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Michel Preud'homme, il 'Muro delle Fiandre': portiere acrobatico e protagonista del miracolo Malines

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"Preud'homme è stato un portiere fantastico, sia per la sua carriera, sia per il suo modo di giocare a calcio. Era semplicemente straordinario nell'afferrare la palla in area e nei suoi interventi" - Gianluigi Buffon su Michel Preud'homme

Era rapido, agile e acrobatico e aveva la reattività e i riflessi di un gatto, che gli permettevano di muoversi in pochi secondi da una palo all'altro della porta. Tanto da essere quanto di più simile ad Ed Warner, il noto personaggio del manga giapponese 'Captain Tsubasa', noto in Italia come 'Holly e Benji', si sia mai visto su un campo di calcio.

Fisico atletico (un metro e 83 centimetri per 78 chilogrammi) e mani d'acciaio, Michel Preud'homme è stato uno dei portieri più forti del panorama mondiale fra la seconda metà degli anni Ottanta e i primi anni Novanta del secolo scorso.

Le sue parate erano un concentrato di tecnica e spettacolarità. Occhi azzurri di ghiaccio, con cui ipnotizzava spesso, novello Medea, gli attaccanti avversari, negli anni d'oro portava i capelli neri lunghi e ricci che gli scendevano lungo le spalle, e fuori dal campo indossava spesso grandi occhiali da sole, come l'iconico wrestler Bret 'The Hitman' Hart.

Cresciuto e affermatosi nello Standard Liegi, la sua impresa più grande resterà quella con cui diede un apporto determinante al cosiddetto 'miracolo Malines', portando il piccolo club belga a imporsi a più riprese in Europa. Con il Belgio gioca i Mondiali di Italia '90 e USA '94, riuscendo nell'impresa di farsi nominare miglior estremo difensore dell'edizione statunitense nonostante la precoce eliminazione del Belgio agli ottavi di finale.

Appesi i guanti al chiodo a 40 anni dopo un'esperienza al Benfica, anche da allenatore e dirigente ha ottenuto discreti successi. Oggi è considerato un mito del calcio nel suo ruolo e il miglior portiere belga della storia assieme a Jean-Marie Pfaff.

GLI ESORDI E L'ASCESA NELLO STANDARD LIEGI

Nato a Ougrée, in Vallonia, il 24 gennaio 1959, in una zona del Paese nota per le sue industrie siderurgiche, Michel Preud'homme entra nel Settore giovanile dello Standard Liegi all'età di 10 anni e si affaccia nel grande calcio verso la fine degli anni Settanta del secolo scorso e in maniera del tutto singolare.

Il 19 agosto del 1977, infatti, inizia il campionato belga e l'estremo difensore diciottenne è il terzo portiere della squadra alle spalle della leggenda locale Cristian Piot (vice Pfaff in Nazionale) e del suo sostituto e ipotetico successore Jean-Paul Crucifix. Ma Piot è indisponibile per un banale problema ad una mano, e nella gara casalinga contro l'FC Boom è Crucifix a partire titolare.

Il caso vuole però che anche il secondo portiere dello Standard Liegi si infortuni a partita in corso, cosicché tocca al diciottenne Preud'homme subentrare. La promessa delle Giovanili si comporta molto bene, a tal punto che sarà promosso portiere titolare della squadranella gara successiva contro l'Anderlecht e lo resterà peri successivi 7 anni.

Come numero uno dello Standard Liegi Preud'homme è subito protagonista in Europa, dove debutta nel settembre 1977 in Coppa UEFA contro lo Slavia Praga. A suon di parate e interventi spettacolari si ritaglia il ruolo di estremo difensore emergente nel calcio belga alle spalle del mostro sacro Jean-Marie Pfaff e di Jacky Munaron dell'Anderlecht.

Nello Standard Liegi non ha più rivali: a fine stagione Piot è costretto a ritirarsi precocemente a soli 31 anni, mentre di Crucifix finirà per perdersi nelle serie minori. Così per il coraggioso ragazzino dagli occhi azzurri arrivano anche le prime vittorie della sua carriera: nel 1980/81 vince la Coppa del Belgio, nel 1981 la Supercoppa belga e nel 1981/82 il primo Scudetto, facendo subito il bis nella stagione successiva.

Ma, soprattutto, Preud'homme si esalta nelle serate europee: non è un caso che il giovane portiere belga dia sfoggio della sua classe nella Coppa delle Coppe 1981/82, torneo in cui è uno dei fattori principali che consente allo Standard Liegi di eliminare Floriana, Vasas, Porto e Dinamo Tbilisi (con doppio clean sheet in semifinale) e di conquistare la finalissima contro il Barcellona di Udo Lattek, assieme ai goal della punta Voordeckers.

La squadra di Raymond Goethals si piega 2-1 solo ai blaugrana, in una partita che la squadra catalana può giocare davanti ai suoi tifosi al Camp Nou. Ma il talento di Preud'homme è ormai di dominio pubblico. Nel 1983 arriva anche la seconda Supercoppa belga, che sarà anche l'ultimo trofeo conquistato a difesa della porta biancorossa.

LA SQUALIFICA E GLI ANNI DIFFICILI

Nel momento in cui tutto fa pensare che Preud'homme possa consacrarsi e ottenere la sua consacrazione definitiva, arriva invece un biennio negativo. Il 2 aprile 1984, assieme al tecnico Goethals e ad altri compagni di squadra, viene squalificato per un anno da tutte le competizioni in primo grado, squalifica poi ridotta a 6 mesi in appello, per la combine di Standard-Waterschei dell'8 maggio 1982.

La partita era decisiva per l'assegnazione dello Scudetto, che Goethals non aveva mai vinto, e l'allenatore sospettava qualche manovra occulta ai danni dello Standard, che arriva al match con 2 lunghezze di vantaggio sull'Anderlecht. Il club biancorosso paga così dei soldi all'avversario, una somma di 420 mila franchi belgi, per garantirsi la vittoria finale, che arriva con un successo per 3-1. Ma poco meno di due anni dopo la combine viene scoperta e scattano le sanzioni.

Quando ritorna a disposizione, Preud'homme ha ormai perso il posto da titolare a vantaggio di Gilbert Bodart, il portiere con cui si alterna dal 1984 al 1986, le ultime due stagioni in carriera con il club biancorosso.

IL RISCATTO E LA FAVOLA MALINES

Stanco di questa situazione di incertezza interna allo Standard Liegi, Preud'homme si guarda intorno e dopo 240 presenze complessive in campionato in 9 anni in biancorosso, firma con un piccolo club che ha due nomi e due pronunce totalmente differenti: il Koninklijke Voetbalvereniging Mechelen o KV Mechelen, se si utilizza la lingua fiamminga, meglio conosciuto in Italia con il nome francese di Malines.

È l'inizio di un'ascesa senza precedenti nella storia del calcio belga: la squadra di provincia, costruita dal miliardario John Cordier(proprietario della azienda elettrica Telindus), e affidata al tecnico Aad De Mos scala le gerarchie e in pochi anni dominerà la scena prima in patria poi in Europa.

Cordlier, divenuto proprietario del Malines dal 1982/83, oltre all'iconico portiere, acquista una serie di giocatori che faranno la storia della squadra giallorossa: Lei Clijsters (dal 1986), padre della tennista Kim, Erwin Koeman (dal 1985), fratello di Ronald, l'attaccante israeliana Eli Ohana (dal 1987),Piet den Boer (dal 1982),Graeme Rutjes(dal 1985) eMarc Emmers (dal 1987).

Con un gioco organizzato ed efficace, ma né innovativo né tantomeno spettacolare, che ripone grande fiducia nelle parate del suo portiere e nella sua capacità di salvare un gran numero di pericoli, il piccolo Malines lancia il suo guanto di sfida alle big del Belgio ritagliandosi un ruolo di vertice nella Eerste Klasse, la massima divisione belga.

Così quello che all'inizio appariva come un declassamento per il portierone belga, che dimostrerà di possedere forte personalità, sarà invece l'inizio di un'avventura fantastica lunga 8 anni.

"Ho sempre cercato di spostare l’asticella un po’ più in alto - dirà di se stesso -, per provare ad abbassare la traversa di qualche centimetro".

Il primo trofeo arriva già il primo anno, che vede la squadra piazzarsi al 2° posto in campionato, ed è la Coppa del Belgio 1986/87, la seconda in carriera per Preud'homme: in finale il Malines si impone 1-0 sull'RFC Liegi. Nel 1987 Michel viene nominato per la prima volta 'Calciatore belga dell'anno'.

L'anno d'oro è tuttavia il 1987/88: i giallorossi, infatti, al termine di un'eccezionale cavalcata europea, vincono la Coppa delle Coppe. Senza subire reti, grazie principalmente alle parate spettacolari e decisive del suo portiere, che diventa per tutti i tifosi'Saint Michel', per gli avversari il'Muro delle Fiandre', vista la sua invalicabilità, il Malines elimina nell'ordine la Dinamo Bucarest (1-0 in casa e 0-2 al ritorno in Romania) e il St. Mirren (0-0 in casa e 0-2 in Scozia), approdando ai quarti di finale del torneo.

Qui l'avversario dei belgi è l'ostica Dinamo Minsk, piegata 1-0 in casa, con pareggio per 1-1 in Bielorussia nella partita di ritorno. In semifinale c'è probabilmente l'ostacolo più difficile: l'Atalanta di Emiliano Mondonico, quell'anno in Serie B, protagonista a sua volta di un'altra eccezionale cavalcata europea. Le due partite che danno l'accesso alla finale sono combattute, spettacolari e al cardiopalma.

Nel catino dell'Argosstadion, anch'esso rimesso a nuovo dai soldi della ricca presidenza, i belgi vincono di misura 2-1 con i goal di Ohana e Den Boer, che vanifica nel finale il provvisorio 1-1 siglato da Stromberg. In mezzo una grossa occasione occorsa a Nicolini, che si fa ipnotizzare dagli occhi di ghiaccio di Preud'homme e si divora quello che sarebbe stato il provvisorio 1-2 ospite.

Atalanta Malines

Al ritorno, nell'allora Comunale di Bergamo, tutto è considerato possibile e l'Atalanta punta a ribaltare l'esito del confronto davanti ai propri tifosi. Il 20 aprile 1988 dopo una grande parata di Preud'homme su colpo di testa a botta sicura del solito Stromberg, al 39' Garlini apre le danze trasformando un calcio di rigore per la Dea e manda in estasi gli oltre 37 mila tifosi nerazzurri occorsi allo Stadio.

Per la regola del goal in trasferta è la squadra italiana in quel momento ad accedere in finale. I nerazzurri provano però a chiuderla, ma ancora Preud'homme, su colpo di testa di Daniele Fortunato, ha uno dei suoi riflessi felini e sfiora la palla il tanto che basta per mandarla sul palo. In quel momento la partita gira: al 56' con un'eccezionale girata al volo in area di Rutjes il Malines pareggia.

L'Atalanta a quel punto si riversa in attacco alla ricerca del goal che porti la partita ai supplementari, ma ancora Preud'homme è determinante in 2-3 occasioni. Poi Emmers punisce Piotti con la rete dell'1-2 e nel finale ancora l'estremo difensore belga ipnotizza Stromberg nell'uno contro uno. La vittoria per 1-2 consente al Malines di qualificarsi alla finalissima di Strasburgo.

Qui, in un derby del Benelux con il favorito Ajax, la formazione giallorossa si impone nuovamente per 1-0 grazie a un goal di Den Boer all'inizio del secondo tempo e soprattutto, ancora una volta, alle parate del suo fuoriclasse, che salva a più riprese la propria porta, compiendo un prodigioso intervento in particolare su girata a botta sicura di John Bosman, e il piccolo Malines scrive la storia, alzando al cielo un trofeo continentale, la Coppa delle Coppe.

Il 'miracolo Malines', come verrà chiamato, proseguirà fino alla stagione 1988/89, quando la squadra di De Mos completa il suo percorso di ascesa con altri due importanti trionfi: il 1° febbraio 1989 conquista anche la Supercoppa europea demolendo per 3-0 i campioni d'Europa in carica del PSV Eindhoven.

Contro la squadra di Guus Hiddink, che annovera giocatori come il giovane Romario, Vanenburg ed il belga Eric Gerets, ex compagno di squadra di Preud'homme ai tempi dello Standard Liegi, nella gara di andata nel proprio stadio i giallorossi giocano una gran partita e grazie ad una doppietta di John Bosman, olandese acquistato in estate dall'Ajax, e ad un'autorete del difensore Valcx, oltre che alle solite parate del proprio portiere, possono dirsi tranquilli in vista del ritorno in Olanda.

Qui il PSV deve fare i conti con la legge del 'Muro delle Fiandre' e vince solo di misura per 1-0,: saranno i belgi a conquistare il secondo alloro internazionale della loro storia. Va meno bene ai giallorossi in Coppa delle Coppe, dove non riesce il bis: i campioni in carica sono eliminati in semifinale dalla Sampdoria di Vujadin Boskov e dei 'Gemelli del goal' Vialli e Mancini.

'Il Miracolo Malines' si esaurisce con la conquista dello Scudetto del Belgio (il 2° in carriera per Preud'homme dopo quello con lo standard), il primo nel Dopoguerra, che segnerà anche il punto più alto raggiunto dalla squadra giallorossa in quegli anni.

Nel giugno del 1989, però, il tecnico De Mos abbandona la squadra belga per accettare la panchina dell'Anderlecht, e per il piccolo Malines non sarà più la stessa cosa.

MILAN-MALINES: PREUD'HOMME NELLA LEGGENDA

La squadra campione del Belgio, ora guidata da FiVan Hoof, tenta comunque di prolungare la sua leggenda in Coppa dei Campioni. E gli inizi, ancora una volta, sembrano essere incoraggianti. Preud'homme è il solito muro, e nei primi due turni cala la saracinesca risultando decisivo per l'eliminazione del Rosenborg prima (0-0 in Norvegia e 5-0 in Belgio) e del Malmö agli ottavi (0-0 in Svezia e 4-1 in Belgio).

Il sorteggio oppone ai belgi nei quarti di finale il Milan campione d'Europa in carica di Arrigo Sacchi e il Malines, ancora una volta, sogna l'impresa. I belgi sono un po' snobbati dai giornalisti italiani, invece si riveleranno un osso durissimo da superare per i rossoneri, che dovranno sudare le proverbiali sette camicie per andare in semifinale e superare un campione del suo ruolo come Preud'homme.

La gara di andata si gioca in un Heysel spettrale, pochi anni dopo la strage in cui persero la vita 39 tifosi, fra cui 32 italiani. Il Milan bada più a non scoprirsi che ad offendere, il resto lo fa il portiere belga, e il risultato non si schioda dallo 0-0. Tutto si decide nella partita di ritorno al Meazza, che si gioca il 21 marzo 1990. I rossoneri si riversano all'attacco fin dal primo tempo, ma devono fare i conti con un Preud'homme in stato di grazia, che para tutto il parabile e anche di più.

Non basta un Donadoni in grande spolvero per garantire al Diavolo la rete del vantaggio. Preud'homme dice di no a Massaro nel primo tempo e due volte a Van Basten nel secondo, e quando non ci arriva, come al 53', è la traversa a salvarlo su tiro al volo di Massaro. Il Malines resta in 10 uomini nel finale per l'espulsione di Clijsters, ma un altro rosso per fallo di reazione di Donadoni la ristabilisce nei tempi supplementari.

Il piano del Malines è chiaro: andare ai calci di rigore e puntare tutto sui riflessi felini del proprio portiere, che continua a parare ogni pallone arrivi dalle sue parti. Ma i belgi non hanno fatto i conti con 'i due Marchi' rossoneri: prima è Van Basten a siglare l'1-0 con un tap-in da distanza ravvicinata su palla di Tassotti, poi è Simone, subentrato nel primo tempo all'infortunato Ancelotti, a chiudere i giochi con lo spettacolare goal del 2-0 con cui si dimostra freddo davanti all'estremo difensore avversario al termine di un'irresistibile azione personale. Un goal che il telecronista della 'Rai', Bruno Pizzul, definirà in diretta "il goal della vita".

Il Malines non calcherà più palcoscenici così importanti negli anni successivi e per ammissione dello stesso Preud'homme quella gara a San Siro contro il Milan sarà la più bella in assoluto della sua carriera. In quel magico 1989 a livello personale Michel è nominato per la seconda volta 'Calciatore belga dell'anno' e si piazza 2° dietro a Walter Zenga nella graduatoria dei migliori portieri al Mondo stilata dall'IFFHS (Federazione internazionale di storia e statistica del calcio).

A differenza del tecnico De Mos, rimane al Malines fino al 1994, giocando sempre su alti livelli, senza però riuscire a vincere altri trofei, raggiungendo 2 volte la finale di Coppa del Belgio nel 1991 e nel 1992. Il Malines, in evidente declino, continuerà comunque a frequentare i campi d'Europa, incrociando negli ottavi di finale della Coppa UEFA 1993/94 il Cagliari di Bruno Giorgi.

Stavolta per il mitico portiere ci sarà poco da fare: nel match d'andata dell'8 dicembre 1993, il suo Malines 'cade' 0-3 in casa, su un campo completamente ghiacciato, sotto i colpi di Matteoli, Oliveira e Pusceddu, mentre nella gara del ritorno al Sant'Elia i rossoblù passano ancora una volta per 2-0 con le firme di Firicano e Massimiliano Allegri.

Proprio l'eliminazione ad opera del Cagliari segnerà il definitivo declino della squadra belga, che dopo quell'ultima apparizione europea, nel giro di pochi anni precipiterà in Seconda Divisione. Anche Preud'homme alla fine della stagione 1993/94saluterà il Malines, dopo 263 presenze all'attivo nel solo campionatobelga con la compagine giallorossa.

Michel Preud'homme Belgium 1994

L'EREDE DI PFAFF NEL BELGIO

Dopo aver collezionato 8 presenze già con il Belgio Under 21, Michel Preud'homme ha dato prova fin da giovane delle sue grandi qualità di portiere anche con la maglia dei Diavoli Rossi. Il 2 maggio 1979 a 21 anni fa il suo esordio in Nazionale maggiore nella gara delle Qualificazioni ad Euro '80 con l'Austria, mantenendo inviolata la propria porta (0-0).

Guy Thys lo inserisce fra i convocati per la fase finale degli Europei 1980, che si disputano in Italia. Preud'homme è il terzo portiere dietro Pfaff e Custers, e assiste da spettatore al 2° posto conquistato dalla squadra, vincendo comunque la medaglia d'argento nella manifestazione. Gioca 2 partite di qualificazione ai Mondiali di Spagna '82, ma questa volta non è inserito in lista, e la squalifica rimediata nella stagione 1983/84 gli costa un lungo esilio dalla Nazionale.

Torna in gruppo soltanto nel 1987, ma poi diventa il titolare indiscusso della squadra belga, raccogliendo l'eredità di Pfaff fra i pali. Da punto di forza del Belgio Preud'homme partecipa ai Mondiali di Italia 90', dove la squadra grazie anche alle sue parate raggiunge gli ottavi di finale. Qui affronta l'Inghilterra in una gara di grande equilibrio. I Diavoli Rossi puntano ai rigori, ma un goal all'ultimo minuto dei supplementari di David Platt regala il passaggio del turno ai Tre Leoni.

Suscita inoltre grande curiosità la richiesta che il belga avanza alla FIFA (e non accolta) di poter giocare le gare pomeridiane con degli occhiali da sole a protezione dei suoi delicati occhi azzurri.

Michel Preud'hommeGetty mages

L'iconico e mitico portiere non ha più i caratteristici capelli lunghi e sul suo volto compaiono già le prime rughe quando a 35 anni suonati è protagonista con la maglia del Belgio anche ai Mondiali di USA '94. Qui gioca tre grandi partite nel girone, mantenendo la porta inviolata contro Marocco e soprattutto Olanda, e consente alla sua squadra, con delle super prestazioni, di volare nuovamente agli ottavi di finale.

Il cammino del Belgio si interrompe a Chicago contro la Germania, vittoriosa con un rocambolesco 3-2. Nonostante questo Preud'homme, caso unico nei Mondiali, sarà premiato come miglior portiere di quell'edizione con il conferimento del 'Premio Jascin'. Alla fine del 1994 otterrà anche il riconoscimento dell'IFFHS come 'Miglior portiere del Mondo'.

L'avventura con il Belgio termina il 17 dicembre 1994 nella pesante sconfitta per 1-4 in casa in una gara valida per le qualificazioni ad Euro '96. Mai, prima di quella 58ª e ultima presenza in Nazionale, Preud'homme (che aveva mantenuto inviolata la porta 26 volte) aveva subito quattro reti in una sola partita.

Michel Preud'homme.jpgGetty Images

GLI ULTIMI ANNI AL BENFICA E LA CARRIERA DA ALLENATORE

Per un mito come Preud'homme, però, non esiste declino. Subito dopo il Mondiale americano, salutato il Malines, l'estremo difensore prolunga la sua carriera all'estero, venendo ingaggiato dai portoghesi del Benfica. Anche in Portogallo il portiere saprà farsi valere, disputando 5 stagioni e giocando ad alti livelli fino a 40 anni suonati.

Amatissimo dai suoi tifosi, al suo palmarès aggiunge anche una Taça de Portugal vinta con le Aquile nel 1995/96. Al termine di quella stagione Fabio Capello aveva provato a portarlo addirittura al Real Madrid.

"Era il 1996, quando Fabio Capello approdò al Real e chiese ai dirigenti di mettersi in contatto con me - racconterà Michel a 'Yahoo' -. Avevo un altro anno di contratto col Benfica, ma avevo raggiunto un accordo triennale col Real. La posizione del Benfica fu chiara, la dirigenza cercava un portiere al mio posto. La società provò a prendere Chilavert. Se lui fosse andato al Benfica, io sarei andato al Real. Tuttavia non è successo nulla di questo".

Niente da fare anche per un possibile approdo in una squadra italiana.

"Ammiro il calcio italiano e giocarci è sempre stato il mio sogno - confesserà -. Mi cercarono Torino, Brescia e Milan, ma non se ne fece nulla. Peccato“.

In tanti, sicuramente, avrebbero voluto ammirarlo in Serie A, ma questo non accadrà. A 40 anni Preud'homme, uno dei portieri più forti degli ultimi 50 anni, appende i guanti al chiodo e passa al ruolo di allenatore.

Anche nelle nuove vesti, che manterrà fino al 2020, riesce a ottenere ottimi risultati. Guida due volte lo Standard Liegi, vincendo nel 2007/08 il primo Scudetto da quello che vinse da giocatore nel 1982/83.

Michel Preud'homme, Standard Luik, 10042018PROSHOTS

Poi allena il Gent (una Coppa del Belgio vinta nel 2009/10), il Twente in Olanda (una Coppa d'Olanda conquistata nel 2010/11), l'Al-Shabab in Arabia Saudita (vince il campionato locale nel 2011/12), il Bruges (conquistando Coppa, Supercoppa del Belgio e uno Scudetto) e di nuovo lo Standard, ricoprendo il doppio incarico di tecnico e vicepresidente.

Dal 2021 è rimasto in via esclusiva come vicepresidente della società in cui tutto è cominciato. Capace di apparire per 8 volte consecutive dal 1987 al 1995 nella classifica dei 10 più forti portieri al Mondo stilata dall'IFFHS, Michel Preud'homme è ricordato da tutti gli appassionati per il suo stile inconfondibile fra i pali e la sua spettacolarità.

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