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Carlo Cudicini | ChelseaGetty

Carlo Cudicini, da talento incompreso in Italia a miglior portiere della Premier League

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Suo padre era il mitico 'Ragno Nero', l'invalicabile baluardo, così chiamato per l'immancabile divisa nera che indossava, che con il Milan vinse Coppa dei Campioni, Coppa Intercontinentale e Coppa delle Coppe, oltre a uno Scudetto e ad una Coppa Italia, cui vanno aggiunti una seconda Coppa nazionale e una Coppa delle Fiere conquistate precedentemente con la Roma. Carlo Cudicini nasce a Milano, un anno dopo il ritiro di papà, il 6 settembre 1973.

Bambino descritto sempre come molto vivace, si innamora fin da piccolo di quello che era stato il ruolo di Fabio e inizia a mettere i guantoni e a giocare in porta. Rispetto al papà è meno alto (un metro e 86 centimetri contro un metro e 91) ma comunque agile e ben piazzato (78 chilogrammi di peso forma). Così entra a far parte delle Giovanili del Milan, con cui fa tutta la trafila arrivando fino alla Primavera.

L'ESORDIO IN CHAMPIONS LEAGUE CON IL MILAN

Le critiche nei suoi confronti non mancano: lo accusano, come succede molto spesso in casi simili, di essere in rossonero soltanto per essere un figlio d'arte, e il paragone con papà Fabio rischia di travolgerlo.

"Il vero Cudicini è uno solo, quello che ha fatto la storia", affermano alcuni. "È lì perché è figlio d’arte ma non ha la stoffa del papà", gli fanno eco altri.

Carlo ha il merito di non ascoltarli e tirare dritto per la sua strada. Lavora duro e l'occasione che da tempo aspettava arriva nella stagione 1992/93. Fabio Capello, l'allora allenatore del Milan, lo fa esordire in Prima squadra nella partita di Champions League contro il Porto: il portiere figlio d'arte subentra a 2 minuti dalla fine al posto di Sebastiano Rossi. Nella stessa stagione Cudicini gioca da titolare anche la sfida di Champions contro il PSV Eindhoven (2-0 per i rossoneri).

Precedentemente gioca una gara da titolare anche in Coppa Italia contro la Roma, e fa il suo esordio con l'Italia Under 21 contro la tuttavia non trova spazio in campionato e nonostante le sue buone prestazioni, dal palcoscenico europeo si ritrova presto catapultato nel campionato di Serie C1 con il Como

In riva al lago Cudicini trova però poca fiducia e dopo soltanto 6 presenze fa ritorno alla base nel 1994/95. Chiuso in rossonero da Sebastiano Rossi e Mario Ielpo, non vede mai il campo e nel 1995 è girato in prestito al Prato, nuovamente in C1. Sotto la guida del tecnico Giorgio Veneri in Toscana Cudicini esplode, e disputa un'ottima stagione con 30 presenze complessive che scacciano definitivamente via l'etichetta di 'raccomandato'.

Nel 1996/97 si gudagna così il prestito alla Lazio di Clagluna. Con i biancocelesti parte come riserva di Marchegiani, ma il 20 ottobre 1996, in seguito all'espulsione del portiere titolare dell'Aquila contro il Cagliari, fa il suo esordio in Serie A prendendo il posto di Casiraghi all'86'. 

Carlo CudiciniGetty images

IL GRAVE INFORTUNIO E LO SBARCO IN INGHILTERRA

Nella gara contro i rossoblù, tuttavia, rimedia una lesione al legamento crociato del ginocchio destro. Normalmente dovrebbe lasciare il campo, ma si sacrifica per non lasciare la porta biancoceleste a un giocatore di movimento, visto che la squadra ha esaurito le sostituzioni. I capitolini vincono 2-1 ma Carlo Cudicini pagherà a caro prezzo quell'atto di stoicismo. A 23 anni deve infatti stare ai box per oltre 6 mesi, e in quella stagione non rivede più il terreno di gioco.

Il contratto con il Milan scade e il figlio d'arte, dopo aver vinto, senza mai giocare, lo Scudetto 1992/93, le Supercoppe italiane 1992 e 1994 e la Supercoppa Europea 1994, decide di ripartire dal basso, ovvero dal Castel di Sangro, in Serie B. Le due stagioni con gli abruzzesi di Osvaldo Jaconi sono quelle della svolta della sua carriera. Cudicini disputa ben 54 partite fra campionato (Serie B il primo anno, Serie C1 il secondo) e Coppa Italia e ha un rendimento elevatissimo. È così notato da Gianluca Vialli, che, diventato allenatore del Chelsea, lo vuole a Londra per fare il dodicesimo del titolare Ed De Goey.

È la chiamata che Carlo aspettava. Il giovane portiere saluta così l'Italia per fare il suo approdo Oltremanica con i Blues.

"Mi ha chiamato Vialli.- dice a 'La Repubblica' - E subito ho sperato che la trattativa si concretizzasse: questa è un'occasione importante per la mia carriera. Mi aspetta un'esperienza fondamentale sotto il profilo calcistico. Faccio parte di una grande società, di una squadra che lotta per il titolo nel campionato inglese e partecipa alla Champions League".

Nel primo anno gioca subito le due gare di qualificazione alla Champions League contro lo Skonto Riga, poi una lunga gavetta alle spalle dell'olandese. Ma ancora una volta la sua perseveranza è premiata e il 14 maggio del 2000,contro il Derby County (vittoria per 4-0 del Chelsea), l'estremo difensore italiano ha anche modo di esordire in Premier League. Nella stessa stagione gioca anche una partita in League Cup e vince pur non giocando la FA Cup.

L'ulteriore step per l'ex rossonero arriva l'anno seguente, nel 2000/01: quando il suo collega olandese si infortuna, infatti, Vialli punta su di lui come titolare. Carlo si dimostra all'altezza e non lascerà più il posto nell'undici titolare. Non è quello ancora il grande Chelsea dell'era Abramovich, ma il portiere italiano ha comunque modo di giocare al fianco di campioni come Desailly, Gallas, Leboef, Petit, Di Matteo, Lampard, Zola e Jimmy Floyd Hasselbaink.

"Vivere a Londra è un'esperienza esaltante sotto tutti gli aspetti. - dichiara - Sono rimasto impressionato dall'ambiente che circonda il calcio inglese. Qui vai in campo e a due metri ci sono i tifosi che ti applaudono, tranquilli. E nello spogliatoio ci sono molte facce del calcio italiano, con Vialli: Di Matteo, Zola, Desailly".

CudiciniGetty

MIGLIOR PORTIERE DELLA PREMIER LEAGUE 2002/03

Con l'arrivo in panchina di Claudio Ranieri gioca in tutto 41 partite, di cui 28 in Premier League, confermandosi su livelli di rendimento elevati. Ma la stagione che lo consacra come estremo difensore di livello internazionale è il 2002/03. Cudicini nel 2° anno del tecnico romano a Londra è un pilastro della squadra che si piazza al 4° posto finale della Premier League e ottiene la qualificazione ai preliminari di Champions League. Le 36 presenze in campionato (46 quelle totali) e un rendimento super valgono al milanese il premio individuale di 'Miglior portiere della Premier League 2002/03'.

Una bella soddisfazione per lui, che non era riuscito a sfondare con il Milan prima e con la Lazio poi. E che per emergere, come tanti italiani di valore, era stato costretto ad emigrare all'estero. Persino Giovanni Trapattoni lo premia convocandolo in Nazionale maggiore per l'amichevole contro la Turchia del 20 novembre 2002 a Pescara. Cudicini è il terzo portiere dietro Buffon e Toldo, e pur non scendendo in campo ha comunque la gioia di respirare per una volta l'aria della Nazionale.

Dopo un altro anno da protagonista con i Blues, seppure rovinato da un infortunio che limita a 26 presenze in campionato e a 40 in totale il suo apporto alla squadra londinese, nel 2004/05 l'arrivo di José Mourinho in panchina e del gigante Peter Cech (un metro e 96 centimetri di altezza) gli comportano il declassamento a dodicesimo, anche dopo alcuni errori commessi nel precampionato. Ma Carlo non si lamenta, e da sempre abituato a rispondere con il lavoro, anche in piena era Abramovich, accetta il nuovo ruolo con serenità.

Anzi, fa persino di più: diventa amico e prezioso riferimento per il nuovo numero uno del Chelsea, dando a quest'ultimo un prezioso contributo nell'ambientamento. Mourinho, che a Londra diventa 'Special One', osserva e apprezza, concedendo comunque all'italiano le sue opportunità per mettersi in mostra. I londinesi in 3 stagioni diventano una delle squadre più forti d'Inghilterra. Cudicini, sotto la guida del portoghese, conquista 2 Premier League, 2 League Cup e la seconda FA Cup della sua carriera.

"Avevamo già una buona squadra, - spiega nel libro di Harry Harris 'The Boss – Chelsea, From Ted Drake to Frank Lampard' - quindi quello che ci ha dato Josè è stata la mentalità necessaria per essere campioni.Quell’arroganza, quella capacità di conoscere la forza della propria squadra e di saperla spingere nella giusta direzione. Sono queste le qualità che ha portato al Chelsea quando è arrivato in Premier League. C’erano già calciatori importanti, ma lui è riuscito a cambiare la loro mentalità, in modo da trascinare tutta la squadra".

"Sapevo che i suoi metodi funzionano, perchè io sono stato un giocatore titolare e non titolare, felice o non felice della mia posizione. - sottolinea - Da un punto di vista personale, è stato qualcosa con cui ho dovuto convivere, perchè Mourinho aveva scelto Cech. Quindi ho visto come è riuscito a convincere tutti che eravamo sulla stessa barca e a dare il massimo. E tutti, me compreso, lo abbiamo capito ed ecco perchè siamo riusciti a vincere il campionato per due anni di seguito".

Petr Cech/Jose Mourinho ChelseaGetty

Da parte di Cudicini, solo parole al miele per lo Special One.

"L'arrivo di Mou è stata una ventata di aria fresca. - sostiene ancora nel libro - Il suo rapporto con la squadra era costruito sulla fiducia e io mi fidavo di lui, perché nonostante non fossi il primo portiere in un paio di anni ho giocato 13 o 14 partite. Me le concedeva. E nonostante il titolare fosse Cech, ho avuto l’opportunità di aiutare la squadra a vincere così tanto. Il fatto di avermi fatto sentire come se avessi un ruolo importante mi ha reso felice, ed ecco come teneva tutti motivati".

Niente male per chi in Italia faceva fatica a trovare una squadra che gli desse fiducia in Serie B. In barba ai critici e ai maligni che a inizio carriera lo ritenevano un accozzato del calcio, Carlo ce l'aveva fatta. Divenuto una vera e propria bandiera dei Blues, lascia la squadra nel gennaio 2009, e dopo 9 anni e mezzo e 216 presenze con i Blues resta a Londra ma passa ai rivali del Tottenham (un po' come farà lo stesso Mourinho anni dopo). A determinare il doloroso addio sono i rapporti con il nuovo allenatore Felipe Scolari.

"Sono stato benissimo per 10 anni al Chelsea, poi è finito tutto quando è arrivato Scolari. - afferma l'italiano - Abbiamo avuto qualche discussione durante la preparazione, dopo di che mi ha mandato a giocare alcune partite con la squadra riserve. Non l’ha fatto per tenermi in forma, ma per una specie di punizione. Anche se non ero l’unico che aveva avuto a che ridire con lui. Dopo sei mesi ho avuto la possibilità di cambiare squadra… e qualche settimana dopo licenziarono Scolari". 

GLI ULTIMI ANNI DI CARRIERA

A 36 anni Cudicini si dimostra anche atleta longevo, ritagliandosi i suoi spazi con gli Spurs pur partendo sempre nella rosa come portiere di riserva. In 4 stagioni totalizza complessivamente 37 presenze, prima di chiudere la carriera, a 40 anni, in MLS con i Los Angeles Galaxy nel 2013.

"Andare al Tottenham è stata per me una grande esperienza,- sottolinea l'ex portiere - non ho rimpianti".

Dopo il ritiro, nel 2015 Carlo è nominato ambasciatore del Chelsea nel Mondo. Ma lavorare in campo gli manca e successivamente, per una stagione, nel 2015/16, fa il preparatore dei portieri dell'Irlanda Under 21 di Noel King. Recentemente, per 3 stagioni, dal 2016 al 2019, è stato anche assistente di Antonio Conte nella sua esperienza alla guida dei Blues.

L'Inghilterra è diventata per lui una seconda casa e nel 2018 la rivista 'FourFourTwo' lo ha eletto sesto miglior portiere di sempre della storia della Premier League, con ben 64 clean sheets in 161 gare nel massimo campionato inglese. Numeri che riprovano ancora una volta le sue qualità come portiere. Le stesse, che agli inizi della sua carriera, in Italia non seppero riconoscere.

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