Il trionfo della Grecia all'Europeo del 2004 rimane ancora oggi una delle più incredibili storie che il calcio ha regalato nell'ultimo ventennio, forse la più incredibile quando si parla di nazionali e di grandi tornei.
Uno dei leader di quella squadra, che ha trionfato in Portogallo battendo i lusitani sia nel match inaugurale sia in finale, era Giorgios Karagounis, leggenda del Panathinaikos, che abbiamo conosciuto anche in Italia con la maglia dell'Inter.
L'ex centrocampista, che ha chiuso con il calcio nel 2014 dopo due anni al Fulham, ha ricordato a Goal quel percorso, ripercorrendo tutte le tappe, sin dall'esordio in cui ha segnato l'1-0.
"Abbiamo iniziato senza alcuna pressione. Prima della gara d’esordio, era da tanto che non giocavamo una partita ufficiale in un grande torneo. Ma la nostra squadra credeva di avere del potenziale. Contro il Portogallo fu una partita difficile, giocavamo contro la nazione ospitante e una squadra molto forte. Lo hanno dimostrato arrivando fino alla finale. Ma erano molto stressati e abbiamo approfittato delle loro debolezze.
Il mio goal è arrivato molto presto e ci ha aiutato molto, ha messo sul Portogallo ancora più pressione. Un goal fondamentale per la squadra e, lo ammetto, anche per me. Ci ha lanciati. È stato incredibile".
Dopo l'1-2 iniziale, il percorso è stato di alti e bassi: pari con la Spagna, sconfitta con la Russia. Qualificazione ai gironi solo grazie ai goal segnati, eliminando gli iberici.
"È stato un grande inizio, ma abbiamo sempre ragionato partita dopo partita. Abbiamo tenuto i piedi per terra. Rehhagel dopo aver passato il girone non ci ha detto nulla di particolare. Tutti la pensavamo allo stesso modo. Abbiamo solo pensato di avere una grande opportunità. Non avevamo nulla da perdere, abbiamo dato tutto. Abbiamo pensato che quell'occasione non sarebbe mai più ricapitata nella storia della Grecia.
Dopo la vittoria contro la Francia ci siamo detti che potevamo arrivare fino in fondo. Avevamo dominato la miglior squadra del torneo, con fenomeni del calibro di Zidane e di Henry".
GettyCharisteas ha firmato l'1-0 sulla Francia che ha portato la squadra di Rehhagel in semifinale, dove è stato Dellas a segnare l'1-0 decisivo al supplementare contro la Repubblica Ceca. Stesso risultato che si è visto anche in finale. Karagounis però non vuole sentir parlare di 'difensivismo'.
"Non è stato grazie alla difesa che ci siamo arrampicati fino alla vittoria. Non abbiamo vinto nessuna gara ai rigori. basta questo. Abbiamo sempre vinto nei 90 o nei 120 minuti. Le squadre che giocano in difesa puntano allo 0-0 e sperano nella fortuna. Noi non l'abbiamo mai fatto. Abbiamo vinto le nostre partite contro grandi squadre e con grande merito. Credo dica molto su quella squadra".
Poi la vittoria finale, il trionfo contro il Portogallo, che ha riscritto la storia della selezione ellenica e forse anche qualcosa di più.
"In finale abbiamo vinto grazie alla nostra mentalità. Battere il Portogallo in finale, in casa sua, in uno stadio pieno, ha significato molto. Era molto più difficile rispetto al match inaugurale. Non c'era neanche più l'effetto sorpresa. Non dimenticheremo mai quella notte.
Abbiamo fatto qualcosa di unico. Per il calcio in generale. Abbiamo dimostrato che niente è impossibile, anche le squadre più deboli possono raggiungere i grandi obiettivi, finché ci credono e finché sono unite. Una fantastica lezione di vita: se ci credi, puoi farlo".
Ancora oggi, racconta Karagounis, in Grecia quel trionfo è ricordato - giustamente - come un'impresa irripetibile.
"Per il popolo greco è stato un miracolo, le persone ci ringraziano ancora oggi. Negli ultimi tempi il calcio ellenico ha attraversato momeenti difficili e anche per questo il nostro trionfo è rimasto nella leggenda. Tra di noi siamo ancora molto uniti, abbiamo una squadra tra di noi che si chiama appunto 'Leggende', ci incontriamo regolarmente per partite di beneficienza. Siamo come una famiglia.
La gente della Grecia ci ha dato tanto. Ora dobbiamo restituire".
