Nell’omaggio iconico dedicato a Michel Platini, andato in scena in occasione del 4-2 inflitto dalla Juventus allo Zenit di San Pietroburgo, emerge inconfutabilmente come Paulo Dybala da “Picciriddu” sia diventato Uomo.
No, non è solamente questione di età, con l’argentino a spegnere – oggi – ventotto candeline. Bensì il concetto abbraccia altri parametri, fondamentali per conquistare definitivamente il globo bianconero.
D’altra parte, a inizio stagione, l’investitura è arrivata direttamente dal plenipotenziario Max Allegri 2.0, che ha ammesso – senza giri di parole – di non aver mai visto prima un Dybala tirato così a lucido dal punto di vista fisico e mentale. Chiaro segnale, questo, di come la Joya punti a consolidare la sua posizione all’ombra della Mole, con tanto di firma sul nuovo contratto ormai dietro l’angolo.
E seppur le dinamiche di mercato siano spesso e volentieri strane, nonché poco inclini nello sposare il concetto di amore eterno, la sigla datata 30 giugno 2026 assomiglia tanto a un autografo a vita.
Che, se paragonato agli avvenimenti delle puntate precedenti, sottolinea come nel calcio di scontato non ci sia proprio niente. Dalla potenziale cessione al Manchester United – nell’ambito dello scambio con Romelu Lukaku – al ruolo di imprescindibile in vista di un nuovo ciclo. Per farla breve, possono cambiare mode, gusti e dirigenti.
Non è un mistero, ad esempio, che l’ad Maurizio Arrivabene e il dg Federico Cherubini abbiano dovuto munirsi di (tanta) pazienza. Già, proprio così. Con i due “nuovi” uomini al potere dell’area sportiva che, alle prese con una situazione intricatissima, ne sono venuti a capo tutelando un patrimonio tecnico ed evitando il rischio beffa in salsa parametro zero. Va specificato, però, che Dybala abbia sempre e costantemente dato la precedenza alla Juve, pure nei momenti più bui.
La diplomazia, spesso e volentieri, ha il suo perché. Tradotto: attraverso il buonsenso ci si può stringere la mano. Allora via alla nuova intesa che, tra parte fissa e bonus, non supererà i 10 milioni netti annui.
Cifra corposa, indubbiamente, ma che rispecchia pienamente un percorso giunto alla settima stagione nel capoluogo piemontese: annate incisive, altre da dimenticare, ultimamente condite da qualche infortunio di troppo. Insomma, gioie e dolori. Con l’obiettivo, ora, di far fare il salto di qualità al rapporto.
Paulo ha una voglia matta di spaccare il mondo, di riportare la Juve in vetta, di togliersi l’etichetta di incompiuto. Ma tutto, come sempre, è questione di prospettive. Perché Dybala non arriverà mai al livello dei mostri sacri, tuttavia il suo status basta e avanza affinché la Signora torni a performare nel migliore dei modi quanto meno tra i confini nostrani.
E se alla Juve le possibilità economiche attuali non consentono di sognare, premere il bottone della continuità – spalleggiando l’epicentro tecnico della rosa – appare indubbiamente una scelta saggia e lungimirante. Scontata, forse, ma essenziale per ripartire: da Dybala a Dybala, ma in versione leader. Auguri.


