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Rosati-Cozzella GFXGoal

Il ceffone di Tom Rosati a Vittorio Cozzella in Pescara-Como 1983

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Ventisette anni prima del celebre litigio sulla panchina della Fiorentina fra il tecnico Delio Rossi e il calciatore serbo Adem Ljajic,  c'è stato l'unico precedente che si ricordi di uno scontro fisico fra un allenatore e un giocatore nel calcio professionistico italiano. Anche in questo caso l'episodio farà molto discutere.

I fatti stavolta non si riferiscono ad una partita del massimo campionato, ma alla Serie B 1983/84. I protagonisti sono  l'allenatore del Pescara, Domenico Rosati e l'estroso attaccante biancazzurro Vittorio Cozzella.

Rosati, per tutti 'Tom', perché da bambino quando giocava a pallone nel secondo dopoguerra gli americani lo chiamavano 'Dom', a Pescara è una sorta di istituzione. Con lui in panchina, infatti, gli abruzzesi hanno ottenuto tre promozioni: due consecutive negli anni Settanta dalla Serie D alla C (1972/73) e dalla C alla B (1973/74) e un'ulteriore nel 1982/83, che aveva riportato la squadra nel torneo cadetto.

È il 2 ottobre 1983 e allo Stadio Adriatico si gioca la partita Pescara-Como.  I padroni di casa conducono 2-0 grazie alle reti del 'Cobra' Tovalieri sul finire della prima frazione e di Federico Caputi a inizio ripresa. Un uno-due che sembra indirizzare la gara verso la vittoria del Delfino e spegnere le velleità dei lariani, guidati da Tarcisio Burgnich.

Ma sul doppio vantaggio un episodio di gioco rischia di rimettere tutto in discussione: Vittorio Cozzella, mandato in campo come titolare dal suo allenatore con la maglia numero 7, è colpito da una testata di un giocatore comasco e finisce a terra. Visto il carattere fumantino, però, non sta a guardare e colpisce l'avversario che finisce a terra. Non contento, mentre intorno si forma un cappannello di giocatori, va da lui invitandolo a rialzarsi e viene rispedito indietro dai compagni del giocatore del Como a terra.

L'arbitro, il signor Giancarlo Pirandola della sezione di Lecce,  non ci pensa due volte ed estrae il cartellino rosso all'indirizzo di Cozzella. Quest'ultimo si rende conto di aver sbagliato e a capo chino si avvia verso la metà campo per poter abbandonare dal lato opposto all'area di rigore dove è avvenuto lo scontro, il terreno di gioco. 

Resosi conto della situazione, però, al calciatore si avvicina mister Rosati, apparentemente tranquillo, ma in realtà infuriato con l'attaccante. Arrivato da lui, gli rifila un violento ceffone, ottenendo la reazione immediata di Cozzella. Lo scontro fra allenatore e giocatore rischia di degenerare, e nella collutazione volano altri colpi reciprochi, prima che un componente dello staff e alcuni compagni di squadra separino i due litiganti.

Cozzella lascia finalmente il terreno di gioco dell'Adriatico e la partita può riprendere. Il Pescara difende il doppio vantaggio fino al fischio finale, ottenendo due punti preziosi in chiave salvezza. Tom Rosati e Cozzella si chiariranno, il giocatore capirà col tempo lo sfogo del suo allenatore, conosciuto da sempre come un sergente di ferro, e sarà riproposto titolare dopo due settimane in cui è escluso dalla squadra. A fine anno il Pescara otterrà la salvezza, con un piazzamento in 12ª posizione.

Tom Rosati, altri due campionati di C in carriera con Salernitana e Casertana, l'anno seguente passerà al Palermo, in Serie C1, e, nonostante l'insorgere di un male incurabile, condurrà i rosanero alla promozione in Serie B, per poi spegnersi prematuramente all'età di 56 anni a Chieti il 26 agosto 1985. Cozzella, invece, già in quella stagione riprenderà a segnare (9 i suoi goal, con un contributo prezioso per la permanenza della squadra nella categoria) e continuerà a farlo fino alla stagione 1994/95, quando, a 34 anni, appenderà le scarpette al chiodo. Venendo spesso tirato in ballo per quello schiaffo ricevuto e ripreso dalle telecamere tv.

"Mi dispiace essere ricordato per quella scena, mi dà fastidio, - dichiara nel 2013 a 'Il Centro' - perché io da giocatore a Pescara ho fatto bene e Tom Rosati è stato un maestro per me, come un secondo padre e quella scena non rende merito al nostro rapporto".

"La valutazione del mio cartellino era di quasi due miliardi di vecchie lire. Mica spiccioli! Venivo dal Brescia e dopo un anno passai al Cesena perché la società doveva fare cassa. Oggi da direttore sportivo non prenderei mai quel Cozzella. Bravo, per carità, ma con un caratterino niente male. Che solo con il tempo ha migliorato".

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