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Atalanta 1988 gfxGOAL

L'Atalanta 1987/88: dalla Serie B alla cavalcata fino alle semifinali di Coppa delle Coppe

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Fino ad oggi è stata l'unica squadra italiana a giocare in Europa pur militando in Serie B e fra le squadre europee di seconda divisione la sola, assieme ai gallesi del Cardiff City nel 1967/68, capace di avanzare fino alle semifinali.

La cavalcata dell'Atalanta 1987/88 di Emiliano Mondonico in Coppa delle Coppe è rimasta nel cuore dei suoi tifosi e degli appassionati di calcio, scrivendo pagine di storia sportiva ed entrando di diritto fra le imprese leggendarie del calcio italiano nelle competizioni europee.

Un percorso che 36 anni dopo, con il raggiungimento delle semifinali di Europa League, torna alla memoria di tifosi e appassionati che hanno vissuto quel miracolo sportivo.

  • LA FINALE DI COPPA ITALIA CON IL NAPOLI E LA SQUADRA DI MONDONICO

    Dopo un brillante 8° posto finale nel 1985/86, nel 1986/87 le cose in Serie A, per l'Atalanta di Nedo Sonetti, non vanno nel verso giusto. La squadra bergamasca stenta e il 15° posto finale in classifica con appena 21 punti, davanti alla sola Udinese, penalizzata di 9 punti per lo Scandalo Totonero-bis, e dietro agli storici rivali del Brescia, sancisce la retrocessione in Serie B dopo tre sole stagioni.

    Discorso molto diverso in Coppa Italia, dove 24 anni dopo il trionfo del 1963 la Dea ritrova la finalissima. Il cammino nel torneo è entusiasmante. I nerazzurri eliminano Palermo, Messina, Genoa e la concittadina Virescit nel Girone 6 di qualificazione. Poi negli ottavi di finale estromettono la Casertana, mentre ai quarti hanno la meglio sul Parma di Arrigo Sacchi. In semifinale, grazie al successo per 2-0 in casa nella sfida di andata, superano la Cremonese nel Derby lombardo.

    La finale vede però la Dea sfidare il Napoli di Maradona, appena laureatosi Campione d'Italia per la prima volta nella sua storia. I partenopei sono troppo forti per i bergamaschi, e dopo un 3-0 all'andata al San Paolo, il 13 giugno 1987 conquistano il trofeo vincendo 1-0 anche a Bergamo con goal di Giordano. L'Atalanta, comunque, in virtù del suo exploit, si guadagna la qualificazione alla Coppa delle Coppe, considerato che gli Azzurri faranno la Coppa dei Campioni.

    La stagione 1987/88 è quella della rinascita e il presidente Bortolotti affida la squadra, che dovrà giocare anche sui campi d'Europa oltre che su quelli di Serie B, ad Emiliano Mondonico, reduce dal brillante 9° posto con il Como in Serie A.

    Ceduto Moreno Magrin alla Juventus per poco meno di tre miliardi di vecchie Lire, il tecnico chiede e ottiene di sostituirlo con Eligio Nicolini, funambolica mezzala sinistra del Lanerossi Vicenza appena retrocesso in C. Con lui arriva dai biancorossi anche un centrocampista che abbina qualità a dinamismo e sostanza, Daniele Fortunato. Dalla Juve sarà poi prelevato a stagione in corso Ivano Bonetti.

    In attaccovia Trevor Francis l'innesto determinante è quello di Oliviero Garlini, il bomber che affiancherà Aldo Cantarutti ed è reduce da una stagione in chiaroscuro con la maglia dell'Inter (20 presenze e 4 goal) che lo aveva acquistato dalla Lazio per fare il rincalzo di Rummenigge e Altobelli. Ma il vero 'colpo' del tecnico di Rivolta d'Adda è aver convinto Glenn Strömberg a restare anche in Serie B.

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  • I PRIMI TURNI: DALLE ASPRE CRITICHE A "SQUADRA SIMPATIA"

    Gli esordi, come tutte le imprese che si rispettino, sono complicati. Mondonico fa sostenere all'Atalanta una preparazione estiva molto dura (il campionato di Serie B si concluderà a giugno) e le prime uscite ufficiali, con l'eliminazione della squadra dal Girone di Coppa Italia già a inizio settembre, suscitano le aspre critiche dei tifosi.

    Questi ultimi contestano apertamente la società, e nel mirino finisce anche Strömberg. L'inizio del campionato di B conferma le difficoltà dei ragazzi di Mondonico, che, ancora imballati dal lavoro estivo, rimediano due pareggi di fila contro Triestina e Taranto. Risultati che contribuiscono ad un clima generale di sfiducia verso la squadra prima del debutto europeo contro i semiprofessionisti gallesi del Merthyr Tydfil.

    La gara di andata dei sedicesimi di finale di Coppa delle Coppe si gioca il 16 settembre 1987 al Penydarren Park. La competizione europea in quel momento sembra più un impiccio che altro per una squadra, quella bergamasca, che stenta a trovare la sua identità.

    Mondonico schiera in attacco Garlini e Incocciati, ma i bergamaschi non sfondano. I gallesi, invece, giocano alla morte, consapevoli di poter fare la storia del loro club, e alla fine il risultato li premia: il Merthyr Tydfil si impone infatti 2-1 grazie alle autoreti di Icardi e Progna (goal che sarebbero successivamente stati assegnati a Rogers e Williams).Ma il provvisorio 1-1 dello stesso Progna, che arriva nel finale del primo tempo dopo una discesa travolgente di Strömberg, tiene aperte le speranze di qualificazione.

    La figuraccia in terra gallese, che resterà il punto più alto nella storia del Merthyr, porta però sul momento ancora più sfiducia e critiche verso la squadra di Mondonico. In campionato arriva un altro pareggio contro il Bari, e alla vigilia della gara di ritorno con i gallesi al Comunale di Bergamo, la tensione è altissima, tanto che 'La Stampa' di Torino titola: "Atalanta, dietro l'angolo c'è la vergogna".

    "Abbiamo svolto una preparazione utile per il campionato di Serie B, che dura fino a giugno - dichiara dal canto suo il tecnico Emiliano Mondonico -. Siamo ancora in fase di rodaggio. Dobbiamo abbandonare l’idea di essere più forti, i nostri avversari saranno dilettanti come qualifica, ma corrono e giocano con entusiasmo".

    I fantasmi e le paure si sciolgono però appena le squadre mettono piede in campo. La Dea ribalta la sconfitta del match di andata imponendosi 2-0. Il vantaggio è firmato da Garlini al 16', cinque minuti dopo arriva anche il raddoppio targato Cantarutti. L'Atalanta è agli ottavi di finale.

    Anche se la Serie B resta l'obiettivo primario, nell'urna l'obiettivo dell'Atalanta è 'schivare', se possibile, le favorite per il successo finale, ovvero Ajax e Olympique Marsiglia. La Dea pesca bene, visto che viene abbinata negli ottavi di finale ai greci dell'Ofi Creta, che per di più dovranno disputare in campo neutro la propria gara casalinga per squalifica del proprio stadio.

    In campionato intanto l'Atalanta ancora non convince, e al 18 ottobre l'unico successo è quello casalingo con la Sambenedettese per 4-1 (una sconfitta e 4 pareggi). Mercoledì 21 ottobre 1987l'Ofi Creta ospita l'Atalanta nel campo neutro di Salonicco per la partita di andata.

    "A me interessa più il torneo cadetto - afferma Mondonico alla vigilia -, sarà bello battersi al massimo ma reputo più importante la trasferta di Arezzo in campionato".

    Mondonico pensa a coprirsi, e schiera Garlini unica punta, ma i greci al 17' vanno a segno con Takis Persias e alla fine riescono a imporsi di misura. Come se non bastasse, esplode il caso Incocciati, entrato soltanto nel finale al posto di Garlini.

    "Non mi sarei aspettato di restare fuori proprio in Coppa dopo aver lottato con i denti per arrivare a questo traguardo - tuona l'attaccante -, mi sento incompreso, pago lo scotto della retrocessione".

    Incocciati sarà ceduto in prestito all'Empoli e dalla Juventus arriva invece a Bergamo Ivano Bonetti. Mercoledì 4 novembre al Comunale va in scena il match di ritorno, e il risultato sarà lo stesso del turno precedente. L'Atalanta ribalta la sconfitta dell'andata con un secco 2-0 e si qualifica ai quarti di finale di Coppa delle Coppe.

    Mondonico, privo di Progna, rilancia Prandelli nel ruolo di libero e davanti si affida al solo Garlini, supportato da Nicolini e dal giovane Consonni. Al 22' Nicolini controlla un lancio lungo di Barcella, e con un destro rasoterra dal limite dell'area infila il portiere per l'1-0 dei nerazzurri. La gara è equilibrata, i greci si rendono pericolosi con Samaras, ma al 73' arriva il goal qualificazione che fa esplodere il pubblico bergamasco: punizione laterale dalla sinistra di Nicolini, che trova in area la testa di Garlini per il 2-0 finale che spinge la Dea ai quarti.

    L'Atalanta, squadra di Serie B, è incredibilmente fra le prime 8 squadre della Coppa delle Coppe 1987/88 e con il Verona in Coppa UEFA è la sola squadra italiana ancora in corsa in Europa. Data per spacciata e a lungo criticata, si trasforma così di colpo in squadra simpatia, e in tutta Italia si inizia a fare il tifo per i nerazzurri e a sognare un'impresa continentale dei bergamaschi.

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  • LA VENDETTA SULLO SPORTING E L'IMPRESA DELL'ALVALADE

    Mentre il campionato di Serie B fa registrare la progressiva ascesa dell'Atalanta alle posizioni di vertice della classifica, e le vittorie arrivano numerose, il sorteggio dei quarti di finale di Coppa delle Coppe abbina la Dea ai portoghesi dello Sporting CP. Stavolta l'andata si gioca in casa e il ritorno in Portogallo.

    I nerazzurri approfittano della pausa invernale delle Coppe per fare tanti punti in campionato: molto importante, il 17 gennaio 1988, si rivelerà l'ampio 4-0 rifilato al Catanzaro, anch'essa squadra in lotta per la promozione in Serie A.

    In Europa si torna a giocare per la delicata sfida di andata del Comunale, che fa registrare il record di incassi, il 2 marzo 1988. La sfida con i portoghesi ha il sapore della rivincita, dato che proprio i lusitani avevano eliminato i bergamaschi ai supplementari dello spareggio nell'unico precedente in Coppa delle Coppe del 1963/64.

    "Lo Sporting ha settanta probabilità su cento di eliminarci - afferma Mondonico alla vigilia, mettendo le mani avanti -, le stesse che aveva l’Ofi Creta. Noi non possiamo illuderci. Solo dopo il fischio finale vi saprò dire se le possibilità di giocarci la qualificazione a Lisbona saranno aumentate. Rispetto a loro abbiamo un vantaggio: andremo in campo con motivazioni altissime, lottare per la Serie A e in Coppa delle Coppe è uno stimolo che batte anche la stanchezza fisica. Loro invece potrebbero snobbarci e giocare con presunzione".

    In casa portoghese però non si fidano troppo:

    "L'Atalanta ci farà soffrire - sostiene l'allenatore Antonio Morais -,è un puro caso che giochi in B, da noi lotterebbe per un piazzamento UEFA. Ma la tradizione è dalla nostra, abbiamo già eliminato in passato la Fiorentina e la conquista di questo trofeo è l'unico traguardo stagionale che ci resta".

    La partita non delude le attese e ancora una volta la Dea impone la legge del Comunale, vincendo con un altro 2-0. Privo del bomber Garlini, Mondonico manda in campo una squadra guardinga con Cantarutti unica punta e una serie di centrocampisti bravi negli inserimenti offensivi come Nicolini, Strömberg, Bonetti e Bonacina.

    La difesa portoghese 'cade' già al 44' quando Oceano 'para' sulla riga un tiro di Bonacina. Per l'arbitro è rigore che Nicolini trasforma. L'attesa reazione portoghese non si vede. Strömberg, tornato al top della condizione, giganteggia a tutto campo, e dopo un salvataggio del portiere Rui Correia su Fortunato, al 79' offre di testa a Cantarutti la sponda per il 2-0 che manda in estasi tutta Bergamo e fa sognare l'Italia intera.

    La gara di ritorno è in programma nel catino del vecchio Stadio João Alvalade, che ospita 72 mila tifosi, di cui appena 500 bergamaschi, mercoledì 15 marzo 1988. La lotta per la promozione in campionato si fa sentire, e Mondonico deve fare a meno di due pedine fondamentali come Strömberg e Garlini, oltre che degli squalificati Rossi e Carmine Gentile.

    "Dobbiamo segnare tre gol ma siamo spaventati - dichiara il tecnico dei lusitani Morais -. L’Atalanta saprà renderci la vita dura anche senza Strömberg e i due difensori squalificati".
    "Se lo Sporting gioca come sa non c’è partita, ci elimina - replica secco Mondonico -. Ma se non cadiamo in provocazioni, non pensiamo al 2-0 di vantaggio ma più fortemente al fatto che loro devono farci 3 gol senza subirne, se ci adattiamo al loro ritmo come le squadre italiane sanno fare in trasferta, potremo passare il turno, anche se magari si parlerà di sottomissione...".

    Come previsto la gara vede l'assalto dei lusitani alla porta difesa da Ottorino Piotti fin dai primi minuti di gioco. Mondonico la imposta puramente sul contropiede, con Cantarutti unica punta e l'innesto di Consonni sulla destra a sostenerlo con Nicolini e Bonacina. Le marcature strategiche sono Bonetti su João Luis, Icardi su Silvinho e Bonacina su Brandão.

    Il portiere nerazzurro salva a più riprese, ma al 67', sugli sviluppi di un calcio di punizione, Houtman di testa riesce a superarlo: 1-0. Poco dopo c'è il raddoppio di Mario Jorge, ma l'arbitro Brummeler, fra le proteste portoghesi, annulla per carica su Piotti.

    Scampata la paura, la Dea si organizza, mentre lo Sporting commette l'errore tattico di attaccare in maniera totalmente spregiudicata. Su una palla persa dai portoghesi, all'82' Nicolini pesca sulla corsa in verticale Cantarutti, che si invola palla al piede nella metà campo avversaria, salta abilmente il portiere Damas, uscito sulla trequarti, e deposita la sfera nella porta sguarnita.

    La 'prodezza' dell'attaccante, corso ad esultare sotto il settore dove stavano i tifosi italiani, fa esplodere i supporters atalantini, incollati alla televisione, e in piazza, davanti al maxischermo predisposto per l'occasione.

    A Lisbona finisce 1-1 e in virtù anche del 2-0 dell'andata, La Dea, squadra di Serie B, si ritrova in semifinale di una Coppa europea, dopo aver sportivamente 'vendicato' l'eliminazione subita dai portoghesi nel 1963.

    Negli spogliatoi per "gli eroi dell'Alvalade" è festa grande. A stemperare i facili entusiasmi, ci pensa sempre Emiliano Mondonico.

    "Parlerete di 'Atalanta dei miracoli' - dice ai giornalisti - ma l'obiettivo principale per noi resta il ritorno in Serie A. Guai a farsi trascinare dalle facili illusioni, il calcio punisce i presuntuosi":
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  • AD UN PASSO DALLA GLORIA: LA DOPPIA SEMIFINALE CON IL MALINES

    In semifinale l'asticella si alza ulteriormente per i nerazzurri, visto che l'avversario è il Malines o Mechelen, se si preferisce la dizione in fiammingo, vera rivelazione del torneo. Squadra temibile, che guida il campionato belga, certo ma sono state evitate le due big Ajax e Olympique Marsiglia, che si scontrano fra loro nell'altra semifinale.

    La qualificazione alla finale di Strasburgo, pur difficile, appare possibile. Forte di un 2° posto in campionato a 2 punti dalla capolista Bologna, la Dea il 6 aprile 1988 si presenta nel catino dell'Argosstadion, rimesso a nuovo dai soldi della ricca presidenza, con il recupero prezioso di Strömberg.

    I belgi, guidati dallo stratega Aad de Mos, vincono di misura 2-1 con i goal della stellina israeliana Ohana sugli sviluppi di un calcio di punizione nei minuti iniziali e di Den Boer con un bel tiro al volo nel finale che vanifica il provvisorio 1-1 siglato da Strömberg, bravo a trovare la deviazione vincente su punizione di Nicolini. In mezzo una grossa occasione occorsa allo stesso Nicolini, ipnotizzato dagli occhi di ghiaccio di Preud'homme nell'occasione che avrebbe potuto valere il provvisorio 1-2 ospite.

    Il 2-1 per i belgi maturato a Bruxelles lascia però aperte tutte le possibilità, visto che la semifinale di ritorno si gioca a Bergamo il 20 aprile e la Dea ha già dimostrato di poter ribaltare in casa tutte le situazioni. Tanto più che al Comunale sono attesi circa 40 mila spettatori, pronti a spingere verso la finale i loro beniamini.

    "Dover vincere al ritorno può essere un vantaggio per noi, non è nelle nostre prerogative difendere lo 0-0 - afferma Mondonico -. Faticheremo sempre di più, in questi giorni che ci separano dal ritorno, a dimostrare che questa Coppa non ci piace".

    In campionato la fatica del doppio impegno inizia a farsi sentire e la squadra perde qualche punto, ma limita i danni, mantenendosi in scia delle prime.

    "In trasferta abbiamo sempre segnato - ammonisce De Mos alla vigilia del confronto della verità -, l'Atalanta sappia che per eliminarci dovrà farne almeno due".

    Mondonico schiera la Dea con Garlini unica punta, resistendo alle pressioni dell'ambiente che chiedeva il tandem con Cantarutti, De Mos rinuncia invece a Den Boer dall'inizio per aggiungere un difensore. Preud'homme è chiamato agli straordinari e si presenta con una grande parata su colpo di testa a botta sicura del solito Stromberg. Al 39' però Emmers tocca con le mani in area su cross di Nicolini e per l'arbitro è rigore, che Garlini trasforma facendo esplodere il Comunale.

    Per la regola del goal in trasferta è la squadra italiana in quel momento ad accedere in finale. I nerazzurri provano a chiuderla, consci del monito del tecnico avversario, ma ancora Preud'homme, su colpo di testa di Daniele Fortunato, ha uno dei suoi riflessi felini e sfiora la palla il tanto che basta per mandarla sul palo. De Mos ha inserito Den Boer dopo l'intervallo e sul miracolo del portiere belga la partita gira: al 56' con un'eccezionale girata al volo in area di Rutjes il Malines pareggia.

    L'1-1 qualificherebbe i belgi, l'Atalanta a quel punto deve riversarsi in attacco alla ricerca del goal che porti la gara ai supplementari. Preud'homme è un muro e si rivela determinante in 2-3 occasioni. Poi Emmers, che anni dopo vestirà la maglia del Perugia, punisce Piotti con la rete dell'1-2 e nel finale ancora l'estremo difensore belga ipnotizza Strömberg nell'uno contro uno. Per lo svedese anche il rammarico di un contatto falloso in piena area di rigore non sanzionato dall'arbitro con la massima punizione.

    La vittoria per 1-2 pone fine alla favola della Dea, dalla B alle semifinali di Coppa delle Coppe, e accende quella del Malines, che a Strasburgo, l'11 maggio 1988, supererà poi a sorpresa anche l'Ajax e solleverà il trofeo. A mitigare l'amarezza dell'eliminazione per l'Atalanta, il raggiungimento del 4° posto finale in Serie B grazie al successo all'ultima giornata per 1-0 sul Messina con un goal di Garlini e l'immediato ritorno in Serie A. Ma le serate da protagonista in Coppa delle Coppe resteranno sempre nella storia della Dea e nel ricordo degli amanti del calcio.

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