Quando l'urna di Nyon ha inserito i croati del Rijeka nel Gruppo F di Europa League assieme al Napoli di Gattuso, in molti probabilmente avranno pensato che le due squadre si sarebbero affrontate per la prima volta nella loro storia. Formalmente, infatti, non risultano altri confronti ufficiali.
Di fatto, però, non è così, perché, a ben vedere, esistono due antichi precedenti. Un tempo, infatti, il Rijeka si chiamava U.S. Fiumana, era una società italiana affiliata alla FIGC e giocò anche in Serie A: nel 1928/29, in quella che allora si chiamava Divisione Nazionale ed era suddivisa in due gironi, la squadra istriana affrontò due volte i partenopei.
La squadra simbolo dell'Istria assieme al Grion Pola, suo accerrimo rivale, continuò a giocare fra Serie B e Serie C fino al 1943. Ma dopo la sospensione delle attività per la Seconda Guerra Mondiale, nel 1945, in seguito all'annessione alla Jugoslavia, il club fu definitivamente sciolto trasformandosi nell'attuale Rijeka.
FIUME: DA CITTÀ CONTESA AL REGNO D'ITALIA
L'Italia usciva dalla Prima guerra mondiale come Paese vincitore e per questo si aspettava di ottenere cospicui compensi territoriali dalle potenze dell'Intesa, che comprendessero le cosiddette 'terre irredente': quei territori, cioè, considerati geograficamente appartenenti alla Nazione italiana o popolati da italiani, che politicamente non facevano parte del Regno d'Italia.
Con il Patto di Londra del 1915, le potenze alleate le avevano promesso, in cambio dell'ingresso nel conflitto, in seguito alla disgregazione dell'Impero austro-ungarico, l'annessione del Trentino, dell'Alto Adige, della Venezia Giulia fino al Quarnaro esclusa Fiume (città abitata in maggioranza da italiani) e la fascia costiera della Dalmazia (regione popolata in prevalenza da slavi), con tutte le isole sull'Adriatico, oltre a possedimenti coloniali in Albania, in Turchia e in Africa, qualora fosse arrivata la vittoria contro gli Imperi Centrali.
L'accordo era segreto e non era stato firmato dagli Stati Uniti. Per questo nelle trattative di pace tenutesi a Parigi nel 1919, il Capo del Governo italiano Vittorio Emanuele Orlando e il ministro degli Esteri Sidney Sonnino, quando chiedono il rispetto del Trattato stipulato qualche anno prima, con l'aggiunta di Fiume, la cui popolazione nel 1918 con un plebiscito aveva chiesto di essere annessa al Regno d'Italia, trovano la ferrea opposizione del presidente americano Wilson.
Questi, nel fissare in 14 punti le condizioni che avrebbero dovuto caratterizzare la nuova pace mondiale, aveva del resto abolito e condannato la diplomazia segreta e stabilito che i nuovi confini italiani avrebbero dovuto seguire il principio di nazionalità. Di fronte al venir meno di alcune promesse del Patto di Londra, Orlando e Sonnino abbandonano il tavolo delle trattative, sperando in un cambio di rotta degli alleati. Ma quando i due politici italiani tornano, si trovano davanti al fatto compiuto.
Così, con il Trattato di Pace di Saint Germain, firmato il 10 settembre 1919, contestualmente alla costituzione del Regno dei Serbi, croati, sloveni (il quale nel 1929 sarebbe diventato Jugoslavia), l'Italia, se da una parte ottiene in più l'Alto Adige, dall'altra si vede negare i territori nella Dalmazia, previsti invece negli accordi londinesi del 1915, e le pretese su Fiume. Nasce così il mito della 'vittoria mutilata', alimentata da reduci e interventisti.
Fiume, in particolare, città di confine fra il Regno d'Italia e il nuovo Stato jugoslavo, è oggetto di contesa fra i due Paesi e viene posta sotto il controllo di truppe alleate. In questa situazione il 12 settembre 1919, lo scrittore e poeta nazionalista Gabriele d'Annunzio, messosi al comando di reparti militari ribelli, dà vita ad una spettacolare azione dimostrativa,occupa la città con un colpo di mano e costringe il presidio militare alleato a sgombrarla.
In attesa dell'annessione di Fiume al Regno d'Italia, D'Annunzio crea un governo provvisorio, che prende il nome di 'Reggenza del Carnaro (o Quarnaro)'.
"La vostra vittoria è in voi. - disse dopo aver occupato la città istriana - Nessuno può salvarvi, nessuno vi salverà: non il Governo d’Italia che è insipiente ed è impotente come tutti gli antecessori; non la nazione italiana che, dopo la vendemmia della guerra, si lascia pigiare dai piedi sporchi dei disertori e dei traditori come un mucchio di vinacce da far l’acquerello… Domando alla Città di vita un atto di vita. Fondiamo in Fiume d’Italia, nella Marca Orientale d’Italia, lo Stato Libero del Carnaro”.
Ma il suo tentativo di forzare la mano e la storia si rivela vano. Un anno dopo, infatti, il 12 novembre 1920, con il Trattato di Rapallo stipulato con il Regno dei Serbi, croati e sloveni, infatti, il nuovo capo del Governo, Giovanni Giolitti, caccia D'Annunzio e i suoi uomini e rende Fiume una Città Stato indipendente al confine fra i due Paesi. L'Italia, sulla base del principio di nazionalità, ottiene Trieste, Gorizia, Gradisca, il resto dell'Istria, una parte delle isole del Carnaro e la città di Zara, mentre cede alla futura Jugoslavia la Dalmazia.
Con l'avvento al potere del Fascismo e di Benito Mussolini, il 27 gennaio 1924,il Trattato di Roma, firmato dal segretario generale del ministero degli Esteri Salvatore Contarini con il Regno dei Serbi, croati e sloveni, pone fine tuttavia a Fiume come Stato libero e spartisce la città fra i due Paesi. Il centro storico di Fiume e la striscia costiera del territorio che garantisce la continuità della città con la madrepatria, sono annessi all'Italia, mentre alla Jugoslavia vanno alcuni territori sul delta del fiume Eneo e nell'estremità settentrionale del distretto fiumano.

L'U.S. FIUMANA: DALLA NASCITA ALLA SCOMPARSA
In una città di confine come Fiume, il calcio prende piede fin dagli inizi del Novecento, portato dagli asburgici, e in particolare dagli ungheresi. Sotto l'impero asburgico, la lingua e lo sport di matrice italiana sono ampiamente tutelati e incentivati in funzione anti-croata.
Sorgono diversi club, dai nomi suggestivi e spesso epici: Olympia,Gloria,Elettra e Leonida sono quelli più importanti che si danno battaglia nei campionati locali. Durante la Reggenza italiana del Carnaro si deve proprio a un epidodio avvenuto a Fiume l'adozione del tricolore sulle maglie della squadra campione d'Italia.
Quando nel febbraio del 1920 per rafforzare l’idea di un’entità autonoma nel cuore dell’Istria e della Dalmazia, si gioca una partita tra una Rappresentativa fiumana e i militari italiani che presidiano la città, D'Annunzio fa infatti scendere in campo questi ultimi con la maglia azzurra dei nazionalisti e sul petto un tricolore ‘repubblicano’, senza il simbolo di casa Savoia.
Ma la svolta per il calcio fiumano arriva con l'annessione all'Italia nel gennaio del 1924. Il 2 settembre 1926, infatti, dalla fusione dell’Olympia e del Gloria nasce l’Unione Sportiva Fiumana, che adotta come colori sociali il rosso cardinale, il giallo e blu che sono ereditati dal cremisi, oro e indaco del tricolore della bandiera dello Stato Libero.
La nuova società è il frutto della politica di accorpamento adottata dal fascismo e della riorganizzazione dei campionati, con la FIGC che va verso la costituzione di una Serie A a girone unico. Il nuovo club istriano gioca in uno Stadio suggestivo, costruito nel 1925 nel quartiere italiano di Borgomarina, che sorge dentro una gola ricavata scavando un costone di una montagna che si affaccia sull'Adriatico.
Il suo nome, durante il periodo italiano della città, è Stadio Comunale del Littorio, per poi trasformarsi, dopo la Seconda Guerra Mondiale, in Stadio Cantrida o Kantrida. La prima maglia è rosso cardinale con stella bianca sul petto, ma spesso, soprattutto nei suoi primi anni di vita, la Fiumana indossa anche una seconda maglia arancione con stella bianca. In entrambi i casi i calzoncini e i calzettoni sono blu con risvolto amaranto e giallo.
In breve tempo, la neonata Fiumana contende al Grion Pola il titolo di più importante squadra istriana, e i due club diventano inevitabilmente rivali. Dopo due anni in Prima Divisione (l'antesignana della Serie B), dopo la vittoria della Coppa Federale del 1927/28, un torneo istituito per le squadre di Prima Divisione non classificatesi nelle prime posizioni della classifica, è promossa assieme a Venezia e Triestina in Divisione Nazionale,l'attuale Serie A, non ancora a girone unico, venendo inserita nel girone B.
Di quella squadra fanno parte campioni come Mario Vaglien, centrocampista che scriverà una pagina importante nel calcio italiano nella Juventus degli anni Trenta (nel suo palmares 5 Scudetti, 2 Coppe Italia e i Mondiali del 1934 con la Nazionale italiana) la forte mezzala Marcello Mihalic, che giocherà con Napoli, Inter e Juventus (1 Scudetto) e il bomber Rodolfo Volk, 4° nella classifica all-time dei cannonieri della Roma con 103 goal in Serie A, ma anche capocanniere del massimo campionato nel 1930/31 con 29 reti.
WikipediaNel 1928/29 la squadra è saccheggiata dalle big, con Volk e Mario Varglien che lasciano l'Istria, per approdare rispettivamente alla Roma e alla Pro Patria, prima di passare alla Juventus. A Fiume resta suo fratello Giovanni (5 Scudetti e 2 Coppe Italia con la Juventus, un campionato di Serie B con il Palermo), con Mihalic e l'emergente attaccante Natale Froglia. Lo Stadio del Littorio vede sfilare formazioni come Juventus, Ambrosiana-Inter, Napoli e Bologna.
Proprio alla gara interna con i futuri campioni d'Italia, è legato un aneddoto curioso di quell'unica stagione in Serie A. La partita è particolarmente tesa, i felsinei passano sul finire del primo tempo con Busini III. La Fiumana reagisce e nella ripresa perviene al pareggio con una rete di Mihalic, che l'arbitro Ferro di Milano incredibilmente annulla.
I tifosi istriani sono inferociti per la sua condotta di gara, ritenuta a senso unico, e si scatenano gli incidenti. L'arbitro si barrica negli spogliatoi, e a bordo di un motoscafo (lo Stadio è a un passo dal mare) riesce a fuggire ad Abbazia.
A fine stagione la Fiumana non riesce a mantenere la categoria: gli istriani si piazzano terzultimi su 16 squadre con 25 punti, come Verona e Pistoiese, ma con la riforma dei campionati e l'istituzione della Serie A a girone unico è retrocessa in Serie B. Persi tutti i suoi gioielli, la Fiumana chiude 18ª e va in Serie C, dove gioca per diverse stagioni.
Negli anni Trenta partecipa anche alla Coppa Italia e vede militare nelle sue fila un altro grande campione: Ezio Loik, probabilmente il più grande giocatore fiumano di sempre, che sarà parte fondamentale del Grande Torino e perderà la vita nella tragedia di Superga. In squadra torneranno anche Volk e Mihalic, che la guiderà anche in panchina come allenatore per 2 stagioni.
Nel 1940/41 la Fiumana torna in Serie B, salvo poi retrocedere nuovamente in Serie C e dover interrompere le attività nel 1943 a causa della Seconda Guerra Mondiale. Quando il conflitto finisce, nel 1945, l'Italia è considerata nei trattati internazionali alla stregua degli sconfitti e l'Istria e Fiume passano alla Jugoslavia. In quel momento finisce la storia gloriosa dell'U.S. Fiumana.
IL RIJEKA E LA JUGOSLAVIZZAZIONE DELL'ISTRIA
I partigiani di Tito erano arrivati fino a Trieste, liberando il Paese dall'occupazione nazi-fascista. Gli alleati, terminato il conflitto, decidono di dividere l'Istria fino a Susa in Zona A e Zona B. La Zona B è assegnata all'Italia, la Zona A con Fiume alla Jugoslavia, mentre Trieste è dichiarata come territorio libero occupato dai soldati americani.
Con processi sommari vengono uccisi i generali nazi-fascisti, e si dà il via alla de-italianizzazione delle zone dell'Istria. In risposta, secondo il governo jugoslavo, a quanto era stato fatto negli anni precedenti dal regime fascista, con un processo di de-jugoslavizzazione di quelle terre, gli italiani sono fatti oggetto di terribili atrocità come le foibe e nel migliore dei casi vengono mandati via dalle loro case.
La jugoslavizzazione forzata riguarda anche le squadre di calcio. Le società italiane vengono sciolte e rifondate con nomi croati. Così il Grion Pola diventa Nogometni klub Istra 1961, in Italiano Istria 1961, mentre dalle ceneri della Fiumana nasce prima la Sportsko Društvo Kvarner, l'Associazione sportiva del Quarnaro, che nel 1954 si trasforma in Hrvatski Nogometni Klub Rijeka (Club calcistico croato Rijeka). L'A.C. Cittanova si trasforma in Nogometni klub Novigrad e così via.
Singolare il caso di Trieste, divisa a sua volta in Zona A e Zona B, le cui due squadre, la Triestina e la Ponziana, finiscono una per giocare una in Serie A, l'altra nel massimo campionato jugoslavo, ricevendo entrambe cospicui aiuti economici dai rispettivi governi per l'importanza che entrambi i Paesi davano al capoluogo giuliano. La situazione resta tale fino al 1954, quando Trieste torna italiana e la Ponziana all'interno della FIGC.
"Per quest'opera di jugoslavizzazione dell'Istria - racconta Danilo Crepaldi, autore di 'Footballslavia' - Tito manda il suo braccio destro Milovan Djilas, ex partigiano di provata fede comunista. Djilas andava di città in città, teneva i suoi comizi, anche a fucili spianati, raccontando la storia dal punto di vista jugoslavo per convincere la gente. Quando non ci riusciva, non disdegnava il ricorso all'uso dei fucili. Uno dei suoi compiti principali era quello di sciogliere tutte le associazioni, sportive e non, facenti capo agli italiani. Fra queste c'è stata anche la Fiumana".
Così nel Rijeka non si tesserano più calciatori italiani. La nuova squadra, su cui il governo socialista jugoslavo investe molti soldi, retrocede subito in Seconda Divisione ma nel 1957/58 torna nel massimo torneo jugoslavo, dove resta, se si eccettua un breve periodo a inizio anni Settanta, fino alla dissoluzione della Repubblica socialista e all'indipendenza della Croazia.
Il suo palmares 'jugoslavo' si limita a 2 Coppe di Jugoslavia (1978 e 1979) e una Coppa dei Balcani (1978). Con l'indipendenza, il Rijeka diventa invece la terza squadra croata con 6 Coppe nazionali, uno Scudetto nel 2017 e una Supercoppa croata. Nella Coppa UEFA 1984-85 batte in casa 3-1 il Real Madrid, mentre nell'Europa League 2017/18 conquista uno storico successo sul Milan (2-0).
Il club negli anni dieci del secondo millennio è diventato da pubblico a privato per il 70% e la nuova proprietà ha deciso di far demolire il vecchio Stadio Cantrida per realizzare un nuovo impianto avveniristico. In attesa che i lavori vengano completati, la squadra gioca al momento nello Stadio Rujevica, ubicato nell'omonimo sobborgo di Fiume.
Quando il nuovo stadio sarà ultimato, anche l'ultimo legame fra il Rijeka e il passato glorioso della Fiumana sarà cancellato.

IL NAPOLI A FIUME DOPO 91 ANNI
Proprio nell'impianto di Cantrida, 91 anni fa, il Napoli sfidò per la prima volta la Fiumana in trasferta il 26 maggio 1929, dopo il successo per 2-1 nella partita di andata al San Paolo. In terra d'Istria finì 1-1, con il goal iniziale di Innocenti II per i campani e la risposta di Froglia su rigore per i padroni di casa. Nelle cui fila scese in campo anche Mihalic, il trade union ideale fra le due squadre.
Il centrocampista offensivo passò infatti al Napoli nel 1929 e ci rimase 3 stagioni, totalizzando 36 reti in 94 gare e servendo tanti assist per le punte Vojak e Sallustro prima di trasferirsi all'Inter dopo un infortunio al ginocchio.
IL TENTATIVO DI RIFONDAZIONE A TORINO
Pur cancellata dal governo socialista jugoslavo di Tito, la memoria della Fiumana è rimasta viva nella memoria dei tanti cittadini italiani costretti all'esodo dopo il passaggio della regione alla Jugoslavia. Sergio Vatta, nato a Zara nel 1937, che è considerato uno dei maghi del calcio itraliano e si occuperà per anni di curare il vivaio del Torino, fin dalla fine degli anni Sessanta del Novecento coltiva il sogno della ricostituzione della Fiumana nel capoluogo piemontese.
Il progetto diventa operativo nel 2008, quando Vatta, suo fratello Antonio e altri collaboratori, rilevano il nome e i titoli della vecchia squadra di Fiume. Ad autorizzarne l'utilizzo è il sindaco del Libero Comune di Fiume in esilio, Guido Brazzoduro. La nuova Fiumana avrebbe giocato nello Stadio Primo Nebiolo di Torino, capace di ospitare 3 mila spettatori e utilizzato soprattutto per l'atletica.
"Saremo gli eredi della gloriosa Unione Sportiva Fiumana. - annuncia Sergio Vatta a 'La Voce del Popolo' - La faremo rinascere e sarà la squadra di tutti gli esuli giuliano dalmati".
Il progetto, ambizioso, vuole fare dell'U.S. Fiumana la terza squadra di Torino, coinvolgendo i calciatori di origini istriane e dalmate.
"Abbiamo intenzione di creare una vera e propria polisportiva. Abbiamo già contatti con i vivai di Lazio, Juventus, Toro, Milan, Fiorentina e Sampdoria".
"In tutta Italia i discendenti sono circa 800 mila. - rivela Vatta - Le nostre terre hanno dato i natali a moltissimi sportivi affermati per cui non avremo problemi ad individuare i calciatori”.
La Fiumana sarebbe stata iscritta al campionato di Lega Pro Prima Divisione, ma nonostante il tentativo di coinvolgere anche personalità di spicco del mondo del calcio e dell'economia come il presidente della Juventus, Cobogli Gigli, di origini istriane, e Sergio Marchionne, ex a.d. della FIAT, la cui madre è fiumana, il progetto non trova nella Federazione il necessario sostegno e alla fine sfuma. Chissà che qualcuno in futuro non possa riprenderlo in mano e ridare vita alla leggendaria società di Fiume, città che per la sua vivacità culturale per il 2020 è stata insignità del titolo di 'Città europea della cultura'.
