Con la sua carriera ha rappresentato uno degli esempi più belli di come lo sport, nella fattispecie il calcio, consenta ad atleti afflitti da gravi disabilità, fisiche e mentali, di potersi esprimere alla pari con atleti normododati. Damir Desnica, giocatore croato classe 1956, è stato infatti uno dei pochi sordomuti a riuscire ad affermarsi nel calcio professionistico.
Attaccante esterno mancino, aveva un grande talento, che nonostante il suo handicap gli consentirà di ottenere importanti risultati con il Rijeka, la squadra con la quale giocherà per 11 stagioni, e che gli permetterà anche di debuttare con goal nella Nazionale jugoslava. Ma legherà il suo ricordo ad una delle più assurde espulsioni che si siano mai viste nella storia del calcio.
RIJEKA, NAZIONALE E BELGIO: LA CARRIERA DI DESNICA
Nato ad Obrovac, nell'allora Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia il 20 dicembre 1956, Desnica inizia a giocare a calcio nelle Giovanili delle Elektroprimorje Rijeka e, nonostante sia sordomuto dalla nascita, passa, sempre a livello di Settore giovanile, al Rijeka. Il ragazzo è forte e merita fiducia, cosicché passa in Prima squadra nel 1974, quando il Rijeka è promosso in Prva Liga, e ci resta per 11 lunghi anni, in cui totalizzerà quasi 200 partite ufficiali.
In quest'arco temporale mette in bacheca 2 Coppe di Jugoslavia nel 1977/78 e nel 1978/79, con la squadra 'erede' della gloriosa Fiumana, sciolta dopo la seconda Guerra Mondiale per volere di Tito, che impone la jugoslavizzazione dell'Istria e della Dalmazia, precedentemente possedute dall'Italia.
Sono questi anche gli unici successi del club quando la Croazia è una delle Repubbliche che compongono la Ferazione jugoslava assieme alla Coppa dei Balcani, conquista dal club e da Desnica nel 1977/78. In campionato gli anni migliori gli vive a inizio anni Ottanta, che lo vedono essere il miglior realizzatore dei suoi in campionato nelle stagioni 1982/83 e nel 1983/84 (11 goal segnati in entrambe le occasioni), stagione che porta anche il miglior piazzamento nella Prva Liga, ovvero il 4° posto.
Le sue prestazioni con il club gli consentono anche di esordire con goal con la Nazionale jugoslava il 25 ottobre 1978, nella sconfitta esterna per 3-2 contro la Romania in una gara valevole per le qualificazioni agli Europei del 1980. Nel 1985, all'età di quasi 29 anni, Desnica si trasferisce quindi all'estero e firma per i belgi del K.V. Kortrijk.
Il giocatore croato milita nella Pro League per 5 stagioni, fino al 1989/90, totalizzando 109 presenze e 23 goal nel massimo campionato del Belgio. Nel 1990 torna nel suo Paese, per giocare con l'NK Zadar. Innamorato del calcio, nonostante l'età avanzata firma nel 1991 con l'NK Orijent. Qui resta un breve periodo, per poi passare, quando la Croazia è ormai indipendente, al Pazinka.
Successivamente continua a giocare con club minori di Rijeca e dintorni (Halubjan, Klana e Lucki Radnik), ritirandosi soltanto nel 1998 all'età di 41 anni.
Durante la sua lunga permanenza al Rijeka, disputa naturalmente anche le Coppe europee, giocando la Coppa delle Coppe nel 1978/79 e nel 1979/80, la Mitropa Cup e, soprattutto, la Coppa UEFA nel 1984/85, torneo che vede la squadra venire ingiustamente eliminata dal grande Real Madrid nei sedicesimi di finale. Proprio nel confronto di ritorno con i Blancos, allo Stadio Santiago Bernabeu, Desnica è vittima di una delle più assurde espulsioni che si ricordino nella storia del calcio.
L'INCREDIBILE ESPULSIONE
L'avventura del Rijeka nella Coppa UEFA 1984/85 parte con i croati che estromettono ai Trentaduesimi di finale un pesce grosso, il Valladolid, che nella stagione precedente aveva vinto la Copa de La Liga.
Dopo un successo di misura degli spagnoli nella gara di andata all'Estadio Municipal José Zorrilla, al ritorno, nel suggestivo Stadio Cantrida o Kantrida, costruito scavando un costone di montagna che si affaccia sull'Adriatico nel quartiere italiano di Borgomarina, e denominato 'Stadio Comunale del Littorio' quando la città si chiamava Fiume, i biancoviola di Redondo (tecnico spagnolo, da non confondore con il futuro giocatore del Milan) vengono rimontati e travolti con un perentorio 4-1. L'ultimo goal porta la firma proprio di Desnica.
Ai sedicesimi però l'asticella si alza vertiginosamente per il Rijeka, chiamato dal sorteggio a confrontarsi con il Real Madrid in un doppio confronto sulla carta improbo per i croati. L'andata si gioca in casa, mentre il ritorno è programmato al Bernabeu.
Allo Stadio Cantrida però, il 24 ottobre 1984 i Blancos subiscono una dura lezione dagli Squali, e perdono a sorpresa per 3-1. Per i padroni di casa vanno a segno Fegic, autore di una doppietta, e Matrljan. Solo nel finale le merengues trovano la rete della speranza, con Isidoro che tiene aperti i giochi e rinvia tutto alla sfida di ritorno.
Il 7 novembre 1984 il Rijeka vola a Madrid per disputare il match di ritorno. La remuntada appare alla portata del Real, che davanti al suo pubblico può, a detta di molti, ribaltare le sorti del confronto. Senonché il campo dice che l'impresa è molto più difficile del previsto per gli spagnoli, guidati in panchina da Amancio Amaro e che vedono affacciarsi alla Prima squadra tre grandi talenti della cosiddetta 'Quinta del Buitre': l'attaccante Emilio Butragueño, la cui presenza, tuttavia, mette in crisi il vecchio bomber Santillana, il centrocampista Michel e il difensore Sanchís.
Dei tre Amando manda in campo solo Michel, inserendo poi in corsa gli altri due. Ma in campo il vero protagonista, in negativo, è l'arbitro, Roger Schoeters. Il fischietto belga prima assegna un calcio di rigore ai padroni di casa per un fallo dubbio su Butragueño, trasformato da Juanito, poi ne nega uno solare agli ospiti, mandando i croati su tutte le furie. Non contento, inizia ad estrarre cartellini rossi come se piovesse.
Naturalmente nei confronti dei giocatori del Rijeka: dopo aver cacciato già nel primo tempo il terzino Nikica Milenkovic per doppia ammonizione, nella ripresa la fa grossa ed espelle proprio Desnica, il calciatore sordomuto. Surreale la motivazione: "Per proteste". Peccato che l'attaccante non possa parlare dalla nascita.
"Ancora oggi non capisco perché mi abbia espulso. - ha spiegato comunicando per iscritto Desnica a 'Cadena Ser' - È incomprensibile! L'arbitro ha fischiato un fallo, ma, essendo sordomuto, io non ho sentito il fischio e ho continuato a correre. Quando ho visto che tutti si erano fermati, ho deciso di calciare fuori la palla. Così mi ha dato il primo giallo. Poi ha estratto il secondo e mi ha espulso. La spiegazione che mi ha dato è che avrei protestato: incredibile!".
In 9 contro 11, il Rijeka va persino vicino al pareggio, prima di capitolare, trafitto dai goal di Santillana e Valdano. Nel finale anche la beffa della terza espulsione di giornata, con un rosso diretto ai danni di Ticic.
"L'arbitro ci ha letteralmente distrutti con le tre espulsioni, ha deciso di rubarci la partita", sostiene Desnica. Che aggiunge: "Mi ha espulso ingiustamente e ha usato tutte le tecniche possibili per impedire al Rijeka di vincere. Il rigore che fischia è inventato, e il Real Madrid è riuscito a segnarci solo dopo tre espulsioni e un rigore inventato".
Il Real Madrid passa quella partita e vincerà il trofeo, superando nella doppia finale gli ungheresi del Videoton. Ma finirà nuovamente nell'occhio del ciclone per i fatti della semifinale di ritorno, sempre al Bernabeu, contro l'Inter di Castagner. Dopo i fatti dei sedicesimi di ritorno, tuttavia, l'UEFA decide di sospendere a vita Schoeters dalle gare internazionali.
"Tutto il Mondo ha visto che il Rijeka era superiore al Real - tuona ancora Desnica - L'UEFA ha deciso di sospendere a vita l'arbitro belga, e penso sia stata la miglior decisione che potessero prendere. Aiutarano il Real Madrid perché sarebbe stata una vergogna per loro se un piccolo club come il nostro lo avesse eliminato".
In casa Real, il tecnico Amancio negherà un arbitraggio di parte: "L'arbitro è stato corretto e ha punito le perdite di tempo". Mentre con grande correttezza, Butragueño ammetterà in più di un'occasione di aver simulato il fallo del rigore che consentirà ai Blancos di aprire le marcature.
A tutto il Rijeka rimase la grande amarezza per un'impresa sfiorata.
"Purtroppo oggi ha perso il calcio. - dichiarò lapidario l'allenatore dei croati, Skloblar, nel post partita - I miei giocatori piangono negli spogliatoi".
Con l'episodio, a dir poco assurdo, dell'espulsione di un giocatore sordomuto "per proteste".