Branco Brazil World Cup 1994Getty Images

Maradona e la borraccia avvelenata di Branco: quando l'Argentina eliminò il Brasile a Italia '90

È il 24 giugno del 1990. In una calda domenica pomeriggio d'estate allo Stadio Delle Alpi di Torino si gioca Brasile-Argentina, con Germania-Olanda senza dubbio l'ottavo di finale più difficile dei Mondiali di Italia '90. L'accoppiamento, che all'inizio del torneo non era pronosticabile, è legato alle difficoltà dell'Albiceleste nel Gruppo B. Gli argentini staccano infatti con affanno il pass per la fase ad eliminazione diretta, dopo aver perso la gara inaugurale con il Camerun, battuto 2-0 l'Unione Sovietica e pareggiato con la Romania.

I Campioni del Mondo in carica, guidati ancora da Carlos Bilardo, si piazzano fra le migliori terze del torneo con 3 punti, e così incrociano proprio i rivali di sempre, i verdeoro di Sebastião Lazaroni, dominatori del Gruppo C, e inseriti fra i possibili vincitori nonostante un gioco che non convince gli estimatori del bel calcio, che vorrebbero vedere un calcio più offensivo. Il futuro Direttore tecnico della Fiorentina gioca infatti con il libero, Mauro Galvão, due centrali marcatori e uno dei due esterni di centrocampo con compiti difensivi.

Un 5-3-2 in piena regola, almeno in fase di non possesso, che si basa molto per rilanciare l'azione sulle doti fisiche e balistiche di Cláudio Ibrahim Vaz Lea, conosciuto da tutti come Branco, già visto all'opera in Italia da giovane con la maglia del Brescia e futuro protagonista del Genoa. Lo sa bene Bilardo, che alla vigilia del Superclasico delle Americhe, quando i giornalisti gli chiedono se sia più preoccupato da Müller o Careca, risponde:

"Mi piace molto anche Branco".

I pronostici sono tutti dalla parte del Brasile, nonostante la presenza in campo di Maradona. L'ex calciatore dell'Estudiantes, laureato in medicina, è consapevole che i verdeoro sono potenzialmente più forti e si inventa un espediente per 'indebolirli'. Così, secondo le ricostruzioni più autorevoli, con la collaborazione del massaggiatore Miguel Di Lorenzo, noto Galindez, e informato il capitano Diego Armando Maradona, preparano il trucco per i rivali. In alcune delle borracce d'acqua che portano in campo gli argentini è così versato del Roipnol, un sedativo somministrato dagli psichiatri, che come effetti produce stato confusionale e sedazione.

Per distinguerle dalle altre borracce, in quelle in cui è versato il farmaco viene messo un tappo di colore diverso. Branco, fra i brasiliani più positivi nel girone eliminatorio, gioca titolare con la maglia numero 6 sulle spalle, dall'altra parte Maradona è in campo grazie alle infiltrazioni di antidolorifico alla caviglia sinistra malconcia. Il primo tempo è prettamente di marca brasiliana. La Seleçao sfiora il vantaggio al 19': cross di Branco, proprio colui che Bilardo aveva indicato come avversario da tener d'occhio, e stacco di testa di Dunga che si stampa sul palo a Goycochea battuto.

L'Argentina trema, ma riesce a tener botta, anche grazie alle numerose interruzioni per contrasti sempre al limite del regolamento. A metà del primo tempo 'El Pibe de Oro' si cambia le scarpe, successivamente finisce giù e prende una botta alla spalla dopo un'entrata dura di Alemão, suo compagno nel Napoli. Ma è più probabilmente al 39' che si collocano i fatti che Branco racconterà dopo la partita. 

Troglio è abbattuto da Ricardo Rocha poco oltre la metà campo, e per il brasiliano scatta il cartellino giallo. Entrano in campo i sanitari dell'Argentina. A Torino fa molto caldo, circa 30° C, e anche i giocatori del Brasile ne approfittano per dissetarsi. Fra questi c'è anche Branco, che chiede a Maradona se può bere. Diego, che conosce il trucco preparato da Bilardo, lo invita a farlo tranquillamente. Giusti gli allunga una borraccia: è una di quelle con il tappo diverso. Branco non lo sa e se la scola. Da quel momento, nel giro di pochi minuti, avvertirà del malessere e farà fatica a stare in campo. Sbaglia passaggi facili, non spinge più, fatica a reggersi in piedi.

"C'era Maradona a terra (ma molto probabilmente era Giusti, ndr) e accanto a lui il massaggiatore con le borracce. Chiesi a Diego il permesso di bere e loro, non ricordo se Diego o il massaggiatore, mi porsero un contenitore. Quell'acqua aveva un sapore amaro, però non ci badai. In pochi minuti avvertii un malessere. Mi girava la testa, le gambe erano strane: a tratti mi sentivo un leone, a tratti ero sul punto di svenire. All'intervallo domandai la sostituzione, ma Lazaroni mi intimò di tenere duro".

Branco resta in campo ed è di fatto un uomo in meno per il Brasile. Che dopo aver sfiorato ancora il vantaggio con Careca che di testa, su assist di Müller, sfiora l'incrocio dei pali, capitola all'80'. Slalom sulla trequarti di Maradona e assist no look sul lato sinistro scoperto della difesa brasiliana, dove arriva Caniggia: il 'Figlio del vento' arriva sul pallone, scarta anche Taffarel e deposita la palla in rete. A sorpresa è 1-0, con la squadra di Lazaroni che perde anche i nervi e chiude in 10 uomini per un brutto fallo di Ricardo Gomes ai danni dello scatenato Caniggia. Ai quarti va incredibilmente l'Albiceleste.

Brazil Argentina 1990Getty

A Branco però qualcosa non torna e nel dopo partita, ai microfoni dei giornalisti italiani, scatta la denuncia.

"Spiegai loro che qualcosa non mi quadrava, che quella bevuta mi aveva guastato il pomeriggio, ma ebbi in risposta dei sorrisini ironici, come a dire: 'Guarda questo cosa si inventa' ".

Nessuno gli crede, tutti pensano a una giustificazione per una brutta prestazione e Branco passa per visionario. Mentre sotto, sotto, gli argentini se la ridono di gusto. La vicenda sembra definitivamente scemare quando una prima conferma del sospetto che quella borraccia fosse stata appositamente avvelenata per il giocatore del Brasile, Branco la ha nel 1992. L'esterno mancino incrocia in aeroporto Oscar Ruggeri, difensore di quell'Argentina. 

"Un giorno, mi pare che fossimo nel '92, all'aeroporto di Rio incontro per caso Oscar Ruggeri. Ruggeri ridacchia: 'Ehi, Claudio, che bello scherzetto ti abbiamo combinato in Italia'. Mi racconta che quella borraccia aveva un tappo di colore diverso dalle altre perché dentro c'era un sedativo. Ruggeri mi confida che quella era l'acqua per gli avversari. Apprendo una cosa stupefacente: la Nazionale argentina preparava una 'bottiglietta speciale', con qualcosa di strano dentro, da offrire agli assetati delle altre squadre".

"Non so quale veleno mettessero dentro l'acqua, ma so che lo mettevano e questa è una cosa inaccettabile, antisportiva, per niente etica. Se quel giorno a Torino fossi stato sorteggiato per l' antidoping, avrei fatto la figura del drogato e la mia carriera sarebbe stata rovinata".

Se il massaggiatore argentino Di Lorenzo non ammetterà mai le responsabilità e il sabotaggio, Maradona vuoterà il sacco nel 2005, quando, intervenuto in tv ai microfoni di 'Tyc Sports', per il programma 'Mar de Fondo', ammetterà tutto.

"I brasiliani venivano a bere alla nostra panchina, quando è venuto Branco e gli ho detto: 'Bevi pure', lui si è scolato tutto. Poi è venuto Olarticoechea (difensore dell' Argentina, ndr) e a lui ho gridato: 'No, no, da quella borraccia no'. A partire da quel momento Branco, stralunato, tirava le punizioni e stramazzava a terra. Dopo la partita, quando i due pullman si sono incrociati, mi ha fatto segno che era colpa mia, ma io gli ho risposto di no. C'era un buon rapporto tra noi e non ne abbiamo più parlato. Qualcuno mise del Roipnol nell'acqua e finì tutto in vacca".

Le versioni non collimano su un punto: per Branco la borraccia gli era stata offerta in campo, per Maradona, invece, dalla panchina. Ma la sostanza è la stessa: il giocatore del Brasile era stato avvelenato con uno psicofarmaco. Diego, raccontata la vicenda, scoppia a ridere, a Branco resta l'amarezza di una partita così importante condizionata da una truffa. 

"La FIFA dovrebbe aprire un'inchiesta e punire in qualche modo i responsabili", conclude Branco nella sua arringa.

Tuttavia nulla sarà fatto a riguardo. L'Argentina di Maradona, ai quarti elimina anche la Jugoslavia ai rigori e in semifinale spezza i sogni dell'Italia di Vicini, sconfitta anch'essa dagli 11 metri grazie alle parate di Goycochea. In finale, tuttavia, la sorte volterà le spalle all'Albiceleste. La Germania Ovest di Beckenbauer si impone 1-0 con un rigore 'generoso' concesso dall'arbitro. Stavolta Goycochea non può nulla sul tiro forte e angolato di Brehme. La Germania Ovest si laurea campione del Mondo, per Maradona e compagni c'è l'amarezza di un titolo sfumato sul più bello. Da qualche parte, in Brasile, quell'8 luglio 1990, Branco, c'è da giurarci, avrà sicuramente sorriso. Prima di accettare l'offerta del Genoa e far ritorno in Serie A.

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