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Azmoun, il 'Messi iraniano' della Roma: al fianco delle donne e contro il regime degli Ayatollah

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Sardar Azmoun, l'acquisto estivo last minute della Roma, non è un giocatore come tutti gli altri. La stella iraniana è infatti ben lontana dal classico stereotipo del calciatore ricco e viziato, ed è noto il suo sostegno alla battaglia delle donne del suo Paese per vedere riconosciuti i propri diritti.

Nel mese di settembre del 2022, quando giocava nel Bayer Leverkusen, infatti, durante le grandi proteste di piazza a Teheran, sorte dopo l'assassinio di Mahsa Amini, la ragazza curda uccisa dalla polizia morale in seguito all'arresto per aver indossato "in modo improprio" l'hijab, il velo indossato dalle donne musulmane, ha preso una netta posizione sui propri profili social, schierandosi con forza accanto alle donne e contro il regime dell'Ayatollah Ali Khameini.

Il suo è stato un gesto di grande coraggio, con il quale ha messo a rischio il prosieguo della sua carriera in Nazionale e l'incolumità fisica sua e dei suoi famigliari. Alla fine gli saranno oscurati i profili social ma, soprattutto per esplicita richiesta del Ct Carlos Queiroz,potrà partecipare ai Mondiali 2022 in Qatar e continuare a indossare la maglia dell'Iran.

  • LA CARRIERA DEL 'MESSI IRANIANO'

    Nato il 1° gennaio 1995 nella città iraniana di Gonbad-e Kāvūs, nella provincia del Golestan, che si trova al centro del Paese asiatico, Azmoun ha iniziato a giocare a calcio in tenera età, militando dapprima con il club cittadino dell'Oghab Gonbad, poi con lo Shamoushak Gorgan e quindi con l'Etka Gorgan.

    La svolta arriva all'età di 15 anni, quando si trasferisce al Sepahan, che nella stagione 2011/12 lo manda in campo in qualche amichevole. Azmoun è pronto a spiccare il volo: nel 2012 si trasferisce in forza ai russi del Rubin Kazan, che inizialmente lo aggregano alla squadra giovanile.

    L'anno seguente, a 18 anni, è promosso in Prima squadra e inizia l'avventura da calciatore professionista: attaccante mobile e tecnico, è dotato di velocità e fiuto del goal, qualità che inizia da subito a far valere nel calcio russo e nelle Coppe europee.

    Milita in totale 3 anni nel Rubin Kazan, dal 2013 al gennaio 2015 e poi dal 2017 al febbraio 2019, totalizzando 17 goal e 14 assist in 77 presenze complessive. In mezzo due anni e mezzo al Rostov, prima in prestito poi a titolo definitivo, con 25 goal e 6 assist in 77 gare e l'esordio in Champions League il 26 luglio 2016.

    Dopo il ritorno al Rubin Kazana parametro zero, nel febbraio 2019 passa allo Zenit San Pietroburgo, collezionando 104 presenze, 62 goal e 23 assist, e vincendo praticamente tutto nel calcio russo: 3 Scudetti, una Coppa di Russia e una Supercoppa.

    A livello personale conquista il titolo di capocannoniere del Campionato russo nel 2019/20 (17 i goal realizzati) e nel 2020/21 è votato come miglior giocatore del torneo. In Nazionale maggiore inizia il suo percorso a 19 anni il 26 maggio 2014 nell'amichevole di Podgorica pareggiata 0-0 con il Montenegro.

    Per le sue qualità si ritaglia il soprannome in patria di 'Messi iraniano'. Con l'Iran partecipa ai deludenti Mondiali di Russia 2018, al termine dei quali annuncia un prematuro ritiro dalla Nazionale, poi rientrato l'anno seguente. Ha conquistato la Coppa d'Asia 2023 e la finale vinta 1-0 con l'Uzbekistan è anche al momento l'ultima delle sue 71 gare in Nazionale, condite da 45 reti.

    A livello di club, invece, le ultime esperienze lo hanno visto vestire la divisa del Bayer Leverkusen in Bundesliga per un anno e mezzo (44 presenze e 5 goal), prima di trasferirsi a fine agosto 2023 alla Roma in prestito e di debuttare in Serie A il 17 settembre nei minuti finali del successo per 7-0 sull'Empoli, festeggiando il primo goal in giallorosso nel 2-1 contro il Lecce.

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  • Sardar Azmoun IranGetty

    LA PRESA DI POSIZIONE: CON LE DONNE E CONTRO IL REGIME

    Ma la figura di Sardar Azmoun va ben al di là del suo semplice percorso calcistico, visto il suo impegno in prima linea in difesa dei diritti delle donne iraniane e contro il regime.

    In seguito all'assassinio da parte della polizia morale diMahsa Amini, la ragazza curda prima arrestata e poi barbaramente uccisa per non aver indossato l'hijab, il velo musulmano, in modo giudicato "improprio", nel settembre del 2022 sono esplose nella capitale Teheran e in un'ottantina di città iraniane rivolte di massa per difendere i diritti delle donne e in opposizione al regime degli Ayatollah, in particolare dell'attuale guida suprema del Paese, Ali Khamenei.

    Le rivolte sono state soppresse nel sangue e al fianco delle donne e dei ribelli hanno preso posizione sui social network anche alcuni personaggi di spicco del Paese, fra cui docenti universitari, membri dellostar-systeme calciatori di spicco. Fra questi ultimi, oltre ad Ali Karimi, noto come 'Il Maradona d'Asia', anche Azmoun, seguito su Instagram da quasi 5 milioni di follower.

    Il 25 settembre 2022, per la prima volta Azmoun si schiera con una storia pubblicata su Instagram dal ritiro dell'Iran.

    "A causa del regolamento della Nazionale, non ci è permesso di dire nulla fino alla conclusione del nostro attuale ritiro - ha premesso il calciatore del Bayer Leverkusen -, ma non sono più in grado di tollerare il silenzio. La punizione definitiva per me è essere espulso dalla Nazionale, che è un piccolo prezzo da pagare per una sola ciocca di capelli di una donna iraniana. Non sarà mai cancellato dalla nostra coscienza. Non ho paura di essere mandato via. Vergognatevi per aver ucciso le persone così facilmente e lunga vita alle donne iraniane. Se questi sono musulmani, Allah mi ha fatto un non-musulmano".
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  • IL MESSAGGIO ALLA NAZIONALE FEMMINILE DI PALLAVOLO

    Rientrato dal ritiro, l'attaccante ribadisce e rafforza il concetto espresso con un post su Instagram dedicato alla Nazionale femminile di pallavolo iraniana.

    "Ciao - commenta l'attaccante accanto alla foto delle ragazze - , ora è il momento di scrivere le cose che volevo davvero dirvi una volta concluso il ritiro. Sono orgoglioso di avere una squadra di pallavolo femminile, la maggior parte delle quali gioca per la squadra Nazionale di questo paese. Sono orgoglioso di ognuna di voi, perché? Perché siete donne che nelle peggiori condizioni e nei posti peggiori, in cui siete state insultate come atlete (ufficiali), avete lottato con il cuore per la vostra gente e non siete state viste".
    "Il mio cuore è davvero spezzato per Mahsa Amini e per persone come Mahsa Amini che hanno lasciato innocentemente questo mondo e hanno trasmesso un dolore nei cuori delle persone che la storia non ha mai dimenticato. [...] Sono al vostro fianco, siete le mie sorelle, sono orgoglioso di voi, di sostenervi, e spero che un giorno siano riconosciuti i vostri diritti in questo Paese e che alle donne iraniane non verrà più fatto del male".

    Parole forti e inequivocabili, che testimoniano quando Azmoun, oggi in Italia, si sia battuto e si batta ancora per i diritti delle donne e non solo nell'Iran degli Ayatollah. Seguite da una protesta ufficiale di squadra il 29 settembre, quando, in occasione dell'amichevole con il Senegal, tutti e 11 i giocatori dell'Iran non hanno cantato l'inno nazionale, coprendo con una felpa nera la maglia, i colori e lo stemma nazionale della nazione.

    Con questa presa di posizione netta e divisiva 'Il Messi iraniano' ha rischiato di essere escluso dalla Nazionale per i Mondiali in Qatar. L'allarme è tuttavia rientrato: sembra che il Commissario tecnico Carlos Queiroz abbia avuto un ruolo determinante, pretendendo di averlo in squadra. Anche nella manifestazione iridata, tuttavia, i giocatori iraniani, Azmoun compreso, si sono rifiutati di cantare l'inno nella sfida d'esordio contro l'Inghilterra, venendo fischiati e insultati da alcuni dei loro stessi tifosi.

    Sotto minaccia da parte del regime di ritorsioni verso i loro familiari, tuttavia, nella seconda gara con il Galles, i giocatori iraniani sono stati costretti questa volta, loro malgrado, a cantare l'inno nazionale.Scuri in volto e a denti stretti. E dagli occhi di Azmoun, l'attaccante 'ribelle' ripreso dalle telecamere, sono scese in diretta mondiale lacrime di dolore.

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