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Massimo Taibi, il portiere goleador che non riuscì ad imporsi né al Milan né al Manchester United

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Chiudete gli occhi e pensate a Massimo Taibi. Fatto? Ok. Lo immaginate con la maglia del Milan? No. Con quella del Manchester United? Nemmeno. Molti di voi, quasi tutti, lo ricordano con addosso la maglia della Reggina, probabilmente mentre esulta per un goal appena realizzato. “Fermi tutti, ma Taibi non era un portiere?”, si domanderà forse qualcuno tra i più giovani. Sì, lo era. E sì, ha giocato anche per il Milan e per il Manchester United, anche se non tutti lo ricordano. E sì ancora, ha segnato un goal. No, non come quello di Toldo, poi assegnato a Vieri, e neanche come quello di Rampulla, realizzato in era pre-fantacalcio. Ha segnato un goal valido a tutti gli effetti anche per il fanta, uno di quelli che non si dimentica mai e che è valso alla sua squadra un punto in classifica. Proprio come quello realizzato più di sedici anni dopo da Brignoli in Benevento-Milan.

Partiamo da lì, da quell’1 aprile del 2001, per raccontare la carriera di uno dei portieri più sfortunati della storia recente del calcio italiano. Quel giorno, la Reggina guidata da Franco Colomba e che in avanti si affida all’estro di Ciccio Cozza, si ritrova sotto di un goal al ‘Granillo’ al cospetto dell’Udinese di Luciano Spalletti, quella di Fiore e Jorgensen, per intenderci. Al minuto 88, Massimo Taibi lascia la sua porta, sebbene manchino ancora due minuti più recupero alla fine della partita. Il corner battuto dal portoghese Mamede viene respinto, nuovamente oltre la linea di fondo. Taibi non fa una piega e resta all’interno dell’area avversaria, si fionda sul secondo corner consecutivo calciato in mezzo da Mamede, brucia Giannichedda e di testa batte il collega Turci. 

"Indimenticabile quel Reggina-Udinese - ha raccontato a 'ilposticipo.it' sei anni dopo -  Io ci avevo provato anche qualche domenica prima: giocammo contro il Verona nel neutro di Catania, sempre nei minuti finali salii su un corner e mi marcarono in due-tre, lasciando libero Stovini che fece gol. Lui stesso mi disse che aveva segnato grazie a me. Da allora in allenamento provavo sempre questa soluzione, il mio collega Belardi mi diceva che prima o poi avrei fatto goal; io comunque lo facevo più che altro per andare a fare confusione, sorprendere gli avversari e attirarmi qualche marcatura. Invece quella domenica feci goal"

È il goal del pareggio, che vale un punto prezioso alla Reggina che, a fine campionato, eviterà la retrocessione proprio grazie a quel punto che le varrà la possibilità di disputare il doppio spareggio contro il Verona. Purtroppo per gli amaranto, però, la retrocessione è soltanto rimandata, appunto, al doppio scontro vinto dagli scaligeri.

Massimo Taibi GFXGoal

Taibi concluderà così la sua carriera da giocatore con la Reggina, salvo poi tornare in amaranto nei panni di direttore sportivo, che tuttora riveste.

Ma Taibi in maglia amaranto disputò complessivamente soltanto un campionato e mezzo mentre, ad esempio, ne avrebbe disputati quattro successivamente con l’Atalanta, due anche col Torino e infine due con l’Ascoli, mentre ad inizio carriera ne aveva disputati ben cinque con quella del Piacenza. Nonostante questo, però, la sua immagine rimarrà per sempre legata a quella della Reggina. Il motivo? Un goal. Ironia della sorte per un portiere.

Prima di indossare la maglia del club calabrese, però, Massimo Taibi aveva avuto l’opportunità di giocarsi le sue chance con due dei club più vincenti della storia del calcio, il Milan ed il Manchester United appunto.

GLI INIZI, LA CHIAMATA DEL MILAN E L'EXPLOIT AL PIACENZA

La carriera del gigante di Palermo era partita proprio dalla Sicilia quando il Licata, subito dopo l’era Zeman, gli aveva aperto le porte del suo settore giovanile. Nel 1990, poi, all’età di 20 anni, il Milan dopo averlo visto esordire in Serie B decide di tesserarlo per farlo crescere accanto ad Andrea Pazzagli e Sebastiano Rossi nei panni di terzo portiere, pagandolo ben 6 miliardi di lire. Con quel Milan guidato da Sacchi, che chiuderà il campionato al secondo posto alle spalle della Sampdoria, Taibi non disputerà neanche una gara ma vincerà il suo primo trofeo: la Supercoppa Europea conquistata dai rossoneri proprio contro i blucerchiati. Titolo a lui riconosciuto nonostante né all’andata né al ritorno abbia fatto parte dei titolari o dei panchinari.

Il Milan, però, vede in lui un grande potenziale e lo manda a giocare al Como, in C1, dove è certo di un posto da titolare. Taibi vive una stagione da protagonista con i lariani e il Milan capisce che è già pronto per la Serie B. È il Piacenza di Garilli, quello che diventerà famoso come “il Piacenza degli italiani”, a puntare su di lui e a concedergli una chance. Subito titolare, Taibi è tra i protagonisti della promozione in Serie A della squadra di Gigi Cagni.

Nell’estate successiva il Piacenza ne acquista la metà del cartellino e lo conferma titolarissimo anche in massima serie: i biancorossi vengono beffati dalla Reggiana proprio all’ultima giornata e retrocedono in B, ma Taibi conclude il campionato con una media voto altissima, tra le più alte dell’intero campionato.

Il Milan, nel frattempo passato nelle mani di Fabio Capello e vincitore di tre scudetti consecutivi, ha deciso di puntare su Sebastiano Rossi e, per il futuro, sembra deciso a concentrarsi su Carlo Cudicini, figlio del mitico Fabio, celebre “Ragno Nero” che aveva difeso la porta del Milan tra gli anni ’60 e gli anni ’70.

Il cartellino di Taibi, dunque, viene riscattato dal Piacenza che domina il campionato di Serie B e conquista nuovamente la Serie A. Le due stagioni successive, tra l’estate del 1995 e quella del 1997, sono quelle della consacrazione di Massimo Taibi. Il Piacenza conquista la salvezza, si toglie tante soddisfazioni e il suo portierone para tutto, il parabile e anche qualcosa in più. Il Milan non può più ignorarlo e, dopo una stagione flop conclusa incredibilmente all’undicesimo posto, i rossoneri decidono di puntare su di lui.

LA CHANCE AL MILAN

Nonostante l’indiscussa affidabilità di Sebastiano Rossi, i rossoneri gli affiancano Taibi, adesso 26enne. Ziege, Bogarde, André Cruz, Ibrahim Ba, Patrick Kluivert e Andreas Andersson sono gli altri volti nuovi che Berlusconi e Galliani regalano a Capello per il suo ritorno sulla panchina rossonera: basta questo elenco a spiegare che la stagione 1997-1998 sarà tutt’altro che rosea per i rossoneri (che ad onor del vero quell’anno acquistarono anche Leonardo).

L’esordio, per Taibi, arriva proprio sul campo del Piacenza, dove il portiere viene beffato dall’ex compagno Delli Carri per l’1-1 finale. Quel Milan, però, fa acqua da tutte le parti, nonostante la presenza in difesa di Costacurta e Maldini, la squadra traballa e inanella sconfitte su sconfitte. Il 30 novembre del 1997 arriva poi quello che sarà probabilmente il primo sliding doors della carriera di Taibi: a San Siro arriva la Juventus, i rossoneri passano in vantaggio grazie ad un’autorete di Ferrara, ma poi è proprio Taibi con una sciagurata uscita fuori area, a regalare a Pippo Inzaghi il goal del pareggio.

Capello gli concede altre cinque partite da titolare, ma dopo la doppia sconfitta rimediata dal Milan contro Parma e Fiorentina e un girone d’andata concluso al nono posto, il tecnico friulano decide di affidarsi nuovamente a Sebastiano Rossi, sin dalla prima sfida del girone di ritorno, che vede i rossoneri opposti nuovamente al Piacenza. Il Milan si impone per 1-0 e Sebastiano Rossi si riprende la maglia da titolare fino al termine della stagione: nonostante la stagione dei rossoneri non decolli e la squadra subisca persino più goal rispetto a quelli incassati nel girone d’andata, Taibi non scenderà mai più in campo con la maglia rossonera.

IL VENEZIA E IL SOGNO UNITED DIVENTATO UN INCUBO

L’anno successivo, il Venezia di Zamparini e Novellino, fresco di promozione in Serie A, riesce ad ottenere in prestito dal Milan il portiere sul quale costruisce una salvezza storica: è l’anno di Recoba e Maniero, concluso con un memorabile 11° posto. Di quel duo offensivo si parla ancora, ma in molti hanno dimenticato la stagione clamorosa sfoderata da Massimo Taibi. Talmente clamorosa da valergli la chiamata del Manchester United.

Massimo Taibi Manchester UnitedGetty Images

I ‘Red Devils’ hanno appena vinto la Champions League e il loro portiere, Peter Schmeichel, è stato proprio tra i protagonisti del trionfo finale sul Bayern Monaco, con la sua iconica deviazione di testa valsa come assist per il goal del pareggio. Proprio dopo quel trionfo, però, il portiere danese lascia i Diavoli Rossi per dare il via ad una curiosa avventura in Portogallo, con la maglia dello Sporting Lisbona.

In quel momento Schmeichel è uno dei migliori portieri al Mondo e sostituirlo è tutt’altro che semplice. L’olandese van der Gouw, fino a quel momento vice del danese non è considerato all’altezza della maglia da titolare, così Ferguson decide di puntare sull’australiano Bosnich, appena svincolatosi dall’Aston Villa. Poi, però, un po’ a sorpresa, il Milan riceve un’offerta per Taibi e, dopo essersi ritrovato in casa un po' a sorpresa un portiere di alta caratura come Christian Abbiati, decide di lasciar partire quel gigante che con addosso la maglia rossonera non aveva convinto. Il debutto del Manchester United in Premier League è di quelli tutt’altro che banali: l’11 settembre del 1999, i Red Devils scendono in campo ad Anfield contro il Liverpool. A difendere la porta Ferguson sceglie Taibi, protetto dalla consueta linea a quattro composta da Phil Neville, Jaap Stam, Henning Berg e Mikael Silvestre. Lo United si impone per 2-3 e Taibi riceve il premio come migliore in campo.

Taibi, però, non può giocare in Champions League per via di un cavillo burocratico.

"Arrivai qualche giorno prima della fine del mercato - ci ha raccontato in un’esclusiva datata 2009 lo stesso portiere - e per motivi burocratici non riuscii a far arrivare il fax del trasferimento in tempo in Inghilterra. Da noi era festa, gli uffici erano chiusi, ma la lega inglese non volle saperne e quindi dovetti rimanere fuori dalla lista Uefa dei giocatori iscritti alla Champions League".

Taibi, che non può giocare in Champions, è però il portiere titolare anche nella gara successiva, pareggiata per 1-1 contro il Wimbledon all’Old Trafford e viene confermato anche per il terzo match di campionato, contro il Southampton, ancora all’Old Trafford. Ma al minuto 51 succede il patatrac: lo United è avanti per 2-1 quando la stella degli avversari, il leggendario Matt Le Tissier, calcia debolmente da fuori area. Taibi si accartoccia sul pallone che però, incredibilmente, gli passa prima tra le mani e poi tra le gambe terminando in rete. Lo United si riporta in vantaggio, ma è ancora Le Tissier a fissare il punteggio sul 3-3.

Taibi viene travolto dalle critiche e, la settimana successiva, è chiamato al riscatto a ‘Stamford Bridge’, dove il suo United sfida il Chelsea di Gianluca Vialli. Ferguson lo conferma in porta, ma dopo meno di un minuto i Red Devils sono già sotto, grazie al goal di testa di Poyet. Il finale sarà tragico: il Chelsea si imporrà per 5-0 e Massimo Taibi viene retrocesso addirittura al ruolo di terzo portiere. Non giocherà mai più con la maglia dello United, che lascerà a gennaio per trasferirsi alla Reggina. Farà in tempo a laurearsi Campione del Mondo, sedendo in panchina in occasione del match di Coppa Intercontinentale vinto dal Manchester United contro il Palmeiras: in porta in Giappone, quel giorno, va l’australiano Bosnich.

Eppure, recentemente, Taibi ha svelato qualche retroscena in più in merito al suo addio al Manchester United in un’intervista rilasciata nel 2009 ai microfoni di Goal :

"E' facile fare l'associazione tra quella papera e il mio ritorno alla Reggina. La realtà dei fatti è che proprio mentre la squadra stava per partire per il Giappone mi capitò un grave problema familiare e dovetti chiedere ad Alex Ferguson di essere ceduto. Lui, inizialmente, mi disse di tornare a casa per vedere se questo fosse risolvibile, dandomi tempo tutti i dieci giorni della loro trasferta giapponese. Io però non me la sentivo di restare lassù, anche se stavo benissimo a Manchester. Dovevo rientrare e per farlo rinunciai a tantissimi soldi e alla grande sfida di riconquistare il posto nello United. Avevo firmato per quattro anni di contratto, fu una scelta veramente dolorosa. Ferguson mi aveva detto: 'Allenati, poi quando torniamo dalla Coppa Intercontinentale ti re-inseriamo in lista Champions e riprendi a giocarti il posto da titolare'”.

Problema familiare che Taibi ha poi raccontato nei dettagli in una recente intervista rilasciata a “ilposticipo.it” :  

“Ho un rimpianto. Quando ero in Inghilterra sono dovuto andare via per una crisi con la mia ex moglie. Ho dovuto lasciare la Premier, avevo un quadriennale allo United. Potessi tornare indietro sarei rimasto in Inghilterra da solo. Dopo sei mesi ho dovuto lasciare. È stato un colpo di testa. Pazienza”.

Dunque non è stato soltanto quell’errore contro il Southampton a frapporsi tra Taibi e il Manchester United, ma anche una questione di cuore a spingerlo a rientrare in Italia. Sicuramente un rimpianto per il portierone siciliano che però, proprio a Reggio, entrerà nella storia con quell’indimenticabile goal. Un altro colpo di testa, stavolta nel senso letterale del termine. E proprio a Reggio sta costruendo la sua nuova vita da direttore sportivo.

Non tutti i rimpianti vengono per nuocere, forse.

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