
Notti magiche, inseguendo un goal, sotto il cielo di un'estate italiana. E negli occhi tuoi, voglia di vincere. Un'estate, un'avventura in più".
Il ritornello di 'Un'estate italiana' , l'ultimo 45 giri di successo uscito in Italia, griffato Edoardo Bennato e Gianna Nannini, è la colonna sonora dei Mondiali di Italia '90, ma anche di un intero Paese e di tanti ragazzi che nati, alla fine degli anni '70, vivranno nel nuovo decennio la loro adolescenza.
È un'estate calda e colorata, quella del 1990 nella penisola, con tanta voglia di far festa e un sogno condiviso da tutti , nemmeno troppo celato: quello che la Nazionale azzurra di Azeglio Vicini si laurei campione del Mondo a Roma l'8 luglio.
E tutto fa pensare che il sogno possa realizzarsi: gli Azzurri vincono con personalità il Gruppo A, battendo Austria, Stati Uniti e Cecoslovacchia, eliminano l'Uruguay agli ottavi di finale e l'Eire ai quarti. Quella di Vicini è del resto una Nazionale che annovera al suo interno grandi campioni e un gioca un bel calcio. E che ha scoperto il bomber di Sicilia, Totò Schillaci , autentico trascinatore di quella squadra. Con 'Il Principe' Giannini in regia, Carlo Ancelotti , Nando De Napoli e Nicola Berti ad alternarsi in mezzo al campo, Donadoni ala destra e De Agostini che si alterna come esterno sinistro e come mediano, e una difesa che sembra impenetrabile.
I due centrali sono Franco Baresi e Riccardo Ferri , con Vierchowod e Ferrara come alternative, i terzini lo 'Zio' Bergomi a destra e Paolo Maldini a sinistra. In porta poi c'è Walter Zenga , votato per diversi anni miglior estremo difensore al Mondo. Davanti, accanto a Schillaci, che dopo la prima gara, prende il posto di Carnevale , Vicini alterna varie soluzioni: Vialli , Roberto Baggio , che contro la Cecoslovacchia segna uno dei goal più belli del torneo e della storia dei Mondiali, e Aldo Serena . Secondo alcuni è la miglior Nazionale italiana di sempre.
GettyAnche per le semifinali, nell'ambiente azzurro c'è grande ottimismo. L'Italia, che fino ad allora aveva giocato le proprie partite all'Olimpico di Roma, deve spostarsi a Napoli per affrontare l'Argentina di Diego Armando Maradona . Nonostante le incognite ambientali (il Pibe de Oro chiede ai tifosi partenopei di fare il tifo per lui e non per la squadra di Vicini), la Nazionale arriva alla gara con Zenga imbattuto e con la consapevolezza che il grande numero 10 non è arrivato ai Mondiali in gran forma. A parte la gara con il Brasile, non è riuscito a incidere sul piano tecnico, quanto piuttosto come leader dello spogliatoio.
Tutti pensano che l'Italia possa andare in finale, invece il 3 luglio 1990 allo Stadio San Paolo il sogno di laurearsi campione del Mondo svanisce in modo crudele e drammatico, addirittura, se possibile, si trasforma in un incubo, che ha un volto e delle sembianze ben definite: quelle del portiere dell'Argentina Sergio Goycochea , che passerà alla storia come il killer delle notti magiche e riuscirà quella sera nell'impresa di farsi odiare da tutti i tifosi italiani.
Ma chi è Sergio Goycochea? Il portiere argentino quella sera diventò il grande protagonista dei Mondiali ma quella gara non l'avrebbe nemmeno dovuta giocare. Nato a Lima, non la capitale peruviana, bensì la cittadina argentina nella Provincia di Buenos Aires, il 17 ottobre 1963, inizia a giocare nel Defensores Unidos, passando poi al River Plate nel 1982. Qui diventa in pratica il vice Pumpido , e ricopre quel ruolo fino al 1988, vincendo da comprimario Copa Libertadores, Coppa Interamericana e Coppa Intercontinentale nell'anno di grazia dei Millonarios, il 1986.
ramonantonioloaiza.blogspot.comNel 1988 entrambi i portieri lasciano il club di Buenos Aires: Pumpido, che nel 1986 si laurea Campione del Mondo con l'Argentina, va nella Liga per giocare con il Betis, mentre Goycochea si trasferisce in Colombia, in forza agli altri Millonarios. La squadra, che ha appena conquistato 2 titoli colombiani consecutivi, è finanziata da Gonzalo Rodriguez Gacha, per tutti 'El Mexicano', narcos che è di fatto il braccio armato del Cartello di Medellin, facente capo al 'Patrón' Pablo Escobar.
L'esperto Ct. dell'Argentina Carlos Bilardo in occasione dei Mondiali di Italia '90 decide di riproporre la storica coppia di portieri del River: Pumpido è il titolare, Goycochea sarà la sua riserva. Nonostante di fatto non giochi da mesi : in Cololmbia, infatti, nel 1989 il campionato è stato sospeso e annullato per l' assassinio dell'arbitro Àlvaro Ortega , commissionato da Pablo Escobar dopo che il direttore di gara, corrotto dal Cartello di Cali, aveva favorito l'America in una gara di Coppa contro l'Independiente di Medellin, la squadra preferita dal 'Patrón'.
Poco male, per Goycochea, che tanto deve fare la riserva. Ma il destino aveva in serbo colpi di scena clamorosi per l'eterno secondo di Pumpido. Quest'ultimo, infatti, dopo una prestazione poco convincente nel k.o. con il Camerun, si infortuna gravemente nella seconda partita del Gruppo B contro l'U.R.S.S. Già nel 1987 il portiere campione del Mondo aveva rischiato grosso: in un allenamento la fede nuziale gli resta impigliata al gancio della traversa. L'anulare della mano sinistra gli viene amputato e poi riattaccato con un'operazione di 4 ore. A causa del grave incidente perde la Copa America 1987, che viene giocata da Islas.
Ma la sorte lo prende di mira e gli riserva un incidente ancora più grave nello stadio dove la cabala conta più che altrove: il San Paolo di Napoli. Sono passati appena 7' e su una palla bassa nell'area di rigore dell'Albiceleste, dopo un tocco di Shalimov, Pumpido prova un'uscita bassa, scontrandosi con il compagno di squadra Olarticoechea e restando a terra dolorante. Le immagini al replay destano impressione e si capisce subito che è qualcosa di grave: frattura di tibia e perone e Mondiali finiti.
Tocca a Goycochea, che si ritrova pertanto protagonista per caso in quei Mondiali . Lunghe leve, sguardo languido e fisico da ballerino di tango, quella gara serve a 'El Vasco', 'Il basco', come viene chiamato, per togliersi un po' di ruggine di dosso. Quando non ci arriva lui, ci pensa la mano galeotta di Maradona a togliere le castagne dal fuoco. L'Argentina vince comunque 2-0, pareggia 1-1 con la Romania la sfida successiva e passa agli ottavi fra le migliori terze .
GettyMentre Pumpido finisce sotto i ferri e non difenderà mai più la porta della sua Nazionale, in campo Goycochea, per molti un signor nessuno, superata l'emozione della gara d'esordio contro l'U.R.S.S., non sbaglia nulla e il suo approdo fra i titolari si rivelerà decisivo per il cammino dell'Albiceleste nel torneo.
“Ho pianto di felicità e ho ringraziato Dio, - dichiara 'El Vasco' - Sono addolorato per Pumpido, amico e compagno, ma il mio momento è arrivato ”.
Intanto l’operazione dell'estremo difensore campione del Mondo nel 1986 dura 40 minuti. Seguiranno 50 giorni di gesso e 5 mesi di riabilitazione prima di poter tornare in campo.
"Ho voluto essere in campo a tutti i costi contro l'U.R.S.S., nonostante le critiche della stampa argentina. - dichiara Pumpido - Sono stato molto sfortunato ma mi rifarò presto ".
L'Argentina agli ottavi affronta il Brasile al Delle Alpi di Torino. La Seleçao di Lazaroni è favorita, e in effetti mette in grande difficoltà l'Albiceleste. Goycochea è salvato 3 volte dai legni ma fa il suo con alcune uscite determinanti. Maradona e Caniggia fanno il resto: 1-0 e la squadra di Bilardo vola ai quarti.
Qui le cose si fanno ancora più complicate contro la fortissima Jugoslavia . Trascinati dal loro numero 10 Dragan Stojkovic, i plavi allo Stadio Franchi di Firenze dominano nei 90' regolamentari, ma il match non si sblocca, anche grazie alle parate del portiere dei Millonarios. L'inerzia non si spezza nemmeno ai supplementari e tutto si decide così ai rigori .
La sequenza dal dischetto è nota: Serrizuela segna per l'Argentina, Stojkovic, proprio lui, sbaglia e colpisce la traversa. Burruchaga e Prosinecki trasformano, poi c'è l'incredibile errore di Diego Maradona, ipnotizzato da Ivkovic . Tocca a Savicevic, che con freddezza porta in vantaggio i 'plavi', mentre Troglio fallisce ancora per i sudamericani. I campioni del Mondo sono sull'orlo del baratro, ma è qui che Goycochea entra nella leggenda: il portiere con il numero 12 sulle spalle ipnotizza Brnovic e Hadzibegic, mentre Dezotti non fallisce e porta l'Argentina in semifinale.
'El Goyco' ha sviluppato una teoria tutta sua sui calci di rigore , che a suo modo di vedere è pressoché infallibile.
" Se un rigore viene calciato negli ultimi 60 centimetri della porta è imparabile, se è al di qua degli ultimi 60 centimetri, si può parare".
Rivelerà poi alla FIFA di aver adottato un insolito rituale prima della lotteria dei rigori .
"Era una rituale superstizioso nato per necessità. Contro la Jugoslavia abbiamo giocato 120 minuti ma non ci fu permesso di lasciare il campo prima dei rigori. Io avevo assunto molti liquidi e stavo scoppiando, dovevo andare in bagno. La mia unica opzione era quella di fare pipì in campo... Così feci (coperto dai compagni disposti a cerchio davanti a lui, ndr) e abbiamo continuato a vincere. Poi contro l'Italia, in semifinale, è successa la stessa cosa . E abbiamo prevalso di nuovo".
GettyNella semifinale contro l'Italia quell'estremo difensore praticamente sconosciuto in Europa aveva a disposizione altre stregonerie. Vicini schiera a sorpresa Vialli al posto di Baggio in coppia con Schillaci davanti, Bilardo fa catenaccio e scende in campo con il 5-3-2, dove i due sono Maradona e Caniggia. La scelta del Ct. argentino è chiara: sapendo di avere una squadra qualitativamente inferiore a quella azzurra il vero obiettivo sono i calci di rigore, dove l'albiceleste ha la sua carta segreta da giocarsi. Al contrario Vicini vuole vincerla prima, tant'è che l'Italia non si è nemmeno preparata in modo metodico per i tiri dal dischetto.
All'ingresso in campo delle due squadre il tifo si divide, anche se prevale il sostegno per la Nazionale azzurra. L'Italia prende in mano il pallino del gioco, Bergomi e Ferri si scambiano la marcatura di Maradona e Caniggia, ma gli argentini si difendono bene e sono pericolosi in contropiede. Dopo una parata di Zenga su Burruchaga, al 17', su lancio di Giannini, Vialli calcia al volo in porta: Goycochea è sorpreso e riesce soltanto a respingere, Schillaci è proprio lì e l'Italia è in vantaggio. La prima frazione finisce 1-0 senza ulteriori sussulti.
"Chi è più fortunato fra me e Schillaci? Vedremo dopo la partita. - aveva detto in modo sibillino Goycochea alla vigilia della gara, quasi a prevedere l'esito finale - Comunque non è un caso che io abbia parato due rigori alla Jugoslavia, è anche frutto del lavoro in allenamento".
Qui l'Italia commette forse l'errore di pensare di avercela già fatta. Bilardo invece azzecca la mossa, lanciando Troglio al posto di Calderon. La manovra argentina ne guadagna in pericolosità e fluidità. Caniggia sale in cattedra . Prima impegna Zenga alla presa su colpo di testa, poi, ancora di testa, al 68', su una palla morbida dalla sinistra di Olarticoechea, all'apparenza innocua, anticipa Ferri e l'uscita di Zenga e con la nuca depone in rete: 1-1. Il portiere dell'Inter fa registrare il record di imbattibilità in un Mondiale, 517 minuti, a tutt'oggi imbattuto, ma è un primato amarissimo.
Vicini, vedendo che le cose si complicano, getta nella mischia due punte: Serena rileva Vialli, e Baggio prende il posto di Giannini. Non c'è la mossa a sorpresa invocata da alcuni, ovvero l'impiego di Roberto Mancini, unico della rosa a non scendere in campo assieme a Marocchi. Su punizione di Baggio, Goycochea vola a toglierla dall'incrocio. Si va ai supplementari e l'Argentina resta anche in 10 per l'espulsione di Giusti, che colpisce Baggio con una gomitata. Gli azzurri attaccano, rischiando di prendere il goal di Olarticoechea, che calcia fuori di poco su invito di Maradona.
Al 120' è 1-1 e si va ai rigori . Che diventano il palcoscenico di Goycochea . Quest'ultimo, dopo aver rinnovato il rito della pipì propiziatoria in campo, ma stavolta pretesa dallo scaramantico Bilardo, ingaggia un duello psicologico con i tiratori azzurri, e lo vince. Gli argentini segnano tutti, da Serrizuela a Maradona, che pure calcia in modo non perfetto ma beffa Zenga. Per l'Italia segnano Baresi e De Agostini, poi Goycochea decide la semifinale: sfiora l'esecuzione di Baggio e neutralizza le conclusioni dagli 11 metri di Donadoni e Serena .
“L’Argentina è finalista in Coppa del Mondo , - commenta in tv Bruno Pizzul - sono immagini che non avremmo mai voluto commentare”.
Le notti magiche e il sogno di vincere i Mondiali muoiono con l'ultima parata. La Selección vince 4-5 e vola in finale. A Roma a trionfare sarà però la Germania Ovest. La gara, molto equilibrata, è decisa da un penalty dubbio concesso ai tedeschi. Brehme calcia angolato e rasoterra, Goycochea intuisce ma non può nulla.
Al ritorno in patria, sarà comunque accolto come eroe . In Nazionale vincerà anche due edizioni della Copa America nel 1991 e nel 1993 e la Confederations Cup del 1992. La sua esperienza con l'Argentina si chiuderà però male dopo 44 presenze: sarà infatti cacciato dalla Nazionale e ricoperto di insulti e inviti al suicidio dopo il k.o. per 5-0 al Monumental con la Colombia.
A livello di club, invece, la sua carriera non decollerà mai pienamente. Cambia molte maglie, giocando anche in Paraguay, Brasile e Francia, senza mai eccellere. Dopo il ritiro, nel 1998 con il Newell's Old Boys, diventa giornalista sportivo e conduttore televisivo. Oltre a questo non si farà mancare nulla, recitando anche in una telenovela , 'Por amarte así'e facendo qualche comparsa anche a teatro.
"Bravo o fortunato? È sempre l’insieme delle due cose. - dichiarerà Donadoni a 'Sky' nel 2010 - Anche se come portiere, secondo me, non era un granché. Non mi sembrava completo. Era molto bravo sui calci di rigore, quello sì, come dimostrò anche in altre occasioni”.
Difficile dargli torto, eppure i tifosi italiani ricorderanno per sempre il ghigno beffardo del portiere argentino, che spazzò via, in una drammatica serata le notti magiche e il sogno di un Paese intero.
