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Acerbi al Milan, il flop e il vizio dell'alcol: "Facevo serata e bevevo di tutto, non avevo la testa"

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Oggi è uno dei difensori più esperti a disposizione di Simone Inzaghi nella difesa dell'Inter, dopo essersi affermato in provincia con il Sassuolo e a Roma con la maglia della Lazio. Ma nella sua lunga carriera Francesco Acerbi, lombardo di Vizzolo Predabissi, classe 1988, ha indossato anche la maglia dei cugini del Milan.

Quando approdò in rossonero Acerbi aveva 24 anni, conduceva uno stile di vita sregolato e ancora non aveva ben chiaro cosa avrebbe voluto fare 'da grande'. Così quello che avrebbe potuto essere per lui un trampolino di lancio per i grandi palcoscenici calcistici si trasformerà presto in un'occasione sprecata: il difensore collezionerà appena 10 presenze in sei mesi e mezzo, e a metà gennaio farà ritorno al Chievo via Genoa.

  • IL PASSAGGIO AL MILAN E LA CASA A GALLARATE

    Dopo una stagione da protagonista in Serie B con la Reggina (43 presenze e 2 goal), nel 2011/12 il Genoa, che ne ha rilevato il cartellino in compartecipazione dal club calabrese fin dal gennaio 2011, permette ad Acerbi di cimentarsi per la prima volta con la Serie A, cedendolo, sempre in compartecipazione, al Chievo.

    Con i Mussi il difensore lombardo debutta nel massimo campionato a 23 anni e colleziona in tutto 17 presenze e un goal (contro il Siena). Alla sua prima esperienza in Serie A, Acerbi ha un rendimento elevato e dimostra grandi potenzialità, così viene notato dal Milan fin dalla primavera 2012.

    "Al Chievo avevo iniziato a giocare stabilmente a inizio febbraio - dirà intervistato da 'L'Ultimo uomo' -. Già a metà aprile mi voleva il Milan. Appena l’ho saputo non ho voluto sentire nessun’altra offerta. Volevo solo il Milan, lo tifavo da bambino".

    Al termine della stagione 2011/12 il Genoa riscatta così la compartecipazione del cartellino di Acerbi dal Chievo e contestualmente, il 20 giugno 2012, lo cede al Milan. Per il difensore lombardo arriva il passaggio in una big, l'occasione che potrebbe permettergli di bruciare le tappe e affermarsi ad alti livelli. Ma non tutto è oro ciò che luccica, come spiegherà Acerbi stesso. La società si informa sulle abitudini extracampo di Francesco e gli trova una sistemazione fuori città.

    "Braida (il D.s. del Milan, ndc) mi aveva detto che sapevano del mio stile di vita e per questo mi avevano trovato casa a Gallarate e non a Milano. Ma io uscivo lo stesso...".

    In più c'è la perdita dolorosa del padre, dopo il suo trasferimento, a rendere più difficile tutto.

    "Io giocavo per mio padre- affermerà Francesco -. Ci teneva molto, forse troppo. Sicuramente più di me. Forse a volte puntava talmente tanto su di me che volendo farmi bene arrivava a farmi male. A farmi perdere la passione. Fatto sta che una volta che lui non c’è più stato io non avevo nessuno per cui giocare. Di certo non per me".
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  • SEI MESI E MEZZO SENZA LASCIARE IL SEGNO

    L'adattamento di Acerbi al Milan, complice uno stile di vita all'epoca di sicuro non esemplare, non è semplice. Nonostante questo, il difensore, cui Adriano Galliani assegna la maglia numero 13 che era stata di Alessandro Nesta, nel tentativo di responsabilizzarlo, sembra non preoccuparsene.

    "Non avevo paura di essere al Milan non perché fossi coraggioso, ma solo perché non me ne fregava nulla- dirà Francesco -. Anche il numero 13 non l’avevo scelto io. Era stato Galliani a dirmi che l'avrei dovuto prendere. A me faceva piacere, ma non davo la giusta importanza a niente. Nemmeno ad essere al Milan, nemmeno al numero di maglia...".

    Con queste premesse, la parentesi rossonera della carriera di Acerbi sarà un grande flop. A tratti sorprendente, se si considera quanto invece il difensore avrebbe fatto bene nelle successive esperienze calcistiche.

    Il tecnico rossonero Massimiliano Allegri lo fa esordire da titolare il 1° settembre al Dall'Ara contro il Bologna nella 2ª giornata della Serie A 2012/13. Acerbi fa coppia con Bonera al centro della difesa del Milan e i rossoneri vincono 3-1 fuori casa.

    Potrebbe essere l'inizio di una bella storia, sarà invece un fuoco di paglia: nella successiva giornata il Milan perde 0-1 in casa con l'Atalanta, Acerbi gioca male e viene relegato in panchina dal tecnico livornese. Da lì in avanti giocherà con il contagocce.

    Debutta in Champions League il 24 ottobre 2012 nella trasferta con il Malaga, che vede i rossoneri perdere 1-0. Giocherà anche la sfida ininfluente (la qualificazione agli ottavi è già stata ottenuta) contro lo Zenit del 4 dicembre: anche in questo caso il Milan perde di misura, 0-1 in casa.

    In campionato fa la sua ultima apparizione il 6 gennaio 2013 nel successo per 2-1 in casa sul Siena, ma la sua ultima partita in maglia rossonera è datata 9 gennaio 2013: il Diavolo, impegnato nel quarto di finale di Coppa Italia contro la Juventus, cede 2-1 ai bianconeri dopo i tempi supplementari.

    In tutto Acerbi colleziona appena 10 presenze e 766 minuti in 6 mesi e mezzo, troppo poco per essere il difensore del futuro sul quale la società aveva investito e i tifosi avevano creduto. Così il 26 gennaio 2013 il Genoa riscatta la metà del cartellino di proprietà del Milan e successivamente la cede nuovamente al Chievo.

    "Al Milan ho perso un'occasione importante per la mia carriera", ammetterà Acerbi qualche anno dopo.
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  • ACERBI E L'ALCOL: "FACEVO SERATA E BEVEVO DI TUTTO"

    Dietro gli errori e le prestazioni poco convincenti del nuovo acquisto del Milan c'è uno stile di vita non professionale, come rivelerà lui stesso.

    "All'inizio della mia carriera - racconterà Acerbi - non avevo la testa da professionista... Spesso arrivavo al campo alticcio, senza aver recuperato dai superalcolici della sera prima. Mi andava bene perché fisicamente sono sempre stato forte. Mi bastava dormire qualche ora e poi in campo rendevo comunque. Le serate non sono sbagliate a prescindere, il problema è che allora io esageravo".
    "Non avevo rispetto per me, non avevo rispetto per il mio lavoro, non avevo rispetto per chi mi pagava.Dopo la morte di mio padre sono precipitato e ho toccato il fondo. Ero al Milan, mi sono venuti a mancare gli stimoli, non sapevo più giocare. Facevo serata e continuavo a bere, bevevo di tutto. Se non fai una vita da atleta a quei livelli si paga il conto".
  • LA REDENZIONE E IL SUCCESSO LONTANO DA MILANO

    Come spesso accade nella vita delle persone, dopo aver toccato il fondo anche per Acerbi, che pensa persino al ritiro anticipato, c'è la lenta risalita e la redenzione personale e sportiva. Che arriva nel modo più paradossale: il difensore si trova a dover fronteggiare un tumore ai testicoli, un nemico più grande di lui, e ad un certo punto capisce che quella vita sregolata che aveva condotto fino a quel momento non va più bene e bisogna cambiare.

    "Potrà sembrare un paradosso - dirà - ma è stato il cancro a salvarmi. Avevo di nuovo qualcosa contro cui lottare, un limite da oltrepassare. Come se mi toccasse vivere una seconda volta. E sono ritornato bambino. Sono riaffiorate immagini che avevo completamente dimenticato".

    Acerbi viene operato due volte, la seconda a novembre 2013 dopo una ricaduta. Solo quando il cancro è definitivamente battuto, dentro Francesco scatta qualcosa.

    "Cominciavo a sentiremeno bisogno di alcol. Dopo il vino o la birra bevevo l’acqua, come se avessi dovuto depurarmi. Poi ho cominciato anche ad allontanarmi dalle persone che stavano con me solo per secondi fini".

    Vinta la sua battaglia contro il tumore e messo da parte l'alcol, che ne avevano condizionato fino a quel momento la carriera, Acerbi diventerà prima con il Sassuolo, poi con la Lazio e con l'Inter, uno dei migliori difensori italiani e conquisterà la maglia azzurra della Nazionale. Quella che per lui, ancora oggi, rappresenta un grande orgoglio personale.

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