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Zeytulaev GFXGoal

Prima di Shomurodov: Ilyas Zeytulaev, l'apripista uzbeko in Serie A

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L'Uzbekistan vanta quasi trentuno anni di storia indipendente. Una superficie di 450mila chilometri quadrati circa. 33 milioni di abitanti. E due calciatori capaci di giocare in Serie A, l'ex campionato più bello del mondo che un minimo di prestigio, se non altro, l'ha mantenuto. C'è Eldor Shomurodov, certo. Ma c'è anche il suo predecessore. Un volto che non tutti riescono ad associare a nome e cognome. Ilyas Zeytulaev, la zeta di Zorro nel cognome, solo che di colpi con la spada ne ha tirati pochini. Nessuno, se si considera la sua storia in Serie A.

Il primo calciatore uzbeko del nostro campionato è stato lui. Lui, con il sogno di diventare qualcuno nel panorama pallonaro italiano. Lui, che quel sogno lo stava accarezzando con le dita. Alla Juventus, addirittura. Perché tutto è nato da lì, da Torino, da Vinovo. E tutto, in sostanza, è pure morto lì. O quasi. Perché il pioniere del calcio di Tashkent e dintorni una carriera dignitosa l'ha portata avanti, sì, ma lontano da quelle luci della ribalta sotto le quali sperava di stazionare con regolarità. Il classico “vorrei, ma non posso”. Tradotto: tanta onesta Serie B, tanta Serie C. E una A che, col passare degli anni, è scappata dalle mani senza poter più essere afferrata.

Sbaglia, oppure ricorda male, chi pensa che Zeytulaev esordisca nella massima serie con la casacca della Juventus. L'avventura nel nostro paese è iniziata a Torino, questo sì. La Vecchia Signora lo ha scovato in Russia, dove “Zetu” si è trasferito all'età di 13 anni. E dopo averlo visionato in un torneo disputato in Francia, ha deciso di portarlo giovanissimo a in Italia. Le giovanili bianconere, l'ascesa verso il calcio dei grandi, sempre più su, sempre più su, perché la Primavera è lì, a un soffio dal sogno. E in quegli anni la Primavera è allenata da tale Gian Piero Gasperini. Un modello per Ilyas. Un insegnante che, anche a distanza di un ventennio, trova ancora spazio nel suo cuore.

“Una figura di riferimento, un maestro – lo ha definito Zeytulaev a 'Radio Bianconera' – Con lui ho lavorato per cinque anni, fondamentali per me. Il Gasp è uno dei migliori allenatori che ci sono in Europa, perché riesce a tirar fuori il meglio da ogni calciatore. E poi, quando ci giochi contro, è difficile capire la sua strategia”.

L'uomo che nel 2001 concede a Zeytulaev la sua prima chance, però, è un altro. Marcello Lippi è tornato da poco sulla panchina della Juventus al posto di Carlo Ancelotti, è ancora impegnato a trovare la quadra di un undici stravolto (via Zidane, dentro Buffon, Thuram e Nedved) e intanto deve tenere la barra dritta su più fronti. Il campionato, la Champions League, ma pure la Coppa Italia. Dove, come di consueto, esperimenti e seconde scelte non mancano. Tra novembre e dicembre non manca neppure Zeytulaev, che racimola una manciata di secondi nell'ottavo d'andata contro la Sampdoria e una mezzoretta in quello di ritorno, con tanto di palo colpito davanti a 237 paganti (!). Due serate difficilmente dimenticabili.

“Mi sembrava di vivere un sogno – ha detto a 'Tuttomercatoweb' qualche anno fa –nel giro di due anni mi sono ritrovato ad allenarmi con i calciatori che a casa vedevo solo sui poster in camera mia. Anche solo osservare gli allenamenti di grandi campioni come Zidane, Del Piero, Davids, Nedved è servito a farmi imparare tante cose. Non posso dire che siamo amici, ma uno come Del Piero, così alla mano, così disponibile, non ha mai tenuto le distanze con me, anzi, mi ha fatto sentire sempre parte del gruppo”.

Ilya Zeytulaev Crotone Salamon BresciaGetty

Già, ma intanto farsi spazio in una rosa del genere diventa ardua. Per tutti. E anche per Zeytulaev, che in quei primi anni del nuovo millennio fa incetta di Tornei di Viareggio (due di fila, nel 2003 e nel 2004, ma la Juve ne vincerà anche un terzo senza di lui), sfida Argentina e Spagna ai Mondiali Under 20 negli Emirati Arabi, ma intanto si appresta a salutare Torino. Inizialmente in prestito, poi per sempre. Nel gennaio del 2005 lo prende la Reggina. E sullo Stretto il debutto in Serie A arriva veramente. Ironia della sorte, proprio a Torino contro la Juventus. Vincono i bianconeri per 1-0, Ilyas entra a un quarto d'ora dalla fine al posto di Borriello e insomma, ecco la prima spunta sui riquadrini delle presenze. Ne aggiungerà un'altra a maggio contro l'Inter. Poi stop.

Per lo Zeytulaev versione leggenda, quindi, è meglio puntare il mirino altrove. Balzo in avanti di qualche anno. Nel 2007/08 l'uzbeko che sognava in grande è precipitato in Lega Pro Prima Divisione, l'ex e futura Serie C, per difendere i colori del decaduto Verona. Che all'inizio della stagione veniva presentato come “la Juventus della terza serie” dopo l'amarissima retrocessione dalla B, e invece ha passato quasi tutto il campionato all'ultimo posto. Una sconfitta, un pareggio, un'altra sconfitta, un'umiliazione, e via così. Un disastro completo.

Per qualche settimana, l'Hellas è stato pure allenato da Maurizio Sarri. Non è andata benissimo. Anzi, non è andata per nulla bene: cinque partite, un pareggio, quattro sconfitte e l'inevitabile esonero. Con qualche episodio curioso, rivangato qualche anno fa anche da Andrea Mandorlini, riguardante la sua brevissima esperienza in Veneto. “Si presentò nello spogliatoio dicendoci: non mi piacciono le scarpe dai colori accesi – ha ricordato Zeytulaev al quotidiano locale 'L'Arena' – Chi le indossa, con me non gioca un minuto”.Ilyas le ha bianche, le proprie scarpe. Ma è costretto a verniciarle di nero per far contento il proprio allenatore.

“Non so perché Sarri scelse di entrare in scena così. Forse era il suo modo per stabilire un contatto con il nuovo mondo. Ma era un momento strano. Psicologicamente non stavamo benissimo. La situazione all’Hellas era già critica. E dopo che disse quelle parole precipitò ancora di più. Con i compagni, a volte, ci siamo ritrovati a ridere di questo fatto. Nel professionismo contano cuore e professionalità. Non le scarpe”,

Quel Verona, tra mille turbolenze in un mare sempre più mosso, riesce comunque a guadagnarsi un soffertissimo playout. Andata e ritorno contro la Pro Patria: chi vince si salva, chi perde precipita negli abissi. L'andata del Bentegodi finisce 1-0 per l'Hellas, ma al ritorno a Busto Arsizio la Pro Patria riequilibra i conti. Accarezzando concretamente la salvezza, perché a parità di risultati si salverebbe grazie alla miglior classifica della stagione regolare. A pochi secondi dalla fine, il Verona è ormai convinto di andare incontro a morte certa. Dal leggendario Scudetto di Galderisi ed Elkjaer alla Lega Pro Seconda Divisione. Ma al 94' compare lui, Zeytulaev: ingresso in area da destra, finte e controfinte e destro vincente sul primo palo da posizione angolata. 1-1. L'Hellas si salva. E "Zetu" diventa un eroe.

Quel goal, a Verona, non l'hanno mai dimenticato. Neppure ora che la squadra è tornata dove le compete, ovvero in Serie A. Neppure adesso che le acque dell'Adige si sono calmate dopo anni di puro dramma sportivo. Perché tutto parte da lì.La rinascita inizia con Zeytulaev. E si concretizzerà nel corso degli anni, quando l'uzbeko già se n'è andato, con la doppia promozione in tre anni targata Mandorlini.

“Fu una liberazione per tutti – ha detto nel 2018 Zeytulaev, intervistato dal 'Corriere di Verona' nel decennale di quel pomeriggio – La stagione era stata deludente. Il nostro obiettivo era conquistare la B e invece ci trovammo in fondo. C’era tristezza, un’aria depressa. In più, non potevo allenarmi, afflitto da un problema sciatico. Era una sofferenza. Quando quegli incubi sparirono, ci sentimmo sgombrati da ogni paura”.

La rete di Busto Arsizio rappresenta l'apice della carriera di Zeytulaev. Mai l'ex bianconero aveva provato un'emozione simile, così travolgente. Nemmeno nei giorni delle convocazioni con la nazionale maggiore dell'Uzbekistan. E mai più la proverà. Perché l'altra parte della carriera, quella predominante, non rispecchia le attese. Dopo quell'esordio con la Reggina, il Crotone in Serie B, ancora con Gasperini in panchina. E poi metà stagione al Genoa, sempre col Gasp, nell'anno in cui in B ci sono anche Juve e Napoli: stavolta non funziona. Così eccolo in Veneto: il Vicenza, che lo prende negli ultimissimi secondi del 31 gennaio 2007, e poi, appunto, il Verona. Quando lascia gli scaligeri lo fa per andare a Pescara, di nuovo in B. L'esperienza più lunga la vive però a Lanciano, dove conosce la futura moglie: quattro stagioni, con la gioia della promozione in serie cadetta del 2012.

Intanto, nella vita di Zeytulaev si fa sempre più spazio qualcos'altro. Fuori dal campo, stavolta. Nella Primavera della Juventus aveva già incontrato Tomas Guzman, mancino paraguaiano, fervente cristiano, “che ci parlava spesso del Vangelo. Io, però, ero concentrato unicamente sulla mia carriera”.Quando a Pescara conosce Lucas Simon, ne rimane affascinato. Porta sempre con sé una Bibbia, l'argentino. Ed è sereno. Pian piano, Ilyas decide di imitarlo. Con fatica, non senza ripensamenti.

“Mentre noi discutevamo di auto, investimenti immobiliari o donne – ha ricordato al quotidiano 'Il Centro' – lui pensava ad altro e vedendomi incuriosito da questo suo atteggiamento, mi invitò a fare come lui. Iniziai quindi a leggere la Bibbia, ma non capivo nulla e mi arrabbiavo per questa mia incapacità. Nemmeno la lettura del libro di Nicola Legrottaglie, in principio, sembrava potesse risolvere i miei dubbi interiori, ma non era così. Semplicemente non ero ancora pronto ad ascoltare la voce del Signore. Ritenevo di essere una brava persona, ma questo non faceva di me un uomo felice. Con il tempo ho capito cosa volesse dire nel suo libro Nicola e, pian piano, le cose sono cambiate. Ho iniziato a leggere la Bibbia con uno spirito e una predisposizione diverse e da allora non ho più smesso”.

Zeytulaev diventa un Atleta di Cristo. Come Kaká, come Cavani. Il calcio rimane una parte importante della sua vita, ma a un certo punto passa in secondo piano. Soprattutto verso il tramonto della carriera. Quando il Torino lo preleva a parametro zero all'inizio del 2014, ma unicamente per girarlo agli sloveni del Nova Gorica, forse "Zetu" capisce che la giostra sta davvero per fermarsi. Chiude tra i dilettanti abruzzesi, poi si toglie le scarpe da calciatore e inizia a fare l'allenatore delle giovanili in qualche club locale. Sempre con quei dolci ricordi nel cuore. E il riconoscimento di apripista del calcio uzbeko in Italia, vent'anni prima della comparsa di Shomurodov.

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