"Nella finale dei Mondiali del '98 Zidane ha segnato 2 goal contro il Brasile e poi è stato sostituito. Non appena è uscito dal campo ho ricevuto un messaggio sul cellulare da mio nipote Jack. 'Fantastico nonno, hai ancora il record!'. Ho 5 nipoti, e Jack, il figlio di Claire, è il secondo più grande. Oggi ha 30 anni" - Geoff Hurst in un'intervista del 2021 al 'Guardian'
Tre goal in una finale mondiale nessuno, a parte lui è riuscito a farli. Nemmeno Zinedine Zidane, fermatosi a 2 nel 1998. Sono passati oltre 56 anni dalla leggendaria partita di Wembley contro la Germania Ovest, eppure Geoff Hurst, attaccante dell'Inghilterra grande protagonista dell'edizione casalinga del 1966 della Coppa del Mondo, ancora si coccola il suo record.
E pensare che quei Mondiali l'attaccante simbolo del West Ham non avrebbe nemmeno dovuto giocarli, almeno, non da titolare: ma dopo non esser mai sceso in campo nelle tre partite del Girone, il Ct. Ramsey decide di mandarlo in campo al posto dell'infortunato Jimmy Greaves, attaccante geniale ma dal carattere rissoso e dedito al fumo e all'alcol, e di lanciarlo a partire dai quarti di finale contro l'Argentina in coppia con Hunt. Un'intuizione che sarà determinante per vincere la Coppa Rimet, i primi e unici Mondiali conquistati dai Tre Leoni.
Ma i Mondiali del 1966 sono stati nella storia del calcio anche i Mondiali delle polemiche, per il gioco eccessivamente falloso (fra tutti ne farà le spese il grande Pelé) e le decisioni arbitrali controverse, alcune delle quali in favore della Nazionale di casa.
Così Hurst è ricordato anche perché 2 dei 4 goal da lui realizzati saranno oggetto di infinite discussioni. Il primo, contro l'Argentina nei quarti, perché segnato in netto fuorigioco, e il terzo, quello che vale il provvisorio 3-2 in finale sulla Germania Ovest, con la palla che picchia sulla parte interna della traversa e rimbalza nei pressi della riga di porta, perché sarà la madre di tutti i goal fantasma, nonché il più celebre della storia.
La palla è dentro o fuori? Per l'arbitro svizzero Dienst, e soprattutto il segnalinee sovietico (originario di Baku, in Azerbaijan) Bakhramov la sfera è entrata. Nonostante le proteste dei tedeschi, viene dunque assegnato il 3-2 agli inglesi, sancito dal boato del pubblico di Wembley. Ma le discussioni continueranno per decenni, e anche l'applicazione dei moderni mezzi tecnologici darà risultati contrastanti, senza una verità assoluta.
FRA IL CRICKET E IL CALCIO
Geoffrey Charles Hurst, per tutti semplicemente Geoff Hurst, nasce ad Ashton-under-Lyne, nel Lancashire, l'8 dicembre 1941, ma all'età di 6 anni la sua famiglia si trasferisce a Chelmsford, nell'Essex. Suo padre, Charlie Hurst, è stato un calciatore professionista che ha militato come centrocampista nel Bristol Rovers, nell'Oldham Athletic e nel Rochdale. Sua madre, Evelyn Hopkins, proviene da una famiglia del Gloucestershire, che dalla parte materna è originaria della Germania. Oltre a Geoff la coppia ha altri due figli più piccoli, Diane e Robert.
Fin dalla tenera età il futuro campione del Mondo si distingue come sportivo poliedrico: alla King’s Road Primary pratica con buoni risultati l'atletica, si distingue nel salto in alto e nel lancio del disco e va a medaglia nei Giochi dell'istituto. La passione per il calcio nasce più tardi, da teenager. Una volta viene anche multato di una sterlina per disturbo della quiete pubblica, per aver ripetutamente calciato il pallone nel giardino del suo vicino. Destro naturale, impara dal padre a calciare anche col sinistro.
Ma insieme al calcio, sviluppa anche un'altra grande passione: il cricket, e si divide fra i due sport. A 14 anni gioca una partita per la Squadra riserve dell'Halstead Town quando suo padre allena il club. Poi a 15 anni entra nel Settore giovanile del West Ham assieme a Bobby Moore, ma continua a praticare anche il cricket. Disputa addirittura per l'Essex una partita di First class cricket, nella quale tuttavia non brilla.
Hurst e Moore sono entrambi in campo nella finale di FA Cup Giovanile del 1959 persa 2-1 dal West Ham contro il Blackburn, ma si rifanno l'anno seguente, quando battono 1-0 il Chelsea nella Southern Junior Floodlit Cup. Il manager Ted Fenton lo convoca per la prima volta per una partita senior in una gara della Southern Floodlit Cup contro il Fulham nel dicembre 1958.
Nell'aprile 1959 Hurst diventa calciatore professionista, venendo pagato 7 Sterline a settimana più 20 Sterline all'atto della firma sul contratto. Nel febbraio 1960 la squadra titolare è decimata dagli infortuni e Fenton fa esordire Hurst in First Division. Utilizzato da mezzala, offre una prova impalpabile e il West Ham perde 3-1.
Nella stagione 1959-1960 colleziona altre due presenze, mentre Bobby Moore, che ha la sua stessa età, sta già facendo grandi progressi. Nella stagione 1960-1961 Hurst vede il campo solo 6 volte, e pensa seriamente di abbandonare il calcio per concentrarsi sul cricket.
"Giocavo a cricket fino a settembre, ottobre, quando c'era ancora luce la sera. Poi tornavo al West Ham avendo saltato tutta la preparazione estiva e le prime partite di campionato, e facevo grande fatica".
Nell'aprile 1961 però Ron Greenwood subentra come allenatore degli Hammers e cambia drasticamente i metodi di allenamento della squadra, concentrandosi più sull'abilità calcistica che sulla forma fisica. Nel 1961/62, mentre il suo amico Bobby è già un titolare della squadra, Geoff, pur saltando come suo solito la preparazione per giocare a cricket, viene impiegato 24 volte come ala sinistra, e realizza il suo primo goal nel massimo campionato inglese a dicembre quando gli Hammers vincono 4-2 sul Wolverhampton.
"Anche nel 1962 rinunciai al tour con il mio club in Africa per giocare a cricket con la seconda squadra dell'Essex. Inizialmente con Bobby abbiamo iniziato a giocare a cricket insieme a scuola, ma lui si è concentrato solo sul calcio molto prima di me, e infatti nel 1962 era con l'Inghilterra ai Mondiali in Cile".
LA SVOLTA E I TRIONFI ACCANTO A BOBBY MOORE
Anche la carriera calcistica di Hurst, però, è vicina alla svolta. Già nel 1962, infatti, Greenwood vede in lui il potenziale dell'attaccante e lo cambia di ruolo, schierandolo da punta pura. La risposta è incoraggiante, visto che Geoff realizza 13 goal in 27 presenze in First Division, nonostante la squadra si piazzi soltanto 12ª. FInalmente motivato e determinato, dall'estate del 1963 Geoff lascia il cricket e svolge la prepararazione precampionato con la squadra, partecipando all'International Soccer League, un torneo amichevole disputato a New York. Dimostra di essere rapido in area di rigore, bravo nel controllare il pallone e a calciare velocemente a rete, oltre che molto abile sui colpi di testa grazie alla sua elevazione.
In campionato incrementa ulteriormente il bottino personale con 14 reti in 37 presenze, nonostante il deludente 14° posto finale degli Hammers, ma a queste vanno aggiunti 5 centri in 6 gare in League Cup e, soprattutto, 7 marcature in 7 gare in FA Cup. Il West Ham, grazie anche alle sue reti, arriva alla finale di Coppa di Inghilterra.
Gli Hammers partono con un doppio 3-0 al Charlon (un goal di Hurst) e al Leyton Orient (doppietta di Geoff) nel replay, poi 3-1 fuoricasa allo Swindon Town e 3-2 casalingo sul Burnley ai quarti. La semifinale si gioca a Sheffield, allo Stadio di Hillsborough contro il Manchester United. Il West Ham, che Greenwood schiera in tutte le partite con la stessa formazione, demolisce i Red Devils, imponendosi 3-1. Hurst sigla l'ultimo goal su assist di Moore.
Manca soltanto la finale, che si disputa a Wembley contro il Preston North End, compagine di Seconda Divisione. La partita si rivela inaspettatamente complicata e gli Hammers devono rimontare due volte gli avversari. Il secondo pareggio, quello del 2-2, è opera di Hurst: lo firma curiosamente con un colpo di testa che picchia sulla parte interna della traversa e rimbalza di poco oltre la riga di porta.
Al 90' un goal di Boyce fa esplodere i tifosi londinesi presenti nel tempio del calcio inglese: vince 3-2 il West Ham, e Hurst alza il primo trofeo della sua carriera. L'anno seguente il West Ham si ripete in Europa, dove partecipa alla Coppa delle Coppe. Gli inglesi superano il Gent nel Primo turno (2-1), poi lo Sparta Praga, battuto con un complessivo 3-2 nonostante l'assenza di Moore.
Nei quarti di finale c'è un 6-4 complessivo sugli svizzeri del Losanna, mentre in semifinale l'avversario è l'ostico Real Saragozza. Hurst fino a quel momento è utilizzato nel torneo da mezzala, e incide poco. Gli spagnoli dopo il 2-1 a Londra pareggiano 1-1 a La Romareda, qualificandosi per la finale. A Wembley l'avversario sono i tedeschi del Monaco 1860. Il West Ham non si lascia sfuggire l'occasione e con una doppietta di Alan Sealey si impone 2-0 e iscrive il suo nome ai vincitori.
Sempre della stagione 1964/65 è anche il terzo trofeo vinto in carriera da Hurst, ovvero il Charity Shield: il 15 agosto ad Anfield il confronto con il Liverpool si conclude con un pareggio per 2-2, con rete decisiva di Hurst nel finale, che vale agli Hammers il trofeo condiviso. La stagione vede l'attaccante firmare 20 goal in 54 gare, cui ne seguono la bellezza di 40 in 59 apparizioni nel 1965/66.
EROE DEI MONDIALI 1966 CON L'INGHILTERRA
Nel 1966 il Ct. dell'Inghilterra, Alfred Ramsey, chiama l'attaccante del West Ham per la prima volta e lo fa debuttare in amichevole contro la Germania Ovest il 23 febbraio (1-0 per i Tre Leoni). La prestazione è positiva, e ne seguono altre contro Scozia e Jugoslavia, che inducono il Commissario tecnico a inserirlo nella rosa dei 23 per i Mondiali di Inghilterra '66.
Tuttavia nelle partite di preparazione al torneo contro Finlandia e Danimarca non convince e Ramsey decide di affidarsi come titolari a Greaves e Hunt fin dall'ultimo test pre-Mondiale contro la Polonia. La coppia d'attacco resta invariata per le tre gare del Gruppo A contro Uruguay (0-0), Messico (vittoria per 2-0) e Francia (nuovo successo per 2-0).
Ma nella sfida contro i Bleus l'ex punta che al Milan aveva fatto ammattire Rocco subisce una profonda ferita alla gamba, che richiede di essere ricucita con dei punti di sutura. Così dai quarti di finale Ramsey decide di mandare in campo al suo posto proprio Hurst. Il battesimo di fuoco è la sfida ad alta tensione contro l'Argentina.
Il gioco è molto maschio e al 35' succede che una protesta o presunta tale di Antonio Rattin verso l'arbitro tedesco Rudolf Kreitlein costa l'espulsione al capitano argentino. Ora Rattin non conosceva il tedesco, e Kreitlein non sapeva lo spagnolo. Nonostante questo, in un'epoca in cui ancora non esistono i cartellini, il direttore di gara indica gli spogliatoi al giocatore sudamericano. Rattin, un gigante alto poco meno di un metro e 90, abbandona il terreno di gioco lentamente, in segno di sfida. Arrivato all'altezza della bandierina del calcio d'angolo, accartoccia e strappa la bandierina con i colori della Union Jack.
Recatosi poi sotto il palco reale, si pulisce gli scarpini sulla guida di velluto. I fischi del pubblico di Wembley si trasformano in quel momento in feroci ululati e a fine partita gli argentini saranno bollati come "animals". Dopo ben 9 minuti di sospensione, il gioco può riprendere e in 11 contro 10 l'Inghilterra ha la meglio con un preciso colpo di testa proprio di Hurst, viziato tuttavia da un'evidente posizione di fuorigioco.

Dopo il fischio finale di Kreitlein si scatena il finimondo, in campo e negli spogliatoi. Gli argentini etichettano quella gara come 'el robo del siglo', ovvero 'il furto del secolo'. L'arbitro giustificherà la sua decisione sostenendo che gli era bastato vedere lo sguardo di Rattin per capire cosa gli stesse dicendo. La FIFA, presieduta allora dall'inglese Stanley Rous, userà il pugno di ferro in sede di commissione disciplinare (4 giornate di stop a Rattin).
In un clima infuocato per le polemiche, l'Inghilterra avanza con Hurst sugli scudi, assieme alla Germania Ovest, anch'essa 'agevolata' da una doppia espulsione nelle fila dell'Uruguay nei quarti e penalizzata da un clamoroso rigore non assegnato per un colpo di testa destinato all'incrocio e schiaffeggiato sulla riga di porta da Schnellinger.
In semifinale i Tre Leoni pescano un cliente scomodo, il Portogallo di Eusebio, 'la Pantera nera', che si era presa tutte le prime pagine dei Mondiali inglesi dopo il k.o. per infortunio di Pelé e l'uscita di scena del Brasile, mentre i tedeschi occidentali devono vedersela con l'Unione Sovietica di Lev Jascin.
Contro i lusitani Greaves è recuperato, ma Ramsey decide di non cambiare e conferma la coppia d'attacco composta da Hurst e Hunt. Stiles francobolla Eusebio per tutta la durata della gara, mentre dall'altra parte la risolve Bobby Charlton con una doppietta: sul secondo goal l'assist è offerto da Geoff. Il goal di Eusebio, che arriva puntuale su calcio di rigore negli ultimi 10 minuti, è tardivo. In finale ci va per la prima volta l'Inghilterra, che raggiunge la Germania Ovest, la quale aveva battuto con i goal di Haller e Beckenbauer la resistenza dei sovietici, in 10 dalla fine del primo tempo per l'espulsione di Cislenko.
Il 30 luglio del 1966 lo Stadio di Wembley è gremito da 93 mila spettatori che sperano nel successo dei Tre Leoni. E nella gara più importante è Hurst, confermato titolare con Hunt, a prendersi la scena. Haller porta subito in vantaggio i tedeschi al 12', ma 6 minuti dopo Bobby Charlton è lesto a battere un calcio di punizione e a pennellare un bel pallone in area, dove l'attaccante del West Ham ruba il tempo a Höttges, il suo marcatore, e di testa trafigge Tilkowski per l'1-1.
La gara è equilibrata ma nel secondo tempo, al 78', su angolo di Ball, Hurst calcia forte in porta, Weber respinge male e Peters ne approfitta per siglare al volo il 2-1 per gli inglesi. Sembra fatta ma in zona Cesarini proprio Weber rimedia all'errore precedente e all'89' fissa il punteggio dei tempi regolamentari sul 2-2. Per decidere il vincitore dei Mondiali sono necessari i supplementari.
E si arriva al minuto 101', quello in cui Hurst segna il goal fantasma più celebre della storia: Ball scappa via sulla destra e serve dall'altra parte Hurst, che, appena fuori dall'area piccola, in un lasso brevissimo di tempo controlla e scarica un destro violentissimo verso la porta tedesca. La palla picchia nella parte interna della traversa per poi rimbalzare nei pressi della riga di porta.

Gli inglesi esultano senza esitazioni, i tedeschi fanno subito cenno di no con la mano. L'arbitro Dienst è incerto, ma quando va a consultare il suo guardalinee Bakhramov, inizialmente anch'egli con la bandierina abbassata, quest'ultimo, che sull'azione era mal posizionato, cambia idea e afferma che il goal è valido. Dienst a quel punto convalida la marcatura di Hurst, cui, con la Germania completamente sbilanciata in attacco alla ricerca del pari, ne seguirà una terza prima del fischio finale.
L'Inghilterra vince 4-2 fra le polemiche, e Hurst diventa il primo e finora unico giocatore capace di segnare una tripletta in una finale dei Mondiali. A Wembley può esplodere la festa, con Bobby Moore che solleva la Coppa del Mondo e con l'amico Geoff e gli altri compagni fa il giro d'onore con il trofeo fra le mani.

Le polemiche sul goal-non goal di Hurst continueranno per decenni, senza offrire mai un responso assoluto. A metà anni Novanta dopo gli studi dell'Università di Oxford si sostenne che perché la palla varcasse completamente la riga mancavano 6 centimetri, e che dunque la rete non era valida.
Ma recentemente, nel 2016, un'altra ricostruzione, effettuata da Sky Sports con la tecnologia dell'Occhio di falco, dimostrerebbe al contrario che la palla aveva completamente oltrepassato la riga nella sua traiettoria, lasciando di fatto insoluto il grande mistero.
"Il punteggio è cambiato da 2-2 a 3-2, - risponde sempre Hurst quando qualcuno gli pone la fatidica domanda - quindi deve essere goal. La reazione festante di Hunt, sempre onesto e leale, che non ha ribadito in rete e si è allontanato a braccia alzate per me ne è la prova".
Assieme ad Hurst, anche il sovietico Bakhramov, in quell'occasione guardalinee, ma direttore di gara internazionale, diventerà per sempre famoso. Lo dimostra il fatto che è l'unico arbitro ad aver intitolato uno stadio: quello nazionale di Baku, che, costruito in onore di Stalin e inizialmente intitolato a Lenin, porterà il suo nome a partire dal 1994, dopo il crollo del regime sovietico.

Nel 2004, quando in quello stadio è arrivata l'Inghilterra per una gara di qualificazione ai Mondiali del 2006, suo figlio ha ricevuto i ringraziamenti di Geoff Hurst in persona, che gli ha regalato una maglietta con scritto "Cox Sag Ulun", cioè "grazie" in lingua azera. Davanti all'impianto è stata inaugurata anche una statua in onore di Tofiq, mentre l'attaccante del West Ham sarà ritratto in diverse opere.
La Statua dei Campioni, in bronzo, sorge nei pressi del vecchio Upton Park, dove Hurst, Peters e Wilson sollevano il capitano Bobby Moore con la Coppa del Mondo. Davanti al nuovo Stadio Olimpico di Londra, invece, un'altra opera ritrae Hurst e Peters sollevare Moore con la Coppa delle Coppe del 1965. Una terza statua, più recente, invece, lo ritrae con il compagno di Nazionale Jimmy Armfield e l'italiano Simone Perrotta nella natia Ashton-under-Lyne, dove sono nati i tre campioni del Mondo.
Raggiunto l'apice della fama con le prestazioni del Mondiale del 1966, Hurst si gode l'affetto di tutti gli inglesi ed è uno dei giocatori più attesi anche agli Europei del '68, la cui fase finale si disputa in Italia. Ramsey però, stavolta, sembra aver perso quell'aura di perfezione che lo aveva caratterizzato ai precedenti Mondiali.
Così per la semifinale contro la forte Jugoslavia decide di tener fuori l'eroe di Wembley, preferendo schierare un mediano come Norman Hunter, per dare più equilibrio alla squadra. Ma i risultati non sono quelli sperati: i campioni del Mondo a Firenze sono sconfitti in zona Cesarini da una rete del gioiello dei plavi, Dzajic. Nella finalina per il 3° posto Ramsey torna sui suoi passi, schiera davanti la coppia Mondiale e l'Inghilterra torna alla vittoria: il 2-0 sull'Unione Sovietica con i goal di Bobby Charlton e proprio di Hurst, assicura ai Tre Leoni il 3° posto.
Hurst partecipa in Nazionale anche ai Mondiali del 1970 in Messico, per lui decisamente meno fortunati di quelli del 1966: disputa 2 gare nel Girone con Romania e Brasile e il quarto di finale contro la Germania Ovest, remake della gara di Wembley. I tedeschi occidentali si prendono la loro rivincita con un 3-2 in rimonta, e l'attaccante del West Ham chiude con 3 presenze e nessuna rete. Nella gara con i tedeschi, in verità, va ancora una volta a segno nei supplementari sul risultato di 2-2, ma stavolta la sua marcatura è annullata per fuorigioco.
Disputa anche le Qualificazioni ad Euro '72, chiudendo la sua avventura con l'Inghilterra con un bilancio di 24 goal in 49 presenze, alla media di quasi un goal ogni 2 gare. Dopo la tripletta della finale mondiale, ne ha segnato un'altra, sempre a Wembley, il 12 marzo 1969 in amichevole contro la Francia (5-0 il risultato). L'ultima gara la gioca il 29 aprile 1972, ancora contro la Germania Ovest, e non sarà particolarmente fortunata: i tedeschi però infliggono agli inglesi una dura sconfitta per 3-1 e al 60 l'attaccante degli Hammers deve abbandonare il campo per infortunio.
L'ADDIO AL WEST HAM E GLI ULTIMI ANNI
Parallelamente a quella con l'Inghilterra, sempre nel 1972 si conclude per Hurst anche l'avventura di 13 anni con il West Ham, la squadra della sua vita, dopo altre 6 stagioni che seguono l'impresa mondiale del 1966 e che appaiono ricche di goal ma povere di trofei vinti.
Dopo la gloria mondiale, il Manchester United nell'estate 1966 prova a strappare l'attaccante al West Ham, e offre 200 mila sterline, circa 235 mila euro, per il suo cartellino. Ma il manager degli Hammers, Greenwood, rispedisce al mittente la proposta.
La squadra londinese nel 1966/67 arriva in finale di League Cup ma perde 5-3 contro il W.B.A. Nonostante Hurst segni 35 goal in 49 partite non ci sono titoli in bacheca. Non va meglio nel 1967/68, quando gli Hammers strapazzano 7-0 il Leeds United in una partita di League Cup, con tripletta di Hurst, ma poi perdono 3-1 con lo Swindon Town, formazione di Terza Divisione. Geoff aggiunge comunque altri 25 goal in 44 presenze. Vincere la First Division si rivelela un sogno per l'eroe di Wembley, ma nonostante questo ha continuato a giocare per i londinesi con il consueto impegno.
"Quando giochi per una squadra che un giorno può segnare 7 goal e il giorno successivo 4 è sempre molto divertente. - affermerà - Se la soddisfazione lavorativa è così grande, perché voler giocare per un'altra squadra?".
Hurst chiude l'anno 1968/69 con 31 reti in 48 presenze, confermandosi un grande bomber. Addirittura realizza 6 reti in una sola partita di First Division il 19 ottobre 1968 contro il Southampton, gara vinta 8-0 dagli Hammers. Rivela però di aver controllato la palla con una mano nel primo goal, e l'indomani i giornali si soffermano su quello piuttosto che sulla sua impresa.
L'attaccante continua a segnare parecchio anche quando l'età avanza: 18 goal in 42 gare nel 1969/70, 15 nel 1970/71 in 41 gare. Nel 1971/72 le reti sono 16 in 48 partite, e il West Ham arriva in semifinale di League Cup e Hurst sogna di giocare nuovamente a Wembley.
Ma lo Stoke City lo elimina. L'andata ad Upton Park vede il West Ham imporsi 2-1, Hurst ha anche l'occasione di segnare dal dischetto il terzo goal, ma il suo tiro destinato all'incrocio dei pali viene incredibilmente deviato da Gordon Banks. Nel match di ritorno The Potters vincono 1-0 e accedono alla finale.
Nell'estate del 1972 il West Ham decide di privarsi del suo bomber, ormai avviato verso i 32 anni e venduto proprio allo Stoke City per 80 mila sterline, equivalenti a poco meno di 95 mila euro. Hurt saluta gli Hammers da leggenda, dopo aver segnato 180 goal in 411 gare in campionato, complessivamente 242 reti in 500 partite.
L'avventura con i Potters non inizia però nel migliore dei modi, visto che Geoff si ammala di polmonite all'inizio del 1973 e va in Sudafrica per curarsi. In quel periodo gioca in prestito per il Cape Town City (5 reti in 6 gare). Una volta rimessosi in salute torna in Inghilterra e con 13 goal in 43 gare è prezioso per la salvezza della squadra. Hurst indossa la divisa biancorossa per altre due stagioni, totalizzando 30 reti in 108 apparizioni in campionato, 39 centri in 130 gare complessive.
Nell'estate 1975 passa al W.B.A. per 20 mila sterline, meno di 25 mila euro. Colleziona 12 presenze e 2 goal in Second Division prima di decidere di andare a giocare in America, come tante altre stelle europee a fine carriera. Prima di varcare l'Oceano Atlantico fa un mese in Irlanda con il Cork Celtic e successivamente firma per i Seattle Sounders e si cimenta con il campionato NASL.
Negli Stati Uniti Hurst, in un campionato meno impegnativo, si conferma un attaccante prezioso per la sua squadra, e con 8 goal e 4 assist contribuisce a portare la franchigia di Seattle per la prima volta ai playoff. Negli spareggi, il 18 agosto 1976, segna quello che sarà il suo ultimo goal in carriera e decide il confronto con i canadesi dei Vancouver Whitecaps.
Chiude una carriera leggendaria a 34 anni con 228 goal in 561 partite di campionato, 299 reti in 674 apparizioni ufficiali con squadre di club, 323 reti totali in 723 partite da senior. E quel record, stabilito il 30 luglio 1966 a Wembley, ancora oggi imbattuto.
L'ESPERIENZA DA ALLENATORE
Smessi i panni del calciatore, Hurst intraprende la carriera da allenatore. Il suo mentore Ron Greenwood, diventato nel frattempo Ct. dell'Inghilterra, lo vuole con sé come vice allenatore. Hurst accetta e lo aiuta nell'esperienze di Euro '80 e dei Mondiali '82, tornei nei quali, tuttavia, i Tre Leoni non vanno oltre la fase a gironi.
Contemporaneamente all'esperienza con la Nazionale inglese, Hurst fa tre anni come allenatore-giocatore del Telford United in Southern DIvision, per poi approdare nel 1979/80 al Chelsea nel ruolo di assistente di Danny Blanchflower. Dopo la retrocessione dei Blues in Second Division, e l'esonero di Blanchflower, diventa il primo allenatore della squadra.
Chiede e ottiene Bobby Gould come suo vice e inizia una rincorsa alla promozione che fallisce a causa di un calo nella parte finale del torneo: il Chelsea chiude al 4° posto per differenza reti e manca la promozione. Hurst è comunque confermato alla guida della squadra anche nel 1980/81. Prova a convincere Cruijff e Kevin Keegan a firmare per i Bluse, senza successo. La squadra parte nuovamente bene ma poi ha l'immancabile calo, che porta i londinesi a scivolare in classifica e la società ad esonerare Hurst, con la squadra che conclude il torneo in 12ª posizione.
Fallita l'esperienza in panchina, Hurst lavora nel campo assicurativo per Abbey Life.
"Una volta chiamo e mi risponde una donna. - racconta sorridendo al 'Guardian' - 'Pronto, sono Geoff Hurst di Abbey Life', le faccio, seguendo la procedura standard. 'Mi dispiace, ma se ne occupa mio marito', dice lei. Allora mi passa il marito e lui mi dice: 'Se tu sei Geoff Hurst io sono Marilyn Monroe!...".
Nel 1982 una generosa offerta del Kuwait SC lo fa tornare sui suoi passi e Hurst si trasferisce ad allenare in Medio Oriente, abbandonando però il progetto nell'aprile 1984 e riprendendo successivamente a lavorare nel settore assicurativo.

UNO DEI TRE SUPERSTITI DEL 1966
Hurst oggi vive a Cheltenham, nel Gloucestershire, assieme alla moglie Judith, che ha sposato il 13 ottobre 1964. La coppia ha avuto tre figli: Claire, Joanne e Charlotte. Geoff è uno degli unici tre campioni del Mondo del 1966 ancora in vita assieme a Bobby Charlton e George Cohen. Ma la vita gli ha riservato molto dolore.
Nel 1974 ha perso in circostanze drammatiche il fratello minore Robert, morto suicida, e successivamente ha la figlia maggiore, Claire, scomparsa nel 2010 dopo una battaglia di 10 anni contro un tumore al cervello. Inoltre ha visto morire i suoi amici Bobby Moore e Martin Peters, lutti che gli hanno causato tanto dolore.
"La vita è come una lotteria. - dirà al 'Guardian' - Mio fratello Robert aveva quattro anni meno di me e si è tristemente buttato sotto un treno alla stazione di Chelmsford nel 1974 durante una delle sue crisi depressive. Mia figlia maggiore Claire è morta a Natale del 2010. Per molto tempo ho trovato difficile parlarne, ma nascondere il dolore porta semplicemente più dolore. La vita deve andare avanti".
Nonostante le due tragedie, Hurst è riuscito ad andare oltre e a superare sempre lo sconforto, anche grazie ai suoi 5 amati nipoti, come ha raccontato lui stesso al 'Guardian'. Di recente ha pubblicato un libro, 'Eighty at Eighty', nel quale racconta la storia di 80 sportivi che ha più ammirato nella sua vita, da Muhammad Ali a Pelé, passando per Rod Laver, Zidane e Messi.
A causa di recenti problemi cardiaci, vive con un pacemaker all'interno del suo corpo ma sta bene ed è impegnato in prima linea nella lotta contro l'Alzheimer, una patologia che ha colpito molti suoi compagni di squadra, da Nobby Stiles a Bobby Charlton, l'ultimo a cui è stata diagnosticata. L'uomo della storica tripletta a Wembley si è anche offerto di donare il suo cervello, dopo la sua morte, per la ricerca.
"Sto ancora cercando di tenermi in forma e godermi la vita. - assicura al 'Guardian' - Cammino nel parco per 50 minuti e faccio 20 minuti di esercizi seguendo i video di Joe Wicks. Ho un pacemaker ma non è un grosso problema e ho fatto il mio controllo semestrale di recente. Perciò posso dire che va tutto bene".
Ancora oggi Hurst condivide con Ian Rush il record di marcature all-time in League Cup (50 goal), ma l'inglese le ha realizzate in meno gare del gallese. Nel 1998 la regina Elisabetta, colei che nel 1966 aveva consegnato la Coppa del Mondo nelle mani di Bobby Moore, lo ha nominato 'Sir'.