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Redondo al Milan: la rottura del crociato, il trionfo in Coppa Italia e l'addio con Baggio

Quella fra Fernando Redondo e il Milan è una storia d'amore tormentata, in cui ha avuto un peso non da poco la sfortuna. Il centrocampista argentino, arrivato in rossonero nell'estate del 2001, dopo pochi giorni si rompe il legamento crociato del ginocchio destro in allenamento.

Ne segue un interminabile calvario, che lo costringe a stare lontano dai campi per 2 anni. Rientra a metà stagione 2002/03, riuscendo a dimostrare il suo valore in Coppa Italia. Vince da comprimario anche Champions League e Supercoppa Europea, prima di dare l'addio al Milan e al calcio il 16 maggio 2004 a San Siro.

L'ARRIVO AL MILAN

L'estate 2000 è particolarmente complicata per l'a.d. del Milan Adriano Galliani sul fronte calciomercato. Il dirigente rossonero cerca rinforzi all'altezza per la squadra che l'anno prima aveva vinto lo Scudetto sotto la guida di Alberto Zaccheroni. Il tecnico romagnolo resta alla guida del Diavolo anche nella nuova stagione, e chiede innesti soprattutto a centrocampo. Galliani si mette in fila per i nomi emergenti del Valencia, Farinos e Gerard, ma viene battuto da Inter e Barcellona, che si aggiudicano i due giocatori.

Così vira sull'argentino del Real Madrid Fernando Redondo, votato miglior giocatore dell'ultima Champions League. Un campione, sebbene non più giovane (ha 31 anni), dotato di una tecnica e un'eleganza cristallina, che si pensa possa far fare alla mediana rossonera il salto di qualità per tornare a competere anche in Europa. La trattativa è condotta da da Adriano Galliani e Ariedo Braida a margine del Lago Lemano, in Svizzera, nei pressi di Ginevra.

Il Real Madrid ha un nuovo presidente, Florentino Perez, che alla fine acconsente alla partenza del playmaker argentino ad un prezzo di 35 miliardi di vecchie Lire. Il 27 luglio arrivano l'agognata fumata bianca e l'ufficialità dell'operazione. Galliani, con impressa nella mente la stupenda giocata col tacco ai danni di Berg nella sfida europea con il Manchester United, esulta.

"È il grande colpo che tanto cercavamo. - dichiara dalla Spagna - Non è stato facile, anche perché il presidente del Real ha tentennato sino all'ultimo".

Il giocatore firma un ricco triennale a circa 8 miliardi di Lire a stagione, 2 in più di quelli che percepiva in Spagna.

Il 2 agosto c'è la presentazione ufficiale a Milanello. 

"Conosco tante cose del Milan, - dice - è un grande club con grandi giocatori. Questa è una tappa emozionante della mia carriera, la vita è fatta di cicli e qui ne comincia un altro. A Madrid stavo bene, la gente mi ha sempre dimostrato grande affetto e non avrei mai pensato di venire a giocare in Italia proprio adesso. Ma il football è strano".

Essendo stata ritirata dal club milanese la maglia numero 6 in onore di Franco Baresi, il nuovo arrivato deve ripiegare sulla 16.

"In Argentina tutti abbiamo parenti italiani o spagnoli, - aggiunge - ed è normale tifare per squadre di questi paesi. Mio padre mi sognava qui e alla fine ci sono arrivato. Ho riflettuto bene prima di accettare, essere qui adesso è un privilegio e il calcio italiano non mi fa paura. Il campionato è duro, e proprio per questo emozionante".

"So poco degli schemi di Zaccheroni. - conclude - Quello che so è che voglio portare alla squadra il mio contributo, mettendo in pratica anche qui quello che ho imparato negli ultimi dieci anni di calcio".

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L'INFORTUNIO E IL LUNGO CALVARIO

Purtroppo per Redondo e per il Milan, però, la sfortuna fa la sua comparsa appena qualche giorno più tardi. Quello che è certo è che l'argentino si rompe il legamento crociato del ginocchio destro, ma sulle modalità non c'è uniformità di racconto. Molti dicono che la causa sia il piede messo in un buco del terreno di Milanello, reso pesante dalle piogge. Altri, fra cui il Milan, sostengono che l'incidente sia invece avvenuto mentre correva sul tapis-roulant.

Sta di fatto che l'infortunio è molto serio e per Redondo si passa rapidamente dall'entusiasmo dell'inizio di una nuova avventura al dolore del lungo calvario. Alcune scelte sbagliate dei medici, infatti, porteranno ad allungare a dismisura i tempi del rientro, con il giocatore che deve star fuori due anni.

"Ricordo di aver fatto la preparazione estiva con il Real Madrid, ma al Milan fu tutto diverso, dato che gli allenamenti erano duri, con molti carichi e lavoro di forza. - ha dichiarato nel 2019 il biondo centrocampista al quotidiano 'La Nación' - Per orgoglio non ho mai detto nulla, ma muscolarmente ero distrutto. Avevo bisogno di un adattamento progressivo, ma l’ho capito solo più tardi. Quindi, forzando una giocata, mi sono rotto il legamento crociato".

"Il primo intervento chirurgico non andò bene. Il medico italiano che mi aveva operato aveva seguito diversi calciatori del Milan, ma non era specializzato nella cura delle ginocchia. Il problema non fu tanto nell’operazione ma piuttosto nel fatto che il ginocchio stesso non recuperava, si gonfiava e mi faceva male. I medici dicevano che dovevo superare la barriera del dolore. Diventava sempre più difficile, alla fine il ginocchio si è infiammato e la situazione stava peggiorando”.  

Considerati i problemi nel recupero, Redondo, dimostrando grande onestà, e guadagnandosi la stima dei tifosi rossoneri, chiede alla società di sospendere il pagamento del suo stipendio fino a quando non riprenderà a giocare.

"Chiesi a Galliani di non pagarmi lo stipendio fin quando non sarei tornato a giocare. A Milanello tutti mi chiedevano quando sarei tornato e io non sapevo cosa dire. Dovevo lasciare il centro sportivo: se tutto questo fosse successo a Madrid, sarebbe stato diverso, perché aveva già dato tanto per il club. Ma a Milano non ero stato in grado di giocare nemmeno un minuto. Era una situazione terribile".

Alla fine Redondo per risolvere la situazione è costretto a fare un nuovo intervento al ginocchio.

"Ho consultato i migliori medici specialisti della cura del ginocchio in tutto il mondo. Il Prof. Martens ci diede molta sicurezza e su sua indicazione utilizzai una tecnica chiamata Bier Block, vietata in Italia, che ha agito sul sistema nervoso centrale per rompere il ricordo del dolore".

"Del secondo intervento ricordo ogni istante. In sala operatoria mi sollevarono la gamba, mi tolsero tutto il sangue con un laccio emostatico sotto l’effetto dei farmaci. Il rischio era che se quel sangue fosse andato al cuore, avrei potuto avere un problema serio. In quel modo sono stato in grado di superare la soglia del dolore e lavorare sulla riabilitazione. Sono riuscito a fare tutto: successivamente mi portarono a Knokke, una località turistica estiva nel nord del Belgio, ma era inverno e vedendo che potevo superare il dolore e l’infiammazione, sono riuscito a dare il massimo. Ho recuperato e sono tornato a giocare per altri due anni".

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L'IMPRONTA SULLA COPPA ITALIA

Superati i gravi problemi fisici, Redondo torna a disposizione del Milan e del nuovo tecnico Carlo Ancelotti, che lo fa esordire in rossonero il 3 dicembre 2002 in Coppa Italia contro l'Ancona. Il biondo argentino gioca tutto il primo tempo da regista, venendo sostituito nella ripresa da Pirlo.

Il giocatore ha del resto bisogno di mettere minuti sulle gambe per ritrovare il ritmo partita. Il debutto in Serie A arriva qualche giorno più tardi, il 7 dicembre, nella sfida interna vinta contro la Roma. Redondo entra all'84' al posto di Shevchenko e il pubblico del Meazza gli riserva una standing ovation. Già in quei pochi minuti si intravedono dei progressi, con l'argentino che si rende utile alla causa recuperando palloni preziosi per portare a casa il risultato pieno.

La prima prestazione importante di Redondo in rossonero arriva il 18 dicembre 2002, quando la squadra di Ancelotti strapazza 5-1 a San Siro l'Ancona nel ritorno degli ottavi di finale. Redondo fraseggia alla perfezione con Rui Costa e Leonardo e alcune giocate sono di alta scuola. Sempre in Coppa Italia, il 22 gennaio, si ripete giocando una bella partita al Bentegodi contro il Chievo, battuto 5-2 dopo uno scialbo 0-0 nella gara di andata.

In campionato la prima partita da titolare la disputa il 2 febbraio 2003 in casa contro il Modena. Il centrocampista dà il suo apporto alla squadra nel successo per 2-1 sui Canarini. Il 25 febbraio 2003 c'è anche la soddisfazione del debutto da titolare in Champions League con i colori rossoneri nella vittoriosa trasferta di Mosca con la Lokomotiv. In Europa colleziona 5 presenze e pur non scendendo in campo nella finale è fra i vincitori del trofeo.

Ma la gioia più grande a livello personale è la Coppa Italia vinta da protagonista con 2 grandi prestazioni nelle due finali con la Roma. È su quel trofeo, che mancava sulla bacheca del Milan da ben 26 anni, che l'ex gioiello del Tenerife appone la sua firma. Sebbene atleticamente sia meno potente dopo il grave trauma avuto, dal punto di vista tecnico e dell'intelligenza tattica il giocatore di Buenos Aires dimostra sempre di poter dire la sua. 

Ad ogni suo numero, il pubblico di San Siro va in estasi. Chiude il suo primo anno in rossonero con 19 presenze complessive, e prolunga il suo contratto per un'altra stagione. Diventato un beniamino dei tifosi, nel 2003/04, quando è chiamato in causa, dà sempre il suo contributo ai colori rossoneri. Al suo palmares aggiunge uno Scudetto e una Supercoppa europea.

L'ADDIO CON BAGGIO

Il saluto ai tifosi del Milan e al calcio giocato Redondo lo dà a San Siro il 16 maggio 2004 nella sfida contro il Brescia, passata alla storia perché è in quella gara che anche Roberto Baggio si ritira. L'argentino entra al 60' al posto di Andrea Pirlo, giusto in tempo per festeggiare il 17° Scudetto del Milan e salutare nel modo migliore i suoi tifosi.

"È stato un grande piacere e un onore far parte della famiglia Milan. - dichiara - Ringrazio i tifosi per l'affetto che mi hanno sempre manifestato".

Si congeda da quel pubblico che lo ha amato a quasi 35 anni, con altre 14 presenze suddivise fra Serie A, Coppa Italia e Champions League. E lasciando in tutti quelli che lo hanno visto portare con un'eleganza unica la maglia rossonera un forte rammarico per un legame sportivo che, senza quel drammatico infortunio, avrebbe potuto essere ben più lungo e ricco di soddisfazioni.

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