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Sparta Praga campione dopo 9 anni: i gioielli Vitik e Cvancara, gli ex Serie A, la rimonta e il tabù

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Rimettere la chiesa al centro del villaggio. In questo caso, lo Sparta sul trono di Praga e del calcio ceco. Ci ha pensato un danese a riportare i granata alla vittoria del titolo dopo un digiuno lungo ben nove anni. Un'astinenza insolita per il club più titolare di Repubblica Ceca.

Grazie al risultato positivo sul campo dello Slovacko, a Uherske Hradiste, la formazione guidata da Brian Priske ha conquistato aritmeticamente il tredicesimo titolo della storia.

Un trionfo quasi inaspettato, considerato il divario in classifica che divideva lo Sparta da Viktoria Plzen e Slavia Praga fino al rettilineo finale, in cui la squadra di Letná, parco che affaccia sulla Moldava e divide il fiume dall'Epet Stadium, è riuscita a compiere l'impresa di raggiungere e poi sorpassare i rivali storici, riscattando la sconfitta nel derby giocato in finale di MOL Cup, la Coppa Nazionale, e vinto dallo Slavia per 2-0.

La formazione praghese ha inanellato una serie di risultati positivi e oggi festeggia con un turno d’anticipo il titolo di campione di Repubblica Ceca che garantisce la qualificazione ai preliminari della Champions League 2023/2024.

Una vera e propria liberazione per i tifosi della Sparta, che dopo il ‘double’ con campionato e coppa nella stagione 2013/2014 hanno vissuto un periodo buio con una sola MOL Cup conquistata nella stagione 2019/2020, guardando da spettatori l’egemonia di Viktoria Plzen e Slavia Praga, che si sono divisi negli ultimi anni il titolo di campione.

  • PRISKE ROMPE IL TABÙ

    Servono scelte rischiose e molto spesso apparentemente azzardate per arrivare a grandi risultati. Il ruolo di direttore sportivo ha spesso condizionato l’amore dei tifosi dello Sparta Praga per Tomas Rosicky, una leggenda del club, del calcio ceco e del calcio internazionale.

    Dopo la decisione di appendere gli scarpini al chiodo, il ‘Piccolo Mozart’ ha accettato la proposta del club di ricoprire il ruolo dirigenziale assumendosi l’incarico di prendere le decisione tecniche. Il lungo periodo di digiuno, con la sola Coppa Nazionale vinta in nove anni, non è bastata a saziare la fame di un ambiente molto esigente e abituato non solo a vincere ma a dominare nei confini nazionali.

    L’estate scorsa Rosicky ci ha riprovato. Dopo aver puntato su Andrea Stramaccioni nel 2017 si è affidato nuovamente ad un tecnico straniero. Una scelta rischiosa e da sempre ostile in Repubblica Ceca e nell’ambiente Sparta, abituato a tecnici locali - cresciuti altrove e pronti alla consacrazione in granata - per una questione linguistica e culturale.

    L’ostilità nei confronti del tecnico italiano è risultata uno dei fattori nel mancato raggiungimento dei risultati prima dell’esonero, arrivato a marzo del 2018. Un’esperienza che non aveva convinto e aveva confermato le perplessità di un ambiente non incline ad accogliere un allenatore straniero.

    Dopo le esperienze negative con Hapal, Scasny, Jilek e Vrba, Rosicky ha deciso di tornare a pescare oltre confine e ha puntato su Priske, tecnico danese in ascesa dopo gli ottimi risultati alla guida del Midtjylland in patria e dell’Anversa in Belgio.

    Arrivato sulle rive della Moldava, Priske ha trovato presto la sintonia con il direttore sportivo costruendo una squadra formata al giusto mix tra calciatori d’esperienza e giovani, ma anche cechi e stranieri.

    Fondamentali gli arrivi di Haraslin dal Sassuolo e Kuchta dalla Lokomotiv Mosca, a cui si sono aggiunti gli scandinavi Kairinen e Sorensen e i cechi Zeleny, Sadilek, Mehdr e Danek,

    Priske, inoltre, è stato bravo a raccogliere i cocci dopo un inizio terribile con l’eliminazione per mano dei norvegesi del Viking in Conference League e cambiare sistema di gioco in corsa, passando dal 4-2-3-1 e 4-4-2 al 3-4-3 con cui ha costruito da fine ottobre il trionfo in campionato e il percorso fino alla finale di Coppa Nazionale.

    Un’intuizione con la quale ha rotto il tabù del tecnico straniero, diventato l’idolo dei tifosi dello Sparta che oggi gli riconoscono i meriti di questo trionfo a 9 anni di distanza dall’ultima volta.

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  • LA RIMONTA E LE PARTITE CHIAVE

    4 novembre 2022: 12 punti di ritardo dalla vetta. 4 febbraio 2023: 10 punti di ritardo dalla vetta. 9 aprile 2023: 2 punti di vantaggio sulla seconda. 23 maggio: titolo con un turno d’anticipo. Quella dello Sparta Praga è stata una rimonta incredibile, costruita nel 2023 dopo un inizio altalenante e pieno di difficoltà.

    Come dicevamo il cambio del sistema di gioco, il recupero di alcuni elementi dall’infortunio tra cui capitan Krejci e l’ambientamento completato da parte di Priske hanno contribuito alla rincorsa dei granata, capaci di risucchiare punti giornata dopo giornata a Viktoria Plzen e Slavia Praga e volare verso la vittoria del tredicesimo titolo.

    Appena due sconfitte in campionato in tutta la stagione e un’imbattibilità che dura dallo scorso 23 ottobre, dopo il pesante k.o nel derby con lo Slavia per 4-0.

    Proprio il derby delle ’S’ di ritorno è stato un punto di svolta della stagione dello Sparta. Sul punto di crollare con una nuova sconfitta, ma questa volta in casa, la squadra di Priske non ha mollato e portato a casa il pari a tempo scaduto, ed esattamente al 93’, con l’autogol di Ousou, il 15 aprile scorso.

    A completare l’opera undici giorni più tardi il successo al minuto 104, al termine di un recupero infinto, sul Viktoria Plzen grazie ad un calcio di rigore di Krejci che ha messo il sigillo sul 2-1 finale.

    Fino alla stracittadina del secondo turno della poule scudetto, quando una rete proprio del capitano al 97’, ancora su rigore, ha regalato la vittoria allo Sparta sulle Slavia e la fuga verso il successo in campionato.

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  • DA HARASLIN A JANKTO: GLI EX SERIE A

    Nello Sparta targato Priske l’influenza nordica e scandinava in particolare è evidente con tanti calciatori provenienti da Danimarca e Finlandia come Sorensen, Hojer e Kairinen, tutto protagonisti assoluti nel trionfo granata.

    Ma nella squadra di Letná spicca la presenza di tanti calciatori con un passato in Serie A. Su tutti lo slovacco Lukas Haraslin, che dopo aver vestito le maglie di Parma e Sassuolo ha deciso di tornare a due passi da casa e accettare la sfida Sparta Praga. Una scommessa stravinta dal ragazzo nato a Bratislava nel 1996, autore di 8 goal e 9 assist in stagione.

    L’estate scorso è tornato a sorpresa sulle rive della Moldava anche Jakub Jankto, in prestito dal Getafe. Problemi fisici hanno condizionato la stagione dell’ex Ascoli, Udinese e Sampdoria, protagonista a febbraio di un coraggioso coming out. Poi sono state proprio le vicende extra campo a condizionarlo con la guida con patente revocata e il rifiuto del test antidroga a costringerlo a uno stop e alla fine anticipata della stagione in accordo con lo Sparta.

    Male anche Kamenovic, arrivato in estate dalla Lazio, con appena due spezzoni in prima squadra e retrocesso nella squadra B dove ha trovato 7 apparizioni. Un vero e proprio flop nella stagione in cui il 2000 di proprietà dei biancocelesti doveva rilanciarsi.

    Senza dimenticare il difensore centrale Ondrej Celustka, al Palermo da gennaio a giugno 2010, nella seconda metà dell’annata 09/10, e Ladislav Krejci, a Bologna dal 2016 al 2020.

    Tra i protagonisti dello Sparta campione e con un passato in Italia c’è anche Tomas Cvancara. L’attaccante classe 2000 ha giocato nella Primavera dell’Empoli nella seconda metà della stagione 2018/2019, prima di fare ritorno allo Jablonec

    Un’esperienza che gli è servita molto per maturare e continuare il percorso di crescita: oggi è tra i talenti più brillanti del calcio ceco ed è pronto al grande salto e quell’esperienza è stata senza dubbio fondamentale per raggiungere questo livello a 23 anni.

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  • I GIOIELLI VITIK, CVANCARA E KARABEC

    In questa stagione, lo Sparta Praga ha messo in mostra tanti gioielli prodotti dal proprio vivaio, un habitué dalle parti di Strahov, quartier generale del club granata.

    L’addio doloroso di Adam Hlozek, passato l’estate scorsa al Bayer Leverkusen semifinalista d Europa League, ha spianato la strada ad Adam Karabec, Martin Minchev e Tomas Cvancara.

    L’ex Empoli ha totalizzato 15 goal e 5 assist in stagione, formando con Jan Kuchta una coppia goal di assoluto livello e un mix perfetto per caratteristiche, mentre Karabec - classe 2003 considerato la nuova stella di uno dei settori giovanili più floridi d’Europa - ha conquistato sempre più spazio e considerazione nelle gerarchie di Priske. Tecnica, dribbling e intuizione: un talento purissimo che ha già fatto parlare di sé e lo farà ancora di più.

    Lo stesso discorso vale anche per Minchev, molto spesso schierato nel tridente nel ruolo di esterno per sfruttare la capacità nel dribbling e nell’uno contro uno.

    Tra i protagonisti assoluti del successo dello Sparta c’è il suo capitano Ladislav Krejci, omonimo dell’ex centrocampista del Bologna. Il numero 37 ha guidato la squadra da capitano sotto il profilo del gioco, della leadership e dei goal, incaricandosi di trasformare rigori chiave a tempo scaduto che hanno cambiato la storia dello Sparta.

    Krejci è riuscito ad andare in goal per cinque gare di fila (Brno, Pardubice, derby con lo Slavia, Slovacko e Viktoria Plzen), presentandosi sul dischetto con freddezza. Il numero 37, icona dello Sparta targato Priske e idolo dei tifosi, ha raggiunto la maturazione giusta ed è pronto per il grande salto in un top campionato. Volontà sua e del club permettendo.

    Quella che volge al termine e che ha visto lo Sparta tornare campione è stata anche la stagione della consacrazione di Martin Vitik. Il difensore classe 2003 ha conquistato un posto da titolo e non lo ha più mollato, entrando stabilmente anche nel giro della nazionale maggiore della Repubblica Ceca. Una crescita esponenziale che potrebbe portare il 20enne verso il salto in un campionato top e, perché, no anche la Serie A, ripercorrendo quanto fatto dall’ex Slavia Zima.

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