Il 30 agosto del 2016 è un giorno piuttosto strano nella storia recente della Serie A. Due giorni prima si è giocata la seconda giornata e le sorprese hanno sovrastato le certezze. Basta dare uno sguardo alla classifica per rendersene conto: le due genovesi a punteggio pieno dopo un paio di giornate, il Milan già inciampato per la prima volta, l'Inter di Frank de Boer capace di portarsi a casa appena un punto su sei disponibili.
E poi il Pescara, appena promosso dalla Serie B, che di punti ne ha quattro. Tre di questi gli sono appena stati concessi nonostante sul campo non se li sia meritati. Quel 30 agosto è il giorno della sentenza del “caso Ragusa”, ovvero l'attaccante del Sassuolo acquistato pochi giorni prima dal Cesena e inserito nella rosa dei 25 senza far pervenire la comunicazione alla Lega. Un'irregolarità costata il ko a tavolino agli emiliani e valsa una vittoria insperata e postuma per gli abruzzesi. E così la squadra di Massimo Oddo si è ritrovata catapultata nell'altissima classifica: quattro punti in 180 minuti, roba che nemmeno nei sogni più belli.
Salto in avanti di qualche mese. Doloroso, impietoso. Il Pescara, in pratica, si è fermato lì e non si è quasi più mosso. Chiudendo all'ultimissimo posto e diventando, tecnicamente, la peggior squadra della Serie A a 20 squadre. 18 punti racimolati, un paio di vittorie sul campo più quella a tavolino di Reggio Emilia, una serie di batoste quasi infinita. Senza Ragusa, i punti finali sarebbero appena 15: nessuno mai è riuscito a far peggio.
Un disastro in piena regola, il manuale perfetto su come gettare al vento una stagione potenzialmente promettente. Un ruolino di marcia che si accompagna a quello di altre sventurate partecipanti alla Serie A: il Napoli 1997/98, il leggendario Ancona 2003/04, o ancora il Lecce 1993/94, la massima icona delle retrocesse con ignominia.
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