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Gianluca Busio NXGN GFXGoal

Gianluca Busio, il 'Pirlo degli USA' portato in Serie A dal Venezia

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Quando il tecnico dello Sporting Kansas City Peter Vermes ha iniziato la preparazione per il campionato di MLS 2018, ha anche studiato un piano per il talento del suo club Gianluca Busio. Era arrivato a 14 anni, poi nei successivi 18 mesi ha impressionato tanto da meritarsi anche una chiamata dalla prima squadra per allenarsi. Una chiamata, per un quindicenne. Doveva essere giusto un assaggio di calcio dei grandi.

“Ricordo quando è venuto con noi per la prima preseason. Avevo già un piano in testa su come gestirlo tra la seconda squadra e la prima - ha raccontato Vermes a Goal - Appena è finita la pre-stagione, ho dovuto buttare il mio piano perché lo aveva totalmente scombussolato”.

Negli anni successivi, Busio ha continuato a crescere. E ancora. E ancora. Ha fatto il suo debutto con la seconda squadra dello Sporting KC due mesi prima del suo sedicesimo compleanno. A 16 anni e 9 giorni, ha esordito con la prima squadra, nella US Open Cup. Poco tempo dopo è arrivata anche la prima volta in MLS.

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Tra i suoi 16 e 19 anni, ha totalizzato 61 presenze con la prima squadra, passando da riserva a titolare, fino a star di una franchigia che punta regolarmente al titolo. Tutti obiettivi centrati con largo anticipo rispetto ai piani che venivano immaginati per un giocatore che migliorava continuamente. A luglio, nella sfida di Gold Cup contro Haiti, ha fatto anche il suo esordio ufficiale nella prima squadra del TeamUSA come subentrato. E ha impressionato. Brillante e consapevole, anche in mezzo a compagni più esperti di lui.

Per una carriera che comincia, quella con la nazionale, un’altra giunge al termine: quella in MLS. Busio è diventato infatti un nuovo giocatore del Venezia, che per lui ha speso circa 4 milioni di euro più bonus.

“Ho fatto molto alla mia età, da quando ho firmato il mio primo contratto a 15 anni. Ho sempre voluto fare il mio esordio con la Nazionale. Questo è il prossimo passo. A 15 anni speri soltanto di fare il suo esordio in MLS, di essere sul campo. Un paio d’anni, provi a entrare nel giro dei titolari della prima squadra. È ciò che ho fatto. E ora il mio obiettivo è diventare un punto fermo della nazionale”, ha dichiarato dopo l’esordio.

“Per me è un grande passo in avanti. Sono stato fortunato a raggiungere questi traguardi a un’età così giovane. Sono felice che sia successo. Credo che il mio grande obiettivo sia ancora più grande e non vedo l’ora di perseguirlo”.

Busio è stato sotto i riflettori per molto tempo, visto che è diventato il piò giovane giocatore a firmare con un club della MLS dai tempi di Freddy Adu. Poco dopo il compimento dei suoi 15 anni. Questo ha contribuito alla sua crescita rapida e sorprendente. Ha già completato tutti gli step della piramide del calcio americano prima dei vent’anni, ma è anche un giocatore che è già stato eccelso a ciascuno di questi livelli. Ed è facile capire il perché.

Busio - che ha origini italiane da parte di papà, nato a Brescia - ha la delicatezza del calcio italiano nel suo bagaglio tecnico. Calmo con la palla tra i piedi, con una grande visione di gioco. Sa sempre scegliere l’opzione giusta. E se c’è pressione, non importa. Busio sa condurre la palla dove vuole che vada.

Ha iniziato come centrocampista offensivo, ma a Kansas City ha già giocato in ogni ruolo possibile. Ha fatto anche l’ala. A volte il ’10’, altre ha giocato da attaccante. Negli ultimi anni, Vermes ha provato a plasmarlo come numero 6, come playmaker della squadra, in mediana. Un giocatore simile a Pirlo o Jorginho. In grado di controllare il gioco.

“Ha una grande motore. È dinamico, atletico, può coprire tanto campo. È bravissimo con la palla. Si può sfruttare nello sviluppo del gioco, in contropiede, sa dare l’ultimo passaggio. Anche Pirlo ha iniziato da trequartista, aveva quelle qualità. E anche il tiro dalla distanza. Busio sa anche andare a contrasto, ha abilità difensive. La sua progressione quando si tratta di difendere in uno contro uno è spaventosa per me”.

Vermes sostiene che i grandi punti di forza di Busio sono mentali. Sottolinea la sua umiltà e la sua passione, le identifica come le armi del suo sviluppo rapido. Ma nessun giocatore è già completo a 19 anni. Anche i migliori devono ancora imparare molto. E Busio ha ancora molti piani da rovinare. Ad esempio, migliorare un punto debole: il rispetto. Non la mancanza di rispetto. Il contrario. Ci sono volte in cui il talento di origine italiana non si rende conto di quanto sia forte e non capisce che potrebbe far qualunque cosa in campo se decidesse di farla.

Si ricorda di aver visto Busio giocare a Teqball con un ragazzino dell’academy ed essere esitante, quasi pauroso di metterlo in imbarazzo. Un’attitudine che si è portato dietro anche in campo. E Vermes non vede l’ora che arrivi il giorno in cui Busio smetterà di curarsi di ciò che pensano gli altri.

“Contro Houston ha segnato una punizione incredibile, qualche mese fa. Il giorno prima ci stavamo allenando. Ho detto a un mio assistente che se avesse avuto una punizione, l’avrebbe segnata. È bravissimo. È preciso, si vede. Si capiva già da prima che avrebbe segnato. In squadra abbiamo giocatori più esperti di lui, li rispetta molto. Ma quando deciderà che non dovrà più farlo, e potrebbe farlo già da ora, cambierà tutto. Deve solo capirlo”.

Da quella preseason del 2018 per Busio sono cambiate tante cose. Il suo sviluppo costante lo ha portato in alto, creando aspettative. E ora punta a raggiungere un nuovo livello nella nostra Serie A. Vermes lo vede più che pronto per il salto.

“Non si sente condizionato da ciò che succede intorno a lui, sa che tutto dipende dalle sue prestazioni. Credo viva nel presente, capisce la situazione e ama il gioco. È fatto così. Segue la Champions League, conosce il calcio, sa cosa vuole e come posizionarsi nel panorama calcistico mondiale.

È un ragazzo che arriverà molto in alto. Ha un potenziale enorme, ho visto cosa sa fare. Sulla sua evoluzione si possono dire solo cose positive”.

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