GOALÈ stato uno dei mediani più completi degli anni Novanta: aveva grandi polmoni, grinta da vendere, era bravo nei tackle ma aveva faceva valere anche in fase offensiva con gli inserimenti sui calci piazzati e un gran tiro dalla lunga distanza, che lo rendeva uno specialista anche nei calci piazzati.
Con queste qualità Gigi Di Biagio si è costruito una carriera importante a livello di club, giocando fra le altre squadre con Roma e Inter, e in Nazionale, dove è ricordato per due rigori, uno sbagliato e uno realizzato, che hanno scritto due pagine importanti, l'uno negativa, l'altro positiva, della storia azzurra.
GLI ESORDI: DALLA LAZIO AL FOGGIA DI ZEMAN
Luigi Di Biagio, per tutti Gigi, nasce a Roma il 3 giugno 1971. Da bambino inizia a fare sport praticando il basket. Gioca da playmaker e a calcio non è granché.
"Tu stai in porta - mi dicevano - perché non sei mica capace. Dalla pallacanestro ho imparato tanto".
Poi però la determinazione fa la differenza. Pur non essendo particolarmente dotato dal punto di vista tecnico, entra a far parte del Settore giovanile della Lazio, e fa tutta la trafila con la società biancoceleste. Nella stagione 1988/89 Beppe Materazzi lo premia facendolo debuttare in Serie A l'11 giugno, quando va in campo per 7 minuti nella sconfitta per 4-2 contro la Juventus.
Ma Gigi non rientra nei piani futuri della società capitolina e per affermarsi deve allontanarsi da casa.
"Grazie tanto, non ci servi, mi dissero.Ciao, ciao".
Nel 1989 Di Biagio passa così al Monza, restandoci tre anni fra Serie B e Serie C1. Con i brianzoli conquista un posto da titolare e vince la Coppa Italia di Serie C nel 1990/91. Nel 1992 lo vuole in Serie A Zdenek Zeman, che gli affida le chiavi del centrocampo del Foggia e lo riporta in Serie A. Con il maestro boemo, che lo capisce e ne esalta le qualità, Gigi esplode e si afferma come uno dei centrocampisti emergenti della Serie A, e colleziona in tutto 102 presenze e 15 goal in tre stagioni nel massimo campionato.
"Zeman per me è stato un trampolino di lancio importantissimo. - affermerà - Forse sono un po' di parte quando parlo di lui, però la verità è che mi ha cambiato totalmente la vita, dal punto di vista calcistico, della mentalità, del lavoro. Anche nel discorso Nazionale lui mi ci ha portato per ben due volte. Quindi sono molto contento e lo ringrazierò per sempre".
I 'Satanelli' retrocedono in Serie B e nel 1995 Di Biagio è ormai pronto per il grande salto in una big.
Getty ImagesIL BOOM CON LA ROMA
La Lazio, dove è approdato proprio Zeman, lo rivorrebbe con sé, Gigi torna sì a casa ma sceglie la Roma. Gli anni nella capitale saranno per lui un crescendo di prestazioni e risultati. Il primo, con Mazzone in panchina, non è semplice. Gigi mette insieme comunque 30 presenze e 2 reti, contro la Cremonese e su calcio di rigore contro l'Inter all'ultima giornata.
Quest'ultimo è un goal particolarmente pesante, in quanto regala i 3 punti alla formazione giallorossa, che, priva dello squalificato Giannini, vince 1-0 e si qualifica per la Coppa UEFA. Nell'estate del 1996 Franco Sensi chiama ad allenare i giallorossi il tecnico argentino Carlos Bianchi. Il rendimento di Gigi cresce, 27 presenze e 3 goal. In primavera Bianchi è esonerato e al suo posto è Nils Liedholm a chiudere la stagione con il 12° posto finale che vale la salvezza.
Il terzo anno con la Lupa, dopo aver anche rifiutato una proposta dell'Inter, è quello della consacrazione: Di Biagio ritrova il suo maestro Zeman ed è fra i grandi protagonisti della cavalcata fino al 4° posto finale che vale la qualificazione ancora una volta in Coppa UEFA. Il centrocampista segna 10 goal (7 in campionato, 3 in Coppa Italia) ed è autore di un finale di stagione in crescendo.
Alla 30ª giornata trova la sua prima doppietta in Serie A contro il Brescia: segna il primo e l'ultimo goal nel 5-0 alle Rondinelle che spinge la Lupa al 4° posto a quattro giornate dalla fine. Dopo una sconfitta a Udine, la qualificazione in Coppa UEFA diventa sicura nella successiva gara interna contro il Milan: è la partita che segna probabilmente l'apice della sua carriera, un vero show per il mediano di Zeman, che domina in lungo e in largo contro i rossoneri di Capello.
Gigi segna la seconda rete, su rigore, e la terza, con un gran tiro da fuori area che 'buca' Sebastiano Rossi. L'ottima stagione in giallorosso lo porta dritto in Nazionale e ai Mondiali di Francia '98.
GettyLA NAZIONALE E DUE STORICI RIGORI
Il 28 gennaio 1998 Gigi fa il suo esordio in maglia azzurra a Catania, nell'amichevole che la Nazionale di Cesare Maldini vince per 3-0 contro la Slovacchia. Il Ct. gli assegna un posto da titolare a centrocampo e lo convoca per i Mondiali di Francia '98.
Va in goal contro il Camerun, con quello che è il 100° centro dell'Italia nella storia dei Mondiali, mentre negli ottavi di finale, contro la Norvegia, forgia l'assist per il goal qualificazione di Vieri. Si arriva così al difficile quarto di finale contro la Francia. Baggio nel secondo tempo regolamentare va ad un passo dall'1-0. Ma l'esito del confronto si determina ai calci di rigore. Di Biagio calcia l'ultimo e decisivo rigore per la Nazionale azzurra.
"Quando Maldini mi disse se volevo tirare dissi subito di sì. - rivelerà a 'Sky Sport' - Inizialmente dovevo essere il terzo rigorista, poi all'ultimo il mister mi disse: 'Tiri per ultimo'. La cosa però non mi ha scosso, terzo o ultimo per me era uguale".
"Quando andai sul dischetto ero sereno, avevo sensazioni positive. Per me era stato un Mondiale da incorniciare fino a quel momento. Prima ancora di arrivare sul dischetto: decisi che avrei tirato forte, centrale e sotto la traversa. E invece l’ho presa, la traversa…".
"All'ultimo decisi una cosa sola: che se Barthez fosse rimasto fermo fino alla fine, avrei dovuto metterla proprio un pelo sotto la traversa. Così, anche se si fosse abbassato di poco, avrei segnato comunque. Per il resto volevo tirare forte, in modo da non fargliela vedere proprio".
"Ho rischiato troppo. Rivedendo l’intera sequenza dei rigori ho notato che in altre occasioni Barthez si buttò. Forse sarebbe bastato metterla a mezza altezza. Ma sono riflessioni che fai dopo, a mente fredda".
AFPDi Biagio sbaglia, l'Italia è eliminata, e quando Gigi ne prende coscienza, si prostra a terra disperato con le mani in testa. I compagni provano, inutilmente, a consolarlo.
"Dopo il mio errore ho un vuoto. - dice - Non ricordo niente. Solo il botto della traversa e poi un tremendo boato. Ci credo, erano tutti francesi. È paradossale, ma i momenti dopo li ho ricostruiti rivedendo le immagini in tv. È una sensazione strana: i miei ricordi sono più legati alle immagini televisive che a quello che ho visto realmente con i miei occhi. Toldo, Bergomi, Moriero furono i primi a consolarmi… Ma anche quella scena, sono sincero, l’ho rivista in tv".
L'azzurro toglie, l'azzurro dà a Di Biagio, che nel 2000 partecipa anche agli Europei in Belgio e Olanda con Dino Zoff Ct. e in semifinale, al termine di un'epica gara contro gli Arancioni, a Rotterdam, ha l'opportunità del riscatto. Si arriva infatti ai rigori, con una strenua resistenza della Nazionale italiana, costretta all'inferiorità numerica dall'espulsione di Zambrotta. Toldo è in versione 'superman', a Di Biagio tocca stavolta battere il primo penalty, e le cose in quest'occasione vanno bene.
"Già da qualche minuto il pensiero della traversa di Parigi aveva ripreso a tormentarmi, - dirà a 'La Gazzetta dello Sport' dopo la partita - avevo una paura dannata di sbagliare. Zoff è venuto da me in silenzio, mi guardava e non diceva niente, poi girava lo sguardo tutto attorno e lo posava nuovamente su di me".
"Mezza squadra era k.o. per i crampi, c'era bisogno di me. Allora ho chiesto di tirare subito, e quando ho cominciato a camminare verso Van der Sar un po' mi facevo coraggio e un po' tremavo per la fifa. Non sapevo proprio dove tirare, alla fine decisi di incrociare e andò bene. Quando ho visto il pallone dentro ho provato una gioia indicibile. Dedico il goal a mia moglie perché solo lei sa cos'ho passato in Francia".
Getty ImagesIn quegli Europei Di Biagio aveva realizzato anche un goal nel primo turno contro la Svezia. La finale vede gli Azzurri opposti nuovamente alla Francia, e questa volta sarà un golden goal di Trezeguet a condannare la squadra di Zoff alla beffarda sconfitta.
Con la maglia della Nazionale il centrocampista gioca anche i suoi secondi Mondiali, quelli del 2002 in Corea e Giappone. Trapattoni gli dà spazio esclusivamente nella gara della fase a gironi contro l'Ecuador, lui comunque trova il modo di sfornare un assist per Vieri. Assistente invece dalla panchina al tracollo azzurro contro la Corea del Sud, agli ottavi di finale, con l'arbitro Byron Moreno che ne combina di tutti i colori.
Continua ad essere convocato dopo i Mondiali, ma l'amichevole del 20 novembre 2002, contro la Turchia, è la sua ultima partita in assoluto giocata con l'Italia. Chiude la sua esperienza in azzurro con un bilancio di 31 presenze e 2 reti.
"C’è solo una piccola cosa che mi dà fastidio, ma lo dico senza alcuna vena polemica… Il fatto che Di Biagio sarà sempre ricordato per l’errore del ‘98, e pochi invece ricordano il rigore di due anni dopo. Ma è normale che sia così, lo capisco. D’altra parte anche Baggio, per tanti, è solo quello del rigore sbagliato contro il Brasile…".
DALLA ROMA ALL'INTER E IL 5 MAGGIO
L'anno dopo i Mondiali di Francia '98 per Di Biagio è il quarto e l'ultimo con la Roma. All'inizio il centrocampista fa fatica a togliersi di dosso il fantasma del rigore fallito contro la Francia, tanto che ne sbaglia uno a inizio campionato contro l'Empoli al Castellani.
"Sbagliai anche quel rigore. - ricorda Di Biagio a 'Sky Sport' - Me lo parò Sereni. Non mi era mai capitato di sbagliarne due di fila. In carriera credo di averne sbagliati 3 su 20… Quella gara finì 0-0".
Il 1998/99 è un anno di alti e bassi per i giallorossi, che, sempre guidati da Zeman, riescono comunque a chiudere con un 5° posto finale che conferma anche per l'anno successivo la partecipazione alla Coppa UEFA. Di Biagio totalizza 35 presenze e 4 reti in tutte le competizioni.
Nell'andata dei quarti di finale di Coppa UEFA, al Vicente Calderòn l’Atletico Madrid domina, segna con Josè Mari e Roberto e va a centimetri dal ko tecnico. I giallorossi sono salvati da un legno e mantengono aperto il discorso qualificazione proprio grazie a Di Biagio, che va a segno con uno dei suoi micidiali calci di punizione di potenza. Non basterà però per arrivare in semifinale: gli spagnoli vincono 2-1 anche all’Olimpico e la Roma è eliminata.
A fine anno si consuma il divorzio fra Zeman e la Roma e con l'arrivo di Fabio Capello in panchina per Di Biagio non c'è più spazio: per lui si concretizza il passaggio all'Inter di Marcello Lippi alla fine del calciomercato estivo, dopo 20 reti in 140 gare nella capitale.
Getty ImagesIl trasferimento è contestato dai tifosi giallorossi, che non la prendono bene, e quando 10 giorni dopo affronta la squadra giallorossa in campionato è subissato di fischi dai suoi ex tifosi. Con l'Inter Di Biagio resta 4 stagioni, nelle quali non riesce anche in questo caso a conquistare trofei.
Ci va in realtà molto vicino nel biennio di Hector Cuper, ma il 5 maggio 2002 si consuma uno dei drammi più incredibili della storia del calcio, con i nerazzurri che nonostante una rete del centrocampista romano sono sconfitti dalla Lazio e i rivali della Juventus, vittoriosi a Udine, che si aggiudicano in extremis lo Scudetto.
Ad una sfida con la Juve, quella del 3 dicembre del 2000, risale un celebre episodio della sua permanenza in nerazzurro. Il difensore bianconero Paolo Montero, infatti, non visto dall'arbitro Braschi, gli rifila un pugno sul volto.
"In Uruguay pugno si dice 'piña'. Lui in un corner mi aveva spaccato la bocca...- rivelerà l'uruguayano nel 2020 - Allora l'ho portato dove c'erano tanti giocatori, in modo che l'arbitro non potesse vedere. Gli ho dato una 'piña' e l'arbitro non ha visto...".
Passerà alla storia anche una fuga dal ritiro assieme a Christian Vieri, alla vigilia di una partita di campionato contro il Modena.
"Bobo, per quattro anni tutti i sabato sera mi dicevi di andare via perché faceva troppo caldo in ritiro. - ha rivelato di recente l'attaccante in una diretta instagram con il suo ex compagno di squadra - Io ti tenevo sempre calmo. Una volta invece avevo caldo io, sono venuto da te e mi hai detto ‘andiamo a dormire a casa nostra’. Non sai la faccia quando sono arrivato a casa mia in pigiama…”.
"E tutti che pensavano che eravamo andati in discoteca tutta la notte. Cavolate…”, commenta Vieri.
"Ma la cosa bella - conclude Di Biagio - è quando siamo tornati. Cuper ci fa: 'Ragazzi, devo mandarvi a casa, diciamo a tutti che avevate la febbre. Tranquilli che non esce nulla'. Invece due minuti dopo titolo al Tg: 'Vieri e Di Biagio scappati dal ritiro!'. Per fortuna quella notte sono andato a dormire a casa, se no chi glielo spiegava a mia moglie?”.
Con l'Inter Di Biagio gioca anche la Champions League, e nel 2002/03 arriva fino alle semifinali, dove i nerazzurri cedono al Milan nel derby. In Coppa Italia nel 2000 perde la doppia finale contro la Lazio (2-1 a Roma, 0-0 a Milano). In tutto colleziona 18 reti (13 in campionato, 4 in Europa, una in Coppa Italia) in 163 presenze.
GettyL'ADDIO POLEMICO ALL'INTER E IL FINALE DI CARRIERA
Gli attriti con l'allenatore argentino Cuper portano Di Biagio a lasciare l'Inter nell'estate 2003 per accasarsi al Brescia. L'addio al club milanese è irto di polemiche.
"La gente mi fermava per strada per chiedermi se era vero che non ero più all’Inter perché avevo litigato con Cuper, - dirà a 'La Gazzetta dello Sport' - perché avevo avuto problemi con Moratti, perché c’era troppa concorrenza e avevo preteso la garanzia del posto da titolare. La verità, invece, è una sola: Cuper mi ha tradito. Le persone, evidentemente, non si conoscono mai fino in fondo, perché invece ho sempre pensato, creduto, che fosse una persona sincera, leale. Mi ha tradito nonostante quello che credo di avergli sempre dato: a lui personalmente, non solo all’Inter, perché per lui sono andato in campo sempre, anche a costo di fare figure ridicole. Tante volte prima di una partita mi ha chiesto il sacrificio di giocare anche se non avrei dovuto".
"Un giorno prima del raduno di metà luglio, si è dovuto degnare. Prima al telefono, perché forse era più comodo non guardarmi in faccia. Mi ha detto: "Guarda che quest’anno difficilmente troverai posto'. Gli ho risposto: 'Mister, non c’è problema: a me il posto non l’ha mai garantito nessuno'. Tutto quello che ha saputo rispondermi è stato: 'Vorrei che non venissi in ritiro: per me di fatto sei fuori rosa'. Mi è stato chiesto addirittura di non presentarmi al raduno alla Pinetina, per non creare problemi: neanche fossi uno che aveva una malattia contagiosa. Io invece in ritiro ci sono andato, perché volevo vederlo in faccia".
"Così gli ho fatto: 'Mi vuol dire che non ho neanche un possibilità su un miliardo di giocare?'. E lui mi ha risposto: 'Se anche dovessero farsi male venti centrocampisti, tu non giocherai mai'.
Getty ImagesIl divorzio è inevitabile, il centrocampista romano a 32 anni è scaricato dall'Inter. Non ha più il vigore atletico dei tempi della Roma, anche perché i problemi fisici alle ginocchia si fanno sentire, così accetta di buon grado il ritorno in provincia.
"Il Brescia mi ha accolto a braccia aperte, - spiegherà - e ho scoperto che anche lì ci sono tifosi fantastici, che vogliono bene a Di Biagio".
Con le Rondinelle gioca 2 anni e mezzo (88 presenze e 19 reti), vivendo l'amarezza della retrocessione in Serie B nel 2004/05. Dopo mezza stagione nel campionato cadetto, nel gennaio 2006 va all'Ascoli, club con cui chiude la sua carriera in Serie A, totalizzando 7 presenze e 2 goal. A 35 anni decide quindi di dire basta, per poi studiare da allenatore.
LA CARRIERA DA ALLENATORE
L'avventura in panchina di Di Biagio comincia nel 2008, guidando il settore giovanile del La Storta. Dalla stagione successiva, e fino al 2011, gli sono affidati gli Allievi dell’Atletico Roma. Nel 2011 arriva quindi la svolta con l'ingresso in FIGC.
Per 2 anni allena l'Italia Under 20, passando successivamente all'Italia Under 21. Il miglior risultato con gli Azzurrini lo ottiene nel biennio 2015-17, con l'eliminazione nelle semifinali degli Europei di categoria ad opera della forte Spagna.
Nel febbraio 2018, dopo l'eliminazione della Nazionale maggiore dai Mondiali, gli viene data l'opportunità di fare il Commissario tecnico dell'Italia ad interim per 2 partite amichevoli, contro Argentina e Inghilterra: perde 2-0 la prima e pareggia 1-1 la seconda, prima di cedere il posto a Roberto Mancini e tornare a guidare l'Under 21. Quando nel 2019, però, gli Azzurrini sono eliminati ancora una volta alla fase a gironi degli Europei, lascia la panchina dell'Italia Under 21.
GettyNel febbraio 2020 assume quindi in corsa la guida tecnica della SPAL in Serie A, ma non riesce ad evitare la retrocessione in Serie B della squadra emiliana in una stagione molto negativa per i colori biancazzurri. Al termine della stagione ha lasciato la squadra e attualmente è alla ricerca di un nuovo incarico.
Sposato con Sabrina, ha avuto da lei tre figlie femmine e un maschio ed è molto legato alla sua famiglia. Nella vita privata è anche una persona piuttosto religiosa.
Nella sua carriera da calciatore ha segnato complessivamente 59 goal in Serie A in 391 gare, e la sua 'vita da mediano' lo ha portato a collezionare ben 123 cartellini gialli e 9 cartellini rossi (uno in meno di Montero).
A Foggia, Roma e Milano, sponda Inter, lo ricordano ancora oggi per la sua grinta e la sua generosità. Mentre in azzurro, come lui stesso aveva pronosticato, il pensiero, quando si cita il suo nome, corre inevitabilmente ai Mondiali del 1998 e a quel maledetto rigore che costò l'eliminazione all'Italia di Maldini.
