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Santiago Canizares 05182008Getty Images

Santiago Cañizares, l'eccentrico 'Drago' fra grandi trionfi e amare delusioni

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Portiere di valore e al contempo personaggio, sempre un po' sopra le righe, con il suo look da 'tamarro' e i capelli ossigenati color biondo platino, José Santiago Cañizares Ruíz, per tutti semplicemente Santiago Cañizares, ha attraversato con la sua carriera 2 decenni calcistici, vincendo molti titoli ma anche dovendo ingoiare talvolta bocconi amari e sconfitte pesanti.

Nato a Madrid il 18 dicembre 1969, cresce nella Cantera del Real Madrid, e si mette in mostra fin da giovanissimo come portiere di grande talento, tanto da essere regolarmente convocato nelle Selezioni giovanili della Spagna dall'Under 16 in su. Dopo un anno, il 1988/89, in cui è aggregato alla Prima squadra del Real Madrid senza mai giocare, nella stagione 1989/90 passa in Prima squadra con il Castilla, la squadra B dei Blancos, che in quella stagione milita in Segunda División, la Serie B spagnola.

Il Castilla si piazza terzultimo e retrocede in Segunda División B, ma per il giovane portiere arrivano una serie di stagioni in prestito con squadre diverse. Cañizares gioca così per un anno con l'Elche, poi passa al Merída in Tercera División ed esplode, guadagnandosi la convocazione con la Spagna olimpica per le Olimpiadi di Barcellona del 1992.

Il Ct. Vicente Miera gli preferisce tuttavia come titolare Toni, e nonostante la Spagna si laurei campionessa olimpica l'8 agosto 1992, Santiago non scende mai in campo. Ricevuta comunque la medaglia d'oro, dopo il torneo è ceduto in prestito al Celta Vigo. Con i galiziani resta 2 stagioni che lo consacrano come estremo difensore di elevato rendimento anche nella Liga.

Il 1992/93 è per lui un anno magico. Il 6 settembre 1992, al Riazor, fa il suo esordio nella Liga contro il Deportivo La Coruña, gioca da titolare e subisce appena 30 goal in 36 partite totali. Numeri che a fine stagione gli fanno vincere il suo primo Trofeo Zamora come miglior portiere. Nel novembre del 1993 debutta anche con la Spagna nella vittoria pesante contro la Danimarca nelle qualificazioni ad USA '94. Il Real Madrid però lo lascia in Galizia per un altro anno, quindi decide di riprenderselo nella stagione 1994/95.

Prima di far ritorno ai Blancos, Cañizares è fra i convocati del Ct. Javier Clemente per i Mondiali di USA '94. Negli Stati Uniti gioca una sola gara, quella contro la Corea del Sud nel girone al posto di Zubizarreta, e vive da panchinaro l'eliminazione delle Furie Rosse ai quarti di finale ad opera dell'Italia di Sacchi.

Santiago Canizares | ValenciaGetty

Tutti in quel momento pensano che Cañizares saprà convincere anche nel club in cui era cresciuto, invece l'avventura al Real sarà tutt'altro che rose e fiori per il portiere. Il proverbio 'Nessuno è profeta in patria' si rivela quanto mai azzeccato. Il suo rendimento infatti non è costante, risente delle forti pressioni che riceve e commette alcune ingenuità in partite importanti. Così finisce per essere relegato a dodicesimo di 2 veterani, Francisco 'Paco' Buyo prima e il tedesco Bodo Illgner poi.

Con alterne fortune prende parte comunque alla conquista di due campionati, nel 1994/95 e nel 1996/97, quest'ultimo con Fabio Capello allenatore. Nella stagione 1997/98, sotto la guida di Jupp Heynckes parte titolare, vincendo anche una Supercoppa spagnola contro il Barcellona da protagonista. Tuttavia commette due gravi errori nella sfida di campionato contro il Tenerife e viene messo sotto accusa anche dalla critica.

Così finisce di nuovo in panchina a vantaggio di Illgner, con il tedesco che vive così da titolare anche la finale di Champions League vinta di misura contro la Juventus. In 4 anni con i Blancos totalizza 55 presenze con 61 reti subite, ma stanco di non essere considerato un elemento fondamentale della squadra, rompe la trattativa per il rinnovo di contratto e in estate lascia il club peraccasarsi al Valencia.

La scelta si rivela azzeccata. La personalità del resto non manca all'eccentrico portiere, che con i Pipistrelli diventa un titolare fisso e porta ai livelli più alti il suo rendimento fra i pali a cavallo fra la fine del secondo e l'inizio del terzo millennio. Valencia diventa per lui una seconda casa, se è vero che non se ne andrà più via e vincerà tantissimo a livello personale e di club.

Nel suo palmares finiscono 2 campionati (2001/02 e 2003/04),2 Copas del Rey (1998/99 e 2007/08), una seconda Supercoppa di Spagna (1999),una Coppa UEFA e una Supercoppa Europea (entrambe 2003/04). A inizio anni Duemila vince per altre 3 volte il Trofeo Zamora (2000/01, 2001/02 e 2003/04) come estremo difensore con il miglior rapporto fra reti subite e partite giocate.

"Era molto bravo nelle uscite - scriverà di lui Ángel Iturriaga nel 'Dizionario dei giocatori della Nazionale spagnola' - ma si è distinto soprattutto per i suoi grandi riflessi. Era uno specialista dei rigori, grazie alla velocità di reazione e alla potenza delle sue gambe".

Santi CanizaresGetty

Il suo primo allenatore al Valencia è Claudio Ranieri, che lo ribattezza 'Il Drago', ma il periodo d'oro lo vive con Hector Cuper in panchina, quando la squadra per due anni di fila arriva in finale di Champions League. Proprio le due finali rappresenteranno tuttavia per Cañizares due delle delusioni più amare della sua carriera.

Nel 2000, infatti, allo Stadio di Saint-Denis, il Real Madrid travolge 3-0 il Valencia e gli strappa il trofeo. L'anno seguente al Meazza contro il Bayern Monaco, dopo l'1-1 dei tempi regolamentari, sono decisivi i calci di rigore. Nonostante la fama di pararigori rispettata con due rigori parati, uno nei tempi regolamentari a Scholl, uno nella lotteria finale ad Andersson, l'estremo difensore dei tedeschi, Oliver Kahn, farà meglio di lui, parando addirittura 3 tiri dagli 11 metri, e portando i bavaresi a laurearsi campioni d'Europa. 

In mondovisione Cañizares, quasi incredulo, si inginocchia e scoppia in lacrime. Kahn se ne accorge e corre a consolarlo e a rincuorarlo. Il sogno di vincere una Champions League da protagonista per il classe 1969 svanisce per sempre. La sfortuna si accanisce nei suoi confronti anche in Nazionale, se è vero che agli Europei del 1996 e ai Mondiali di Francia 1998 è convocato ma non scende mai in campo, chiuso da Zubizarreta prima e da Iker Casillas poi, gioca alcune gare degli Europei del 2000 mentre nel 2002, quando sembra destinato a disputare da titolare il torneo in Giappone e Corea, un incidente domestico gli preclude l'avventura in estremo Oriente.

Una bottiglietta di dopobarba gli cade infatti sul piede destro, e gli lesiona il tendine. Risultato: è costretto ad operarsi e niente Mondiali. Nonostante questo, dopo aver saltato anche Euro 2004, nel 2006, in Germania, partecipa ai suoi terzi Mondiali, scendendo in campo nella fase a gironi nella gara contro l'Arabia Saudita. È quella la sua ultima di 46 presenze con le Furie Rosse, visto che dopo il torneo annuncia l'addio alla Nazionale. 

Con il Valencia stabilisce il record di rigori parati, ben 13, prima di appendere definitivamente i guantoni al chiodo nel 2008, poco dopo aver vinto la 2ª Copa del Rey della sua carriera. Il suo primato dura fino al 2014, quando è raggiunto e poi superato da Diego Alves. 

Dopo il ritiro, Canizares, oltre a fare il papà a tempo pieno, inizia a lavorare come opinionista in alcune trasmissioni televisive, è molto attivo sui social network e non risparmia giudizi severi sui calciatori.

"Le persone vicine a Messi - ha dichiarato ad esempio nel settembre 2020 - sono straordinarie nel consigliarlo male…".

Nel 2012 suscita aspre critiche la scelta di pubblicare su Twitter una foto della moglie che fa la doccia nuda, poi naturalmente rimossa quando si solleva un calderone. Allo stesso modo finisce nell'occhio del ciclone quando, dopo la morte di Antonio Reyes, afferma che non doveva essere considerato un eroe. 

Sposato 2 volte, la prima con Marina nel 1992, la seconda, dopo il divorzio, con Mayte García nel 2008, ha 7 figli: Carlota, Lucas e Olivia, dalla prima compagna e Marina, India, Martina e Santi dalla seconda.

Proprio il piccolo Santi, nato nel 2013 da un parto gemellare, tuttavia, muore drammaticamente nel 2018 al termine di una lotta di un anno e mezzo con un male incurabile. A darne l'annucio con un messaggio straziante è proprio l'ex portiere su Twitter.

"Mio figlio Santi è morto, - le parole di Cañizares - credo che dovrei essere io a dirvelo, in segno di gratitudine per tutti i messaggi di sostegno e affetto che ho ricevuto in questi mesi. Se n'è andato circondato dalla pace e avendo compreso la sua missione in questi cinque anni che ci ha accompagnato".

Un altro dei suoi figli, Lucas, prova a ripercorrere le orme del padre, ed è stato convocato da Zidane come terzo portiere per la partita di campionato contro il Cadice nella passata stagione. Quest'anno fa parte della formazione 'Castilla' dei 'Blancos'. E chissà che, a differenza di suo papà, non riesca a diventare un elemento cardine del Real Madrid.

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