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Franz Beckenbauer, 'Il Kaiser' che rese grandi Bayern Monaco e Germania

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Unico per stile ed eleganza della corsa e pulizia dei suoi gesti tecnici, grazie al suo carisma e alla capacità di guidare con naturalezza e autorevolezza la squadra, conducendola alla vittoria, si è guadagnato il soprannome di 'Kaiser', ovvero 'Imperatore'.

Franz Beckenbauer è stato il più grande calciatore che il calcio tedesco abbia mai avuto, un fuoriclasse straordinario, capace di essere agli inizi della sua carriera un brillante mediano per poi diventare un libero senza eguali.

Sapeva creare gioco e servire in modo perfetto i suoi compagni, per poi, quando occorreva, fermare gli avversari con un intervento deciso. Il tutto con la stessa classe e la stessa naturalezza che lo porterà a vincere tutto con il Bayern Monaco e la Nazionale della Germania Ovest, e, sul piano personale, due Palloni d'Oro.

Detiene un primato assoluto: quello di essere stato il primo nella storia del calcio a vincere i Mondiali da calciatore prima e da allenatore poi. 

LA POVERTÀ E GLI INIZI DELLA LEGGENDA

Franz Beckenbauer nasce a Giesing, oggi quartiere popolare di Monaco di Baviera, l'11 settembre 1945. La Germania, grande sconfitta della Seconda Guerra Mondiale, conosce il suo 'anno zero', quello che i tedeschi definiscono 'stunde null', letteralmente 'ora zero', termine che usano per indicare la difficile ripartenza: le città sono ridotte in macerie e il suo territorio è occupato militarmente dagli eserciti delle potenze vincitrici.

Il suo territorio era stato diviso in due Stati, Germania Ovest e Germania Est, e nel 1961 sarà eretto un muro divisorio per separare la parte occidentale di Berlino da quella orientale. Nessuno può immaginare che in un contesto simile veda la luce il calciatore destinato a diventare il numero uno di sempre del calcio tedesco. 

Franz è il secondo genito di papà Franz Senior, che di mestiere fa il postino, e di mamma Antoine, casalinga. Suo fratello Walter è di 4 anni più grande di lui. Trascorre l'infanzia in povertà, e, nonostante l'avversione del padre, che sognava di vederlo diventare avvocato o geometra, e lo considera un passatempo inutile, Franz dimostra fin da piccolo una grande passione e propensione per il calcio.

Il bambino trova il sostegno di mamma Antoine e di suo zio Alfons, che aveva giocato per un paio d’anni come attaccante nel Bayern Monaco e nell’ATSB, un’organizzazione sportiva operaia di origine socialista, prima che venisse sciolta dai nazisti nel 1933. 

I primi calci li tira a scuola (dove vince anche il campionato di pallamano) e in parrocchia, finché a 9 anni entra a far parte del Settore giovanile dell'SC Monaco 1906, polisportivale cui strutture di allenamento sono a pochi passi da casa sua, nel distretto di Obergiesing.

Come molti ragazzi del suo quartiere, il giovane Franz simpatizza per il Monaco 1860, la squadra che nella seconda metà degli anni Quaranta e per tutti gli anni Cinquanta sarà la più forte della città. Franz inizialmente gioca da ala offensiva, e i suoi idoli sono il portiere jugoslavo Petar Radenković, Kurt Mondschein e Ludwig Zausinger. Il passaggio ai 'Leoni' sembra essere il naturale prosieguo della sua carriera. 

L'EPISODIO CHE CAMBIÒ LA STORIA E IL PASSAGGIO AL BAYERN

La grande occasione si presenta per Franz a 13 anni. Nel 1958 l'SC Monaco 1906 ha esaurito infatti i fondi per le sue squadre giovanili e a fine stagione i suoi calciatori saranno costretti a cercarsi una nuova sistemazione. Per tutti il Monaco 1860 è la prima scelta, anche per Beckenbauer, tanto più che il suo talento era già stato notato dagli osservatori dei 'Leoni'.

Ma il destino giocherà una ruolo determinante su quello che sarà il futuro calcistico di Franz, cambiando in modo determinante la storia calcistica della Germania. Nel mese di aprile a Neubiberg, comune a sud-est di Monaco, si gioca un torneo giovanile per squadre Under 14. In finale arrivano proprio l'SC Monaco 1906 di Beckenbauer e i pari età del Monaco 1860.

Il giovane Franz fa ammattire i difensori del club più prestigioso, finché uno di loro, Gerhard König, di un anno più grande e suo controllore diretto, considerato un promettente portiere ma schierato in quell'occasione fra i giocatori di movimento, non perde completamente la testa. Prima compie un intervento molto duro, cui fa seguito uno scontro verbale fra i due contendenti. 

L'arbitro li separa e li redarguisce, ma quando si allontana König rifila un ceffone a Beckenbauer. Gerhard non può sapere che con quel gesto aveva cambiato per sempre le sorti del calcio tedesco. Franz guida infatti la sua squadra alla vittoria del torneo per 2-1, ma, soprattutto, se la lega al dito, e decide quel giorno stesso che non avrebbe mai indossato la maglia del Monaco 1860.

A fine stagione opta pertanto per il passaggio al Settore giovanile del Bayern Monaco, club in quel momento decisamente meno prestigioso dei 'Leoni', nel quale aveva militato suo zio. 

LA SCALATA DEGLI ANNI SESSANTA

I 'Rossi' erano stati fino a quel momento ai margini del calcio tedesco, vincendo un solo campionato nella stagione 1931/32 e una Coppa di Germania nel 1956/57. Nei primi anni Sessanta però qualcosa inizia a cambiare: un nuovo presidente, l’imprenditore edile Wilhelm Neudecker, acquista il club e, dopo la retrocessione in Seconda divisione, viene ingaggiato come nuovo allenatore l’ex mediano della nazionale jugoslava Zlatko Čajkovski. 

Intanto Beckenbauer completa la sua formazione nel Settore giovanile, giocando sempre in posizione offensiva e segnando tanti goal. Ma il giovane Franz non ha un carattere facile: spesso si arrabbia con l'arbitro e con i tifosi, e quando arriva in quella che oggi è la squadra Primavera, il suo allenatore Rudi Weiß lo tiene per un periodo fuori rosa.

Nella vita privata, poi, Franz è al centro di uno scandalo, nella cattolicissima e conservatrice Baviera: ha messo incinta infatti Brigitte, la sua fidanzata, che darà alla luce il suo primogenito Thomas, ma non ha alcuna intenzione in quel momento di sposarla, pur mantenendo con lei un ottimo rapporto. 

Ma il suo grande talento e l'incontro con le persone giuste gli permetterà di superare i momenti più complicati della sua vita: Rudolf Houdek, il socio del club che dopo averlo visto giocare con la Primavera stravedeva per lui, Dettmar Cramer, tecnico in seno alla DFB che sosterrà la sua causa e sarà determinante per il suo approdo in Nazionale (e che sarà suo testimone di matrimonio nel 1966), o Robert Schwan, che dal 1964 al 1976 sarà uno dei dirigenti più importanti del Bayern.

Oltre, naturalmente, a Čajkovski, detto Čik, 'mozzicone', per il suo metro e 64 centimetri di statura, che il 6 giugno 1964 decide di farlo debuttare in Prima squadra. Il Bayern Monaco gioca in Seconda divisione, allora denominata Regionalliga Süd. Si gioca al 'Millerntor' il primo turno dei playoff promozione per la Bundesliga contro il St. Pauli, che schiera in campo fra gli altri Guy Acolatse, il primo giocatore nero della storia del calcio tedesco dell’Ovest.

Il diciottenne Franz, schierato come ala sinistra, firma il quarto e definitivo goal che sancisce la vittoria dei bavaresi. Il Bayern è tuttavia eliminato nei turni successivi e sfuma la possibilità della promozione in Bundesliga. L'affermazione per Beckenbauer e compagni arriva così nella stagione successiva, il 1964/65.

Čajkovski decide di lanciare come titolari in pianta stabile tre giovani: uno è il portiere Sepp Maier, il secondo è Gerd Müller, attaccante criticato fino ad allora per il suo fisico tozzo, secondo alcuni non adatto per fare il calciatore, e il terzo è proprio Franz Beckenbauer, che da ala sinistra segna 18 goal in 39 gare, dando un contributo determinante per la promozione della squadra in Bundesliga.

È l'inizio di un cammino che negli anni seguenti porterà i bavaresi a dominare in Germania, in Europa e nel Mondo, e Beckenbauer a diventare una leggenda del calcio mondiale. Il 1965/66, il primo anno in Bundesliga, si apre con il derby contro il Monaco 1860. Franz, al debutto nella massima divisione, e i suoi compagni perdono 1-0 e dimostrano di aver ridotto notevolmente il gap dai rivali.

Nonostante la sconfitta e lo Scudetto vinto a fine anno dai 'Leoni', infatti, al ritorno sarà il Bayern a imporsi 3-0 nel derby e nella classifica finale 'I Rossi' arrivano secondi a pari merito con il Borussia Dortmund a sole 3 lunghezze dal primo posto.

La stagione porta in dote a Franz anche il primo titolo della sua bacheca di trofei: il 4 giugno 1966 il Bayern batte 4-2 in finale il Duisburg (con il 4° goal segnato da Beckenbauer) e si aggiudica la Coppa di Germania, la 2ª nella storia del club. Il 1966 è un anno importante anche per la vita privata di Franz, che decide di convolare a nozze con la sua Brigitte.

La stagione seguente, il 1966/67, è quella del debutto in Europa e del primo cambio di ruolo: Čajkovski sposta Beckenbauer come mediano di impostazione, i risultati sono eccellenti e i tedeschi si impongono al primo tentativo, superando 1-0 ai supplementari gli scozzesi dei Glasgow Rangers nella finale di Coppa delle Coppe disputata a Norimberga.

Il 1967/68 va in controtendenza, e vede un calo dei risultati del Bayern e di Beckenbauer: la squadra chiude l'anno con zero titoli, non riuscendo ad andare oltre il 5° posto in Bundesliga e la semifinale di Coppa delle Coppe in Europa.

Questo porta ad un cambio di allenatore nel 1968/69: via Čajkovski, con il quale i giocatori avevano instaurato ormai un rapporto fin troppo confidenziale, in panchina arriva il croato Branko Zebec, che ha la fama di essere un sergente di ferro.

Così sarà anche al Bayern: il nuovo tecnico impone sveglia all’alba, divieto di fumo e di consumo di alcol e allenamenti durissimi sul piano fisico-atletico. La sua 'cura' ha l'effetto di rigenerare il gruppo, che a fine stagione conquista il suo primo Double, e vince Scudetto (che mancava dal 1932) e Coppa di Germania.

Beckenbauer è sempre più leader e trascinatore della squadra, ma gli anni Sessanta si chiudono con una nuova delusione: a vincere il titolo tedesco è infatti la rivelazione Borussia Mönchengladbach, club emergente nel panorama nazionale, che diventerà negli anni Settanta il principale rivale dei bavaresi.

Grazie ad una nidiata di grandi talenti, come il terzino Berti Vogts, il centrocampista Günter Netzer e la punta Jupp Heynckes, 'I Puledri' si contrapponeranno al Bayern di Beckenbauer, distinguendosi anche per un gioco diverso: al possesso palla dei bavaresi opporranno un calcio più fisico e basato sulle rapide ripartenze.

Anche l'esordio in Coppa dei Campioni è amaro per i bavaresi, eliminati al Primo turno dai francesi del Saint-Etienne.

Franz Beckenbauer 1966Archivo

INGHILTERRA '66 E MESSICO '70

La scalata del Bayern nel panorama Nazionale e internazionale porta Beckenbauer anche a indossare la maglia della Germania Ovest. Il debutto arriva il 26 settembre 1965 contro la Svezia, in una partita valida per le Qualificazioni ai Mondiali di Inghilterra. Il Ct. Helmut Schön ne fa il perno del centrocampo della Nazionale che partecipa nel 1996 al torneo inglese con ambizioni di vittoria.

I Mondiali 1966 sono per Beckenbauer la grande vetrina che lo consacra sul piano internazionale: Franz è infatti uno dei protagonisti più luminosi della competizione e dà sfoggio della sua enorme classe, dando un apporto determinante alla squadra nel cammino fino alla finale.

Al debutto nel girone contro la Svizzera realizza una doppietta con due tiri potenti e precisi da fuori area. Va a segno anche nei quarti di finale contro l'Uruguay (suo il 2° goal nel 4-0 rifilato dai tedeschi occidentali alla Celeste) ma il vero capolavoro lo compie in semifinale contro l'Unione Sovietica di Lev Jascin.

La Germania passa a condurre con un goal di Haller sul finire del primo tempo, ma nella ripresa fatica terribilmente a chiudere la partita perché 'Il Ragno Nero' prende tutto e di più. I sovietici hanno una tenuta atletica invidiabile e i tedeschi temono la beffa.

Al 67', però sugli sviluppi di un calcio d'angolo, Beckenbauer riceve palla da Haller e scaglia un missile dalla distanza che si infila alla destra di un incredulo Jascin. I sovietici troveranno la rete nei minuti finali, ma a giocarsi la finale, grazie alla prodezza del giocatore del Bayern, sarà la Germania Ovest. 

"Il goal segnato da Beckenbauer - dirà in seguito il portiere sovietico - fu di una nobiltà calcistica imperiale".

Il 30 luglio si gioca a Wembley contro i padroni di casa dell'Inghilterra. Schön decide di affidare a Franz la marcatura di Bobby Charlton, il giocatore di maggior classe dei Tre Leoni, e il risultato è che le due stelle si annullano a vicenda. A determinare l'esito del match saranno così gli altri, e in particolare l'attaccante del West Ham Geoffrey Hurst, autore di una storica tripletta e di un leggendario goal fantasma.

Nel 1968 la Nazionale tedesca fallisce la qualificazione alla fase finale degli Europei, che si disputa in Italia: i tedeschi sono eliminati dalla Jugoslavia di Dzajic negli ottavi di finale. Così si ripresentano ai Mondiali di Messico 1970 con ambizioni di riscatto e di vittoria. Dopo 3 vittorie nel Girone contro Marocco, Bulgaria e Perù, i tedeschi dell'Ovest nei quarti si prendono la rivincita sull'Inghilterra campione del Mondo.

I Tre Leoni si portano sul 2-0, ma al 68' Beckenbauer, all'ultima esibizione in un torneo internazionale nel ruolo di centrocampista, avvia la rimonta con il goal del 2-1. Seeler e il bomber Müller la completano nei supplementari, e la Germania Ovest si qualifica in semifinale, dove il 17 giugno 1970, allo Stadio Azteca di Città del Messico, dà vita ad un epico confronto con l'Italia campione d'Europa di Ferruccio Valcareggi.

In quella che passerà alla storia come 'La partita del secolo', Boninsegna batte Maier in avvio di gara, ma in pieno recupero il terzino del Milan, Schnellinger, pareggia, portando il match ai supplementari. Nel corso del secondo tempo i tedeschi recriminano per uno scontro in area fra Cera e Beckenbauer: Franz cade male e si lussa una spalla. È solo il 66', ma la Germania Ovest ha esaurito le sostituzioni: Beckenbauer resta così stoicamente in campo con il braccio fasciato al corpo.

Il suo sacrificio non servirà però ai tedeschi, perché saranno gli azzurri a guadagnarsi la finale, grazie al goal del 4-3 finale di Gianni Rivera, che rimediava con la sua firma al grave errore difensivo di qualche minuto prima che aveva propiziato il 3-3 di Müller. Beckenbauer salterà poi la finalina, vinta 1-0 dai suoi compagni con l'Uruguay, e dovrà accontentarsi del 3° posto finale nonostante un grande torneo.

Beckenbauer | Germany | 1970STAFF/AFP/Getty Images

'KAISER' DI BAYERN E GERMANIA

Gli anni Settanta per il Bayern Monaco e Beckenbauer si aprono con Franz che eredita la fascia da capitano da Olkil secondo 2° posto consecutivo in campionato alle spalle del Borussia Mönchengladbach di Hennes Weisweiler, amarezza mitigata dalla vittoria della Coppa di Germania. Ma è solo l'anticamera di anni trionfali. 

Nell'agosto del 1971, secondo la storiografia più autorevole, Franz si guadagna il soprannome di 'Kaiser'. Il Bayern Monaco viene invitato dall’Austria Vienna nella capitale austriaca per giocare una partita amichevole e celebrare i suoi cinquant'anni di vita. 

I bavaresi ne approfittano per fare anche un po' i turisti. Tra i vari monumenti visitati dai giocatori c'è anche l’Hofburg, oggi residenza del Presidente della Repubblica austriaca e in passato degli imperatori d’Asburgo.

Durante la visita Beckenbauer indugia su un busto di Francesco Giuseppe, l'imperatore che rimase in carica per 68 anni, tra il 1848 e il 1916. Mentre posa accanto al busto Franz sorride e il momento è catturato dal fotografo austriaco Herbert Sündhofer. Lo scatto finisce sul tavolo della rivista 'Kicker' e il 16 agosto 1971 esce un articolo di Sepp Graf, nella prima pagina della sua rubrica 'Immer am Ball' (Sempre sul pallone) con l’immagine di Sündhofer e un titolo, destinato a fare Storia: "Due imperatori si incontrano all’Hofburg".

Da quel momento Beckenbauer sarà per tutti 'Il Kaiser','L'Imperatore' e in quello stesso anno è nominato capitano della Germania Ovest. Nel 1971/72 il Bayern torna a vincere la Bundesliga. La sua consacrazione definitiva arriva nel giugno del 1972 con la mossa del Ct. tedesco Schön di trasformare Franz da mediano di impostazione a libero con licenza di costruire il gioco e portarsi all'occorrenza in attacco si rivelerà quanto mai azzeccata. 

Nel suo nuovo ruolo Beckenbauer non ha eguali, e trascina la Germania Ovest alla vittoria degli Europei del 1972. I tedeschi sbaragliano in semifinale la resistenza del Belgio di Van Himst, poi travolgono in finale l'Unione Sovietica per 3-0. Beckenbauer è l'uomo ovunque della squadra: pronto ad impostare il gioco e a proporsi in avanti con una classe ed un'eleganza unici, e, quando occorre, a chiudere sugli attaccanti avversari.

Nasce 'il libero alla Beckenbauer', con il capitano tedesco che diventa riferimento per tutti gli interpreti di quel ruolo da quel momento in poi e conquista il suo primo Pallone d'Oro precedendo i connazionali Gerd Müller e Günter Netzer. A trarre beneficio della sua nuova posizione è naturalmente il Bayern Monaco, che si appresta ad estendere il suo dominio in Coppa dei Campioni.

FRANZ BECKENBAUERGetty Images

IL DUALISMO CON CRUIJFF E I MONDIALI DEL 1974

Il 1972/73 porta in dote a Beckenbauer il terzo Scudetto ma anche una delusione europea: in Coppa dei Campioni, infatti, i tedeschi terminano la loro avventura nei quarti di finale: l'Ajax di Johan Cruijff infligge una dura lezione al 'Kaiser' e ai suoi compagni, travolti 4-0 ad Amsterdam, cui non basta un successo per 2-1 nel ritorno di Monaco per avere la meglio.

Nasce così una rivalità destinata a segnare gli anni Settanta del calcio europeo, quella fra il 'Profeta del Goal' e 'L'Imperatore' di Germania. La delusione sarà alla base dei grandi trionfi del 1973/74. Per la terza volta consecutiva il Bayern vince lo Scudetto tedesco (4° titolo per Franz), ma soprattutto conquista la sua prima storica Coppa dei Campioni.

I tedeschi occidentali, guidati da Udo  superano a fatica gli svedesi dell’Åtvidaberg (per poi acquistare subito Torstensson, il loro giocatore migliore) e i tedeschi orientali della Dinamo Dresda nei primi due turni, poi, grazie anche ad una serie di fortunate coincidenze, come l’eliminazione simultanea di Ajax (indebolito dalla partenza di Cruijff) e del Liverpool, estromettono CSKA Sofia e Ujpest e vanno in finale a Bruxelles contro l'Atletico Madrid.

Il 15 maggio 1974 gli spagnoli si difendono strenuamente, e il Bayern non trova spazi. Sono anzi i Colchoneros a passare per primi nei supplementari al 114'. Tuttavia, quando tutto sembra volgere al peggio, al 119' un tiro di Schwarzenbeck fissa il punteggio sull'1-1 e porta al replay due giorni più tardi.

Il 17 maggio il morale delle squadre si è capovolto: il Bayern, trascinato dal suo capitano Beckenbauer, domina in lungo e in largo e vince con un netto 4-0. 'Kaiser' Franz può alzare al cielo la sua prima Coppa dei Campioni, che è anche la prima vinta da un club tedesco.

Ma non è ancora finita, perché il 1974 riserva a Beckenbauer altre grandi soddisfazioni anche in Nazionale. Ai Mondiali del 1974, che si giocano proprio in Germania Ovest, si ripropone il dualismo con l'asso olandese Cruijff, capitano e simbolo dell'Olanda del calcio totale.

Beckenbauer 1974  15 07 2018Getty Images

I tedeschi occidentali partono in sordina, perdendo anche il derby con la DDR, ma poi crescono con il proseguo del torneo, e dopo aver vinto il proprio Girone di semifinale precedendo Polonia, Svezia e Jugoslavia, si guadagnano il diritto a giocarsi il titolo proprio contro l'Olanda.

Il 7 luglio 1974 all'Olympiastadion si realizza lo scontro fra due concezioni calcistiche diverse. L'Arancia meccanica di Rinus Michels parte forte e con il suo numero 14 guadagna subito un rigore che Neskens trasforma. Qualsiasi altra squadra resterebbe tramortita, non la Germania Ovest di Beckenbauer, che mantiene la calma e da libero sale costantemente a impostare il gioco. 

Al 25' un altro rigore porta al pari di Breitner, i tedeschi occidentali escono alla distanza e un guizzo di Müller vale il sorpasso sul finire del primo tempo. Nella ripresa l'Olanda attacca a testa bassa, 'Kaiser' Franz orchestra con maestria la fase difensiva e per gli Arancioni non c'è niente da fare. Beckenbauer si prende la sua rivincita e porta la Germania Ovest a conquistare la Coppa del Mondo, la 2ª della sua storia dopo quella del 1954. 

Il libero può alzare il trofeo più ambito nella città che lo ha visto nascere e crescere. I successi si susseguono per lui senza sosta: con Dettmar Kramer che subentra a Lattek, è protagonista anche della conquista di altre due Coppe dei Campioni, nel 1974-75 contro il Leeds United e nel 1975/76 contro il Saint-Etienne. Il 1976 vede i bavaresi conquistare anche la Coppa Intercontinentale: Franz e compagni regolano 2-0 il Cruzeiro in casa, per poi pareggiare 0-0 nel ritorno in Brasile.

Il 'Kaiser' completa il suo 1976 con un 2° posto con la Germania agli Europei dietro la Cecoslovacchia, vittoriosa ai rigori con il celebre 'cucchiaio' di Panenka, e il 2° Pallone d'Oro della sua carriera, conquistato precedendo l'olandese Resenbrink e il cecoslovacco Viktor. 

Franz Beckenbauer 05301975Getty Images

COSMOS, AMBURGO E GLI ULTIMI ANNI

Il 1976 segna il raggiungimento dell'apice della carriera di Franz Beckenbauer, che per la quarta volta riceve anche il riconoscimento di Calciatore tedesco occidentale dell'anno, già ottenuto nel 1966, nel 1968 e nel 1974.

'Il Kaiser' è ormai appagato da quanto fatto nel Bayern, ha vinto tutto quello che c'era da vincere, e cerca nuovi stimoli. Il 1977 è così nella sua carriera l'anno della rivoluzione, che consegue ad un nuovo scandalo che segna la sua vita privata. Senza divorziare da sua moglie Brigitte, Franz inizia infatti una relazione sentimentale con la fotografa Diana Sandmann.

A 32 anni è il preludio a un cambiamento epocale anche sul piano calcistico: Beckenbauer lascia infatti il Bayern Monaco (75 goal in 575 presenze) e la Nazionale tedesca occidentale (14 goal in 103 presenze) per trasferirsi negli Stati Uniti e firmare con i New York Cosmos, diventando un ambasciatore del calcio a stelle e strisce, sulla scia di quanto fatto da altri grandi campioni. 

La vita personale e calcistica di Beckenbauer è totalmente rivoluzionata, ciò che non muta è la sua volontà di vincere e la determinazione a primeggiare, che lo porta a conquistare tre campionati NASL consecutivi dal 1977 al 1980. È inserito sempre nella formazione All-Stars e nel suo primo anno, il 1977, è anche votato come MVP del torneo. 

La sua carriera è ormai agli sgoccioli, e a 35 anni 'Il Kaiser' sceglie di tornare in Germania per indossare per due stagioni la maglia dell'Amburgo. Gioca quando le condizioni fisiche glielo consentono, totalizzando 37 presenze complessive e vincendo il 5° Scudetto tedesco della sua carriera nel 1981/82. Nel 1982/83 torna ancora nei Cosmos, e chiude la sua gloriosa carriera a 37 anni.

Beckenbauer New York CosmosGetty

BECKENBAUER ALLENATORE E DIRIGENTE

Dopo il ritiro, Beckenbauer intraprende con successo la carriera da allenatore. Con le dimissioni di Jupp Derwall, assume la carica di Ct. della Germania Ovest dopo i fallimentari Europei del 1984, e la manterrà fino ai Mondiali di Italia '90. Nel 1986, ai Mondiali messicani, 'Il Kaiser' conduce la Nazionale tedesca ad un passo dalla gloria, con la rocambolesca sconfitta in finale all'Azteca contro l'Argentina di Maradona, vittoriosa per 3-2. 

Agli Europei di casa del 1988, invece, il cammino dei teutonici si ferma in semifinale contro l'Olanda di Gullit e Van Basten. Andrà decisamente meglio ai Mondiali di Italia '90, quando la Germania Ovest, guidata in panchina da Beckenbauer e in campo da Lothar Matthäus si laurea Campione del Mondo per la 3ª volta. 

'Il Kaiser' entra nella storia diventando il primo nella storia capace di vincere i Mondiali sia da calciatore che da Ct. Lasciata la panchina della Nazionale, prova l'avventura alla guida di un club, l'Olympique Marsiglia, ma dura solo tre mesi per poi passare dietro a una scrivania.

Nel 1991 diventa ufficialmente dirigente del Bayern Monaco, prima come vicepresidente, poi come presidente per ben 15 anni, dal 1994 al 2009, vivendo nuovi esaltanti successi con il club della sua vita. Dal 2009 è stato nominato presidente onorario dei bavaresi.

In mezzo anche due brevi avventure da traghettatore in panchina, nel 1993/94 (vittoria della Bundesliga) e nel 1995/96 (vittoria della Coppa UEFA contro il Bordeaux. Come dirigente ha inoltre lavorato anche per la FIFA, venendo coinvolto però dallo scandalo corruzione che ha travolto la Federazione internazionale relativamente all'assegnazione dei Mondiali 2006 alla Germania e del 2018 alla Russia.

Beckenbauer 1990 15 07 2018Getty Images

LA MORTE DEL FIGLIO E I PROBLEMI FISICI

Gli ultimi dieci anni sono stati piuttosto difficili a livello personale per Beckenbauer. Il campione, che dopo il fallimento del suo secondo matrimonio con Sybille, si è unito in terze nozze dal 2006 ad Heidi, la sua ultima moglie, è stato messo a dura prova dai problemi cardiaci, per i quali è finito un paio di volte sotto i ferri, e dalla morte di uno dei suoi quattro figli, Stephan, ucciso a soli 46 anni da un tumore al cervello.

"Per la prima volta comincio a pensare alla morte. - ha rivelato alla 'Bild' nel 2021 - Intravedo la fine. Spero che il buon Dio mi dia ancora molti anni, ma a questa età non lo sai. Ti rendi conto che il tempo è limitato. E questo ovviamente ti fa riflettere. Non mi agito per qualcosa che non posso cambiare. So che capiterà, morirò. Solo che a questa età ci pensi più spesso rispetto a prima. Non vado più spesso in chiesa, ma prego regolarmente. Ringrazio per la bella vita che ho avuto. Credo sia giusto ringraziare Dio ogni giorno".

Franz Beckenbauer 09052015Getty Images

Il suo stile di gioco pulito ed elegante, la sua classe e i tanti trofei conquistati resteranno sempre a ricordarlo come uno dei più grandi calciatori che il mondo abbia mai conosciuto. L'8 gennaio 2024 il mondo lo ha salutato per sempre all'età di 78 anni, al termine di un periodo in cui ha lottato con i già citati problemi al cuore e con gli effetti del Parkinson, come rivelato dalla famiglia.

Poco propenso alle parole, cui ha sempre preferito i fatti, 'Il Kaiser' quando scendeva in campo in maglietta e pantaloncini amava però spesso ripetere una frase che ben lo rappresenta:

"Non vince chi è più forte, ma chi vince è il più forte".

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