico ed extra calcistico, ci si aspettava solo il momento in cui avrebbe preso il volo la loro carriera. Andrea Petagna invece più anarchico e controcorrente, e la voglia di imporsi lo ha portato a fare tuttora una carriera di altissimo livello. Sono tutti approcci diversi, ma accomunati da una stessa caratteristica: tutti quelli che ho visto arrivare, non solo a grandi livelli ma anche in Serie B e Lega Pro, hanno sempre vissuto in funzione del loro obiettivo, facendo tutto il necessario per fare della loro passione il loro mestiere.
Un’altra questione rispecchia il fatto che la maggior parte dei giocatori che escono dalle Primavere vestivano poco prima le maglie dei Settori Giovanili più importanti di Serie A, questo significa quindi abituati a strutture e a comodità importanti. Io per esempio ho avuto la fortuna di allenarmi per 3 anni a Milanello, e mi ripetevo spesso di godermi quel privilegio, perché una volta uscito da lì sarei andato in una realtà sicuramente differente, in quanto le strutture e le disponibilità della maggior parte delle squadre di Serie B o Lega Pro sono chiaramente inferiori a quelle dei top club di Serie A. È luogo comune tra noi giocatori, che abbiamo già trascorso diversi anni di carriera, ripeterci che se tornassimo indietro certi errori non li ripeteremmo più. D’altronde, alcune cose si apprendono solo con l’esperienza, l’esperienza di quel salto che tutti noi calciatori abbiamo affrontato e che tanto ci ha fatto imparare.
In tantissimi desiderano diventare calciatori, ma in pochissimi di quelli che ci provano riescono a vivere di questo. Significa che avere l’occasione per crearsi un futuro in questo mondo è raro ed esclusivo. La mia avventura in questo mestiere, che secondo la mia personale e di parte visione è il lavoro più bello del mondo, mi ha insegnato che il tempo, e appunto le opportunità, non tornano più indietro, e che le cose vanno vissute al massimo cercando di farle nel miglior modo possibile. Quando il calcio diventa la propria ragione di vita, e si è disposti a fare qualsiasi cosa per creare le circostanze favorevoli alla propria realizzazione, si poggia un mattoncino in più su quelle fondamenta, formate da fame e passione, che aiuteranno a costruire quel castello dove albergherà il sogno di giocare a calcio ad alti livelli. Così si diventa, e ci si conferma, calciatori.