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Martin Vazquez gfxGoal

Rafael Martin Vazquez, dalla 'Quinta del Buitre' a cervello del Torino di Mondonico

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Geometria ed eleganza, pallone sempre incollato ai piedi, la testa alta a dettare i ritmi di gioco. Rafael Martin Vazquez, folta barba e baffoni biondi, sapeva smarcare come pochi i propri compagni, con lanci millimetrici e assist. Specialista di calci d'angolo e calcio di punizione, aveva un destro educatissimo, da cui sapeva estrarre, come da un cilindro, conclusioni di grande bellezza tecnica o terribili bordate.

Affermatosi nel Real Madrid, era uno dei cinque componenti de 'La Quinta del Buitre','La Coorte dell'Avvoltoio', al secolo Emilio Butragueño, la generazione di talenti che negli anni Ottanta del secolo scorso fecero la fortuna delle Merengues. Grazie al rinnovamento e all'approdo in Prima squadra di Butragueño, Martin Vazquez, Sanchís, Pardeza e Míchel, i Blancos avviano un loro corso, che porterà in bacheca 16 trofei.

Nel 1990 approda in Italia, al Torino, grazie ad un'abile operazione di mercato del presidente Borsano, e trascina i granata di Mondonico a due esaltanti stagioni in Serie A e in Europa, prima di essere ceduto all'Olympique Marsiglia. Gli ultimi anni li vive fra Real Madrid, Deportivo La Coruña e Celaya in Messico. Con la Spagna partecipa ad Euro '88 e ai Mondiali di Italia '90.

DAGLI SCOLOPI DI POZUELO AL REAL MADRID

Rafael Martin Vazquez nasce a Madrid il 25 settembre 1965. Cresce a Pozuelo di Alarcón, città di oltre 85 mila abitanti della Comunità autonoma di Madrid, e inizia a giocare a calcio da bambino con gli Scolopi di Pozuelo. 

"All'epoca - dirà in un'intervista al 'Diario de Pozuelo' del luglio 2020 - era molto diversa rispetto ad oggi. Per noi bambini la città era un mondo da scoprire, giocavamo sempre per strada ed era come se ci fossero campi da calcio dappertutto. Proprio dietro casa mia c'erano due porte, e là passavamo il nostro tempo libero. Giocavamo a calcio, andavamo in bicicletta esparavamocon la pistola ad aria compressa. Erano tempi felici".

"Cominciai a giocare a calcio con gli Scolopi. Fra Irineo, tutti i fine settimana, ci caricava sul furgone e ci portava alle partite. Non ci stancavamo mai. Molte volte, dopo aver giocato una partita, tornavamo dagli Scolopi e continuavamo a giocare lì".

Martin Vazquez è quello che può essere definito a ragione un enfant prodige, con la palla fa praticamente quello che vuole e a 11 anni arriva la svolta. Lo nota infatti José Luis Rodríguez Laborda, un componente dello staff tecnico della Cantera del Real Madrid.

"Ho visto un ragazzo eccezionale, - riferisce - uno di quei talenti che ne nasce uno ogni 50 anni. Dobbiamo prenderlo. Si chiama Martín Vázquez e gioca negli Scolopi".

Il Real Madrid non si fa pregare e poco tempo dopo Rafa realizza il suo sogno di vestire la Camiseta blanca da canterano.

Quinta del BuitreGetty Images

I GRANDI SUCCESSI CON I BLANCOS

Martin Vazquez diventa uno dei gioielli della Cantera del Real Madrid e conferma che quanto sostenuto da Laborda era vero. Nel 1983, a 18 anni, i Blancos lo ritengono pronto per il grande salto fra i professionisti e lo lanciano nel Castilla, la prima filiale del club, che milita in Segunda División A, all'epoca la Serie B spagnola. 

In panchina c'è Amaro Amancio, la stella assoluta è il centravanti, Emilio Butragueño, ma attorno a lui ruotano altri 4 'fenomeni': fra questi anche Martin Vazquez, assieme a Michel, Sanchís e Pardeza. Quella squadra domina il campionato di Segunda División A, impresa che non si verificherà mai più nella storia del Castilla, che non è promosso nella Liga soltanto perché non può farlo, visto che ci gioca il Real Madrid.

Il 14 novembre del 1983 il giornalista del quotidiano 'El País', Julio César Iglesias, scrive un articolo in cui esalta la generazione incaricata di far rinascere i Blancos. Il titolo del suo reportage è 'Amancio e la Quinta del Buitre', e quel nome, 'La Coorte dell'Avvoltoio', avrebbe caratterizzato per sempre le 5 stelle della Cantera.

Se era stato Vujadin Boskov a scoprire Butragueño quando ancora militava nel Real Madrid C, si deve al grande Alfredo Di Stefano l'approdo in Prima squadra de 'La quinta del Buitre'. Iglesias, nel suo articolo, conclude con un chiaro invito rivolto alle Merengues di puntare sui suoi giovani campioncini per la rinascita. Di Stefano lo legge e il giorno stesso chiama il giornalista e vuole incontrarlo.

'La Saeta Rubia' decide così, con una mossa coraggiosa, di portare in Prima squadra tutti e 5 i talenti del Castilla. Anche per Martin Vazquez si spalancano le porte del Bernabeu. Il 4 dicembre 1983 Martin Vazquez debutta da titolare nella Liga sul campo del Murcia e per il centrocampista offensivo e il Real Madrid è l'inizio di 6 anni d'oro.

I Blancos conquistano 2 Coppe UEFA, nel 1984/85 battendo in finale gli ungheresi del Videoton, l'anno successivo superando i tedeschi del Colonia. Arrivano poi una Coppa della Liga (1985), 5 titoli di Spagna consecutivi (dal 1985 al 1990), una Coppa di Spagna e 2 Supercoppe nazionali (1988 e 1989, quest'ultima senza nemmeno dover giocare).

Martin Vazquez dal 1986/87 diventa un titolare fisso e delizia con le sue giocate di classe i tifosi delle merengues. Il Real Madrid fallisce però l'assalto alla Coppa dei Campioni, fermandosi per 3 anni di fila, dal 1986/87 al 1988/89, alle semifinali. È il crepuscolo della generazione d'oro che aveva riportato il club spagnolo ai vertici del calcio europeo.

Rafael Martin Vazquez Real Madrid FC Koln UEFA Cup Final 1986Getty Images

IL BIENNIO AL TORINO

Dopo Pardeza, che dal 1986 era stato ceduto al Real Saragozza, è Martin Vazquez il secondo giocatore della 'Quinta del Buitre' ad abbandonare la casa madre nel 1990. A portarlo in Italia, ed esattamente al Torino neopromosso in Serie A, è un'operazione di mercato clamorosa condotta segretamente dall'allora presidente granata Gian Mauro Borsano assieme al D.s. Casasco.

I due incontrano segretamente Rafa e i suoi rappresentanti in un hotel nel centro di Madrid, e imbastiscono la trattativa. Il centrocampista offensivo spagnolo cede al corteggiamento e decide di fare il grande passo, tanto più che con il tecnico Leo Beenhakker, reo di non valorizzarlo appieno, c'era stata più di un'incomprensione.

Così, raggiunto un accordo, si presenta dal presidente del Real Madrid Mendoza:

"Vado via, ma stia tranquillo: non firmo per nessuna squadra spagnola, vado al Torino".

Borsano stacca un assegno da 2,6 miliardi di Lire ai Blancos e fa firmare a Martin Vazquez un triennale da 6 miliardi. Le attese dei tifosi sono spasmodiche, e Martin Vazquez che viene a indossare la maglia numero 10 che era stata di Valentino Mazzola fa sognare. 

"Il Real mi fece capire che per me non c’era più spazio. - spiega nel 2021 a 'La Gazzetta dello Sport' - Mi chiamò il presidente Borsano illustrandomi un bel progetto, si creò subito feeling. Scelsi il Toro anche per la sua grande storia. Dal primo giorno ho sentito l’amore della gente, per me i sentimenti sono sempre stati importanti. Non mi sono mai pentito di quella scelta, il tempo mi ha dato ragione".

"Sentivo la responsabilità di portare la 10 che era stata di Valentino Mazzola, e quel che rappresentava. Avrò potuto sbagliare assist e passaggi, ma l’ho onorato sempre: nessuno potrà mai dire che Vazquez alla fine di ogni partita non aveva lasciato sul campo tutto ciò che aveva".

ll 2 luglio 1990 Martin Vazquez sbarca a Caselle con i genitori: ad attenderlo duecento tifosi che non vedono l'ora di vederlo in azione. Le aspettative salgono ai massimi livelli quando il 22 agosto, nella finale del Memorial Baretti contro la Fiorentina, compie una prodezza che fa strabuzzare gli occhi.

Il risultato è sull'1-1 e lo spagnolo si incunea fra tre avversari, ne salta due con un pallonetto e da posizione defilata sulla sinistra, con un delizioso lob di destro scavalca Landucci e insacca sul palo più lontano. Un goal bellissimo, che manda in visibilio i tifosi e fa loro pregustare cosa accadrà con l'ex giocatore del Real in squadra.

Rafael Martin Vazquez Torino Serie A 1990/91Getty Images

La prima stagione, in verità, è costellata di alti e bassi per Martin Vazquez. Quando gioca fa sempre il suo, ma i problemi alla schiena lo costringono a saltare diverse partite. Mette la firma sul primo successo importante in stagione, che arriva contro l'Inter, e batte Zenga, uno dei migliori portieri di quel periodo, su calcio di punizione, una delle sue specialità.

A fine stagione il bilancio è di 27 presenze e 2 goalfra campionato e Coppa Italia (dove segna ancora contro l'Inter, nell'andata degli ottavi di finale). Per la squadra di Mondonico la stagione è comunque positiva: 5° posto in Serie A con 38 punti, uno in più dei rivali della Juventus, che a differenza dei granata, restano sorprendentemente fuori dalle Coppe europee.

L'anno si chiude poi con un significativo successo internazionale: il Torino si aggiudica infatti la Mitropa Cup, superando 2-1 nella finale del Delle Alpi il Pisa di Giannini. A fronte di pesanti assenze i granata sono rinforzati con due innesti d'eccezione, entrambi brasiliani: a centrocampo spazio a Leo Junior, che a 37 anni accetta di rivestire la maglia granata, davanti c'è Amarildo, prestato per l'occasione dal Cesena.

I nerazzurri toscani passano a condurre all'84' con Polidori, e pregustano il trofeo. Ma proprio al 90' l'arbitro assegna un calcio di rigore al Torino. Batte Martin Vazquez angolando sulla sinistra, Simoni intuisce ma non ci arriva. È l'1-1, e la sfida si protrae ai tempi supplementari, quando Carillo trova il 2-1 finale al 119'. Ed esplode la festa granata.

La Mitropa Cup è il preludio ad una stagione, il 1991/92, che per i colori granata sarà ricordata come la più positiva degli ultimi 40 anni di storia del club. Anche il campione spagnolo vive una stagione da protagonista, pur confermandosi più assistman che realizzatore (45 presenze e 3 goal fra Serie A, Coppa Italia e Coppa UEFA). 

In campo nazionale, la squadra di Mondonico conquista il terzo posto, alle spalle soltanto delle due corazzate Milan e Juventus. Segna ancora una volta un goal, stavolta contro l'Ascoli, all'ultima giornata, nel 5-2 interno e gioca una gran partita nel derby di ritorno contro la Juventus, sfida nella quale serve due assist a Casagrande.

Carlos Aguilera Vincenzo Scifo Emiliano Mondonico Rafael Martin Vazquez Walter Junior Casagrande Old Filadelfia Stadium

In Coppa UEFA poi i granata sono protagonisti di una spettacolare cavalcata fino alla finale. Martin Vazquez, autore di 2 reti, nel ritorno del Primo turno contro il KR Reykjavík, e nel ritorno degli ottavi di finale contro l'AEK Atene, si toglie la soddisfazione, assieme ai suoi nuovi compagni, di eliminare il Real Madrid, la sua ex squadra, in due gare che resteranno sempre nella storia del club: 2-1 nell'andata al Bernabeu, 2-0 poi nel ritorno di Torino.

“È stata una sensazione molto strana, - dirà nell'aprile 2021 a 'La Gazzetta dello Sport' - perché io sono nato a Madrid, cresciuto nel Real, lì avevo giocato e vinto per 7 anni. È stato difficile. Prima degli ex compagni, affrontai le mie emozioni”.

"Per arrivare allo stadio ci fecero passare sotto la curva del Madrid dove subimmo un agguato: i vetri rotti del pullman, i nostri con ferite e sangue alla testa. Nello stadio capii che sarebbe stata una serata dura. Un’ora e mezza prima della gara, mentre stavamo passeggiando sul campo, mi girai e vidi Pasquale Bruno alzare il doppio dito medio ai tifosi del Madrid. Apriti cielo… Non potevo crederci: Pasquale è un fenomeno, è eccezionale, ma è fatto così... Allora decisi di estraniarmi da tutto. Ogni volta che toccavo la palla lo stadio fischiava: me lo aspettavo, ma non vuole dire che lo accettavo o che mi piaceva. Mentalmente quei fischi mi resero più forte: volevo sempre la palla, allora accettai la sfida a viso aperto".

Poi la doppia finale con l'Ajax, l'amarezza di aver perso senza perdere, per la regola dei goal in trasferta. Della gara di ritorno ad Amsterdam restano alcuni fotogrammi immortali: la sedia alzata di Mondonico, i 3 pali quasi a sancire una serata sfortunata. Per Martin Vazquez sfuma la possibilità di alzare la terza Coppa UEFA della sua carriera.

"Eccome se ricordo quella partita. - assicura a 'La Stampa' in un'intervista del 2017 - E ogni volta che ci penso è una vera pena. Si perse solo per i goal in trasferta, ma nella doppia sfida eravamo stati superiori. Che rabbia!".

Rafael Martin Vazquez Spain Enzo Scifo Patrick Vervoort Belgium

POCA FORTUNA CON LE FURIE ROSSE

Se con i club Martin Vazquez ha vinto diversi titoli, piuttosto avara di soddisfazioni è stata la sua esperienza con la Spagna. Dopo il debutto il 23 settembre 1987 contro il Lussemburgo, il centrocampista ha disputato con le Furie Rosse Euro '88 e i Mondiali di Italia 90', entrambe esperienze che si sono concluse prematuramente per la Selezione iberica. 

Nel primo caso la squadra guidata da Miguel Muñoz è uscita al primo turno, eliminata dalla Germania Ovest e dall'Italia di Vicini, nel secondo dopo essersi qualiticata agli ottavi di finale è stata sconfitta a Verona dalla Jugoslavia di Dragan Stojkovic. 

Per Martin Vazquez, che continua a indossare la maglia della Nazionale fino alle qualificazioni ai Mondiali di USA '94, un bilancio di 38 presenze e un solo goal, realizzato in amichevole all'Uruguay. 

GLI ULTIMI ANNI DI CARRIERA

Le lacrime di Amsterdam sono l'ultimo ricordo del Martin Vazquez granata, perché con l'aggravarsi della situazione economica societaria, nell'estate del 1992 Borsano dovrà cedere lo spagnolo e altre pedine per non far precipitare definitivamente i conti. Rafa saluta i tifosi granata con 74 presenze e 6 goal totali in competizioni ufficiali per tentare la fortuna in Francia con l'Olympique Marsiglia.

Ma quella con l'OM per il centrocampista venuto da Madrid è una toccata e fuga: appena 9 presenze e 3 goal per Rafa con i transalpini, per far ritorno già nell'ottobre del 1992 al suo Real Madrid. Torna a indossare la maglia della squadra che ha caratterizzato la sua carriera e a vincere, anche se non ha più lo smalto degli anni migliori e gli acciacchi e gli infortuni iniziano a farsi sentire.

Nel giorno del suo ritorno, il 17 dicembre, segna una rete nella trasferta di Liga contro il Logroñes, e in quell'anno vince la Copa del Rey, l'anno seguente ecco la terza Supercoppa di Spagna (3-1 al Barcellona di Cruijff). Aggiunge ancora una Coppa Iberoamericana nel 1994 e il 6° e ultimo titolo spagnolo nel 1994/95, portando a 16 i trofei complessivi vinti con la Prima squadra della Camiseta blanca.

Rafa Martin Vazquez - ex Real MadridGetty

Saluta, stavolta definitivamente, il Real nel 1995, quando passa al Deportivo La Coruña. In due stagioni in Galizia mette insieme 18 presenze e un goal. Arriva ancora una volta in semifinale di una competizione europea: si tratta della Coppa delle Coppe, ma i Blancos escono per mano del PSG.

Nel 1998, assieme a Michel e Butragueño, ricompone una parte della 'Quinta del Buitre' andando a giocare in Messico con l'Atletico Celaya. Nell'estate del 1998 tenta infine l'avventura in Zweite Liga con il Karlsruher. Il 23 agosto disputa la sua ultima partita ufficiale contro l'Energie Cottbus, per poi dire basta e ritirarsi precocemente poco prima di compiere 33 anni.

Dopo aver allenato le Giovanili del Real, nel 2018 è stato per alcuni mesi l'allenatore dell'Extremadura. Oggi si presenta con un look 'pulito', avendo tagliato la barba e i baffi. I tifosi del Torino lo ricordano con affetto per gli sprazzi di classe che ha regalato loro nel suo biennio granata.

"I 2 anni al Toro sono stati stupendi, - assicura Rafa a 'La Gazzetta dello Sport' - mi sono sentito amato ogni giorno. Nello spogliatoio eravamo tutti amici e lo siamo ancora: è la prova che non importa la quantità del tempo che passi in un posto ma la qualità. Con il Toro è stato un rapporto intenso: mi sono sentito a casa, gli sarò sempre grato”.

"Ho avuto la fortuna di allenarmi nel vecchio Filadelfia. In tutti i suoi angoli si respira la storia del calcio, è un posto speciale e anche familiare. Anni dopo ho avuto la fortuna di vederlo ricostruito, mi è piaciuto tantissimo. La gente non se lo immagina, ma ci sono notti in cui sogno i momenti con il Toro. Il granata ti resta per sempre: il Toro è come l’amico del cuore, anche se non lo vedi è sempre nella tua vita. E tu gli vuoi un mondo di bene. Un giorno mi piacerebbe allenarlo".

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